52

Stefano e Scott si erano svegliati il giorno dopo per colpa della luce emanata dal sole. Purtroppo dopo l'esplorazione del giorno precedente, era l'unica camera che avessero trovato dove si sentivano al sicuro: aveva una chiave e quest'ultima gli permetteva di chiudersi dentro.

Dopo esser stati cacciati dal loro 'bunker' era il minimo avere un luogo protetto.

"Scott! SCOTT"
Il castano lo scosse per farlo alzare e Scott sbuffò, girandosi finalmente verso Stefano.

"Non credi che sia ora di svegliarsi?"
Insinuò Stefano dandogli una pacca sulla spalla.

"Forza alza il culo"
Lo incitò con un gesto della mano.
Il castano si mise lo zaino sulla spalla e aprì la porta della stanza.

Scott alzò gli occhi al cielo e si preparò anche lui per uscire.

"Dovresti almeno avere la delicatezza che permette ad un uomo appena svegliato di poter iniziare la propria giornata."

"Tu dormi troppo Scott."
Affermò quasi ridendo Stefano.

I due si diressero verso la solita direzione.

"Anzi sai che c'è? Vado io, tu torna pure a dormire"
Gli disse Stefano indicandogli la via per ritornare nella stanza.

"Sei sicuro?"
Chiese il biondo, fermandosi a pochi passi da dove poco prima si era fermato Stefano.

"Sì certo"
Scott gli augurò buona fortuna, dopo gli avvenimenti della giornata prima, ne aveva bisogno. A meno che non fosse diventato pazzo.

Lui si diresse verso la stanza e si buttò sul proprio letto pronto per addormentarsi nuovamente, anche se in realtà fu più difficile del previsto.
Da quando era lì dentro, perfino dormire era diventato impossibile.

"Ho trovato qualcosa!"
Urlò entusiasta Giuseppe uscendo dallo sgabuzzino.

Salvatore si soffermò a guardare lui e quello che teneva in mano in modo strano.

"Perché eri nello sgabuzzino?"
Chiese chiudendo il libro che aveva in mano, e rivolgendo al maggiore un sorriso divertito.

"Stavo leggendo, in un posto più comodo e senza altre persone, sai, la pace si sente molto meglio lì dentro"
Fece cenno al luogo in cui era stato fino a quel momento.

Cam si avvicinò a loro, interessato all'oggetto che Giuseppe aveva: una torcia.

"Oh andiamo, è un buco!"
Esclamò Salvatore scuotendo la testa prima di ritornare a prestare attenzione al suo libro.

Giuseppe alzò gli occhi al cielo in reazione all'esclamazione stupida di Salvatore.

Sascha, che fino a quel momento non aveva rivolto attenzioni a nessuno di loro, alzò il capo dal letto e li guardò uno ad uno.

"Che sta succedendo?"
Chiese per poi sbadigliare.

"È presto."
Affermò ributtandosi sul letto.

"ho bisogno che tu vada a cercare delle pile"
Gli disse Cam, con un tono che sembrava indicare un ordine.

"Cam, mi sono appena svegliato perciò se vuoi delle pile vattele a cercare."
Gli rispose il corvino, infastidito dal precedente tono di voce dell'amico.

Cam sbuffò e andò a svegliarlo.

"Puoi bere un thé se vuoi, o del latte"
Gli disse.

"Anzi, meglio il latte, il thé neanche c'è."
Constatò sorridendo.

Il suo tono di voce si addolcì e perciò Sascha decise di alzarsi e andare a prendere quelle pile.

"Sappi che quando torno voglio del buon latte!"
Disse a Cam prima di prepararsi uno zaino pronto per uscire.

"Dammi la torcia, così non sbaglio a prendere le pile."
Disse a Giuseppe, che gli passò la torcia senza farsi troppi problemi.

"Se vuoi compagnia vengo con te."
Disse Salvatore, chiudendo frettolosamente il libro un'altra volta.

"No, veramente ho bisogno di riflettere e forse è meglio se lo faccio da solo."
Sperava di non averlo offeso con quella risposta, ma ne aveva davvero bisogno.

Gli rivolse un sorriso e poi aprì la porta, l'ultimo rumore che sentì fu proprio quest'ultima che si chiudeva alle sue spalle.

Nel frattempo che Sascha cercava le pile, Cam si organizzava con Giuseppe e Salvatore per raggiungere la botola e verificare effettivamente cosa fosse.

La torcia poteva essere utile per scendere laggiù.

"Dai forza ragazzi, avete mangiato abbastanza per oggi"
Puntualizzò togliendo un pezzo di pane dalle mani di Salvatore e finendo di mangiarlo.

Ricevette un occhiataccia contrariata da Salvatore, che, arrabbiato, prese il suo zaino e si catapultò fuori dalla porta.

"Vuole solo mostrarci la strada..."
Disse il rosso a Giuseppe, che come lui, era rimasto fermo a guardare la scena.

