05 - Compromessi

MADISON WEST NON SI POTEVA certo definire una di quelle persone che accettano la sconfitta senza lottare. Aveva trascorso tutta la sera litigando con i suoi due - e unici - amici in quella località sperduta fra le montagne. Non si era fatta chilometri su chilometri per vedersi rubare il lavoro svolto negli ultimi due anni come se niente fosse. Era diventata la sua quotidianità, l'unica cosa che non avrebbe sacrificato.

«Non troveremo un bel niente se non accettiamo che si faccia così» le aveva ripetuto suo fratello Jason sull'orlo di una crisi di nervi. Erano simili su molte cose e il modo di reagire a qualcosa che non condividevano non faceva eccezione.

«Ma non sappiano niente di lei» rispose la ragazza percorrendo a grandi passi la cabina vuota.

«E allora? Non è mica tutto questo gran segreto e poi non è detto che faccia troppe domande»

«Chiunque le farebbe, Jason! Non è che si senta tutti i giorni parlare di creature mitologiche forse veramente esistite»

«Ma ti senti quando parli? Sembri una che ha paura le rubino la scena»

La ragazza era pronta a ribattere quando fu bruscamente interrotta.

«Basta Madison, ormai è deciso» si inserì Henry, fino a quel momento rimasto in disparte sul letto, con la vecchia agenda poggiata sulle gambe. Fra quelle pagine era racchiusa tutta la sua esistenza e quello che sparava sarebbe stato il suo futuro. Da quando l'aveva ricevuta, non era passato un solo giorno in cui non ne avesse letto qualche pagina o aggiunto nuovi appunti e ipotesi. Anche i suoi voti ne avevano risentito, niente però che i soldi di suo padre non potessero risolvere grazie a donazioni alla sua scuola: quella prima edizione di Il vecchio e il mare, la ristrutturazione dell'aula di storia, un nuovo telescopio.

«Abbiamo votato e, dato che siamo due favorevoli e una contraria, non c'è più niente da discutere» concluse.

Neppure a lui piaceva l'idea che altre persone si interessassero alla loro ricerca, come del resto, ne era sicuro, neanche a Jason, ma non potevano perdere la loro ultima occasione. Il prossimo anno avrebbero dovuto studiare per le ammissioni al college e una volta lì la loro vita sarebbe cambiata drasticamente. Senza contare che sarebbero anche stati separati.

«Glielo chiederò sabato durante l'escursione. Quindi, Maddie, hai un giorno per calmarti». Lei odiava quel nomignolo ma lo usò comunque, voleva farle capire che era da stupidi comportarsi così. Si alzò e uscì nella fresca aria notturna sperando di mettere ordine fra i suoi pensieri in subbuglio e lasciando che i fratelli se la sbrigassero fra loro.

La sveglia squillava da circa un minuto nella cabina Wildflowers e nessuno sembrava avere intenzione di alzarsi per spegnerla. Le sei del mattino non erano un buon orario per chi la sera prima aveva fatto le ore piccole organizzando un pigiama party a base di dolciumi rubati dalla mensa. Ancor meno per chi, dopo suddetto pigiama party, aveva perso del tempo buttando fuori, con pochi risultati, un imbucato - leggasi Noah - dalla festa in questione. Le piccole pesti avevano recapitato un invito al ragazzo nel pomeriggio, pensando di fare una sorpresa ad Alana. Sorpresa che era effettivamente riuscita, sì, ma non con il risultato sperato dalle ragazze.

Alana uscì fuori dalla cabina sperando che il caffè e la pungente aria mattutina riuscissero a svegliarla. Il cielo era limpido e l'unico suono era dato dai merli che cinguettavano fra gli alberi vicino.

Alle sette e trenta tutto il campeggio era pronto per l'escursione: volti eccitati si alternavano a quelli assonnati; ognuno aveva uno zainetto con acqua, cibo, sacco a pelo e bussola; mentre i supervisori portavano anche le tende in cui avrebbero passato la notte. Dopo circa un'ora di camminata arrivarono a quello che sarebbe stato il campo base. Avevano risalito il bordo del fiume fino a una radura circondata da pini così alti che non se ne riusciva a vedere la sommità.
Tutti erano occupati in attività diverse: un gruppo avrebbe cercato frutta e verdura da mangiare per cena; altri sarebbero andati alla scoperta di piante e fiori selvatici da aggiungere al catalogo naturalistico di fine anno; ci sarebbero state squadre impegnate in gare di arrampicata e di tuffi.

