10‼️
Siamo tornati! Con uno dei capitoli più lunghi (se non il più lungo) del libro!
e di nuovo, saltate da ⚠️ a quello successivo se non volete vedere due piccola smut. ihi, buona lettura. ah e quasi dimenticavo, se non sapete chi è Anne....
Rewatch terza stagione?
"Bruno, smettila di lavorare" sbuffò Leone, guardando il marito che alle 6 del mattino stava stendendo i vestiti appena lavati per chissà quale ragione.
"voglio essere utile" protestò il moro, ma non si oppose quando l'alpha lo prese per il polso e lo portò seduto sul divano.
"Smettila, Bruno. lo sai che non è un problema per me fare i lavori di casa" sussurrò Abbacchio, dolce, spostandogli una ciocca di capelli corvini dietro un orecchio. Gli posò un bacio casto sulla fronte. "e poi, tu sei sempre utile. sei la madre del gruppo"
"Ok, e va bene...ho sonno"
"dormi, piccolo. io sono qui"
Bruno lottò per restare sveglio, ma i suoi occhi si chiusero da soli, portandolo nel mondo sei sogni.
Il marito, d'altro canto, sorrise a quella vista. Voleva restare con lui. Voleva essere sempre sicuro che stesse bene. Ma magari doveva avere una vita sociale.
Decise di scendere in sala comune, dove trovò Rohan a bere del latte e Kira con la fronte spiaccicata sul tavolo. solo loro.
"dove sono finiti tutti?" chiese, aggrottando le sopracciglia. Quella era la stanza in cui passavano la maggior parte del tempo, dove diavolo si erano cacciati?
"oh. non lo sappiamo. sarà la stagione degli amori" borbottò Rohan, con un sorrisetto. Poi si girò verso Kira, che non accennava a muoversi, e il suo sorriso sparí per lasciare spazio a un' espressione preoccupata.
"ehi, sicuro di stare bene? mi sa che dobbiamo trovare Josuke..." borbottò, abbastanza piano da non farlo sentire al nuovo ospite, ma abbastanza forte da essere sicuro che il biondo lo sentisse.
Quest'ultimo si girò a guardare il suo migliore amico. Aveva un'espressione terribilmente sofferente e stava impiantando le unghie nella pelle della sua stessa coscia.
"Kira" chiamò di nuovo Rohan, poggiandogli una mano sulla spalla. Non ebbe risposta apparte il biondo che si alzava e restava in piedi davanti a lui, curvo, con le mani chiuse a due pugni. Per poi correre via.
Il verde si alzò, fece per seguirlo, non prima di aver salutato Leone con un sorrisetto nervoso e semplicemente un piccolo inchino.
Fantastico, adesso Abbacchio era completamente solo. Altro che vita sociale, lì era ancora più solo di come lo sarebbe stato di sopra con Bruno. Sbuffò, pronto ad assistere a tutte le scenette della giornata.
In quell' esatto momento, nella sala entrò Josuke Higashigata. Salutò con un cenno della mano l'unico presente, e si guardò intorno alla ricerca di qualcun altro. Sbuffò.
"hai visto Okuyasu? sarà mezz'ora che lo cerco..." chiese, con la faccia di uno che voleva solo sedersi e non fare nulla.
Leone fece di no con la testa.
"sarà un'ora che lo cerco. mi sono rotto le palle." il moro prese posto sul divano, occupandolo praticamente tutto nonostante fosse da tre posti.
"Bruno?"
"Tutto ok, è nella nostra stanza"
Ritornò un silenzio imbarazzante. quei due non erano mai rimasti soli in una stanza, non si erano mai parlati individualmente, e non avevano intenzione di farlo.
Perciò rimasero in silenzio.
Fece il suo ingresso anche Caesar Zeppeli. Che prese solo una coca dal frigo e restò in piedi a berla, facendo saettare lo sguardo tra gli altri due.
"dove sono tutti?" chiese tra un sorso e l'altro.
"Ah bho" rispose Josuke, scrollando le spalle. Leone fece lo stesso.
Sembrava una giornata molto monotona. Silenziosa. Strano per quella villa.
Josuke, annoiato, abbandonò la stanza. Riprese la ricerca di Okuyasu, controvoglia.
