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Tiziano pov
Corri, corri, corri. Continuo a ripetermi queste parole, mentre scappo dal posto che ho più di vicino a una casa.

Ieri sono scappato, oggi stavo per ritornare. non voglio tornare. voglio dimenticare. voglio dimenticare Squalo, voglio dimenticare il dolore. e non posso farlo restando lì.

ma puntualmente, se non sto alla villa, corro al cimitero. non so dove altro andare. non so che altro fare. tutta la mia vita ruota attorno a questi due luoghi.

ogni volta che esco dalla villa e faccio la strada per andare al cimitero, il tetto della scuola sembra sempre più allettante, insieme alle scale che vi ci portano. sembra sempre quello il modo più facile per arrivare alla pace. ma ho promesso a squalo che avrei vissuto.

una lacrima mi solca il viso, mentre ripercorro quella strada che conosco a memoria fino al cimitero. mi inginocchio davanti alla lapide di squalo. vaffanculo ai buoni propositi, Ho solo bisogno di parlargli.

vorrei poter avere due minuti per sentire ancora il mio nome e uscire dalle sue labbra. per vederlo ancora sorridere. mi mancano i suoi abbracci.
fa male averlo così lontano. irraggiungibile.

sento una presenza alle mie spalle, e mi giro. sussulto quando vedo Bruno.
Oh, no. perché è qui? perché è venuto a cercarmi? mi ha visto piangere? da quando è qui?

lo fisso, senza sapere cosa dire.

"B-Bruno?" chiedo, alzandomi in piedi.
lui annuisce a testa bassa. è da solo. strano.

"Tiziano... perché scappi?" chiede, mentre il suo sguardo cerca di evitare sia me, sia la lapide di squalo.

sento una fitta al cuore. non voglio parlargliene. non voglio che lui lo sappia.

faccio di no con la testa, lo supero e cerco di allontanarmi, ma lui mi ferma prendendomi per il braccio.

"Tiziano... Voglio aiutarti. Non scappare, ti prego."

"No, no, no, Bruno torna a casa, ti prego" sussurro, con la voce che inizia a farsi spezzata.
non devo piangere davanti a lui... voglio che se ne vada. non voglio che scopra il vero me. non voglio fargli male, ci tengo troppo a lui...

"Tiziano... perché?" chiede soltanto, avvicinandosi. io mi allontano, tenendomi al sicuro nella mia bolla, nascondendo la faccia con i capelli per quanto possibile.

"voglio dimenticare" dico, le lacrime iniziano a scendere giù per le mie guance. mi sto mostrando debole..
Che casino. non doveva andare così.

mi lascia il braccio dal quale mi stava tenendo, ma non scappo.

"perché devi dimenticare i momenti felici? perché dimenticare tutta la gioia che hai provato? perché dimenticare i ricordi più importanti?" chiede, sedendosi su una panchina.
Finalmente posa lo sguardo sul nome di squalo, inciso con una grafia terribile sotto una sua foto. E mi chiedo che cosa stia pensando.

"Perché...fa male" rispondo, sedendomi accanto a lui. Sospiro, mentre l'aria fredda mi accarezza il viso.

Un silenzio estenuante ci avvolge.

Forse, di lui posso fidarmi. Forse posso parlargli, forse mi capirà. Spero solo di non fargli del male.

"Io..mi torturo sempre, a ogni ora, in ogni momento della giornata, qualsiasi cosa io faccia" sussurro, giocando con l'elastico che ho al polso in un tic nervoso che ho da quando ero piccolo.
"Io mi sento ancora in colpa. È colpa mia se lui è morto" aggiungo, sospirando.

Ora che ci penso, non ne ho mai parlato con nessuno?
Ora mi sento...meglio.

Certo, ho ancora un peso fin troppo grave sul cuore, ma ora, forse, lui mi sta aiutando a reggerlo.

Lui si gira per guardarmi, con un sorrisetto che gli incurva gli angoli della bocca, fermandosi senza raggiungere gli occhi, che rimangono tristi.

"Dai la colpa al vero colpevole" sussurra "e ricordati che poteva finirci secco uno chiunque di noi...perfino io, perfino Dio, perfino tu"

"Si, ma-" provo a ribattere, ma le parole mi si bloccano in gola. Non lo so nemmeno io. Perché devo sempre darmi la colpa? perché devo sentirmi così male?

