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FLASHBACK
Scott e Stefano erano usciti dalla base, c'era poco cibo e qualcuno doveva pur recuperarne un po'.
"Dove andiamo?"
Chiese Scott.
Camminava come se fosse d'obbligo, ed effettivamente lo era, perché lui non aveva molta voglia di uscire dalla base.
"Non lo so."
Rispose il castano alzando le spalle.
"Il terzo piano l'abbiamo già esplorato, andiamo al quarto?"
S
cott annuì e i due raggiunsero il quarto piano attraverso le scale, visto che l'ascensore non voleva collaborare.
Una volta arrivati, i due si divisero.
"Ci vediamo qui fra dieci minuti. Non fare tardi."
Disse Scott, prendendo la destra ed iniziando ad incamminarsi.
"Ma senti chi parla, il ritardatario."
Urlò Stefano ridendo.
I
l castano entrò nella prima stanza che gli capitò sotto gli occhi, peccato che al suo in interno non ci fosse niente, e anche perlustrando la seconda e la terza stanza, Stefano non ebbe ottimi risultati, affatto.
"Cazzo"
Sussurrò, ormai spazientito, quando entrò nella quarta camera.
L'unica cosa che riuscì a recuperare in quella stanza, dopo aver controllato l'armadio, i vari cassetti, e perfino sotto il materasso, fu una pasta di denti ormai andata a male.
"Ma quanti anni ha questa struttura?"
Disse ad alta voce, parlando con sé stesso.
Scott, ebbe anche lui scarsi risultati, nelle varie stanze che aveva controllato, aveva trovato solo una coperta rossa.
La prese perché poteva essergli utile, ma non rientrava nei suoi obbiettivi trovare una coperta.
"Trovato qualcosa?"
Chiese Scott quando ormai i dieci minuti erano scaduti e due si erano ritrovati davanti alle scale.
Stefano scosse la testa in segno di negazione e iniziò a scendere le scale per tornare al secondo piano.
Loro non avevano molto da dirsi, si conoscevano da poco e a mala pena parlavano, era il motivo per cui Stefano aveva chiesto a Giuseppe se poteva andarci con qualcun altro, ma Giuseppe aveva rifiutato, così il castano non aveva avuto alcuna altra scelta se non di chianare il capo, e uscire accompagnato dal biondo.
Scott era rimasto piuttosto deluso da questa sua reazione, sapeva di essere molto simpatico e odiava, invece, sapere che la sua compagnia non fosse gradita.
"Entriamo?"
Chiese Stefano facendo cenno al laboratorio.
"Ma ci è già andato Salvatore!"
Esclamò Scott.
V
oleva evitare di allungare l'avventura di cui non voleva essere il protagonista.
"Si ma magari non ha controllato bene"
Affermò il castano.
S
cott sbuffò e Stefano non ci mise più di tre secondi a ricominciare a camminare verso il laboratorio.
"Almeno aspettami!"
Disse Scott, considerato il passo veloce del suo amico.
"Sei una lumaca."
Lo ammonì Stefano.
S
cott alzò gli occhi al cielo ed entrò per primo all'interno del laboratorio.
"Quanti computer."
Disse, andandosi a sedere nella scrivania principale, si poteva notare che lo era perché era distanziata dalle altre, e c'erano dei gradini attorno.
"Richiede una password."
Disse Scott guardando lo schermo del computer.
"Prova 1234."
Suggerì Stefano, che era situato esattamente dietro di lui.
Il biondo non se lo fece ripetere due volte e digitò le cifre.
Rimase a bocca aperta quando vide che funzionò davvero.
"Quale idiota mette questa password?"
Si chiese, cercando tra i vari file del computer.
Cercando nell'archivio, su Drive e nella cronologia non aveva trovato niente. Pensò allora di lasciar perdere, perché tanto non avrebbe trovato altro.
"Non c'è niente"
Sospirò e si alzò dalla sedia, deluso.
Fu sostituito immediatamente da Stefano, che avendo più conoscenze del computer, non si voleva arrendere.
"Faccio io"
Affermò andando a cercare nella spazzatura del computer.
Appena aperto, vide un documento chiamato 'La via di uscita: il portale'
"Interessante"
Disse Scott, dando al castano il cinque con il palmo della mano.
"Leggi ad alta voce."
Gli disse Scott, più come un ordine che come una richiesta.
Infatti ricevette un'occhiataccia da parte del castano.
"Perché? Non sei capace di leggere?"
Gli chiese Stefano prendendolo in giro.
"Eddai"
Disse il biondo sbattendo un piede per terra, proprio come fanno i bambini arrabbiati.
Stefano rise, e poi decise di iniziare a leggere ad alta voce.
"Il portale è una delle vie principali di uscita dal manicomio, è nascosto in una delle stanze del grattacielo, perché i dottori non vogliono che noi lo troviamo.
Ma se ci organizziamo noi siamo più forti.
Ho già visto delle persone uscire, sostanzialmente basta visualizzare il luogo dove vuoi apparire, bisogna crederci veramente o altrimenti il portale non farà altro che bruciarti vivo.
