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A passi lenti i due ragazzi procedevano nel corridoio, come se arrivare alla base fosse l'ultimo dei loro interessi. Perché andare veloce quando non c'è nient'altro di più interessante da fare? Niente da rincorrere?
Ogni tanto, tra una parola e l'altra Sascha alzava lo sguardo e guardava Stefano. Nei suoi occhi finalmente trovava pace e serenità. Quel tipo di pace che proviene dalla sicurezza sul fatto che non lo avrebbe perso ancora. Stefano gli sorrise.
"Ho qualcosa sulla faccia vero?"
Sascha scosse la testa e ridacchiò. "Sei soltanto bello." Disse a bassa voce, facendogli l'occhiolino.
Stefano si guardò le scarpe, imbarazzato e allo stesso tempo arrossito.
Se ci fosse stato qualcuno in quei corridoi e stesse camminando con decisione, correndo rumorosamente, loro non l'avrebbero sentito. L'unica cosa che erano in grado di ascoltare erano le sensazioni che si ribaltavano e si ricomponevano nuovamente. Si concentravano solo su l'un l'altro, proprio come se il resto del mondo non esistesse.
Stefano pensava che l'amore fosse proprio quello, non accorgersi degli altri quando hai davanti a lui, non riuscire a vedere nessun altro oltre a lui anche in presenza di mille altre persone. Sostanzialmente l'amore era avere la mente e il cuore completamente rapiti da quella persona, la mente memorizzava i tratti, le smorfie e le abitudini e il cuore ricordava sempre come ci si sente ad averlo vicino.
"Forse dire che mi sei mancato non è abbastanza..." Disse il corvino. "Cioè quella parola... Non definisce esattamente quello che voglio dire. Mi sei molto più che mancato, ecco.." Impacciato e imbarazzato il corvino continuò a parlare, sotto lo sguardo curioso e compiaciuto del castano.
Quest'ultimo gli prese la mano e la strinse, per poi avvicinarlo a sé.
Continuavano a camminare allo stesso ritmo, solo che ora fra loro non c'era un metro di distanza. Gli sguardi non erano più sfuggenti e timidi, e il calore nel petto di faceva ancora più presente.
"Come sono carini..." Commentò una voce familiare poco più lontana.
Quando i due votarono lo sguardo verso di loro si ritrovarono davanti Salvatore. Quest'ultimo aveva le braccia incrociate ed era appoggiato al muro.
Sascha e Stefano si scambiato no un occhiata veloce. Non si erano davvero accorti della sua presenza, e di quella di Giuseppe, che era esattamente dietro di lui. Il corvino sbuffò osservando l'espressione divertita di Salvatore.
"Poteva metterci di più sai? Lo sguardo incatenato gli uni negli altri occhi, le mani che si tenevano talmente forte come se il mondo intero stesse cercando di farle staccare... Insomma, sembrava una scena in slow motion." Continuò, gradendo sempre di più le espressioni arrabbiate e scocciate della coppia.
"Andiamo si o no?!" Chiese ad un certo punto il castano, innervosito.
"Certo certo." Salvatore iniziò ad incamminarsi seguito dagli altri. "Ma avete mai pensato di fare gli attori? Quella era una scena da Oscar!"
Sascha alzò gli occhi al cielo, sussurrando che lo avrebbe ucciso. Stefano in risposta gli disse di calmarsi, tanto dopo altre due o tre battute si sarebbe fermato.
Giuseppe nel frattempo si era limitato a ridere, e ad acconsentire ad alcune strane insinuazioni di Salvatore, che non smetteva di prendere in giro i due amici. Poco dopo però, proseguendo questa volta ad una velocità mediocre, si accorsero di uno strano rumore e Salvatore smise di parlare.
Si fermarono sul posto ed iniziarono a guardarsi intorno. Sembrava esser stato un giro di chiavi in una porta, il che faceva pensare alla presenza di qualcuno. La paura iniziava a dominare l'animo dei ragazzi che si guardavano terrorizzati. Se c'è qualcosa di cui avere paura è sempre ciò che non conosci.
"Corriamo?" Sussurrò Stefano sempre vigilante.
Sascha annuì d'immediato, e proprio in quel momento sentirono il rumore definitivo. Alla loro destra, si era aperte la famosa porta rinforzata con su scritto "exit". Uno sguardo di avvertimento da parte di Giuseppe fu abbastanza per dare il via. Il gruppo si divide nuovamente. L'unica cosa importante era correre il più veloce possibile. Quando Giuseppe di girò per vedere chi li stesse inseguendo, vide degli uomini armati. Da come erano vesiti capì che era la polizia ma continuò in ogni caso a correre.
Stefano e Sascha correvano l'uno al fianco all'altro.
