15

Giuseppe dormiva ancora, si rigirava continuamente sul letto, stava facendo un incubo.

Stefano si svegliò a causa delle sue urla, si sfregò un po' gli occhi e poi decise di mettersi gli occhiali per vedere cosa succedeva.
Si alzò dal pavimento in cui erano posate le coperte, camminò fino da Giuseppe, si accovacciò vicino a lui e li mise una mano sulla fronte. Constatando che avesse la febbre visto che era molto caldo e sudato.

Uscì dalla camera e si guardò attorno.
Quel ragazzo aveva una certa prudenza in tutto

Proseguì praticamente correndo,era vicino al laboratorio ma quella non era la sua meta.

Salvatore raccolse a raffica, spaventato, tutti i fogli e li radunò disordinatamente sullo scaffale sopra, fece giusto in tempo;
La figura di Sascha entrò lentamente,anche lui spaventato dal fatto che c'era qualcuno dentro
"Sal che ci fai qui"
Maneggiava con alcuni attrezzi per le mani.
Salvatore si guardò intorno, cercava una scusa plausibile "Cercavo della tinta per fare i capelli gialli vedi?"
Prese la scatoletta della tinta.
Era la prima scusa che li veniva in mente
"Davvero?"
Sascha scoppiò a ridere
"lo volevo fare dopo esser tornato a casa dalla fiera!"
Esclamò Salvatore.
Odiava essere preso in giro.

Sascha inclinò la testa e strinse le sopracciglia, facendo dei passi verso Salvatore, intimidendo il piccolo.

Aveva paura, credeva che l'avesse scoperto
"Tu ti ricordi di cos'è successo prima?"
Chiese Sascha giocando con la scatola
"Eravamo sul furgone diretti ad Udine perché?"
Salvatore si mise comodo seduto sulla sedia in cui era prima.

"Dobbiamo ricostruire quello che è successo durante il viaggio"
Disse Sascha portandosi le mani nella nuca
"Dici che mi devo lavare i capelli"
Intanto Salvatore faceva l'idiota "Lasciamo i capelli a dopo Surry"

Salvatore lasciò la tinta sopra la scrivania, decise di fidarsi, di non cambiare posizione ai fogli.

Giuseppe ormai si era svegliato,si era dotato di zainetto, si era seduto su una sedia davanti ad  una scrivania mentre faceva colazione

Aveva preparato tutto un servizio.

Non si preoccupava degli altri 3, tanto sarebbero tornati, o almeno lui la pensava così.

Poco dopo la porta della camera in cui era si aprì, nessuno entrò e il che fece preoccupare Giuseppe che si munì di coltello e raggiunse la porta con molta prudenza.
Era a pochi passi di distanza, gli mancava solo il coraggio per aprirla, ma ci penso qualcun'altro
"Andiamo Stefano é impossibile"
I ragazzi entrarono sbattendo in faccia la porta al più grande "Cazzo"
Imprecò Giuseppe.
Il corvino si allertò, stava quasi per tirargli un pugno
"Ehi sono io!"
Urlò il più grande mettendo la mano davanti per proteggersi "Ah"
Si mise una mano in testa.

Stefano era riuscito a recuperare un oki, cercando come al solito.

"Tieni"
Li porse la bustina che egli afferrò immediatamente "Almeno un figlio su tre è bravo"
disse mentre tornava a sedersi sul tavolino.
Negli ultimi tempi perdeva molte energie.
Sascha e Salvatore misero il broncio.
"Siete stati voi ad aprire la porta?"
Li guardò uno ad uno accertandosi che non fosse un loro scherzo
"No noi siamo appena arrivati"
Si giustificarono i figli
"Allora avevamo ragione, non siamo soli"
Appena finito di preparare il medicinale come scritto nella ricetta portò il bicchiere alla bocca e ne bevve il contenuto.