"Penso che non gli piaccia che gli rubino il cibo."
Constatò Salvatore

"Eh no, per niente"
Disse Giuseppe ridendo.

Prima di uscire dalla stanza per seguire il loro amico, che doveva essere ormai lontano, diedero un ultimo sguardo alla ragazzina che dormiva su uno dei letti. Aveva la coperta dalla testa ai piedi.

Cam sorrise nel guardarla.
La sua sorellina era con loro.
Da una parte era felice di ciò ma dall'altra sarebbe stato meglio se lei fosse stata il più lontano possibile da questo posto.

Qualcuno però, mentre loro si allontanavano, era quasi arrivato a destinazione.

Stefano e Scott non avevano cibo e perciò non gli restava altro che andarlo a chiedere agli altri, nella speranza che almeno li lasciassero mangiare qualcosa.

Stefano bussò numerose volte alla porta, ma nessuno aprì, così ci penso lui ad aprirla.

Avevano un piccolo truchetto, se qualcuno entrava, loro lo sapevano perché il pezzo di carta in mezzo alla porta cadeva.

Entrò e ci mise poco a realizzare che non era solo: la ragazza era ancora lì, dormiva, ma nulla gli impediva di svegliarsi da un momento all'altro.

Sospirò, e poggiò lo zaino sopra una delle mensole.
Dopodiché lo aprì e si mise a fissare la loro dispensa, decidendo che forse era meglio che loro non scoprissero mai che lui e Scott avevano bisogno di cibo. Avrebbe preso comunque poco, il necessario, per il resto si sarebbero arrangiati.

Prese qualche barretta di cioccolato, patatine, succo, latte, merendine e qualche altro cibo più soddisfacente.

Tutto ciò, senza fare il minimo rumore.

Ciò che Stefano non poteva sapere perché non ne era a conoscenza, era che Sascha era esattamente dietro di lui.

Aveva trovato le pile piuttosto in fretta così era tornato indietro.

"Così ora ci derubi anche."
Affermò deluso il corvino sotto voce.

Stefano al sentire la sua voce tremò e i pacchi di cibo confezionati che stava mettendo dentro lo zaino, gli caddero dalle mani.

"No, vi stavo cercando ma non c'era nessuno"
Puntualizzò.

Raccolse ciò che gli era caduto da terra e lo rimise sulle mensole.

Sascha rise.

"E ti dovrei credere?"
Insinuò indicando lo zaino, ormai stra pieno.

"Cosa pretendevate che facessimo eh? Questo cibo l'abbiamo procurato anche noi. Ci spetta almeno una parte di esso, e smettila di guardarmi con quegli occhi accusatori."
Gli disse guardandolo negli occhi, per poi distogliere subito lo sguardo.

"Lo sai benissimo che niente di ciò che hai detto è vero."
Stefano lo sperava davvero, che fosse stato abbastanza intelligente da non credere al veleno che era stato sputato da quella bambina.

"Hai preferito credere a lei e non a me."
Nonostante sapesse che avrebbe dovuto scusarsi, preferì lasciarsi sbollire sul corvino, che ancora era lì, davanti a lui, e non si era mosso.

"Mi sembra che ci siano abbastanza prove. Sono innamorato non cieco"
Rispose Sascha.

Finalmente decise di fare qualche passo verso il castano ma non fu per abbracciarlo o fare pace come Stefano sperava, semplicemente aprì lo zaino e buttò fuori tutto ciò che Stefano vi aveva messo fino a quel momento.

"Sei venuto qui e non hai trovato nessuno, ora ci sono io. Decido io cosa puoi portare via"
Affermò rimettendo dentro alcuni degli oggetti sulla mensola.

Stefano si mise in un angolo e rimase fermo a guardarlo, con sguardo malinconico.

"Mi manchi"
Ammise poco dopo, in un sussurro.

Sascha però lo aveva sentito, smise per un secondo di mettere le cose dentro lo zaino e si voltò verso di lui.

"Io non ho scelto di credere a lei, sarebbe stato più facile farlo. Ha mentito anche su di me, perciò non sono sicuro di ciò che ha detto, ma su una cosa ha ragione: nessuno, a parte voi, sapeva della botola. Avete preferito tenerlo per voi e noi siamo un gruppo, lavoriamo insieme e ciò può essere preso come tradimento."

Concluse, chiundendo successivamente lo zaino e lanciandolo amichevolmente a Stefano.

Anche a lui certamente mancava Stefano, gli mancava il loro rapporto, ma non poteva far finta di niente.

"Ci penserò, devo ancora decidere a chi credere"
Disse guardando il castano.

Gli aprì la porta e lo fece uscire.

Non sapeva quando l'avrebbe rivisto, sperava presto però, non vedeva l'ora che tutto ciò finisse e potesse riavere fra le sue braccia Stefano, voleva credere nella sua innocenza, ma non aveva una prova che dimostrasse la sua innocenza, quindi doveva aspettare che si trovasse una prova che lo scagionasse dalla sua accussa.

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