E a un certo punto, si ricordò di una stanza che non aveva controllato.
la stanza di Okuyasu.
sembrava ovvio guardare lì, ma qualcosa fermava il moro dal farlo. o meglio, qualcuno.
Nella strada verso la camera di Okuyasu, c'era quella di Jonathan e Dio. Che avevano il brutto vizio di scopare perfino per i corridoi o in cucina, senza preoccuparsi di farsi vedere come mamma li aveva fatti da chiunque.
Josuke non voleva vederli. Ma doveva. Doveva trovare Okuyasu o sarebbe decisamente morto di noia.
Si fece forza. Salì una rampa di scale.
A sguardo basso, iniziò a percorrere il corridoio. Ma si pentì subito, quando sentì dei versi provenire...da non molto lontano.
"ah..JoJo..."
cazzo, quei due erano attivi. E nel corridoio.
Ma non gli piacevano i muri della loro camera?
Si fece forza e alzò lo sguardo, per vedere almeno da che parte andare per non prenderli in pieno.
Anche allora si pentì subito.
Ma non avevano un minimo di contegno, quei due?
Erano...completamente nudi. Dio, schiacciato al muro, con le gambe che circondavano la vita di Jonathan, mentre quest'ultimo si spingeva dentro di lui.
Cazzo..non voleva vedere quello spettacolino.
Li schivò il più possibile, anche se passando venne travolto dall'odore di entrambi.
Ignorali, Josuke.
Riuscì a raggiungere la porta della stanza di Okuyasu. Buttò fuori un sospiro di sollievo, e tiró fuori le chiavi di scorta che aveva, per poi chiudersi dentro.
Okuyasu era a pancia in giù sul letto, con un controller in mano. E sembrava anche molto concentrato.
"ti ho cercato per un'ora!" sbuffò Josuke, sedendosi sul letto accanto all' amico.
D'altro canto, il ragazzo era così concentrato che non si accorse nemmeno che Josuke aveva cominciato a parlare. Perciò saltò letteralmente in aria quando lo sentì parlare.
"AAAH! oh. ciao."
"bentornato nel mondo reale. da quando giochi ai videogiochi senza di me?" il moro finse un broncio arrabbiato, prendendo il secondo controller.
"non volevo uscire dalla mia stanza. quei due sono qui davanti da pranzo..." rispose l'amico, con un cenno verso la porta. Josuke sbiancò. Che schifo.
"Bro, sicuro di non essere asessuale?" chiese Okuyasu, ironico, andando in cucina per prendere un pacchetto di patatine. L'altro fece spallucce. Non aveva senso per lui identificarsi. Semplicemente il sesso gli faceva schifo. Vedere, sentire, immaginare se stesso. Pratica e teoria lo disgustavano.
I due passarono il resto del tempo a mangiare patatine e giocare ai videogiochi, ma l'immagine di quei due, impegnati a procurarsi piacere a vicenda, non voleva lasciare la testa di Josuke.
⚠️
"JoJo...di più...di più" Dio iniziò a ripetere quelle parole come una cantilena, mentre sentiva crescere in lui l'ennesimo orgasmo della giornata. Riversò, ancora una volta, del liquidò caldo che finì sull'addome del moro.
Questo iniziò a mordere ossessivamente il collo del biondo, come se volesse divorarlo.
Si spinse ancora una, due volte dentro quel corpicino caldo che lo stava facendo impazzire, prima di venire dentro di lui con un gemito roco.
Si separarono, decidendosi a tornare in stanza a darsi una ripulita.
⚠️
"Hanno smesso!" esclamò Narancia, saltellando sul letto nella stanza di mista.
"Grazie signore per aver ascoltato le nostre preghiere" Mista iniziò a ripetere quella frase con le mani congiunte e la testa verso il soffitto, con le lacrime di gioia a far diventare la vista sfocata e gli occhi lucidi.
I due iniziarono a pulire gli eccessi di sale e le candele sciolte che c'erano per terra, soddisfatti. Ancora una volta, il rito aveva funzionato.
Adesso, era completamente silenzioso.
Almeno nella loro stanza.
"Sto morendo, sto morendo, sto morendo" il biondo ripeteva quelle parole sempre più piano, con la voce spezzata.
Era nella sua stanza, nel suo letto, che però era impregnato dell'odore del suo migliore amico.
Quest'ultimo gli stava seduto davanti. Non sembrava minimamente scosso da quella situazione. Solo...dispiaciuto.
