The unconfessable
-Spiegami come diamine sia finito in questa maledetta situazione.- lo sguardo disgustato su quell'essere che emanava un tanfo riprovevole, scie di peli che testimoniavano il suo passaggio come un sentiero, che spesso conduceva ad una pozza di urina o a rimasugli di stoffa e gomma che un tempo erano stati scarpe.
Il mostro, ben consapevole che quelle parole fossero rivolte a lui per il tono di disprezzo con cui erano state pronunciate, rispose con una lunga e densa leccata sul dorso niveo, e l'uomo osservò in controluce la propria pelle sudicia come se intravedesse perfettamente ogni batterio che strisciava ingiurioso su di essa.
Poi, l'occhiata inferocita era bastata alla creatura per mugolare terrorizzata, ed un'unica parola aveva preso forma dalle labbra pallide del corvino.
-Scappa.-
***
Il tonfo della porta di casa palesava perfettamente lo stato d'animo delle persone che avevano appena lasciato l'appartamento, e Levi sbuffò nell'udire quel fracasso mentre mescolava il ragù con la cucchiarella, grembiule allacciato in vita e la mano artigliata al fianco.
Un risolino roco proveniente dal fondo della cucina lo irritò, se possibile, ancor di più di quanto fosse lecito in quel frangente, e sollevò l'utensile dalla salsa nell'esatto momento in cui sentì l'altro alle sue spalle, rischiando quasi di colpirgli il naso.
-Non. Dire. Una. Parola, Eren, o giuro che ti caccio a calci in-
-Lee.- lo riprese bonariamente il marito, il fiato caldo sul collo che era puro lenitivo per i suoi nervi a fior di pelle e le labbra piene e soffici che gli accarezzavano placidamente l'orecchio. -Non ti pare di aver un tantino-
E questa volta fu il turno del corvino di interromperlo, le ciocche scure che seguivano il movimento fluido e repentino dell'uomo nel mentre minacciava Eren con il mestolo. -Non una parola, ho detto.-
Il castano sollevò spossato gli occhi al cielo, per poi appoggiarsi con il bacino al ripiano in marmo del lavabo per poter avere completa visibilità del viso del compagno.
Gli bastò individuare il solito profondo cipiglio sulla fronte pallida per dedurre ciò che Levi avrebbe asserito a breve; ed infatti, come prevedibile, lo Jaeger si ritrovò per l'ennesima volta ad assistere ad una scenata del maggiore fomentata dai ricordi della recente discussione avuta con i figli.
-Pensavo fossi stato chiaro quando abbiamo deciso di prendere questa casa: niente animali. Cosa c'è di così difficile da comprendere in queste due parole?-
-Magari il fatto che non avessimo adottato ancora Lenny e Izzy? I progetti possono sempre cambiare, bisogna essere-
-Non dirlo.- una rinnovata minaccia di essere colpito con l'arnese infernale, puntatogli nuovamente contro con fare intimidatorio. -Non dire quella maledetta-
-elastici.- completò la frase Eren, e l'orgoglio ferito di Levi trapelò dai lineamenti fini e sottili generando un'espressione oltremodo offesa, ed il castano dovette fare appello a tutte le sue forze per ingoiare una risata insorta nella gola.
Il corvino scosse la testa un paio di volte con la bocca ridotta ad una linea sottile per il nervosismo, prima di continuare a mescolare freneticamente il ragù: Dio, ne sarebbe uscita una poltiglia di quel passo, e forse fu proprio quel pensiero dettato dallo stomaco di Eren a farlo ricorrere al Jolly utilizzato per le emergenze.
Si avvicinò cautamente alle spalle dell'amante, i palmi caldi che gli avvolgevano i fianchi e la punta del naso a seguire il profilo del collo latteo.
-Lee-
-Li odio! Li detesto quei sacchi di pulci!- sbottò l'Ackerman mentre roteava il polso vorticosamente, ancora troppo assorto nei suoi pensieri per focalizzare la sua attenzione sulla mano maliziosa di Eren, che saggiava le linee armoniche degli addominali sotto l'orlo della maglietta.
Ma il castano era troppo testardo per darsi per vinto così facilmente: così si accanì una seconda volta sulla nuca dell'uomo, lasciando una scia di baci umidi fino al retro dell'orecchio, lì dove aveva lappato un'unica volta la porzione di pelle diafana.
Il risultato ottenuto da quella strabiliante performance? Nessuno.
L'altro lo aveva allontanato accigliato con una spinta del gomito ed aveva emesso un verso stizzito di rimando, questa volta facendo spazientire enormemente Eren.
Ma, come detto in precedenza, la caparbietà era un marchio sulla pelle del minore, e quindi quale situazione migliore per ricorrere al suo ultimo asso nella manica?