"Tiziano, perché non vuoi avvicinarti a nessuno? Non intendo fisicamente, ma nessuno in tutta la villa può ritenere di conoscerti sul serio" chiede, d'improvviso. Il mio sguardo si ferma sulla foto di Squalo, raffigurato così sorridente...

Mi alzo di scatto. No. Lui non deve sapere. Non...può....sapere...

Lui sospira, ma non cerca di fermarmi. Mi giro a guardarlo. Lui sta guardando il pavimento, un espressione preoccupata in volto e una mano sul ventre, come per proteggere quella creatura da tutte queste emozioni.

"Ho paura che succeda ancora" butto fuori tutto d'un fiato "ho paura di fare del male alle persone a cui tengo". Mi giro dal lato opposto a lui.

"me l'aspettavo" borbotta, e si alza per poi arrivare dietro di me, con una mano sulla mia spalla.

Per una volta, non sento il bisogno di allontanarlo. Non sento di doverlo fare uscire dalla mia bolla.
Va bene lì dov'è.

"Sicuramente il tuo passato è stato orribile. Sicuramente quell'episodio ti ha segnato. Ma...forse, la consapevolezza che quell'evento ti ha lasciato.. può farti forza. Ti può servire come marcia in più per tenerti strette le persone a cui tieni. Puoi essere tu a proteggerle.
Perché per quanto ti fingi freddo, so che anche tu hai delle persone importanti" spiega, e non allena mi giro a guardarlo noto che mi sta sorridendo, con gli occhi lucidi.

Certo che ho delle persone a cui tengo. E lui è tra queste

Mi allontano il più possibile da loro perché ho paura di vederli soffrire.

Ma magari, posso essere...io? a salvarli...

"Bru" sussurro. Non so che dire.

"Non devi per forza dirmi che da ora farai amicizia con tutti.. ti chiedo solo di tornare a casa" dice.

All'improvviso, per qualche motivo, lo abbraccio.

Non abbraccio qualcuno da anni. lui lo sa.
Mi stringe a sé, posando la testa sulla mia spalla.

Mi sento a casa.
Mi sento al sicuro.
Davvero un solo abbraccio può farmi sentire così bene?

Così bene che dopo tanto tempo, sorrido.
Sorrido anche se mi scende una lacrima, non so se di gioia.

"Voglio andare a casa..." sussurro. Mi sento fragile. Forse lo sono.
Sono come una foglia d'autunno, in questo momento. Potrei sgretolarmi da un momento all'altro, oppure potrei iniziare a volare trasportato dal vento. Non lo so nemmeno io.
So solo che ho bisogno di tornare all'unico posso che mi sento di chiamare casa.

"Andiamo, allora" dice, separandosi dall'abbraccio con un sorriso materno per poi rendermi la mano. Esito per in momento, faccio mente locale su quanto tempo le mie mani non hanno sfiorato quelle di nessun altro.
Poi decido che non mi importa, e intreccio le mie dita con le sue.

Se possibile, il suo sorriso diventa ancora più grande.
Mi porta all'auto, mi fa salire e guida lui fino a casa.
Non diciamo nulla. Nemmeno la radio spezza il silenzio. mi sento al sicuro...

arriviamo a casa. sono felice, forse.
forse sono solo calmo. non importa. ciò che è una sensazione positiva e voglio che rimanga ancora per un po'.

...

Dio pov

Ho sempre odiato le cose improvvise. adesso sto cominciando ad amarle. la mia testa, in questo momento, è investita dalle miliardi di informazioni che quell'oggettino minuscolo che tengo in mano porta con sé.

mille responsabilità.
mille preoccupazioni.

però cazzo, se sto sorridendo, come uno scemo, tra le lacrime di gioia che non accendono a smettere di uscire.

Jonathan È andato fuori dalla Villa, così ho approfittato di quel momento in cui non avevo niente da fare. sono andato in bagno, ha preso un test e l'ho fatto, senza nemmeno sperare troppo nel risultato.

poi l'ho visto.

positivo?

con le mani che mi tremavano, ne ho fatti altri tre. E ora, tengo in mano il quarto...

