11

Erano così passate circa due settimane da quando avevo cominciato l'addestramento.
Mi ero impegnata un sacco e, con mia grande sorpresa, quell'impegno aveva dato i suoi frutti.
Per la prima volta ero riuscita ad atterrare Mo Tak e i miei occhi si riempirono di gioia.
Sconfiggere Moon non si rivelò altrettanto facile dato che lui usava la telecinesi.
Ma vista la mia situazione prima di entrare a far parte di tutta quella follia mai avrei immaginato di poter essere in grado di riuscire a fare una cosa del genere, di credere in me stessa, di non fare brutti pensieri per tutto quel tempo.
Moon stava anche cercando di insegnare a tutti noi ad usare la telecinesi, ma davamo scarsissimi risultati.

Nel frattempo, ovviamente, i demoni non erano andati in vacanza.
Io mi ero sempre fatta da parte perchè non mi sentivo ancora all'altezza e avevo la costante paura di combinare qualche guaio o di metterli in pericolo.
Ero intervenuta solo quando erano stati loro a chiedermi una mano, ma solo per piccole cose.
Durante le varie missioni avevo avuto modo di scoprire che i Counter non solo potevano leggere i ricordi, ma erano anche in grado di cancellare la memoria o di far addormentare le persone.
Bastava solo mettere la mano destra a poca distanza dal viso della persona e concentrarsi a fondo.
Avevo anche incontrato il famoso Jang Mul, nonché il presidente della "Rivendita Jangmul", un uomo dell'età della signora Chu e nostro finanziatore, che mi aveva consegnato un piccolo telecomando in grado di disattivare le telecamere di sicurezza, da poter usare solo per le missioni.

Quel giorno mi stavo allenando da sola nel seminterrato del locale quando spuntò Moon.
«Ti alleni sempre sola?»
Aveva usato quel tono che con il tempo avevo cominciato a non sopportare.
Inizialmente non ci diedi peso, ma con il passare dei giorni era diventato sempre più evidente.
Non capivo se ero la sola a notarlo o se gli altri facessero finta di nulla.
Mi era bastato poco per capire che Moon si comportava da leader.
E questo poteva anche andare bene, ma il fatto era che lo faceva con una superiorità che stava cominciando a infastidirmi.
Pensavo che quel ruolo fosse di Ha Na, mentre adesso dovetti ricredermi.
Mi avevano ripetuto più volte che lui era il più forte del gruppo, grazie specialmente al fatto che era in grado di evocare il Territorio e che sapeva usare la telecinesi, e doveva essere stato proprio questo a farlo sentire così importante e superiore.
Era normale che si comportasse così con me che ero una novellina, solo che lo faceva con tutti.
Ogni tanto sembrava che ci trattasse come degli stupidi, soprattutto quando provavamo ad allenarci con la telecinesi.
«Ti crea qualche problema?»
Tutti quei pensieri confluirono in quella risposta.
Forse ero stata un po' troppo diretta, ma ormai non me lo potevo più rimangiare.
Mi sentivo strana.
C'era una piccola parte di me che mi diceva che qualcosa non andava.
Ma non gli diedi retta.
Lui fece finta di non esserci rimasto male «È che ogni tanto dovresti affrontare un avversario. È quasi una settimana che ti alleni da sola»
Sapevo dove voleva andare a parare con quel tono saccente.
«Se vuoi combattere dillo senza fare troppi giri di parole»
Non disse nulla.
Si levò la giacca e salì sul tappeto alzando i pugni all'altezza della faccia.
Mi misi anche io in posizione e dopo qualche secondo cominciammo a muoverci girando in senso orario aspettando entrambi che l'altro facesse la prima mossa.
Mi aspettavo un suo attacco, ma non fece nulla.
Era un qualche tipo di tecnica muoversi in cerchio accennando un sorriso divertito?
Dato che non si decideva a iniziare a quel punto lo feci io.
Lo attaccai sferrando un pugno che lui schivò e lo stesso fece con i successivi colpi che non riuscivo a mandare a segno.
«Dovresti essere meno prevedibile»
Odiai il modo in cui lo disse.
Cercai di colpirlo svariate volte con pugni e calci, ma lui riusciva a schivarli o pararli tutti.
«Attacca! Fa qualcosa!» urlai innervosita.
«Attaccherò quando sarà il momento»
Non mi restò che provare a colpirlo di nuovo, ma lui mi bloccò afferrandomi entrambi i polsi e costringendomi a guardarlo in faccia.
Nel frattempo, con la coda dell'occhio, vidi che erano arrivati gli altri per godersi la scena.
«Dovresti cercare di capire quali sono i punti deboli del tuo avversario. Non puoi colpire a casaccio»
Chi cavolo si credeva di essere?
Era solo un ragazzino, non il saggio del villaggio che doveva dispensare consigli non richiesti.
Con un colpo deciso mi liberai dalla sua presa e approfittai della nostra vicinanza per placcarlo e buttarlo a terra.
Ovviamente non se lo aspettava e cadde a terra come un sacco di patate.
Sentivo una rabbia spropositata farsi strada in me.
A quel punto cominciai a sferrare i miei attacchi, colpendolo al viso svariate volte.
Mi aveva dato troppo fastidio il modo in cui si era comportato, come se io non fossi capace a far nulla.
«Che ne dici adesso!?» gli urlai dopo averlo colpito per la quarta o quinta volta.
«Non fai più il maestrino, eh?» aggiunsi.

Le mie mani adesso erano leggermente macchiate di sangue, il suo sangue.

Non riuscivo più a fermarmi.
Moon dovette usare la telecinesi per bloccare i miei attacchi.
Io rimasi con la mano stretta in un pugno sospesa in aria, cercai in tutti i modi di liberarmi ma sembrava impossibile.
«Lasciami andare!» urlai come una forsennata.
Quel senso di impotenza non faceva altro che darmi sui nervi.

Poi sentii una mano afferrarmi la spalla destra e successivamente un'altra si poggiò su quella sinistra.
«Jieun! Fermati!» mi stava urlando Mo Tak.
Ma io continuavo a colpire l'aria senza riuscire a fermarmi, fino a quando non venni presa anche dalla signora Chu.
«Che cavolo fai!?»
«Credi che io sia un'incapace!?» urlai verso il ragazzo che era rimasto disteso per terra con Ha Na accanto per assicurarsi che stesse bene.
«Bhé, ti ho dimostrato che non lo sono!»
Ero sicura di non essere più in me, e per quanto stessi provando a calmarmi, a razionalizzare i miei pensieri, non ci riuscivo.
Era come se qualcuno mi stesse controllando contro la mia volontà.
Mo Tak, che mi aveva presa di peso, mi portò su per le scale seguito dalla signora Chu mentre Ha Na rimase con Moon.
«Lasciami!» gli gridavo dimenandomi «Ti ho detto di lasciarmi! Devo fargli capire che non sono un'incapace!»
Ricordavo a malapena tutto ciò che era successo, forse una parte di me se ne vergognava talmente tanto che voleva cancellare quel ricordo.
L'ultima cosa che ricordavo era Mo Tak che mi teneva per le spalle e la signora Chu che mi metteva una mano a pochi centimetri dal viso.
Poi il buio più totale.

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