02 - L'hai vista quella stella?

PERSONE ESTRANEE AI FATTI AVREBBERO potuto dire che "ciò che era successo tra Alana e Noah" fosse un modo di sopravvalutare troppo la vicenda. Effettivamente non era successo un bel niente tra di loro ed era proprio questo il punto.

Quando Alana e la sua famiglia si erano trasferiti nella loro nuova casa, lei aveva sei anni e odiava a morte i suoi genitori per averle potuto fare questo. Tutti i suoi amici erano rimasti nella piccola cittadina di Bielleville - a circa sessanta chilometri di distanza - e nessuno sarebbe stato alla loro altezza nella moderna e grande e caotica Los Angeles. Tuttavia si sa, i bambini di sei anni dimenticano in fretta, soprattutto se c'è uno splendente nuovo amico tutto da conoscere. Noah Olson si era presentato alla porta della famiglia Mills circa una settimana dopo il trasloco e dal quel momento in poi lui e Alana erano diventati inseparabili. I loro pomeriggi assolati erano fatti di interminabili cacce al tesoro, gare in bicicletta, pericolose irruzioni nel giardino del signor Thomas per accarezzare i suoi gatti. Noah era intraprendente e coraggioso mentre Alana timida ma piena di inventiva, l'uno completava l'altra.

Questo fantastico idillio durò fino ai dodici anni, poi Noah cominciò a frequentare più assiduamente i compagni del basket mentre con la vecchia amica si sentiva e vedeva sempre meno fino a ridurre quella che era stata la loro amicizia a qualche frase di circostanza.

Non ci fu nessuna litigata e nessun riavvicinamento, era semplicemente una fase della vita a cui dire addio. Alana d'altro canto lo evitava in tutti i modi possibili, contemporaneamente arrabbiata e delusa. Il tempo aveva curato le sue ferite lasciandole, però, un problema di fiducia che lei non vedeva assolutamente come tale.

La prima settimana di campo estivo passò velocemente e senza troppi problemi. C'era stata soltanto una battaglia di cibo e non era ancora caduto/ferito/annegato nessuno. Ad Alana era stata affidata la cabina Wildflower composta da cinque piccole pesti di undici anni ma con cui aveva creato un bel legame. Crystal era sicuramente la perfetta leader: con i suoi lunghi capelli biondi e la parlantina spigliata aveva ammaliato tutte creando un gruppo compatto. Poi c'erano le gemelle JJ (Jo e Jen) che inizialmente faticavano a separarsi ma che adesso avevano mostrato la propria individualità. Infine April e Theresa: spesso si scontravano su piccole questioni quotidiane - come chi dovesse fare la doccia per prima o a chi toccasse l'ultima caramella alla fragola - ma sapevano di poter contare l'una sull'altra per le cose importanti.

Quella sera era prevista una pioggia di stelle cadenti - la migliore degli ultimi dieci anni! avevano detto alla TV - e ogni cabina si sarebbe ritrovata sulla sponda del lago dove ci sarebbe stata la visuale migliore.

«Ricordatevi lo spray anti zanzare» disse Alana alle sue compagne di cabina.
«Certo che sì e spero funzioni anche contro le formiche! A pensare che staremo tutto il tempo seduti per T-E-R-R-A mi viene da svenire!» sentenziò April, legandosi i lunghi capelli rossi in una coda bassa e mettendo in mostra la pelle diafana punteggiata da miliardi di lentiggini.
«Ma vedi che abbiamo le coperte su cui appoggiarci! E poi le formiche almeno non pungono»
le rispose Theresa che al contrario di April era una bambina molto alta dalla pelle ambrata. Dopo dieci minuti di urla  e ammonizioni, Alana riuscì a trascinarle sulla strada per il lago. Appena arrivarono si resero conto che i posti migliori erano già stati tutti presi e sconsolate si sistemarono accanto a dei ragazzini  intenti in una litigata.

