V CAPITOLO
Quando Louis oltrepassò le porte dalle borchie in bronzo della camera delle udienze, vide il re seduto all'altro capo della stanza su una sedia dallo schienale alto e in piedi a fianco a lui un ragazzo nel quale Louis rivedeva qualcosa di familiare.
La stanza era calda e piccola, e il fuoco scoppiettante alimentato dalla legna la rendeva ancora più viva.
Le pareti erano abbellita di arazzi dai vari colori che donavano luce all'ambiente.
"Forza William, venga qui" lo chiamò il re e Louis andò verso di lui, titubante perché non aveva la men che minima idea di quello che sarebbe successo.
Louis sentiva il suo stomaco cadere a ogni minuto che passava.
"Cosa è successo signore?" Chiese all'istante Louis
"Oh niente di importante" rispose il re con voce malleabile.
Louis guardò il re sorpreso, insomma non poteva esserci sul serio niente, era impossibile. C'era sempre qualcosa sotto.
Spostò poi lo sguardo verso il ragazzo in fianco al re ed era più che certo di averlo già visto, non aveva bisogno di fare tuffi nel passato.
Louis lo fissò per un istante con il sopracciglio incaricato.
"Volevo semplicemente presentarti Liam Payne, è il figlio di un caro amico di famiglia" annunciò l'uomo interrompendo sia il silenzio che i fulmini che Louis stava lanciando immaginariamente verso il ragazzo.
E sul serio avrebbe voluto odiarlo perché aveva un espressione fin troppo gentile e paccata e gli ricordava troppo quelle sale da tè che tanto odiava.
"D'accordo, ha altro d'aggiungere maestà?" Domandò Louis e lo fece cercando di dare un fremito alla sua rabbia repressa.
"Le chiedo solo di essere gentile con il nostro ospite" rispose l'uomo prima di far congedare entrambi i due ragazzi.
Una volta fuori Liam sorrise immediatamente sollevato.
Louis invece no.
Era teso più che non mai, e non sapeva neanche perché lo fosse sinceramente, perché guardando Liam scrutava solo un ragazzo dal buon animo gentile.
Questo però, se Louis non avesse saputo della vera natura di Liam .
"Allora cosa siete tu e il tuo amico, una sorta di Robin Hood?" Domandò aspro Louis.
"Non proprio" rispose Liam avvolgendo il suo braccio sulle spalle di Louis.
E non sembrava un gesto fatto per creare problemi ma Louis non riusciva che a vederci del disprezzo.
Ed eccola lì, pronta per attaccare, la sua immancabile selettività di cui Louis non era mai andato fiero.
Lo guardò con aria piena di disprezzo, senza neanche preoccuparsi dell'effetto che avrebbe avuto, perché dopo tutto non gli importa.
"Okay, scusa non era mia intenzione darti fastidio" mormorò Liam e la sua voce era tenue come la notte, si allontanò da Louis e si incamminò verso il vuoto.
E Louis non ne poteva essere certo ma forse quella cosa che gli stava martellando il petto erano i sensi di colpa.
Quando rientrò nella sua stanza, la prima cosa che vide fu una lettera ripiegata nel modo più casuale possibile sul suo letto.
La prese in mano e la lesse..
Ci mise un po' di tempo a capire il contenuto, visto che sembrava essere stato scritto da un uomo del neolitico, al quale la parola "scrittura" è del tutto sconosciuta.
Ma appena riuscì a decifrarla sbuffò sonoramente riappallottolando il biglietto per gettarlo via.
Una festa, sul serio?...
Louis si buttò sul letto, e puntò gli occhi dritti verso il soffitto, se fosse stato qualcun altro avrebbe di certo deviato l'invito ma infondo.
Fanculo.
Lui era Louis fottuto Tomlinson e sarebbe andato a qualsiasi festa, anche solo per la gioia di annusare di profumi non suoi e di riempire il suo stomaco di alcool fino a vomitare.
Perché finché si parlava di diversi si parlava di Louis Tomlinson.
E finché si parlava di Responsabilità si parlava sempre di Louis Tomlinson. Più o meno...
Angolo autrice:
Ahhh*si strappa i capelli* fa schifo questo capitolo e mi dispiace.
Super corto e super di passaggio
All the love
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