17 🙇‍♂️

Una mattina come le altre, di una settimana come le altre, di un mese come gli altri. Una settimana dopo..la morte di Diavolo.

Anche quella mattina, Bruno si svegliò.
Anche quella mattina, subito dopo essersi svegliato, scoppiò a piangere.
Anche quella mattina, si calmò solo quando sentì Leone abbracciarlo da dietro. Le prime luci del mattino illuminavano entrambi, i loro corpi sembravano combaciare, in un incastro perfetto.

"buongiorno" sussurrò Bruno, la voce spezzata e dolce allo stesso tempo, mentre si asciugava le guance rigate di lacrime.

Come al solito, l'altro non rispose.

Nessuno si era accorto né del quando, né del perché Leone avesse smesso di parlare. Semplicemente, piano piano, era diventato sempre più silenzioso.

Bruno, però, sembrava capirlo.
Sembrò capirlo anche quel giorno in cui aveva smesso di rispondere al buongiorno a voce bassa, decidendo di non rispondere più.
Sembrò capirlo. Lo abbracciò, lo guardò negli occhi, e gli regalò l'ultimo sorriso che si sentiva di avere la forza di dargli.

Da quel giorno, Leone non parlava più, e Bruno non sorrideva più.
Ed era come se in quella villa, non ci fosse più la luce.

Anche quel giorno, quando la mano di Leone si posò sul ventre di Bruno, il bianco sorrise impercettibilmente. Quella, per ora, era l'unica fonte di felicità che aveva: suo marito, e suo figlio.

"Vuoi andare a fare colazione?" chiese Bruno, guardando sempre dritto davanti a sé, mentre posava la sua mano su quella ghiacciata di Leone. Questo annuì, e dopo essersi vestiti, presero a scendere le scale che portavano alla sala comune.

Nessuno se ne era accorto, ma ogni volta che arrivavano agli ultimi scalini, Leone li scendeva con gli occhi chiusi. E li riapriva solo quando avevano fatto almeno 5 passi dalle scale.
Li riapriva solo quando aveva superato il punto in cui stava il cadavere di Diavolo, quella sera...

Impallidì al solo pensiero, ma cercò di restare calmo mentre si sedeva a tavola e scrutava tutti i presenti, senza guardarli negli occhi.
Lo stavano guardando tutti.

Prese la mano di Bruno nella sua, mentre cercava di ignorare quegli sguardi e di pensare a qualsiasi cosa... qualsiasi cosa...che non fosse quel dolore.
Non ce la faceva più.

nonostante non lo avesse dato tanto a vedere...amava Diavolo.
Era come un figlio per lui...beh, dopotutto lo aveva cresciuto...Lo aveva visto crescere. Lo aveva visto disperarsi, lo aveva visto piangere, lo aveva visto ridere.
Lo aveva visto morire.

Deglutì a vuoto.
Stava uscendo completamente fuori dal suo personaggio.

Ricomponiti, cazzo, Leone.

Perché non riesci più a parlare...?

Aprì la bocca, provando almeno a dire buongiorno.Non uscì nemmeno un suono.
Strinse i denti finché non iniziarono a fargli male.

"Leo" sentì. Si girò verso Bruno.
Non stava sorridendo. Era completamente serio. Eppure quegli occhi sembravano spenti. Sembravano consumati dal dolore.
Cazzo, non ce la faceva a vederlo così.

Doveva farlo per lui, doveva parlare.
Fallo per Bruno, cazzo, fallo per tuo marito. Fallo per tuo figlio.

Di nuovo, aprì la bocca. Inspirò. Ora bastava solo... parlare.

"Aiuto"

fu l'unico a sentire la sua voce.
non aveva parlato, di nuovo.

Bruno, però, lesse il labiale. Il suo viso si contorse in una smorfia di dolore, per un istante.

Si alzarono, e se ne andarono.

"Merda" borbottò Giorno, che aveva gli occhi lucidi ma si sforzava di mantenere un'espressione seria.

Mista aveva la testa poggiata sulla sua spalla. Una lacrima solitaria aveva lasciato una traccia umida sul suo viso, ma ora anche lui era concentrato sul rimanere serio.

Stava crollando...tutta la felicità che avevano costruito in cinque anni.

Era bastato solo un istante...

Tutta La Squadra, seduti al loro tavolino, mantenevano lo sguardo basso. Sembravano più incazzati che altro.
Tranne Pesci, lui bho. E tranne Tiziano, che se ne stava sopra nella sua stanza.

Tiziano si sentiva fottutamente perso.
Se ne stava sul suo letto, a fissare il soffitto.

Aveva buttato il cuscino che abbracciava ogni notte sul pavimento.

Si ripeteva che a lui non importava nulla di Diavolo.

Si ripeteva...che non era colpa sua....

Ma era successo di nuovo...

Era colpa sua. Era vero.
Tutte le persone a cui teneva morivano davanti a lui.
Era successo con Squalo. Era successo con Diavolo.

Allo stesso tempo, ogni volta che si alzava per prendere la valigia già pronta e andarsene...qualcosa lo fermava.

Si girava verso la foto di Squalo che teneva incorniciata al muro, e si chiedeva se fosse davvero così.

Bruno aveva detto che....che non era colpa sua...
Ma adesso Bruno stava soffrendo.

Sicuramente Bruno pensava fosse colpa di Tiziano.

Era sempre colpa sua dopotutto, no?

Allungò un braccio fuori dal letto, recuperando il cuscino e abbracciandolo.

Gli mancava Squalo...ma forse stava iniziando a superarla.

Non aveva pianto quando aveva guardato la sua foto.
Era...un passo avanti, giusto?


Perché in queste situazioni rimaneva sempre solo?

Aveva bisogno di un abbraccio....


"Che palle però, vorrei solo essere felice perché avremo un bambino, perché cazzo quello si doveva ammazzare proprio in questo periodo? Non lo poteva fare, che cazzo ne so, tra nove mesi? Magari tra un anno?" borbottò Dio, a braccia conserte e un'espressione contrariata in viso.

Era seduto sul prato, in giardino.
Aveva la schiena poggiata ad un albero.
Vicino a lui, Jonathan lo stava tenendo per mano.

"È difficile avere tutte queste persone tristi attorno" sussurrò il moro, sospirando. Stava guardando le nuvole.

"Questo perché tu sei troppo empatico, JoJo"

Una nuvola aveva la forma di un cuore. Jonathan sorrise.

"Sei arrabbiato perché volevi dirglielo, vero?" mormorò Jonathan, girandosi per guardare il profilo perfetto del suo ragazzo.

Del suo futuro marito.

"Esatto"

L'alpha ridacchiò. Prevedibile. Voleva avere la felicità degli altri e, soprattutto, le loro attenzioni.

Non le avrebbe avute mai, se c'era di mezzo un tizio che si era ammazzato.

Tizio di cui, oltretutto, a lui non poteva fottere di meno.

L'unica interazione che avevano avuto quei due era un misero scambio di buongiorno.

"Stai tranquillo, ci sono io che sono felice per te"

"È il minimo, JoJo"

Il biondo si girò a guardare l'altro ragazzo. Sorrise, trovando i suoi occhi già su di sé.

Lo baciò.
Un bacio a stampo (strano da parte di Dio).

"Ti amo"

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