«Alexander, restituisci subito il cannocchiale a Malcolm se non vuoi che lo dica alla signorina Jess!» tuonò Noah arrivato in quel momento alle loro spalle. A quelle parole il ragazzino bellicoso si calmò e porse delle scuse poco convinte al compagno. Ristabilito l'ordine, il ragazzo si accorse della presenza di Alana e le rivolse un sorriso radioso. Sotto la luce della luna i suoi capelli chiari acquistavano una sfumatura quasi argentata e le bambine lo guardavano in piena adorazione, come se fosse la star della loro serie TV preferita. L'unica che si sentiva a disagio in tutta quella situazione era Alana: i suoi tentativi di ignorarlo, andati perfettamente fino a quel momento, si erano disintegrati.
«Ci rivediamo, finalmente! Sei più sfuggente di-» ci pensò su un momento, «di un narcotrafficante latitante» finì con una risata compiaciuta. «Davvero, non ci sei mai quando ci vediamo al falò. Allo staff manca un pezzo importante, non puoi farci questo! E poi non ero ancora riuscito a capire quale fosse la tua cabina per invitarti personalmente» le disse sedendosi proprio accanto.
«Oh si, sai, questa settimana è stata dura, non ho avuto neanche il tempo di riprendere fiato» si portò una mano in fronte, «l'unica vita sociale è stata quella con il gruppo del corso creativo e con le mie wildflowers» rispose con un tono  che sperava sembrasse dispiaciuto.
«Quando ti ho vista la prima sera non riuscivo a credere fossi davvero tu, tu che non volevi neanche dormire in tenda in giardino» e avvicinandosi al suo orecchio aggiunse «sembra quasi che il destino si sia messo in moto per farci ritrovare proprio qui». Lui notò subito la faccia di lei, un misto di perplessità e shock, e disse svelto «nel senso che Rachel, la mia insegnante di yoga e meditazione, mi ripete sempre che le cose accadono per un motivo e che dobbiamo essere pronti ad accettare ciò che ci succede, sai... filosofia New Age e tutte quelle robe lì».

Nonostante ci fosse solo la luna a illuminarli, il viso di Noah si colorò di un rosso acceso impossibile da non notare. Alana era internamente soddisfatta di essere riuscita a metterlo a disagio, cosa che le fece abbassare la guardia e si lasciò sfuggire un sorriso - di cui però si pentì immediatamente - che lui interpretò come un buon segno e ripartì all'attacco «ogni tanto a fine giornata io e gli altri ci incontriamo fuori dal locale della mensa, che ne diresti di venire anche tu qualche volta?»
«Credo sia contro il regolamento lasciare le cabine incustodite» rispose Alana prontamente ma lui le ricordò che purtroppo la cara e tecnologica zia Jess aveva fornito dei baby monitor a tutto lo staff, in modo da avere sempre la cabina sotto controllo e favorire questi incontri che lei definiva costruttivi per lo spirito di squadra.
«Non so se sia una buona idea, non conosco nessuno e-»
«Ma conosci me!» Rispose senza darle il tempo di finire «sappi che non accetterò un no come risposta. Sarà divertente e non dimenticarti che adesso so qual è la tua cabina, ti trascinerò con la forza se ne sarò costretto» disse facendole l'occhiolino.

Nel frattempo la pioggia di comete era iniziata e dal gruppo si alzò un coro di ammirazione per lo spettacolo. Alana non aveva mai visto niente di così bello, sembravano tante piccole lucciole che si rincorrevano veloci nel cielo scuro. Intorno i grilli frinivano, l'acqua del lago si muoveva formando piccole onde grazie alla brezza della sera e il fruscio degli alberi componeva quasi una sinfonia. In quel momento Alana si dimenticò di tutte le persone che aveva intorno e si sentì in armonia con la natura che la circondava, parte di essa. Tutti quei sentimenti umani che provava  - ansia, paura di non piacere agli altri, insicurezza - non avevano motivo di esistere. Lì poteva essere se stessa senza avere paura di esserlo, si sentiva completa, si sentiva nel posto giusto al momento giusto.

Fu riportata alla realtà dagli altri che si apprestavano a tornare alle proprie cabine. La pioggia di meteore era terminata e lei quasi non se ne era accorta, tanto era persa nei propri pensieri. Stava per rimettersi in marcia insieme alle ragazze quando Noah le toccò il braccio «a domani sera, Al» e ripartì senza aspettare risposta mentre le piccole campeggiatrici la guardavo con occhi sognanti.

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