Capitolo 1
Dopo quattro ore estenuanti di viaggio, siamo arrivati!
Da fuori il finestrino vedo l'enorme cancello pronto per essere varcato. Accanto c'è un muro di mattoni con la scritta "Vrije Universiteit" appeso su di esso.
Si spalanca il cancello ed entriamo con l'auto. C'è verde da per tutto, già mi piace.
I ragazzi camminano per la maggior parte con i libri in mano e le cuffie nelle orecchie, altri sono con il loro gruppo di amici ed altri ancora seduti sotto il sole a leggere.
Non appena mio padre ferma la macchina esco da essa e prendo la mia valigia dal cofano. «Fai attenzione, potresti farti del male». Mi avvisa aiutandomi.
I suoi occhi verdi mi scrutano in modo severo.
Per tutto il viaggio ho notato che mi osservava dallo specchietto retrovisore. «Lo so, starò attenta». Dico sollevando gli occhi al cielo.
Li saluto con la mano e vado per la mia strada. Prendo la mappa da dentro lo zaino e comincio ad orientarmi. Seguo il sentiero di pietre rosse che ci sono per terra, i cartelli con le frecce e i segnali che mi indicano quale strada prendere. Tutto è colorato di blu, proprio come lo stemma di questa scuola che ha la forma dell'onda.
Trovo il dormitorio maschile.
Qualche ragazzo che c'è fuori la propria camera mi presta attenzione, forse perché non ho molto l'aspetto da ragazzo, ma se mi vedessero accanto mio fratello cambierebbero sicuramente idea.
Praticamente uguali.
Guardo ogni porta che c'è all'interno del corridoio, il numero della mia camera è il 60, avrò un coinquilino, so solo questo e la cosa mi rende parecchio nervosa.
Non appena la trovo esco le chiavi dalla tasca e la infilo dentro la serratura, mi tremano un po' le dita ma non posso farmi prendere dal panico, in più ho anche uno zaino sulle spalle che mi rende piuttosto scomoda.
Entro dentro e ispeziono la stanza: è piccola, ci sono due letti, uno è già stato preso. Le pareti sono colorate di blu e il pavimento è in parquet di colore bianco, ci sono due comodini accanto ad ogni letto, con una lampada sopra. Un armadio vicino ad una porta e una grande finestra al centro della stanza.
Poso la mia valigia sul letto e così anche il mio zaino.
Che diavolo ci ha aggiunto mia madre? Quando l'ho fatto io non era così pieno.
Ben comunque verrà qui tra un mese e nessuno si accorgerà di niente, spero.
Lui crede davvero in ciò che stiamo facendo, siamo sempre stati molto complici. Non credo però centri il fatto che siamo gemelli, potevamo anche essere fratelli nati in diversi anni, che sarebbe cambiato?
Forse non avremmo avuto la stessa età, ma avremmo sicuramente combinato qualche altra cosa.
Il rumore di piedi umidi contro il pavimento mi fa tornare sul pianeta terra, mi giro a destra, guardo davanti a me e trovo un ragazzo bellissimo che mi guarda in modo strano.
Da dove spunta?
Sarà alto all'incirca due metri, ha indosso solo una tovaglietta attorno i fianchi, spalle larghe, abbronzato, muscoloso, guance leggermente infossate, zigomi alti, occhi azzurri, capelli castano chiaro, labbra leggermente carnose, naso perfetto e fossette ai lati della bocca.
Oddio, ma è uscito da una rivista di modelli?
Rimango impalata ad osservarlo con gli occhi sgranati mentre i suoi capelli bagnati gocciolano bagnando il pavimento. Ho il fiato sospeso in questo momento, la mia bocca è semiaperta e non so che cosa dire. «Ehi, sei tu Ben?». Mi punta il dito contro.
Mi sveglio dal mio stato di trans, non posso credere di essermi incantata.
Scuoto la testa lievemente, sbatto più volte le palpebre e l'osservo un'altra volta ammirando la sua immensa bellezza. «Si, sono io...», fingo una voce maschile. «Tu invece dovresti essere Merrick?». Gli chiedo porgendogli la mano.
Fa una smorfia e ignora il mio gesto prendendo un'asciugamano dal suo letto. Se la passa fra i capelli facendo cadere qualche altra goccia per terra.
Quindi dovrò stare con lui?
Perfetto, voglio rimanere qui per sempre.
«Sei appena arrivato vedo», solleva la testa guardando il mio letto. «Mi dispiace per come mi sono presentato, comunque tu mettiti comodo, se vuoi farti la doccia puoi farlo, adesso è libera». Dice voltandosi verso il letto e facendosi cadere la tovaglia ai piedi.