Stefano si rendeva conto che la situazione era critica. Erano già inseguiti da un numero considerevole di uomini, ma ogni volta che di girava ne vedeva di nuovi. Fece cenno a Sascha di continuare a correre ma il corvino non capiva le sue intenzioni. Alla fine fu costretto ad ammettere a sé stesso che non aveva altra scelta.
"Vai al portale!" Gli urlò, ormai senza fiato. "Io andrò alla botola." Dichiarò infine.
Stefano per qualche secondo sembrava voler rifiutare la richiesta del corvino, ma ripensandoci di accorse che non aveva molta scelta. Era arrivato il momento di attraversare quel dannato portale. Fece cenno a Sascha di stare attento, e girò a sinistra, separandosi dal fidanzato.
Appena fuori dalla destinazione che i suoi amici non erano riusciti a raggiungere, si trovava Scott che camminava quasi trascinandosi, scoraggiato. Non sapeva se doveva essere triste o arrabbiato, così nel dubbio era entrambi. Triste perché non si aspettava un tale tradimento e arrabbiato perché non capiva il motivo. Era sempre stato il miglior fratello che poteva essere, in modo da non poter ricevere altro che buone azioni in cambio ma ora la vita aveva trovato un altro modo per ribadire il fatto che non basta fare del bene per riceverne. Il karma non funziona esattamente come pianificato.
Certe volte le persone che fanno del male semplicemente se la passano bene, mentre le persone per bene si torturano la coscienza e hanno una vita assai mediocre.
Non riuscendo a pensare ad altro in quel momento che all'unico posto che lo rendeva felice, cioè il luogo in cui era sempre stato da solo, il suo pensiero tornò al portale, e il suo passo si fece più veloce.
Perché restare se non c'era nessuno a trattenerti?
Poco dopo si ritrovo con la testa piena di questa pensieri e il portale davanti.
A distrarlo fu una voce lontana, la voce di Stefano che gli urlava di entrare.
"Stanno arrivando! ENTRA!!"
Scott rimase fermo confuso, passando con lo sguardo dal portale a Stefano. Chi stava arrivando? Non fece in tempo a rispondere alla domanda perché Stefano lo prese per il braccio e si catapultò all'interno del portale insieme a lui.
Salvatore purtroppo aveva avuto una reazione ritardata rispetto ai suoi amici, e per qualche secondo era rimasto fermo con lo sguardo posato sulla porta mentre quest'ultima si apriva. Gli occhi poi scivolarono sulle dita di una mano che velocemente spingeva la porta. Fu solo in quel momento che il ragazzo se ne accorse.
"SALVATORE!" Gli urlò Giuseppe, che però non smetteva di correre.
Il ragazzo allora spalancò gli occhi, ma era troppo tardi, gli uomini erano già dentro, a qualche metro da lui. Salvatore si girò verso Giuseppe ed iniziò a correre ad una velocità che non pensava di aver mai raggiunto prima. Nel correre però inciampò in un tavolino con gli angoli appuntiti e cadde per terra. I pantaloni si strapparono e lui strillò dal dolore.
"Cazzo" Disse tra una smorfia e l'altra, mentre si teneva la gamba. Iniziava a sentire i passi avvicinarsi e nel mentre il suo cervello cercava di elaborare un piano. I pantaloni erano incastrati, perciò l'unica soluzione sarebbe stata toglierli.
Il ragazzo imprecò e si tolse i pantaloni velocemente, per poi rimettersi in piedi e riniziare a correre.
"Il portale." Sussurrò con respiro affannato.
Sapeva che Stefano probabilmente era già lì, lui perlomeno aveva preso la strada giusta. Mentre i suoi passi si facevano sempre più rumorosi ogni volta che toccavano il pavimento e la velocità si faceva maggiore, i suoi occhi scrutavano con curiosità ogni cosa che captavano: le finestre, le camere, i muri. Aveva vissuto per ormai mesi lì dentro e provava una strana sensazione di allegria e rammarico quando il suo pensiero cadeva sul portale, l'unica via d'uscita.
Finalmente avrebbe sentito la libertà accarezzargli la pelle.
Quando arrivò al portale fece giusto in tempo a vedere Scott e Stefano che ci entravano. Esattamente dall'altra parte del corridoio gli venivano incontro circa sette uomini, correvano come dei dannati e il loro unico obbiettivo era lui.
"Merda..." Sussurrò.
L'unica soluzione era il portale, ma doveva essere più veloce di loro nel raggiungerli. Si guardò intorno per qualche secondo, il suo pensiero passò velocemente su Sascha, Cam, Giuseppe e Lydia. Subito dopo non ci fu altro nella sua mente se non l'ansia del momento. Salvatore fece un balzo, evitò la presa dell'uomo che aveva di fronte e si gettò nel portale con una rapidità impressionante.
Ad una sola cosa non aveva pensato: i pantaloni.
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