Sciorinò un sorriso che gli lambiva il volto da parte a parte, ed uscì fuori dalla stanza solo per entrarvi qualche minuto più tardi, giusto il tempo di suscitare un retrogusto amaro di rimpianto sulla lingua di Levi. Ma durò ben poco, visto ciò che si prospettava da quel momento in poi.
-E quelli? Da dove li hai cacciati? Pensavo che li avessimo persi durante il trasloco.-
-Come avrei potuto perdere un regalo che ho apprezzato così tanto?- sul volto di Eren un'artificiosa espressione di ingenuità, che proprio non si addiceva a quell'individuo dall'animo bollente.
Fece lentamente scivolare le dita sugli oggetti, sondando con i polpastrelli il cuoio ruvido al loro interno e la pelle liscia e borchiata all'esterno.
-Ti devo forse ricordare quanto tu li apprezzassi all'università?-
Levi umettò lentamente le labbra mentre Eren procedeva con passo felino verso di lui chiosando un sorriso beffardo, le pupille dilatate e le iridi smeraldine illuminate dall'adrenalina che divampava nei corpi di entrambi.
Bastò un battito delle lunghe ciglia del corvino per ritrovarsi sollevato per le cosce dai grandi palmi dell'altro, il mestolo che gli scivolò nel pentolone e le caviglie agganciate a mezz'aria mentre la lingua di Eren gli imprimeva il suo sapore nella bocca ancora una volta, inscenando una danza indiavolata fra le due gemelle e violandolo impietoso.
Era impressionante come, nonostante i temperamenti opposti di entrambi, i caratteri incompatibili e gli innumerevoli dissapori che avevano tratto origine da ciò, niente fosse cambiato nel corso degli anni, il granitico sentimento di amore illeso alle intemperie generate dai loro scontri, dalle notti trascorse sul divano e dalle parole urlate a squarciagola.
Ma tutto iniziava a finiva sulle loro labbra, sulle quelle bocche che bestemmiavano insulti sfumati in baci bagnati, voraci, e morsi e lividi per dimostrare che anche quello faceva parte della scelta di trascorrere un'intera esistenza l'uno al fianco dell'altro.
E mentre Eren si occupava di sbrogliare le toniche gambe del corvino con un'impazienza ogni oltre limite, quest'ultimo cingeva il collo tornito del marito con il collare scuro, l'indice ancorato al gancio di metallo per reclamare un morso sulla bocca turgida e carnosa.
Il castano si lasciò vezzeggiare da Levi senza indugi, le dita affusolate e sapienti che gli sbottonavano il jeans con un rapido gesto ed il palmo minuto ad avvolgergli il sesso arrossato e pulsante, il glande lucido del liquido pre-coito ed il pollice del corvino che compiva lenti movimenti rotatori su di esso, ingoiando gli ansimi del compagno a bocca aperta.
-Lee, il preservativo... - mugugnò affannato, la fronte imperlata per l'eccitazione e le ciocche che sfuggivano alla presa del codino incollate alla nuca umida. -... il preservativo sta in camera.-
Ma Levi, in risposta a quella constatazione senza dubbio superflua, fece scivolare il guinzaglio dietro la schiena bronzea dell'amante, cingendogli i fianchi e strattonandolo da ambo i lati, conducendo il membro svettante verso l'apertura grinzosa ed esposta.
-Credi davvero che mi importi? Cristo, Eren, riesumi questi giocattoli e pretendi pure che ti aspetti per metterti il maledetto preservativo? Fottimi e falla fin-
Ma la bocca livida era già ancorata al labbro inferiore e screpolato del corvino, lasciandogli un morso possessivo ed al contempo estremamente sensuale, la punta del pene che incontrava la fessura rosea e cedevole alle spinte inferte, lasciando che quel corpo straordinariamente seducente modellasse le pareti umide ed incandescenti con ogni stoccata insolente.
Ed Eren rubava i gemiti ed i guaiti di Levi gelosamente, inghiottendoli e fomentando l'eccitazione come soffi di vento su un focolare nascente, scariche di piacere che convergevano sull'estremità pulsante del sesso grondante di umori.
Grida e ruggiti creavano un'orchestra di suoni caotica e confusa, chiara rappresentazione della mente dei coniugi nel mentre si venivano incontro con movimenti meccanici e frenetici, schiocchi acuti generati dalla collisione delle anche di Eren con i glutei levigati del maggiore e la pelle del podice del castano che si arrossava, escoriata per la sfregatura del guinzaglio tirato da Levi.