Per fortuna si è girato.
Riesco a vedere di sfuggita il suo sedere sodo, mi giro coprendomi gli occhi con le mani e soffocandomi quasi per non fargli sentire il mio urlo spaventato.
Non avevo calcolato tutto questo.
Prendo le mie cose dalla valigia, lì c'è il necessario per essere sportivi e credibili, poi vado subito in bagno.
Ho preso una maglietta larga di basket di colore bianco e nero, un pantalone corto di colore nero, l'intimo e le cose per lavarmi.
Entro nel bagno e per terra ci trovo delle mutande e dei vestiti, saranno sicuramente quelli di Merrick. Il ragazzo mi sembra molto disordinato, anche da come era sistemata la sua parte di camera. C'era ancora qualche valigia, anche lui sarà arrivato da poco.
Mi tolgo la parrucca, la maglietta, i pettorali finti fatti di spugna e la fascia per appiattirmi il seno.
Finalmente le mie tette possono respirare un po'!
Prima di entrare nella doccia mi assicuro che la porta del bagno sia chiusa per bene, non vorrei creare delle scene imbarazzanti.
Bea, se qui per tuo fratello, andrà tutto bene, tu desideravi fare questa esperienza da quando ti aveva dato la notizia, fai un bel respiro e resisti.
Dopo la doccia rinfrescante indosso di nuovo quelle cose scomode e in più i vestiti puliti, asciugo i miei capelli naturali e dopo essermi messa la parrucca, esco dal bagno già pronta ed elettrizzato per la nuova esperienza. «Sei arrivato da poco anche tu?». Gli chiedo sistemando i vestiti che mi sono tolta.
È disteso sul suo letto, ci entra perfettamente, se fosse stato qualche centimetro più alto ci sarebbe voluto un altro letto fatto su misura per lui. Io invece sono bassa, un metro e sessantacinque di persona.
Rispetto a lui sembro davvero piccolissima.
Mi volto e noto che ha il cellulare in mano, sembra concentrato a mandare dei messaggi, le sue dita picchiettano in modo veloce sullo schermo del suo iPhone 6 nero.
Di sicuro avrà una ragazza.
«Solo ieri mattina, c'erano davvero poche persone rispetto a quante ne ho viste questa mattina arrivare», dice sollevandosi dal letto e mettendosi seduto. «Vuoi venire a fare un giro fuori? Ti mostro un po' il posto».
Abbastanza premuroso il ragazzo.
Accetto di andare con lui e mi fa fare il giro di tutta la scuola, spiegandomi -a mia richiesta- ogni cosa che mi serve. «Quindi non è il primo anno che studi qui». Dico interessata guardandolo.
Mi sono incantata parecchie volte durante la sua spiegazione di ogni parte del college.
È davvero sexy, ogni movimento che fa sembra volermi provocare con il corpo.
Mi passa il pallone da basket e io faccio subito canestro. Ci troviamo in campo perché gli ho detto che questo è il mio sport preferito.
Sono molto brava in questo gioco, anche perché lo pratico da quando ero piccola. So anche giocare a rugby, è stato mio fratello ad insegnarmi come si fa, e così anche con il calcio. «No, è il secondo. Hai scelto un buon college, qui è tutto perfetto», dice prendendo la palla che gli ho appena passato. «Per essere piccolo hai davvero una grande mira». Si complimenta.
Facciamo la stessa cosa di prima e per la seconda volta consecutiva faccio canestro. «Lo so, grazie». Rispondo modesta facendo rimbalzare il pallone continuamente con la mano destra.
Sollevo lo sguardo e dietro la rete ci sono delle ragazze che stanno guardando dalla nostra parte. «Cosa mi dici delle ragazze?». Metto il pallone sotto l'ascella.
Lui però me lo toglie e fa canestro, per poco non sfiorava il cesto con la mano, magari potessi arrivarci anch'io.
Di solito tutti quelli che praticano questo sport sono altissimi, io e mio fratello facciamo la differenza invece. «Sono la parte migliore di questo posto». Sorride ovvio salutando in modo disinvolto le ragazze.
Sento le loro risate eccitate, sono sicura che lui sia un rubacuori, glielo si legge in faccia. «Che cosa hai detto di aver scelto di studiare?». Gli chiedo.
Va verso l'uscita del campo e io lo seguo.
Le sue spalle sono davvero larghe, mi piace guardarle. Si vedono le ossa sporgenti e la massa muscolosa. «Scienze motorie, tu?». Mi chiede curioso aprendo il cancelletto.
