prologo
Eroda 1847
Eroda, era una parola del tutto sconosciuta, un minuscolo e insignificante puntino, tracciato su una cartina geografica srotolata su un lungo tavolo.
Ed era un bene che nessuno fosse a conoscenza della bellezza di quel luogo, così pacifico e illuminato di giorno dai raggi del sole e di notte dal bagliore della luna.
Le coste erano bagnate dal mare che portava a sè i suoi colori e la sua brezza. inoltre era stupendo per gli abitanti di Eroda venire avvolti da quel buon profumo che portava l'aria con sé.
In una piccola casetta, lontano da tutto e tutti viveva un signore, ormai anziano cui unico obiettivo era tramandare alle nuove generazioni le vecchie vicende di quell'isola.
La sua solitudine non era data da un comportamento bruto o svogliato ma ben sì da una scelta, imposta solo che da sé stesso.
Il raccontastorie, così veniva chiamato da tutti i ragazzi e i bambini dell'isola, riceveva ogni giorno visite da parte di ragazzi pronti a riempire la loro testa di storie e sapere o di bambini desiderosi di ascoltare.
E nemmeno quel giorno tardò ad arrivare qualcuno.
L'uomo si alzò dalla sua sedia a dondolo, interrompendo il suo dondolare e spegnendo sul posacenere il sigaro che aveva tra le dita, per andare ad aprire alla porta.
Una graziosa porta in legno color miele, decorata da delle fini e graziose incisioni.
Davanti di lui un ragazzino. Solitamente venivano accompagnati dalle madri o amici, ma lui era solo. Portava sulle spalle un'enorme zaino, che gli copriva l'intera schiena, i capelli biondi sembravano essere fatti d'oro e la pelle, perfetta, non era ancora segnata dalle impurità dell'adolescenza.
Un sorriso gli colpiva il volto, era piccolo e gracile ma aveva tanta voglia di imparare, e l'uomo poteva scorgerla tutta.
"Entra" annunciò il signore, mentre le guance del bambino si tingevano di una sfumatura non indifferente di rosso, sorrise e poi varcò la soglia.
Il raccontastorie si mise davanti ad un enorme libreria allineata al muro color crema, restò lì un attimo a guardare i libri e poi ne estrasse uno dalla copertina rigida.
"Siediti" disse l'uomo indicando il soffice tappeto bianco sottostante alla poltrona a dondolo.
"Hai mai sentito parlare della storia d'amore bianco?" Domandò l'uomo guardando gli occhi grandi e attenti del ragazzo.
"No..." rispose subito, inclinando il collo curioso.
Un sorriso genuino comparve sulle labbra dell'anziano signore, mettendo così ancora più in risaltò i segni dell'età che gli accompagnavano il volto.
"E della storia della principessa Gemma?" Domandò.
"Sii" rispose prontamente "mamma dice ché è stata la regina migliore che il nostro popolo potesse mai avere" Continuò con enfasi.
"Bene, ma non parlerò di lei, bensì di suo fratello Harry e del cavaliere Louis" disse l'uomo, e notò subito lo stupore entrare all'interno del giovane fanciullo.
"Una storia d'amore con due uomini come protagonisti?" Domandò stupito il giovane ragazzo.
"Si" rispose con tono fermo l'uomo.
Andò poi verso la finestra e vi si posizionò davanti, osservando il paesaggio, da lì si poteva intravedere tutto il via vai di gente che camminava lungo i sentieri rocciosi.
"Allora sei pronto?" Domandò l'uomo mentre i suoi capelli bianchi sembravano splendere sotto la luce pomeridiana del sole.
"Certo" rispose il bambino entusiasta.
"Allora mettiti comodo, e ascolta la storia che sto per narrarti" lo avvisò.
Angolo autrice:
Heyy, eccomi qui con una nuova storia, ma ho deciso di postare solo il prologo per ora, voglio prima finire "we're making this part of us togheter" e scrivere un altro paio di capitoli di questa, prima di pubblicarla del tutto, e niente ditemi cosa ne pensate
All the love.
(Dopo secoli posso affermaee che la storia è ritornata WHOOO, so già che i sentimenti dei personaggi non saranno al top e descritti da dio e mi dispiace ma Amen, sono troppo euforica, da non ripubblicarla)
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