"Io rimarrò qui, voi cercate qualcosa di utile, l'acqua sta finendo"
Il padre diede gli ordini del giorno e i ragazzi, che  annuirono, non potendo fare altro.

"Bene...andiamo"
Quando Giuseppe abbandonava temporaneamente il gruppo Salvatore ne prendeva il controllo
"È tutto nelle tue mani surry"
Disse Giuseppe, che si era sdraiato di nuovo sul letto.
Cominciava a pensare che la sua malattia stesse tornando e forse più forte di prima
"Cos'è sta storia che oggi tutti mi chiamano surry?"
non lo facevano mai, da quando erano entrati in quell'edificio
"Eh capita"
Rispose Sascha uscendo dalla stanza
"Salvatore stava diventando monotono come nome"
Disse Stefano seguendo Sascha.

Salvatore diede un ultimo saluto al più grande e raggiunse gli altri "Dove andiamo?"
Camminavano senza una metà precisa
"I nostri piedi vi porteranno da qualche parte"

"Ragazzi il walky talky, non possiamo andarcene senza di quello"
Disse Stefano fermandosi
"Siamo troppo lontani ormai"
Sascha lo prese per mano portandolo avanti
"No io senza di quello non vado da nessuna parte"
Il moro si rifiutò e si girò tornando indietro
"Non posso lasciarlo da solo"
Il corvino cercava il consenso di Salvatore che subito annuì. Meno male che era lui quello più piccolo.

Giuseppe provava ad addormentarsi, ma non ci riusciva.
Sentì la porta aprirsi e fece finta di dormire, sentiva qualcuno che frugava in giro.
aprii leggermente gli occhi, non erano i ragazzi.
era un uomo alto con la barba, era in canottiera con uno zaino, un cappello e dei pantaloni corti.
Giuseppe non vide delle scarpe,era in calze  che sotto erano macchiate di rosso.

"Giuse ho diment-"
Stefano entrò dentro di fretta ma venne afferrato dall'uomo che lo mise al muro
"Lascialo"
Giuseppe prese da sotto il cuscino un coltello e si precipitò dietro di lui
"Se mi tocchi  lo faccio fuori"
aveva una voce fortemente grave.
strinse le mani sul collo del moro "Va bene fermo"
Lasciò cadere a terra il coltello, alzando le mani mentre Stefano gli faceva cenno di no con la testa.

Diede un pugno in faccia al moro che svenì e tirò un calcio a Giuseppe.

Il più grande cadde a terra mettendo le mani nelle parti intime.

Il tizio sogghignò e prese Stefano in braccio correndo fuori
"Ste!"
Urlò Giuseppe, piangeva ancora.

Salvatore si era seduto aspettando il ritorno dei suoi amici ma vide l'uomo passargli davanti con Stefano in braccio.
Si confuse ma subito si accorse che non c'era dubbio, Era Stefano
"Merda"
Sussurrò Salvatore iniziando a correre
"Non ti conviene piccoletto"
Urlò il tizio correndo più veloce, aveva una corporatura forte e robusta
"vedremo"
sussurrò il più piccolo.

Che la sfida abbia inizio.

Salvatore non ce la fece, venne intrappolato dalla sbarre, le stesse di Stefano e Sascha.

"Surry?"
il corvino l'aveva raggiunto "non è qui, è dall'altra parte"
Salvatore aveva l'affanno.
si era lasciato andare sul muro.

Sascha si fece coraggio e cercò di trovare un'altra strada ma un muro si mise fra lui e Stefano "Vaffanculo"
Urlò Sascha colpendo il muro con tutta la forza che aveva "Stefano"
Non poteva lasciarlo andare, però in quel momento non poteva fare altro.

Le lacrime gli rigarono il viso.

Niente era più importante di Stefano, gli avevano tolto l'unica cosa che gli rimaneva, la persona che tempo addietro lo aveva salvato quando aveva cercato di suicidarsi, ora non c'era più.

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