Nel tardo pomeriggio i bambini erano distrutti ma felici e aspettavano l'orario della cena con impazienza. Alana stava lavando dei germogli di malva da aggiungereall'insalata. Sentiva una calma imperturbabile dovuta, probabilmente, alla piacevole sensazione che si prova quando, a fine giornata, ti accorgi che hai portato a termine tutto ciò che ti eri prefissato. Il sole era tramontato da poco e il cielo non era ancora completamente buio. Sottili nuvole oscuravano tratti delle montange che si ergevano dietro l'ennesimo specchio d'acqua della regione.

Henry la osservava appoggiato ad un albero, a qualche metro di distanza. Faceva rimbalzare leggermente - e nervosamente - la testa sulla corteccia scura e ruvida chiedendosi quale fosse il momento giusto per parlarle. Jason era riuscito finalmente a far ragionare Madison che aveva addirittura ammesso di avere esagerato.
Si disse che se non andava adesso, che era da sola, non sarebbe andato più. Fece un bel respiro e si avviò.

La pace provata da Alana poco prima vacillò nell'accorgersi che Henry era lì.
«Posso aiutare?» si offrì lui, togliendosi un ciuffo di capelli castani impigliato negli occhiali.
«Questo è l'ultimo contenitore che devo riempire, ma grazie comunque per il pensiero»
«Come preferisci. Sappi che ho un talento naturale nel preparare le insalate» disse lui affabile, sorridendo. Fece una breve pausa - come per prendere coraggio - e riprese.

«Sai ripensavo alla tua proposta di qualche giorno fa e, se ancora valida, vorrei accettarla».
Alana notò che il suo volto tradiva un leggero accenno di agitazione e decise di calcare la mano.
«Quale proposta?» disse in tono innocente e alzando le sopracciglia, ma si accorse subito che lui era bravo tanto quanto lei a leggere le espressioni del viso.
«Per quelle sessioni supervisionate da te nel laboratorio creativo » rispose lui facendo finta di credere alla sua domanda stupita «avevo bisogno di utilizzare la macchina per la ceramica».
«Non vedo perché no. Cosa vuoi creare esattamente?» chiese osservando le insalate e sperando che la voce non tradisse la sua curiosità.
Henry si aspettava la domanda e aveva provato la risposta nella sua testa almeno un milione di volte.
«Posso spiegartelo quando ci vediamo al laboratorio?» rispose mentre nella sua testa stava maledicendosi per non essere riuscito a dirle la verità e pensando agli sguardi delusi di Jason e Madison quando glielo avrebbe raccontato.
«Come vuoi, spero solo che non sia qualcosa che possa mettermi nei pasticci » chiarì Alana «o che che faccia esplodere la cabina».

Alana aveva messo a letto le ragazze ma il suo cervello non ne voleva sapere di riposare. Quando finalmente era sul punto di addormentarsi, sentì qualcuno bussare alla tenda.

«Speravo di trovarti ancora sveglia» la salutò Noah, «volevo farti vedere una cosa» la prese per mano e la trascinò fuori.
All'esterno regnava il silenzio più totale. Camminarono fino al limitare degli alberi da dove proveniva un debole suono. Un piccolo scoiattolo li attendeva paziente e Noah uscì dalla tasca della felpa dei crackers sbriciolati e prese a lanciarglieli.
«Come l'hai trovato?» sussurrò Alana emozionata accovacciandosi per guardare da più vicino.
«Ero uscito a controllare che tutti i falò fossero spenti quando ho sentito un fruscio fra i cespugli, e lui era lì come se mi aspettasse »

«Posso provare anche io?» chiese prendendo qualche briciola.

La brezza notturna faceva ondeggiare i capelli di lei dando l'impressione di un nero mare in tempesta. A Noah venne in mente quando, da piccoli,  lo costringeva ad acconciarli in trecce così elaborate che dopo gli facevano male le dita per ore.

«Perchè ci siamo allontanati?» chiese lui spezzando il silenzio e dando vita ad un pensiero che lo tormentava da giorni.

Alana non rispose subito, stava ancora contemplando quello scoiattolo che sembrava aver trovato il paradiso.

«Crescendo si cambia. Tu avevi il basket, le nuove lezioni, il gruppo di nuoto e non c'era più posto per me» ammise lei con tono malinconico senza distogliere lo sguardo dal roditore.

Noah non si aspettava una risposta così dura e vera allo stesso tempo. Vedere le sue colpe messe lì in bella mostra gli faceva male ma lo trovava anche giusto per potersene rendere pienamente conto.

«Ora torno alla tenda, sono distrutta» disse infine lei e si allontanò chiedendosi se sarebbe riuscita a prendere sonno.

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