Sono tutti positivi.

Nessun errore di calcolo, cazzo, è vero.

e ora sto seduto sul mio letto, mentre ringrazio me stesso per non avere mai mollato. nemmeno quando nessuno ci credeva. nemmeno quando la situazione era disastrosa. sono fiero di me.

mio Dio.... devo dirlo a Jonathan.
devo, certo, ma forse... forse ora è il momento di prendermi un attimo, anche solo per piangere sul sogno che ho iniziato a desiderare due anni fa e proprio ora è così vicino...

Cazzo, è il giorno migliore della mia vita.

possono diversi minuti, o forse ore.

mi sveglio per via del suono della porta che si apre, stringendo tra le mani una scatola regalo che ho fatto per Jonathan. era la scatola di un bracciale, per fargli credere che sia il solito regalo. ma dentro c'è il test, con le due lineette che urlano vittoria.

mi alzo subito, andando ad abbracciare il mio Jojo.

"ho un regalo per te" sussurro, un sorriso enorme stampato in volto.
Gli do la scatolina, lui la prende in mano.

"ti ho detto mille volte che non c'è bisogno che mi fai i regali" mi dice prima di aprire la scatola.
Effettivamente, ci siamo detti tante volte "basta regali" ma non abbiamo comunque smesso di farceli. lo guardo negli occhi aspettando la sua reazione..

non appena vede il contenuto della scatola, si pietrifica. vedo il suo sguardo iniziare a brillare ancora più forte di prima. mi guarda negli occhi, mentre lacrime di gioia prendono a sorcargli le guance.

"non ci credo...non è uno scherzo, vero??" mormora, io scuoto la testa.
E lui si lancia ad abbracciarmi. "Oddio... è il giorno più bello della mia vita..."

ridacchio, stringendo l'alpha a me, mentre le lacrime tornano a sfocarmi la vista.

Sembra un sogno....sono così felice...

il nostro piccolo ma enorme momento di gioia viene interrotto da una notifica che arriva in contemporanea sul telefono di entrambi.
ovviamente, la ignoro. in questo momento non mi interessa nessun altro. solo io e Jonathan, abbracciati.

quando, però, le notifiche diventano due, tre, JoJo si separa da me con un'espressione preoccupata e dispiaciuta allo stesso tempo, controllando i messaggi che legge a voce alta.

"-venite in sala comune. tutti. importante- il messaggio è sgrammaticato, probabilmente l'ha scritto con le mani che gli tremavano, oppure è fatto" spiega, e lo vedo scrivere qualcosa.

"chi l'ha scritto?" chiedo, giusto per assicurarmi che sia davvero importante e non uno scherzo.

"Narancia.. ma sembra serio" risponde. lo guardo negli occhi, prima di decidere che forse è il caso di alzarci e andare giù.
mi alzo in piedi, prendo per mano JoJo e scendiamo le scale. tutti sono fuori dalle loro stanze. Almeno, tutti quelli che hanno un minimo di interesse per il bene comune.
Di norma, io sarei escluso dalla lista di queste persone, ma JoJo sembrava preoccupato e mi sono sentito obbligato a venire.

Siamo i primi a scendere le scale. Siamo i primi a immobilizzarsi e sbiancare.

"Oh cazzo" sussurro. A terra, c'è Diavolo, privo di sensi, con un segno viola tutto intorno al collo.
Accanto a lui, un paio di forbici e una corda spezzata. Attaccata al lampadario, c'è l'altro pezzo di corda. E poco più in là, c'è uno sgabello ribaltato sul lato.

Non ci vuole un genio per capire che Diavolo si è impiccato. E che Narancia ha provato a salvarlo, tagliando la corda.
Cazzo. Faccio un passo indietro, senza staccare gli occhi da quello che probabilmente è un cadavere.

Sposto lo sguardo solo per osservare Narancia, che con le lacrime agli occhi sta guardando dietro di me, probabilmente Bruno.

"Non ho fatto in tempo... Ho provato ad aiutarlo, ma non respirava già più" spiega, con la voce spezzata e gli occhi spalancati. Mista corre ad abbracciarlo. Probabilmente questa cosa gli lascerà un trauma a vita. Poverino.

