04 - Golden boy
AI PIEDI DI UNA ENORME quercia, seduti fra radici sporgenti e piccoli arbusti, c'erano due ragazzi e una ragazza intenti a leggere da una vecchia agenda alla debole luce di una torcia. Alana riconobbe subito il ragazzo che la mattina le aveva chiesto informazioni, ricordando quanto le fosse sembrato grande e anche i due con lui non si discostavano di molto da quella impressione. Non appena li videro, i tre scattarono in piedi.
«Beccati!» esordì Noah andando a battere il pugno con il ragazzo più alto. Aveva ricci capelli neri e un naso grande e ossuto.
«Jason-man! Speravamo di trovare qualche bambino da rimproverare» continuò.
«Mi dispiace deluderti allora, amico. Luke e Vanessa ci hanno detto che potevamo uscire e ne abbiamo approfittato per una passeggiata al chiaro di luna» rispose quello scherzoso.
Luke e Vanessa erano due supervisori delle cabine che, ricordò Alana, quella sera erano seduti attorno al falò.
«Hanno passato tutta la sera a pomiciare quei due» poi voltandosi verso Alana «conoscete già Alana?»
«Ci siamo incontrati stamattina se non sbaglio» rispose il ragazzo con gli occhiali, allungando il braccio per stringerle la mano «io sono Henry e loro Jason e Madison».
Madison era rimasta in disparte a osservare i nuovi arrivati con braccia incrociate e aria accigliata. «Che ne dite di rientrare? Sto morendo di freddo» si inserì all'improvviso e si avviò verso la sua cabina senza salutare nessuno con la treccia bionda che ondeggiava sulla schiena.
«Andiamo anche noi» disse Noah scrutando l'orologio dalle lancette fluorescenti. Poi rivolto ai ragazzi «voi cercate di non fare troppo tardi che domani mi dovrete implorare per una pausa».
«Fanno nuoto con te?» chiese Alana non appena si furono allontanati mentre tentava di scavalcare un grosso albero caduto.
«Sì, tutti e tre. Madison è piuttosto brava e te lo dice uno che come istruttore è un rompipalle».
«Ma non ti sembra strano che facciano il campeggio? Quanti anni hanno?»
«Hanno la nostra età, mese più mese meno. Jason e Madison sono gemelli mentre Henry è un loro amico. Credo vadano a scuola insieme. Per me hanno fatto bene ad iscriversi, almeno non mi annoio a morte alle lezioni».
Il resto del tragitto lo passarono in silenzio. Tutti i suoni del bosco erano amplificati la notte: lo scorrere di un piccolo corso d'acqua, il ticchettio degli insetti sugli alberi, il cadere di una pigna solitaria su un tappeto di foglie secche. Il tutto inondato dal profumo del gelsomino che sboccia a proprio al crepuscolo.
«Non è stato poi così male stasera, no?» chiese Noah non appena arrivarono davanti alla cabina di lei.
No, non era stato terribile, si disse Alana ma neanche eccezionale come tutti le dicevano sarebbe stato.
«No» mentì lei. Il volto di lui si allargò in un gran sorriso.
«Ne ero sicuro. Ci vediamo domani, Al» le disse e si avviò verso la sua cabina senza riuscire a togliersi quell'espressione felice dal viso.
Dopo quella sera Alana notava il trio - era così che ormai li catalogava - ovunque fosse, mentre solo qualche giorno prima la loro presenza si sarebbe sfumata tra quella di staff e supervisori. Nessuno di loro, però, seguiva il suo corso così non aveva avuto modo di osservarli da più vicino. Dopo quella che sembrava un'eternità si sentiva attratta da degli esseri umani. Quello che la colpiva maggiormente era il loro essere inseparabili, sembravano l'uno la continuazione dell'altro. Indivisibili, pensò con una punta di invidia.
Quel giovedì zia Jess le aveva telefonato per dirle che il corriere aveva finalmente consegnato il nuovo materiale per il corso creativo. Purtroppo si era dimenticata di informarla che le scatole erano piccole, sì, ma decisamente troppe per una persona sola. Alana fece prove su prove cercando di incastrarle nel migliore equilibrio possibile ma con ben pochi risultati. Al terzo tentativo di farle passare, almeno, dalla porta di casa, notò Henry accovacciato che osservava con evidente interesse le peonie che crescevano a ridosso di un muretto di pietra, al limitare del giardino di zia Jess.
«I campeggiatori non dovrebbero allontanarsi troppo dal campo base» si stupì a dire. Non sapeva se avesse fatto bene a rimproverarlo, dopotutto non era il classico campeggiatore.