-O-oh mio Dio, Eren...! Lì, lì, più a fondo!-
Il castano mantenne l'angolazione prediletta dall'altro nel mentre sprofondava fino alla base nelle carni di Levi, la sensazione estremamente familiare di essersi legato alla persona giusta che si ripresentava ancora una volta, inebriando la sua anima di estatica quiete.
-Ah! Ah, Lee!-
-Non ti fermare, Ren...!- la corda tesa per la forza delle sue mani ed il sesso che oscillava a mezz'aria. -dentro, non fermar-AH!-
Il piacere esplose incontrollato ed inghiottì entrambi come un flutto crudele, schizzi bianchi che impregnavano il grembiule - già di per sé unto di salsa - e la maglietta scura di Eren, il quale seguì l'onda dell'orgasmo beandosi dell'espressione estasiata del corvino inerme sotto di lui.
Impiegarono non pochi minuti per rientrare in possesso di una opaca lucidità, che lentamente rischiarava la mente di entrambi mentre si allontanavano per valutare i disastri derivati da quell'atto: al di là dei tessuti macchiati di sperma -come parte del ripiano della cucina che non era scampato a qualche goccia -, delle gambe impiastricciate di Levi e della pelle abrasa dei fianchi e dei glutei di Eren, i danni non erano stati così irrimediabili.
Entrambi si adoperarono per ripulirsi al meglio, ed era forse in quelle situazioni che Eren desiderava ancora un momento, un istante in più da trascorrere quietamente col compagno, il tempo per sussurrarsi qualche parola che alleviava la mancanza dell'altro durante tutta la settimana.
E invece sembrava che tutto si consumasse lì, ed una delle fonti di litigio era stata anche la sufficienza con cui Levi tornasse ad occuparsi di altro.
-Eren.- le iridi, ingarbugliate nella fitta rete di riflessioni, furono richiamate dal compagno in un attimo, ed il castano osservò impensierito il marito, le dita ad armeggiare con la cintura.
-Uhm?-
-Ti amo.-
Un limpido sorriso esplose sul volto del minore, e Levi tenne a mente che certe cose proprio non sarebbero cambiate: d'altronde, si trattava sempre del moccioso innamorato di lui dalla giovane età di quindici anni.
-Anche io, Lee, non sai quanto.- le braccia aitanti ad avvolgere l'esile schiena del corvino, fronte contro fronte per respirare il dolce profumo emanato dalla pelle di ceramica -Non è mai cambiato niente.-
-A parte il fatto che mi fotti meglio ora che prima?- un ghigno beffardo che deformava la fisionomia armonica del volto dell'Ackerman, che suscitò una cristallina risata che scosse le spalle ampie di Eren.
-Sei proprio un-
-Zitto.-
-Cos-
Il castano scrutava il coniuge con attenzione, le iridi plumbee catturate da qualcosa presente oltre la porta di casa ed il respiro mozzato per favorire un ascolto migliore.
Poi un unico sguardo, sostenuto dalla complicità d'anime, era bastato a comunicare ad Eren ciò che si stava verificando: i due scattarono in direzioni opposte, l'uno che si affrettava ad aprire la finestra per far arieggiare la cucina, l'altro a pulire il bancone e a nascondere sotto una torre di cartoni i pezzi di carta sporchi di sperma.
-Perché sei così stupido? Non ricordi mai niente!- la voce acuta di Izzy accresceva di nitidezza ed intensità nel mentre si avvicinava alla porta di casa.
-E perché tu sei scema? Avresti potuto accorgertene anche tu, visto che sai che lo porto sempre con me!- la rimbeccò il fratello maggiore, gli ultimi passi che echeggiavano sul pianerottolo, sancendo la dipartita della dignità dei due genitori.
Levi già poteva figurarsi tutti i traumi che avrebbero subito i due giovani a causa di quel misfatto, ed il sangue affluiva alle guance senza pietà di pari passo con quella consapevolezza.
-Sei serio?! Tu hai sempre la faccia azzeccata al cellulare!- il dito schiacciato sul campanello, cui suono rintronante accrebbe l'angoscia dei due adulti.
-Ren, il collare ed il guinzaglio!- gracchiò a bassa voce il corvino, le dita che freneticamente tentavano di liberare il castano dallo strumento di tortura ed i colpi impazienti sulla porta che gli facevano tremare le mani.
-Levi! Eren! Ci aprite o dobbiamo aspettare che si faccia notte?- sbottò Lenny irrequieto, e Levi dovette ingoiare una generosa dose di saliva aggrumatasi fra le fauci prima di rispondere.
-Arrivo!- esclamò, oltremodo teso mentre rivolgeva un' ultima occhiata accorta al compagno che, in un impeto di ansia che aveva divorato ad ampi bocconi la razionalità, aveva lanciato gli oggetti sotto il divano.
