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Non appena entrai mi ritrovai in un posto davvero carino.
Era uno di quei locali piccoli ma accoglienti.
C'erano alcuni tavoli in legno con delle sedie attorno e da una di esse si alzò un uomo alto e snello e con i capelli scuri, anche i suoi erano mossi.
«Oh cavolo, non ci posso credere! Un'altra ragazzina!» esclamò esasperato l'uomo.
«Meglio così! Ci servono dei ragazzi giovani e forti! Noi ormai stiamo diventando troppo vecchi!» lo rimproverò una donna con i capelli grigi dandogli una sberla sulla nuca.
«Prego, accomodati!» si rivolse verso di me e mi indicò il tavolo al quale era seduto l'uomo.
Io, prima di accomodarmi, li salutai chinando leggermente il capo e poi andai a sedermi.
La donna, Moon e Ha Na ci raggiunsero, mentre l'uomo si accomodò nuovamente sulla sua sedia.
Sentivo perfettamente il suo sguardo tagliente puntato contro di me.
«Io sono Chu Mae Ok» si presentò la donna sedendosi di fronte a me.
Ci fu un attimo di silenzio, non sapevo se dovevo presentarmi io o se dovesse farlo l'uomo.
Poi la signora Chu gli diede una gomitata e a quel punto parlò.
«Io sono Ga Mo Tak» disse lui scocciato.
Nel frattempo Moon si era seduto accanto a me, mentre Ha Na era rimasta in piedi a capo tavola.
«Io sono Yoon Jieun» mi presentai.
A Mo Tak non sembrò importare poi così tanto, mentre la signora Chu mi sorrise dolcemente.
«Bene Jieun, hai già incontrato Ha Na e Moon»
Feci un cenno con la testa senza guardare nessuno dei due.
«Spero che tu sia pronta per l'allenamento perchè qui non possiamo permetterci di perdere tempo con gli scansafatiche» affermò con tono severo Mo Tak.
«Hey, non c'è bisogno che ti comporti in questo modo» lo rimproverò nuovamente la donna.
«Hai messo su questo teatrino con me quando sono arrivato e poi sappiamo tutti come è andata a finire» lo prese in giro Moon seguito a ruota dalla signora Chu che si mise a ridere.
Mo Tak sembrava infastidito, infatti si alzò per la seconda volta dalla sedia e affermò «All'inizio del percorso dei Counter c'è bisogno di un po' di disciplina, soprattutto ora che ci stiamo allargando»
Purtroppo, però, la mia pazienza era arrivata al limite.
Ero stanca di starmene seduta e lasciarli parlare di me come se non mi trovassi lì.
«Sentite, non vorrei essere scortese ma io avrei da fare» mi alzai dalla sedia.
«Te ne vai di già?» mi chiese la signora Chu.
«Aspetta, dobbiamo spiegarti molte cose e poi dobbiamo anche cominciare ad organizzare l'allenamento e...» stava dicendo Moon, ma io lo interruppi.
«Vi avevo detto che sarei venuta qui, ma che me ne sarei andata quando lo avrei ritenuto più opportuno» mi allontanai dal tavolo per dirigermi verso l'uscita.
«Quindi adesso me ne vado»
Aprii la porta per uscire ma mi fu impedito da un coltello da cucina che andò ad infilzarsi sulla cornice in legno della porta.
L'utensile mi era sfrecciato così vicino alla faccia che avevo sentito lo spostamento d'aria e se mi fossi trovata in un'altra situazione avrei cacciato un urlo, ma non lo feci.
Mi voltai molto lentamente, anche se già avevo un sospetto di chi potesse essere stato.
«Hey!» urlò Ga Mo Tak visibilmente infuriato.
«Il lavoro di Counter non può essere preso così alla leggera. Se vuoi fare parte della squadra dovrai prenderti delle responsabilità!»
«Bhè, peccato che io non abbia ancora detto che ne farò parte!» gli urlai di rimando cercando di mantenere un certo contegno.
Lui però non distolse lo sguardo da me.