«Scusami, pensavo che entro il perimetro del campeggio potessimo girare liberamente» disse tornando in piedi «stavo passeggiando lungo il sentiero quando ho notato queste meravigliose peonie tenuifolia e non ho resistito. Sono straordinariamente simili a quelle di casa mia e mi hanno fatto venire un po' di nostalgia» sorrise arrossendo lievemente poi spostò lo sguardo sulle braccia di lei piene di scatole.
«Lascia che ti aiuti, tanto sto tornando indietro» si offrì subito. Dopo un attimo di esitazione lei gli passò parte delle scatole -le più pesanti- e si incamminarono insieme lungo il sentiero.
Non era un brutto ragazzo, ora che lo guardava bene. I capelli castani ormai troppo lunghi gli ricadevano sugli occhi nocciola, la mandibola formava un angolo piuttosto evidente, i denti erano dritti e bianchi. Ma c'era dell'altro. Tutto di lui emanava un senso di potere. Forse erano i vestiti costosi nonostante il luogo poco adatto, oppure il modo di camminare o ancora quel fare educato con cui si rivolgeva agli altri. La sensazione che quella fosse una maschera, creata proprio per stupire chi lo incontrasse, per dare l'impressione del perfetto ragazzo d'oro, si fece strada nei pensieri di Alana. Era una certezza velata da ipotesi come quando sei sicuro che ci sia qualcuno che ti osserva senza vederlo o quando conosci l'ora esatta senza guardare l'orologio. Lo sai e basta.
Il sole era quasi tramontato quando giunsero al campeggio tinto, adesso, da una luce dorata mentre il cielo sfumava dal rosa pallido al ceruleo. Gli altri abitanti del Raquette lake camp si avviavano alla struttura della mensa dopo la giornata estenuante mentre Alana e Henry entravano nella cabina del laboratorio creativo, una fra le poche attività che veniva svolta al chiuso. I muri di legno erano percorsi da lunghi scaffali che accoglievano libri da colorare, tempere, progetti degli scorsi anni e materiali per quelli futuri. I muri erano tempestati da disegni, cartine e oggetti dalla dubbia utilità pendevano dal soffitto. Henry guardava con pura ammirazione quella moltitudine di colori che riempiva la stanza.
«Questo campeggio mi sorprende ogni giorno di più» disse lui avvicinandosi ad uno scaffale con aria stupita.
«Non pensavo che foste voi a decorare le palle da tennis » continuò facendone roteare tra le mani una con tanti piccoli rombi verdi «sono fatte così bene che pensavo le producesse uno di quegli artigiani specializzati in attrezzature sportive, ne conosco uno bravissimo».
«Quanta poca fiducia nelle capacità artistiche del corso creativo. Dovevo aspettarmelo, comunque, non l'hai mai scelto fra le attività da seguire» rispose lei offesa e contemporaneamente in imbarazzo per esserlo.
«Non volevo essere scortese, scusami. Però è vero, ho sottovalutato le vostre doti artistiche ma il motivo per cui non l'ho scelto è perché di doti artistiche io proprio non ne ho» rispose lui visibilmente dispiaciuto per quel fraintendimento.
Stavano per uscire quando Henry notò, in un angolo, l'attrezzatura con cui i bambini avevano tentato di creare animali in ceramica quel funesto giorno.
«Ma quello è un tornio per la lavorazione della ceramica!» esclamò lui entusiasta.
Alana non capiva cosa ci potesse essere di tanto entusiasmante nell'oggetto ma notò che, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, il sorriso di Henry raggiunse anche gli occhi, diversamente da tutti gli altri che elargiva frequentemente.
«Lo è» rispose lei, sperando di mettere fine a una conversazione che sembrava solo all'inizio e tornare presto alla sua cabina.
«C'è una qualche possibilità che io possa utilizzarlo? » chiese lui ancora incantato da quella visione.
Alana non sapeva cosa rispondere. Era già successo che alcuni bambini prendessero del materiale come perline e pastelli da utilizzare fuori, ma il tornio era un attrezzo costoso e anche difficile da spostare, questo significava che avrebbe dovuto utilizzarlo lì dentro e a un orario in cui non erano previste altre attività.
«C'è, ma devo essere presente» disse con una punta di superiorità «è facile farsi male».
In realtà moriva dalla curiosità di sapere a cosa gli sarebbe servito.
Henry ci pensò su un momento, una piccola ruga si era formata tra le sopracciglia, e infine declinò l'offerta. Alana non si aspettava certo un rifiuto, non dopo tutto quello slancio.
«È quasi ora di cena» aggiunse lui tornato al solito sorriso educato, «i miei amici si staranno chiedendo che fine abbia fatto. È stato un piacere aiutarti, Alana» disse e si allontanò dalla cabina con gli ultimi raggi di sole che sembrava fossero lì proprio per illuminarlo.
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