Parte terza

Nota per il giudice Animus-ignotus : Genere della storia  -->  Storia d'amore


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Bahìa Blanca, Argentina, 1929 d.C.

Era un'afosa giornata di luglio. Dalla finestra dell'appartamentino, al terzo piano di un vecchio palazzo affacciato sulla baia, Celina poteva ammirare il mare, una tavola blu che rifletteva gli intensi raggi del sole del primo pomeriggio.

E quando sentì la serratura della porta di casa scattare, non si mosse, sicura che si trattasse di suo marito Jair. Le mani di lui sulle sue spalle pochi secondi dopo ne furono la conferma.

L'uomo, dalla figura alta e slanciata, la avvolse da dietro con le sue braccia sottili e allo stesso tempo forti.

Celina si lasciò cullare da quell'abbraccio, godendosi l'odore di quel corpo così familiare, cercando di imprimere nella sua mente ogni singolo dettaglio delle mani che poggiavano sul suo ventre appena rigonfio.

Portava quel segreto da ormai due settimane, ma la missione che avevano affrontato il giorno prima era più importante di qualunque rivelazione, e Jair non poteva permettersi distrazioni.

Ora però che erano lì, al sicuro, la donna sentiva che era giunto il momento di svelare a suo marito della vita che cresceva piano dentro di lei.

Ma proprio un secondo prima che lei potesse aprir bocca, Jair sciolse la stretta che aveva su di lei, si avviò verso l'ingombrante radio posizionata sulla parete nord della stanza e l'accese, lasciando che la languida melodia di un tango invadesse lo spazio circostante.

Celina si voltò a guardarlo e non ebbe bisogno di parole per cogliere l'invito negli occhi dell'uomo. Così gli andò incontro, lasciò che lui afferrasse la sua mano con la destra e le circondasse la vita con la sinistra, per poi abbandonarsi alla sua guida in un ballo carico di sensualità e passione.

Celina e Jair ballarono quel tango come fosse l'ultimo ballo concesso loro dalla vita, donandosi completamente l'uno all'altra, i loro corpi a formare un unico essere danzante, accarezzando con le suole ruvide delle loro scarpe ogni centimetro quadrato del pavimento di legno scricchiolante.

E quando la musica terminò, rimasero in silenzio al centro della stanza, a scambiarsi un muto sguardo, per poi dare sfogo alla tensione sessuale accumulatasi tra loro facendo l'amore proprio lì, sul quel vecchio parquet, con il mare fuori dalla finestra come unico testimone del loro momento di intimità.

Celina e Jair si erano innamorati dalla prima volta in cui si erano visti, quel giorno di tre anni prima, nella piazza principale di Buenos Aires, durante una protesta antigovernativa.

C'era qualcosa nei loro sguardi che gli aveva permesso di capirsi al volo: una sorta di mutuo riconoscimento, un che di familiare che li aveva spinti inevitabilmente l'uno verso l'altra.

E da quel giorno avevano condiviso tutto: l'amore, la vita e la visione politica. Ed era per quel motivo che, quando un mese prima Jair aveva esposto a Celina il suo piano per uccidere il presidente Yrigoyen, lei non si era opposta.

Al contrario: gli aveva offerto il suo aiuto.

E così, il giorno prima, si erano appostati insieme fuori dall'enorme villa abitata dall'uomo che aveva guidato l'Argentina nella crisi economica più profonda degli ultimi cento anni, pronti a fare fuoco con una pistola nascosta sotto la giacca di Jair.

Non appena Yrigoyen aveva fatto capolino fuori dal cancello della sua abitazione, Jair non aveva esitato a sparare. Il colpo, però, aveva mancato la testa, finendo unicamente per ferirlo ad un braccio.

Da quel momento non avevano fatto altro che scappare, con la polizia argentina alle calcagna.

Ma in quel momento, tra le braccia di suo marito, in una città così lontana, Celina si sentiva al sicuro.

«Jair, devo dirti una cosa» esordì lei rompendo il silenzio.

«Quello che vuoi amore mio» la invitò lui, accarezzandole i lunghi capelli color del grano, in perfetto contrasto con i suoi, neri come la pece.

Celina esitò ancora qualche secondo, poi prese coraggio e parlò tutto d'un fiato.

«Sono incinta.»

L'uomo sentì il suo cuore mancare un battito, gli occhi sgranati per la sorpresa. Ma decise che non era necessario aggiungere altro; si chinò su di lei, stesa al suo fianco sul pavimento, e la baciò piano sulle labbra, per poi spostarsi verso il basso e accarezzare il pancino ancora poco visibile di Celina, con un sorriso in volto in grado di illuminare tutta la stanza.

La loro gioia era così grande, che nessuno dei due sentì i passi affrettati salire le scale del palazzo, per poi fermarsi dinanzi alla porta del loro appartamento.

Dei colpi bruschi alla porta e una voce profonda interruppero il loro momento: «Jair Soportar! Polizia! Apra immediatamente la porta!»

A quel suono, Celina sentì il sangue gelare nelle vene.

La polizia li aveva trovati, ormai erano in trappola.

Jair si affrettò a rivestirsi e subito corse nell'altra stanza, per prendere la pistola con cui aveva sparato al presidente e lanciarla dalla finestra, nella speranza che nessuno lo notasse.

I poliziotti sull'uscio continuarono a picchiare contro la porta, fino a quando non riuscirono a sfondarla.

Jair e Celina si guardarono negli occhi, consapevoli di non avere via di scampo.

«Non dimenticare mai quanto ti amo» sussurrò lui all'orecchio della donna.

Lei, ormai preda di un pianto disperato, si aggrappò al suo braccio più forte che poté, fino a quando un militare non la afferrò con forza e non le legò i polsi dietro la schiena, schiaffeggiandola prima in pieno volto per farla smettere di urlare.

Alla vista di sua moglie trattata così brutalmente, Jair provò a ribellarsi e a sciogliersi dalla stretta degli altri due poliziotti, invogliando così un terzo ad estrarre la pistola e a sparargli un colpo in pieno petto.

Celina rimase impietrita, svuotata di ogni forza e resistenza, a contemplare l'uomo che amava agonizzante a pochi passi da lei, senza portelo abbracciare e baciare un'ultima volta.

Senza poterlo salvare.

Quando, sette mesi dopo, diede alla luce due gemelli in un'umida stanza del carcere della capitale, Celina poté rivedere per un secondo il volto di Jair nei loro, arrossati e paffutelli, così pieni di amore.

E fu in quel momento che la donna maledì il destino per aver condannato due innocenti ad una vita da orfani e da miserabili, senza speranza alcuna di redenzione.

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