"Non stai morendo Kira. Non stai morendo. Ascoltami. È un attacco di dolore. È normale" spiegò il verde, senza staccare lo sguardo dalle iridi marroni dell'altro, dove la pupilla era diventata un puntino minuscolo, quasi invisibile.
"Ro...Fa male..." ripeté l'omega, stringendosi le braccia attorno al ventre.
"Ehi, passerà. Sta già passando, non vedi? Va meglio. Sta tranquillo, ora arriva Josuke. E poi non farà più male, intesi?" Rohan si affrettò a rassicurarlo, tentando l'ennesima chiamata al numero di Josuke. E quando sentì per la ormai decima volta la segreteria telefonica, tirò il telefono in un punto indefinito della stanza, preso dal nervoso.
Lo schianto del dispositivo contro il muro fece sussultare Kira, che si appallottolò ancora di più, stringendosi le ginocchia con le braccia.
"Ok. vado a cercarlo." Rohan fece per alzarsi, ma qualcosa lo fermò.
"Resta qui...ti prego..."
Da soli, gli occhi lucidi del biondo riuscirono a farlo desistere. Non poteva lasciarlo solo. Ma aveva appena lanciato il telefono contro la parete. Cazzo.
"Va bene, resto. Sono qui, tranquillo"
✩
"cazzo, ho quindici chiamate perse da Rohan" borbottò Josuke, con la faccia di uno che sapeva che presto un certo mangaka dai capelli verdi lo avrebbe strangolato.
Corse fuori dalla stanza, con Okuyasu dietro di lui. Bussarono alla stanza di Rohan, ma non ricevettero nessuna risposta.
"dove? dove può essere? dove? dove?" cercò di riportare alla mente qualsiasi cosa avesse a che fare con quel ragazzo, ma non ti veniva in mente nulla apparte...Kira.
"Da Kira" sussurrò fra sé e sé. E ricominciò a correre.
Se aveva chiamato proprio lui, le opzioni erano due.
1. qualcuno aveva bisogno di essere curato.
2. all'improvviso voleva la sua compagnia e voleva dichiararsi e sarebbero stati insieme per sempre.
chissà perché, aveva il sospetto che fosse l'opzione uno, quella giusta.
Si trovò davanti alla porta della stanza di Kira. E iniziò a bussare.
La porta si aprì. E rivelò la figura di Rohan.
"era anche ora, coglione. vieni, Kira ha preso troppi soppressori e sta avendo un attacco di dolore. e vedi di fare bene il tuo lavoro"
✩
"quella è tua figlia?"
Jotaro era in un parco giochi. Ci aveva portato Anne e, non appena si era seduto su una panchina, una donna sulla sessantina dallo sguardo adorabile aveva subito attaccato bottone.
"uh...sì e no."
l'anziana mise su una faccia confusa che la fece sembrare ancora più adorabile.
"sono l'unica sottospecie di adulto di cui si fida, perciò... è come se fosse mio figlio, si" spiegò. si sentiva abbastanza in soggezione a parlare con le persone che non conosceva, ma sopportava.
In quell' esatto momento, Anne si avvicinò.
"JoJo, torniamo a casa. Un bambino mi sta dando fastidio perché si crede più forte di me"
Ogni suo desiderio era un ordine.
Dopo nemmeno dieci minuti, i due erano nella stanza del più grande. Anne giocava ai videogiochi e lui guardava fuori dalla finestra che portava sul balcone enorme che collegava tutte le stanze. Era più un cortile, forse? Non sapeva come chiamarlo.
Si raggelò quando, proprio nella poltrona che stava accanto alla sua finestra, vide...uno spettacolino rivoltante.
⚠️(very breve, lo so)
Weather forecast.
Era inginocchiato, e lo stava prendendo in bocca. Aveva gli occhi rovesciati all'indietro, mentre saltellava su un vibratore con una ventosa che lo teneva fermo sul pavimento.
⚠️
Che schifo, ma non era un alpha?
E soprattutto, quel ragazzo era asessuale. Cioè, magari aveva cambiato idea. Ma era strano.
Il problema era...che non riusciva a vedere chi fosse l'altro ragazzo.
E un altro problema era...Weather era legato?
Era legato, era fottutamente legato.
