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Quando aprii gli occhi non capii se stavo ancora sognando o se stavo immaginando ciò che avevo davanti gli occhi.
Sul pavimento della mia camera vi erano delle crepe dalle quali spuntavano fuori delle colonne di luce colorata.
Mi alzai lentamente e tesi la mano verso quella più vicina al mio letto.
La toccai ma non successe nulla.
Percepii però una sorta di strano calore attorno alla mano.
Poco dopo qualcuno bussò alla porta.
Non volevo andarmene da lì, quei fasci di luce erano fin troppo belli per non essere ammirati; ma pochi secondi dopo scomparvero.
A quel punto mi alzai e mi diressi verso la porta d'ingresso.
Guardando dalle finestre notai che il sole era da poco sorto.
Aprii la porta e mi ritrovai So Moon davanti.
«Che ci fai tu qui?» gli chiesi forse in modo troppo calmo, quando invece dovevo fargli capire che avrei potuto prenderlo a pugni perchè mi aveva seguita fino a casa.
«Ho sentito un urlo e mi sono preoccupato, è da un po' che busso. Stavo per buttare la porta a terra»
«Mi hai seguita fino a casa?» stavolta avevo usato un tono più irritato.
«N-non esattamente. Ho usato il Territorio per rintracciarti»
«Il che?»
«Ah già, vero» disse ricordandosi che ancora non conoscevo tutti i termini tecnici della vita da Counter.
«Il Territorio si manifesta tramite delle colonne di luce di vari colori e ci aiuta ad aumentare le nostre abilità. In pratica diventiamo cinque volte più forti quando siamo dentro esso»
«Colonne di luce? Come quelle che ho visto in camera mia?»
«Le hai viste?» mi chiese lui.
«Sì, quando mi sono svegliata, poco fa»
Perchè continuavo a rispondere alle sue domande?
Dovevo mandarlo via.
Ma non ci riuscii.
Ero curiosa di sapere e dopo quell'incubo distrarmi non mi avrebbe fatto male.
«C'è altro da sapere su questo Territorio?» gli chiesi a quel punto per non far finire la conversazione.
«Solo i Counter possono vederlo. O almeno era così fino a poco tempo fa»
Maledizione, non riuscivo a fermare la mia curiosità «Cosa è cambiato?»
«Un demone ha imparato a riconoscere la sensazione di trovarsi dentro il Territorio cominciando addirittura a vederlo. I demoni con cui ne ha fatto parola sono entrambi morti, ma non possiamo escludere che gli altri non ne vengano a conoscenza»
«Ah, bene»
«Senti, qui fuori fa veramente freddo. Potrei entrare un attimo?»
«Basta che non provi a convincermi di unirmi a voi» lo avvertii.
«Sei tu che mi stai facendo le domande»
«Sono solo curiosa»
Dopo avergli fatto segno di poter entrare chiusi la porta e lo feci accomodare sul piccolo divano dell'altrettanto piccolo salotto di casa mia.
Mi sedetti accanto a lui, ma sempre mantenendo una certa distanza.
«Quindi immagino che siate in grado di evocarlo se sei riuscito a trovarmi grazie ad esso»
«So farlo solo io, gli altri non ne sono capaci. Ma quando appare da solo di solito dura alcuni minuti; anche se può protrarsi per oltre un'ora, se si è fortunati»
La cosa mi incuriosiva molto, ma non potevo continuare con le domande; altrimenti avrebbe pensato che ero interessata all'offerta.
«Come mai mi stavi cercando?» gli chiesi cambiando discorso.
«Io... ecco...»
«Volevi venire a convincermi. Non è vero?»
«Volevo solo sapere perchè vuoi rifiutare senza neanche pensarci»
«Allora credo proprio che non avrai una risposta»
«Ma...»
«Perchè vi interessa così tanto avermi in squadra? Ci sono così tante persone in coma, non credo che sarà così difficile trovarne un'altra»
Non parlò subito, sembrava che stesse pensando a cosa dire.
«Wi Gen mi ha detto come sei finita in coma»
«Oltre a te lo sa qualcun altro?» chiesi preoccupata.
«Gli altri hanno chiesto, ma non ho detto nulla perchè so che è una cosa molto personale e forse avresti preferito dirglielo tu stessa»
«Vedo che Wi Gen non ha fatto il tuo stesso ragionamento» dissi secca io.
«Ha dovuto dirmelo, così che avessi tutte le informazioni necessarie per...»
«Quindi sei tu il leader? Avrei scommesso che fosse Ga Mo Tak o la signora Chu» lo interruppi all'istante per cercare di cambiare discorso.
«Io... non sono il leader» quella pausa non fece risultare la sua frase molto convincente.
Era come se ciò che gli avevo detto lo avesse fatto riflettere.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante, poi Moon continuò «So che hai detto a Wi Gen che avresti fatto una prova prima di decidere»
Non ci potevo credere. Quella donna gli aveva raccontato per filo e per segno ciò che ci eravamo dette?
Continuava a non darsi per vinto, nemmeno io lo avrei fatto. Decisi di insistere «Perchè non chiedete semplicemente a qualcun altro?»
«Con te è diverso rispetto agli altri candidati»
«Che intendi?»
«Sei stata molto fortunata che ti abbiamo trovato noi prima di uno spirito maligno»
Voleva per caso prendermi per scema?
«Wi Gen mi ha spiegato come funziona tutta la cosa degli spiriti maligni. Io non ho mai ucciso nessuno né ho mai pensato di farlo» mi opposi io.
«Lo hai fatto con te stessa però» il suo tono era così serio che per un momento mi era sembrato un'altra persona.
«E questo mi rende vulnerabile?»
«Gli spiriti dello Yung ci hanno detto che qualche volta è successo»
Quella notizia mi fece gelare il sangue nelle vene.
Il pensiero che le cose sarebbero potute mettersi peggio mi fece cambiare prospettiva.
Moon doveva aver notato il mio cambio di espressione e cercò di rincuorarmi.
«Non tutti i tentativi degli spiriti sono andati a buon fine, ma non è una cosa impossibile ecco»
«Quindi se tornassi in coma correrei questo rischio» supposi io.
Lui si limitò a fare un cenno con la testa.
«Santo cielo, perchè deve essere tutto così difficile»
«So che le nostre storie sono diverse ma anche io avevo rifiutato, all'inizio. Il pensiero di poter rischiare la vita e di lasciare soli i miei nonni era insopportabile. Non potevo fare una cosa del genere»
«Però poi hai cambiato idea» dissi io a voce bassa, doveva essere un mio pensiero e basta ma uscì sotto forma di parole.
«Mi sono ritrovato in missione e ho salvato un bambino. Mi sono sentito così bene, ho capito che salvare le persone dai demoni era il mio compito»
Ecco, adesso mi stava facendo apparire come quella che non aveva voglia di aiutare le persone.
Ma c'era molto di più.
Non volevo più parlarne, quindi mi alzai «Bene, adesso credo che sia arrivato il momento di andare»
Lui non ne sembrò per niente contento ma dovette alzarsi a malincuore dal mio divano.
«Sappi che qualsiasi cosa deciderai di fare noi ti aspettiamo domani sperando che tu possa cambiare idea»
Inevitabilmente mi scappò una risata divertita, come per intendere ''Sì, speraci''. Poi lo accompagnai alla porta salutandolo freddamente.
Guardai l'orologio, erano ancora le 7:30 del mattino. Quindi andai nuovamente a coricarmi sperando di risvegliarmi il più tardi possibile.
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