Sembra essere un composto di fuoco, elettricità, gas e magnesio ma un umano è in grado di resistergli.
Gli umani speciali sono in grado di resistergli e scappare da questo inferno. Ricordate: insieme siamo più forti.
Noi non siamo pazzi, e non meritiamo di stare qui dentro, i veri pazzi sono là fuori che camminamo per le strade e noi scontiamo la loro pena.
È ora di porre fine a tutto questo, è il momento per ribellarci e riprenderci la noatra libertà."
Stefano aveva cercato di scandire bene ogni parola, con le giuste pause ed intonazione.
Sembrava essere un documento importante.
"Questo era un fottuto manicomio."
Sussurrò Stefano, deglutendo.
"UN MANICOMIO!"
Urlò questa volta.
"Probabilmente c'è ancora gente qui, siamo noi i veri pazzi che non usciamo. Dobbiamo trovare quel portale e dobbiamo farlo subito.
Io non ci resto un secondo di più in un manicomio."
Parlava velocissimo e non voleva calmarsi.
Sapere di essere in un manicomio lo stava facendo impazzire.
"Stefano, ti devi calmare, usciremo da qui ok? Ma per ora se ti metti ad urlare ed è vero che qui non siamo soli, allora non farai altro che attrarli verso di noi."
Gli spiegò il biondo, avvicinandosi lentamente a lui.
"Io... Quando mi sono svegliato in questo posto, c'era un uomo, non sapevo chi fosse..."
Anche solo raccontarlo per lui era come una tortura.
"Io non avevo gli occhiali e... e lui mi stava venendo addosso."
Aveva le lacrime agli occhi e un batitto fin troppo rapido.
"Io l'ho spinto."
Continuò.
S
cott gli fece cenno di andare al dunque, stava morendo dalla curiosità, e non trovava un modo per poterlo calmare.
"Lui è caduto dalla finestra su un palo enorme di ferro, di quei cancelli che circondano il palazzo.
È morto Scott, non so chi sia ma è morto."
Stefano si sedette sulla sedia nuovamente, con la testa fra le mani.
Scott rimase visibilmente scioccato, ma dopo aver assimilato l'accaduto, si avvicinò a Stefano e lo abbracciò.
"Non l'hai fatto apposta, e poi quello era sicuramente un pazzo che stava qui dentro da decenni."
Sottolineò Scott.
Stefano alzò lo sguardo e annuì, si asciugò le lacrime con la maglietta e si alzò per uscire dal laboratorio, seguito da Scott.
FINE FLASHBACK
Stefano e Scott ne avevano parlato.
Era stato un errore, un tremendo errore, ma sul momento non era ciò che stavano pensando, anche se erano già al corrente di quanto fosss sbagliato.
Camminavano uno accanto all'altro, senza spiccare parola.
Il loro obbiettivo era quello di raggiungere gli altri, scusarsi, e tornare alla normalità.
Perché se prima non avevano commesso alcun tradimento, e non avevano motivo per cui scusarsi, ora il delitto era stato commesso.
Ormai non vi erano scuse per non farlo.
Arrivati al secondo piano, trovarono davanti alla macchinetta Cam, Sascha, Giuseppe e Salvatore. Erano tutti lì.
Stavano cercando di svaligiare anche quella.
Era l'unica macchinetta rimasta nell'intero piano, e precedentemente avevano deciso di non prendere il cibo in modo da lasciarlo refrigerato.
"E voi che ci fate qui?"
Chiese immediatamente Salvatore.
L
a sua rabbia era capace di incrementarsi da 1 a 1000 in pochi secondi.
Gli bastava avere davanti le facce di Stefano e Scott.
"Volevamo... Scusarci. È vero, non siamo stati del tutto leali ma dovete sapere che la botola non era per noi, anzi.
Noi abbiamo intenzione di uscire attraverso un portale e stavamo cercando un modo alternativo per voi, tutto qui.
Il punto è che volevamo essere certi che fosse qualcosa di possibile, senza dovervi illudere di una uscita che magari neanche esisteva."
A parlare, era stato Scott, che aveva preso tutto il suo coraggio per farlo.
"E del tradimento che dici?"
Chiese rude Salvatore.
In quel momento calò il silenzio.
"Quindi mi hai davvero tradito? E io che quasi ti credevo."
Sascha si maledì in quel momento. Stava pure per credergli. Fortunatamente non l'aveva fatto.
"Non prima di stasera."
Sottolineò il castano.
"Non era successo niente. Lo giuro, non fino a ieri almeno."
Non aveva altra scelta se non essere totalmente onesto, o avrebbe perso il corvino.
"Resta il fatto che mi hai tradito, prima o più tardi, poco importa quando."
"È stato solo un bacio!"
Esclamò Stefano, avvicinandosi a lui.
Gli prese una mano ma il corvino si scansò rapidamente.
"Ho bisogno di tempo, Stefano."
Gli disse Sascha, allontanandolo con la mano.
Il castano annuì, e prese le dovute distanze.
Salvatore e Scott invece, rimasero distanti.
Sal non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
Per quanto lo rigurdava, la loro relazione era ufficialmente finita.
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