«Mi sono risvegliata oggi e ancora non ho avuto modo di tornare a casa mia»
Poi, alimentata dalla rabbia, afferrai il coltello e lo scagliai verso il basso. L'utensile si conficcò come se il pavimento fosse fatto di burro.
Cercai di non scompormi più di tanto nonostante quello che avevo appena fatto.
«Probabilmente rifiuterò quindi non scomodatevi a cercarmi»
Uscii dal locale sbattendomi la porta alle spalle.
Fuori il cielo stava già iniziando a scurirsi e se in passato mi fossi ritrovata a dover camminare da sola al buio per le strade della città col cavolo che lo avrei fatto.
Ma adesso le cose erano diverse; se qualche malintenzionato avrebbe voluto farmi del male se la sarebbe vista con le mie capacità di Counter.
Non ero un'esperta, ma ero riuscita ad atterrare Moon e a infilzare con facilità un coltello nel pavimento, quindi non ero molto preoccupata.
Arrivai a casa dopo una quindicina di minuti e quando entrai un forte odore di chiuso mi investì.
Mi apprestai ad aprire di poco le finestre della sala da pranzo e poi mi diressi verso il bagno.
Avevo bisogno di sciacquarmi di dosso quella giornata assurda.
I miei capelli, adesso completamente mossi, nonostante l'acqua non accennavano a tornare lisci come prima.
Dopo la doccia mi buttai a pancia in su sul letto, senza mangiare, non ero dell'umore giusto.
Trovandomi lì, da sola, con i miei pensieri cercai di riportare alla memoria qualsiasi cosa che potesse darmi una risposta.
Come ero finita in coma?
Mi sembrava di avere dei flash di ciò che era successo, ma non riuscivo a comporre i pezzi per ricordare il quadro completo.
O forse ero io che non volevo ricordare?
Mi addormentai tormentata da quei pensieri e sperai di trovare almeno un po' di pace nei miei sogni.
La pace ovviamente non arrivò.
Anzi, tutto il contrario.
Nella mia testa cominciarono a susseguirsi una serie di immagini che mi fecero venire la nausea.
Vidi così tante cose che non so come feci a ricordarle una volta sveglia.
Vidi la mia vita prima di arrivare a Jungjin, i vari licei che avevo dovuto cambiare per via del lavoro dei miei, le ore passate in camera mia perchè non avevo nessuno con cui uscire, i miei genitori che mi urlavano sempre contro dicendomi di essere solo una delusione per loro, il non sapere cosa fare una volta finito il liceo, non sapere cosa voler fare nella vita in generale e poi i miei che mi comunicavano che mi avrebbero mandata in una certa Jungjin per cercare di cominciare una vita tutta mia.
Se pensavo che a casa mia fosse stato difficile dovevo solo aspettare di arrivare lì.
I pensieri negativi avevano cominciato a farsi strada in me.
Non avevo nessun amico e ovunque andassi sembrava che tutti si scansassero... ero sola.
Avrei dovuto cercare un lavoro per mantenermi, ma ormai sembrava non interessarmi più nulla.
Senza un lavoro faticavo a mantenere l'affitto della casa e per risparmiare cominciai a saltare qualche pasto.
La mia vita non aveva più senso.
Niente aveva più senso.
Non lo aveva ormai da molto tempo.
Che senso aveva andare avanti?
Il trasferimento a Jungjin era stata solo la ciliegina sulla torta.
Facevo certi pensieri anche quando stavo a casa con i miei.
Ecco perchè avevo preso quella decisione.
Le immagini avevano preso a rallentare, fino a quando non vidi me stessa camminare.
Mi trovavo sul ponte di Seohae e con tutti quei brutti pensieri in testa era facile capire cosa stavo per fare.
Improvvisamente i ricordi di quel giorno cominciarono a riaffiorare.
Il sole stava tramontando e c'era una bellissima brezza che mi sferzava il viso.
Non avevo paura.
Sapevo che tutto sarebbe cessato: la sofferenza, il rimorso, il non sentirmi abbastanza, il dolore, la paura, la tristezza.
Tutto se ne sarebbe andato.
Mi sentivo così tranquilla in quel momento, allora perchè mi svegliai di soprassalto cacciando un urlo?
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