E per qualche motivo, Jotaro capì che quella non era una di quelle cazzo di legature che faceva la gente con pessimi gusti in fatto di sesso.
Quella era...
Cazzo, qualcuno stava stuprando Weather.
✩
Giorno, nella sua stanza, si era appena svegliato da un sonnellino post scopata.
Appena aprì gli occhi, si rattristò appena vide che Mista non era con lui. Si decise ad alzarsi, e guardare l'orologio. Erano le quattro del pomeriggio.
Non aveva fame. Ed era buio pesto dentro quella stanza.
Decise di aprire la serranda, per fare entrare un po' di luce.
Magari non l'avesse mai fatto.
Si pietrificò non appena questa gli liberó la vista sul cortile.
Oh cazzo.
Weather forecast. Era legato. Era una corda anti-stand. Aveva le lacrime agli occhi e...
Diavolo. Diavolo lo stava scopando, su una cazzo di poltrona da esterni.
Sanguinava.
Weather stava sanguinando.
Diavolo stava stuprando Weather. a sangue.
Oh cazzo.
Spalancò la portafinestra.
Un'altra si aprì in contemporanea.
"WEATHER!" urlarono Giorno e Jotaro in coro. Gli saltarono addosso, e riuscirono a separarli.
"MA CHE CAZZO STAI FACENDO?" urlò Giorno a Diavolo, mentre Jotaro slegava Weather. Gli diede la sua giacca, rimanendo in maglia a maniche corte.
"Perché, non posso farlo?" chiese il rosa, con un tono fintamente innocente, poi si mise a ridere. "lui è stato il primo che ho trovato. Ma effettivamente, nemmeno il tuo culetto sarebbe male." rise.
E Giorno sentì l'effetto dello stand di Diavolo.
Si ritrovò in un secondo sotto di lui.
L'unica cosa che sentì, fu Jotaro che chiamava il suo stand.
"NO!" urlò, con tutta la voce che gli rimaneva. "JOTARO, NON TOCCARLO"
In quello stesso istante, Diavolo mutó in Doppio.
Il rosa si separò subito dal corpo di Giorno, per poi aiutarlo ad alzarsi.
Si guardò intorno. Gli bastò un secondo.
Si chiuse la zip dei pantaloni.
"che ho fatto?" chiese, sbiancando.
Weather e Jotaro lo fissavano con gli occhi spalancati.
Ora sapevano di Doppio.
Cazzo, sapevano di Doppio.
"W-weather.." chiamò, avvicinandosi a lui. Quello non si mosse di un passo.
Gli occhi di Doppio trasmettevano una sola emozione: paura.
Aveva paura.
Lui e Weather forecast andavano molto d'accordo. Parlavano spesso.
E lui aveva paura.
Perché lui adesso sapeva il suo segreto.
Perché il sangue che gli colava per le gambe era colpa sua.
Diavolo rovinava sempre tutto.
Gli stessi occhi che prima mostravano paura, adesso si erano riempiti di lacrime.
Adesso Weather l'avrebbe sicuramente odiato. Aveva rovinato tutto.
Crollò in ginocchio, mentre con una mano si copriva la bocca.
Giorno si portò subito al suo fianco. Gli accarezzò la schiena scossa dai fremiti, mentre gli diceva chissà cosa all' orecchio.
✩
"T-ti prego, perdona Diavolo. Ha problemi di gestione della rabbia e spesso la sfoga sulle persone e....ti prego solo di capire che quello non sono io, Weather"
"Tu...chi sei?" chiese Weather, guardandolo glaciale negli occhi. Aveva tanti dubbi. Quanti lati di lui gli aveva nascosto?
"Beh...sono Doppio Vinegar. Un orfano schizofrenico e autolesionista, che soffre di attacchi di panico, di rabbia, ADHD, disturbo borderline....e di della personalità multipla"
Weather lo guardava semplicemente negli occhi.
"Io- tu-" il bianco fece un lungo respiro e cominciò a parlare "ti prego, dimmi solo se il Doppio che ho conosciuto io...non è un falso"
"no, no che non lo è. quello è il vero me. ma...ho un lato che preferivo non conoscessi" il rosa abbassò lo sguardo, che aveva perso tutta la luminosità.
"allora va bene, doppio"
l'omega alzò lo sguardo, che d'improvviso tornò a splendere.
"t-ti voglio bene, Weather"
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