15
«Dove vai?» mi chiese Ha Na.
«Ho bisogno di prendere un pò d'aria»
Non stavo mentendo, avevo veramente la necessità di allontanarmi un attimo, sentivo come un peso sullo sterno, che mi impediva di assimilare tutto l'ossigeno di cui avevo di bisogno.
Non mi allontanai, mi sedetti sulla panchina appena fuori dal locale.
Cercai di prendere dei respiri profondi e di rallentare la respirazione.
Stavo provando a non pensare, ma mi veniva così difficile non farlo.
C'era la possibilità che un demone si fosse impossessato di me e provavo una paura che non sarei riuscita a descrivere a parole.
Poteva succedermi di tutto.
Avrebbe potuto costringermi ad uccidere qualcuno.
Quanto tempo ci voleva prima che prendesse il totale controllo del mio corpo?
Perchè proprio a me?
«Tutto bene?»
Moon era in piedi accanto a me.
Si sedette «Credo proprio di no» suppose.
«Non so cosa fare» ammisi continuando a guardare davanti a me con lo sguardo perso.
«Troveremo una soluzione»
«Ma non sappiamo quanto ci vorrà. E se vi attaccassi di nuovo?»
Lui stette in silenzio, non potevo di certo aspettarmi che avesse tutte le risposte, quindi non lo biasimai, nemmeno io avrei saputo cosa dire.
«Non ti voglio mentire, sarebbe inutile. Potrebbe succedere, ma riusciremo a gestire la situazione»
«Mh» mi limitai a mormorare io.
Comunicai alla squadra che per i giorni successivi che sarei rimasta a casa.
Magari se non mi fossi esposta a situazioni di stress avrei avuto meno possibilità di attaccare qualcuno.
Ma trovarmi da sola, con la consapevolezza di avere un demone dentro di me, non mi aiutava per niente.
Mi sentivo costantemente in pericolo, come se si potesse risvegliare da un momento all'altro senza che io potessi fare nulla per fermarlo.
Il quarto giorno di "riposo" Ha Na e Moon erano venuti a comunicarmi che eravamo stati nuovamente convocati nello Yung.
Ricevuta quella notizia il mio cuore per poco non perse un battito.
«Allora? Avete trovato una soluzione?» chiesi impaziente.
«Il demone che si trova in te è solo una piccola parte di esso» cominciò a dire Wi Gen.
«Come fate ad esserne così sicuri?»
«Se si fosse trattato di uno spirito maligno anche solo di livello 1 te ne saresti accorta prima, credimi» fece Yong Ho quasi sussurrando.
«Quindi potete provare a evocarlo come avete sempre fatto?» un barlume di speranza si fece strada in me.
«Se la cosa è così semplice perchè ci avete messo tutto questo tempo per dircelo» chiese Mo Tak che doveva aver fatto il mio stesso pensiero.
«Se il demone è riuscito a liberare una parte di sé dall'esilio vuol dire che si tratta di un demone molto forte. Quindi è probabile che riesca a resistere all'evocazione»
Chu fece un passo avanti «Cosa dovremmo fare se dovesse succedere?»
«Jieun dovrà affrontarlo nello Yung, da sola»
«Ma...»
«D'accordo. Facciamolo» dissi interrompendo Chu.
«Sei sicura tesoro?» mi chiese la donna.
«Non abbiamo altra scelta»
Ritornati nel nostro mondo dissi che volevo subito porre fine a quella cosa, non avrei aspettato oltre.
«Solitamente, dopo l'evocazione sia noi che il demone finiamo nello Yung, ma lui non può farci niente» mi avvertì Mo Tak.
«Non sarà così se l'evocazione non dovesse andare bene» supposi io dato il tono che aveva usato.
Lui fece un cenno con la testa.
Presi una sedia e Ha Na fece lo stesso, sedendosi di fronte a me; sarebbe stata lei ad evocare il demone.
Presi un grosso respiro «Sono pronta»
Mo Tak si avvicinò a me «Se Ha Na non riesce ad evocarlo ricorda: devi mettere al tappeto il demone allo stesso modo di come facciamo qui nel mondo reale. Quando succederà Yong Ho potrà intervenire e rispedirlo da dove è arrivato»
Io feci un cenno con la testa, poi poggiai la mano destra sul cuore e Ha Na poggiò la sua sulla mia.
Chiusi gli occhi e poco dopo la sentii contare.
«Uno... due...»
Non l'avevo sentita dire ''tre'', ma quando aprii gli occhi vidi che mi trovavo nello Yung.
Mi guardai attorno con il timore di trovarmi lo spirito maligno davanti, ma era tutto vuoto.
