Pensieri increspati

Eccomi, a parlare con il mio animo inquieto ed irreversibilmente marcio.

E no, non dipende da nessuno.

Sono solo io l'artefice del mio destino, non esiste quella mano invisibile che controlla le nostre vite.

Io.

Io che colleziono persone per poi metterle chiuse a chiave in una cassaforte, per non vederle più.

L'ho fatto con Francesco, l'ho fatto con Carlo e lo sto facendo con tutti quelli che osano avvicinarsi a me.

Giorni infestati di banalità sono quelli che sto vivendo, sarebbe invece molto meglio congelare un attimo di solitudine, congelare quello che provo per riprenderlo solo quando è necessario.

Prima avevo la necessità di dichiarare quello che mi faceva unica, in opposizione, in contrasto. Qui, all'università, gli avversativi sono sopiti, non so se ritornerò a distinguermi e a combattere con gli altri ma questo che vivo ora non mi piace affatto.

La solitudine nutre solo chi ha il coraggio di divorarla.

Allora sono solo avvizzita, vuota, malformata, denutrita, morta.


No, forse sono solo vuota.




Vuota.

O per meglio dire svuotata.

Uscita dall'aula mi sono resa conto di non sapere davvero niente di niente, che la mia vita è stata solamente uno sbaglio, dall'inizio alla fine.

Eppure non so da dove, riesco a trovare ancora la forza di mentire agli altri, lasciandoli con la convinzione che sia io quella forte, che sarò poi in grado di poter gestire tutto, mostrandomi quale modello imperfetto da seguire. [...]

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