Sposto lo sguardo su Bruno. Ha il respiro irregolare e una mano sulla bocca, un fiume che esce dai suoi occhi. Sta avendo un attacco di panico. Leone lo sta abbracciando, mentre probabilmente sta cercando di sembrare forte, ma sembra più sull'orlo di una crisi di pianto.

Vederli così fa più male di quanto mi sforzerò mai di ammettere.

E una volta che sposto lo sguardo su Jonathan, il mio cuore si spezza definitivamente.
Sta piangendo. Odio vederlo piangere.

Gli stringo la mano, così forte che sono quasi sicuro di avergli spezzato un osso. Mi guarda, non dice nulla.

Cerco di cacciare indietro le lacrime che minacciano di uscire. No, Dio, non fare l'omega debole proprio adesso. Ti hanno già visto piangere una volta. Una volta basta e avanza. Ti prego, non c'è bisogno di piangere....

Evoco The World, fermando il tempo.
Sospiro, abbracciando il corpo immobile di Jonathan mentre scoppio in lacrime.
Da tempo, questo posto è il mio posto sicuro.
Qui nessuno può vedermi.
Sono arrivato a riuscire a fermare il tempo perfino per un minuto...

Spero con tutto il cuore che, per qualsiasi motivo, a Jotaro non venga l'inutile idea di raggiungermi qui adesso.
Sarebbe un casino. E io ho chiuso con il farmi vedere piangere da gente che non sia Jonathan.

Mi poso una mano sul ventre, mentre cerco di calmarmi. Pensa al bambino, Dio...Pensa al bambino. Sospiro.

"non piangere" sento alla mia sinistra. Sussulto. Cazzo, perché?

Mi giro verso di lui. Jotaro..ma che cazzo ci fa qui?

"Fatti i cazzi tu-" mi fermo a metà frase, quando vedo che anche se con un'espressione impassibile, sta piangendo.
Aggrotto la fronte.

"Jotaro che piange è una novità per me" borbotto, asciugandomi le lacrime. Insceno un sorrisetto ironico che mi è uscito malissimo, probabilmente.

Sospira, coprendosi gli occhi con il cappello.

"Non mi piace vedere la gente piangere. E ho un cuore anche io, in caso ti fosse sfuggito" borbotta, asciugandosi le guance.

"non avrei mai potuto saperlo, dato che fermi il tempo ogni volta che devi piangere" dico, avvicinandomi di poco a lui. Ridacchio. A quanto pare non sono l'unico.

"Sei patetico" mi risponde.

"Uhm, siamo patetici entrambi?" gli ricordo, giusto un momento prima che il tempo torni a scorrere. Gli sorrido, tornando ad abbracciare Jonathan.

Qualcos'altro attira la mia attenzione. O meglio, qualcun altro.

Cioccolata ci supera, parandosi davanti al corpo di diavolo. Crolla in ginocchio, sospira.

Gli stringe il polso con due dita. In un primo momento, non dice niente.
Poi scoppia a piangere.

Sbarro gli occhi, vedendolo a capo chino, che sussulta ogni tanto per via dei singhiozzi. Ok, non avrei mai pensato di vederlo piangere. Questa scena è più strana del dovuto.

Allo stesso tempo, non capisco perché dopo tutte le cazzate che ha fatto Diavolo, Cioccolata sta piangendo comunque per la sua morte.

"Ho trovato....un biglietto, lo t-teneva in mano" sussurra Narancia, con la voce bassa e tremolante "è per te" dice, passando a Bruno un foglio di carta piegato decisamente tropoe volte.

Lui lo stringe soltanto al petto. Non lo apre. Non ancora. Non prova nemmeno a fermare le lacrime.

Lui è sincero. Lui è spontaneo. Vorrei essere come lui.

Non sarò mai come lui. Va bene.
Mi limiterò a piangere mentre fermo il tempo per tutta la vita.

Angolino scrittore
Sono stato un'anima evanescente per più di un mese...uhm, mi dispiace, MAI PIÙ PAUSE DEL GENERE. ma ho cancellato e riscritto il capitolo minimo sei volte. In compenso, spero che vi sia piaciuto e che uhm, non sia stato troppo strano 🤓☝️

Ci vediamo al prossimo capitolo xoxo

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