Poi si rivolsero un cenno di assenso, prima di accogliere i figli sulla soglia di casa.
Un lungo sbuffo scocciato accompagnò l'entrata di Furlan, passo strascicato sul pavimento e spedito verso il salotto, seguito a ruota dalla sorella, che esplicò chiaramente il suo stato d'animo attraverso il profondo cipiglio che portava sulla fronte lentigginosa.
Nonostante non fosse figlia biologica di Levi, qualcuno avrebbe potuto giurare senza alcuna ombra di dubbio che i due si assomigliassero negli atteggiamenti.
-C-che è successo?- domandò Eren, appoggiato con le mani alla testata del divano posto alle sue spalle, l'evidente fallimento di mantenere un tono di voce calmo e pacato per occultare l'agitazione; ma, fortunatamente, i ragazzi erano fin troppo assorti in improperi pensati per poterlo notare.
-Lenny ha dimenticato lo skate, e continua a dire che la colpa è mia!- strillò adirata la ragazzina, alla quale si affiancò Levi per accarezzarle amorevolmente i capelli.
-Papà,- pigolò rattristita, affondando il volto nella maglietta – indenne - dell'adulto. -ora per colpa sua Jean avrà già portato a casa Armin...-
-Armin?-
-Il cucciolo di Golden Retriever che ha preso!- protestò con voce ovattata per via del tessuto, mentre osservava risentita il padre.
-Ah, giusto...- sollevò lo sguardo solo per incontrare quello di Eren dall'altra parte dell'appartamento, e notò subito il tormento in cui vigeva il compagno, che si diffuse ad ampie falcate anche nel suo petto quando vide ciò che stava accadendo.
Lenny superò la figura del padre -ancora nella medesima posizione da almeno dieci minuti, le gambe accavallate per occultare nel miglior modo possibile il tesoro celato sotto il sofà color sabbia- per aprire il balcone del salotto e, una volta recuperato lo skate ultimo modello e di un rosso fiammeggiante, lo posò sul parquet per posizionarsi su di esso.
-Lenny!- lo sgridò Levi, sul volto una miscela di irritazione e tensione che traspariva dal broncio sulla bella bocca -quante volte ti ho detto di non-
-O mio Dio.-
Ecco, o mio Dio, per l'appunto, fu tutto quello che pensò Eren mentre il figlio si chinava al suo fianco, la mano protesa verso il gancio che sporgeva malizioso dall'orlo del divano e la sudorazione che aumentava di pari passo con il battito cardiaco.
-Non ci posso credere!- gridò estasiato il biondo, gli occhi che brillavano mentre studiava il bottino che oscillava in aria, per poi far scivolare lo sguardo sul viso contrito del castano.
Levi, a quel punto, si impose di assumere un atteggiamento perlomeno consono per dare le dovute spiegazioni circa l'esistenza di quell'oggetto in casa loro: sarebbe stato imbarazzante? Certo.
Avrebbe avuto un altro rapporto intimo con Eren dopo circa un anno? Più che probabile, visto che non era neanche stato in grado di nascondere quegli accessori per cani - si potevano definire tali? - correttamente.
Si portò indice e pollice sulle palpebre stanche, massaggiandole piano, gesto che fece intendere ad Eren di aver combinato il più grande guaio della sua esistenza (e, probabilmente, a breve sarebbe comparsa una faglia pronta ad inghiottirlo, generata dalle urla di Levi appena avessero avuto un momento per discutere da soli).
-Sentite... Io e vostro padre-
-Ci prenderete un cane!- strillò Isabel, preda di un'euforia senza eguali che trapelava dalle immense iridi luminose.
-O mio Dio!- rise compiaciuto il maggiore, mentre si gettava nelle braccia di Eren stringendolo con trasporto, ed il padre non poté fare altro se non ricambiare quel gesto con un ampio sorriso divertito, lo sguardo rivolto all'amato che lo fissava esterrefatto dal ciglio della porta, anche lui occupato ad avvolgere l'esile corpo della bambina euforica.
Quindi, riassumendo in breve la situazione: non solo avrebbero dovuto prendere un maledetto essere maleodorante a quattro zampe ma, ancor peggio, il ragù si era anche bruciato.
***
Era forse la millesima volta che gli si ripresentava davanti agli occhi quell'episodio, come se anche la sua mente volesse ironicamente ricordargli il perché quel maledetto ammasso di germi, peli e bava vagasse per il suo appartamento, sino ad allora sempre stato lindo e lustrato con zelo.
E, quasi paradossalmente, non avevano avuto neanche la necessità di acquistare collare e guinzaglio, da sempre presenti nella vita condivisa dei signori Jaeger.
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