Usciamo fuori e prima di chiudere, lascia il pallone dentro il campo. Rotola sull'erba fino a depositarsi accanto ad una panchina blu. «La stessa materia». Rispondo soddisfatta.
Si gira dalla mia parte e mi guarda dalla testa ai piedi. «Dal tuo fisico non si direbbe che tu sia adatto per lo sport». Risponde quasi dubbioso.
Beh, questo solo perché ho della spugna sulla pancia, ma se la togliessi si potrebbero notare i miei leggeri addominali. Quelli di mio fratello sono poi molto più sporgenti e mascolini, non mi piacciono le ragazze con i muscoli, per questo cerco di mantenerli poco sviluppati, ma vado fiera del mio culo pieno, l'unica cosa che alleno con passione. «Bisogna fare la differenza, ho vinto una borsa di studio, ci sarà un motivo se ce l'ho fatta». Rispondo con soddisfazione.
Anch'io avrei potuto accettarla, ma non era il mio obbiettivo, ho preferito essere più neutrale e lasciare fare tutto a lui, visto che non ero ben accetta dalle persone. È stata davvero dura per me, ma ne sono uscita a testa alta, non mi sono mai lasciata sottomettere da nessuno, mio fratello mi aiutava e qualche volta ho anche picchiato qualcuno. «Hai ragione, sarò felice di poter gareggiare con te, magari saremo nella stessa squadra». Dice sorridente.
Ha dei tenti perfetti, sono sicura che da piccolo abbia tenuto l'apparecchio. Anche io l'ho dovuto tenere, l'ho levato l'anno scorso e spero di non doverlo adoperare mai più. «Non ti deluderò, ti mostrerò che anche i più piccoli possono farcela».
Ho comprato un panino con il kebab e lui della pasta al forno per cena. Mi ha fatto mangiare un po' della sua, e io gli ho fatto provare il mio panino, dice che prima di adesso non l'aveva mai accettato il kebab, una cosa molto strana. Abbiamo acceso la TV e stiamo cercando un programma da guardare. Merrick sembra un ragazzo simpatico, ho passato un bel pomeriggio in sua compagnia. «Domani mattina quale corso frequenterai?». Gli chiedo voltandomi verso di lui.
Do un morso al panino, cercando di apparire più maschio possibile quando lo addento.
Per fortuna non sono mai stata troppo femminile. «Fisiologia umana e biochimica». Risponde mangiando anche lui.
Peccato che sia comunque un anno più grande di me, sarebbe stato bello poter passare qualche ora insieme a lui. «Conosci qualcuno del primo anno?». Gli chiedo curiosa.
Scuote la testa e continua a cambiare canale. «No, però domani a pranzo ti farò conoscere i miei amici, saranno felici di conoscerti». Risponde facendo un piccolo sorriso.
Non pensavo esistessero ragazzi gentili in questo mondo, di solito tutti sono molto stronzi e io ne so molto su questo genere. «Spero di piacergli». Sollevo le spalle.
Potevo trovare compagno di stanza migliore?
È irresistibile anche mentre mangia, si vede che è uno di quegli uomini perfetti, che non hanno problemi e sicuri di se. «Ne sono certo, sono davvero simpatici». Dice convinto.
Beh, gli crederò. Sembra affidabile e disponibile. «Anche loro hanno scelto il nostro stesso corso di studi?». Chiedo curiosa.
Annuisce con la testa guardando la pasta. Penso che gli piaccia. «Si, e sono in gamba», risponde. «Hai conoscenti in questo college?».
Io personalmente no, non so se mio fratello abbia degli amici in questo posto. «No». Rispondo pulendomi le dita con la carta.
Sollevo lo sguardo e noto che mi guarda in modo strano, mi sta osservando le dita delle mani e sono imbarazzata. «Posso farti una domanda? Sei gay?». Mi chiede di botto.
Il cuore comincia ad aumentare di battito, non voglio essere scoperta, le mie mosse femminili dovrei imparare a nasconderle molto di più. «Ti sembro gay?», chiedo strozzando un sorriso. «Amo le ragazze, non gli uomini». Sbuffo.
Da una parte è la verità. «Scusami della domanda allora». Sembra lui quello imbarazzato adesso.
Poverino, perora starà sicuramente morendo dalla vergogna dentro di se. «Tu sei gay?».
Scuote la testa e sorride divertito. «Per niente».
Spazio autrice:
Qui sotto ci sono i primi due personaggi del libro 👇👇👇 che ne pensate?
Bea
Merrick
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