Per un momento avevo pensato che tutto era andato bene, ma quella sensazione durò poco.
In un attimo sentii una strana sensazione e poi eccolo.
Comparve davanti a me.
Era un ragazzo giovane, sulla trentina.
Era magro, alto e aveva i capelli molto corti, quasi rasati.
Mi stava guardando in cagnesco, sapevo che ce l'aveva con me.
Io non mi scomposi, dovevo fargli capire che non avevo paura di lui, anche se in realtà me la stavo un po' facendo sotto.
«Allora sei tu lo schifoso verme che mi ha fatto agire in quel modo»
Lui sogghignò, come per intendere che aveva apprezzato la mia audacia nel dire ciò «Avresti fatto meglio a farti gli affari tuoi»
«Certo, secondo te avrei dovuto lasciare che mi facessi diventare un'assassina»
«Sei ancora in tempo per unirti a me; insieme saremo più forti di quanto immagini»
«Unirmi a te? Sei pazzo se pensi questo»
Lo avevo infastidito, lo notai da suo cambio di espressione improvviso.
«Allora non mi lasci altra scelta, dovrò prendermi il tuo corpo con le cattive»
«Se ci riesci» lo provocai io.
A quel punto lui si lanciò in avanti e in un attimo stava correndo verso di me.
Combattere nello Yung era come combattere nel Territorio.
Mi sentivo molto più forte, ma non per questo il mio cuore aveva smesso di martellarmi nel petto.
Riuscii a schivare i suoi ripetuti attacchi e misi a segno qualche pugno, ma lui non sembrava averne risentito.
Poi, poco dopo, arrivò il mio momento di essere colpita.
Quasi non mi accorsi del suo movimento tanto fu veloce; il demone si lanciò su di me, colpendomi dritto alla mascella con un pugno.
Indietreggiai barcollando, toccandomi il volto.
Tutto il dolore si concentrò proprio lì.
Sollevai le braccia per parare il pugno successivo, la testa continuava a martellare. Vidi scattare la sua gamba e cercai di schivare il calcio, ma il piede mi colpì con forza nelle costole.
Una specie di scossa elettrica mi attraversò il fianco sinistro.
«È più facile del previsto» esclamò tutto fiero.
Avvampai improvvisamente per l'imbarazzo, avevo fatto tanto la dura pochi minuti prima e adesso ero diventata un sacco da boxe.
Ma quel suo vantarsi mi diede un occasione. Approfittando del varco che lui arrogantemente aveva lasciato scoperto, gli tirai un montante allo stomaco.
Il demone, in tutta risposta, mi colpì in pieno viso con la mano aperta.
Sentii improvvisamente un ronzio, persi l'equilibrio; dovetti appoggiare le mani a terra per non finire distesa.
«Sai» disse piano dall'alto «In questi giorni ho potuto osservarti e devo dire che mi sono sempre chiesto perchè hanno deciso di lasciarti essere un Counter»
La mia vista era annebbiata da una mezza dozzina di sfumature diverse di dolore. Ignoravo che avesse così tante forme.
Per questo facevo fatica a seguire quello che stesse dicendo.
Lo spirito maligno mi attaccò di nuovo; mirò alla faccia ma mi spostai per evitare il colpo e mi prese alla spalla.
«Come può una ragazza che voleva togliersi la vita aiutare le persone a continuare la propria? Non è meglio morire che stare su questa Terra?»
In qualche modo, doveva essere riuscito ad entrarmi nella testa.
Aveva letto tutti i miei pensieri riguardo quell'argomento e adesso lo stava usando come arma psicologica.
Ma io non sarei mai e poi mai stata al suo gioco.
Sentii la rabbia sopraffare il dolore.
Gli afferrai il braccio e lo tenni fermo mentre lo colpii una, due, tre volte, e poi ancora e ancora e ancora.
Non vedevo neanche dove lo stavo colpendo.
Poi finalmente le sue grida mi arrivarono alle orecchie e lo vidi coprirsi il viso con entrambe le mani.
Aveva il mento e la bocca coperti di sangue.
Cercò di sfuggirmi ma lo trattenni con tutte le forze.
La rabbia che stavo provando non era la stessa di quando avevo attaccato Moon.
Era la mia rabbia e non la sua.
Gli diedi un calcio sul fianco e lui cadde. Sopra le sue mani strette a pugno, incontrai i suoi occhi.
Aveva lo sguardo vitreo e fuori fuoco.
Il sangue spiccava sulla sua pelle.
E a un tratto mi resi conto che ero stata io a ridurlo così.
Ero stata io.
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