Milano 16/04/2018 ore 23:11


È ancora con gli occhi fissi sul quel maledetto file. Su quello sfogo. Cerco di farle capire che non è fissando le imperfezioni che esse smettono di esistere. Ma non mi dà ascolto. Non vuole ascoltare.

Taci...

Non ascolta mai

Eppure lo sa fin troppo bene che non è possibile mandarmi via.

Per l'ennesima volta cerco di consigliarle di andare a dormire, abbiamo un colloquio importante domani. Che ci siamo venute a fare fino a Milano? Per farci prendere in giro? O davvero abbiamo bisogno di vedere un'altra porta in faccia?

Non ce la faccio...pensa rumorosamente.

Perché gli altri riescono e io continuo sempre a provare?

Abbassa il capo, si porta le ginocchia al petto, stringendole con entrambe le mani. La veste da notte, bianca e trasparente, come la sua anima, vuole nascondere tutti i colori del suo corpo. Come se il bianco fosse la summa maxima di qualsiasi altra espressione per lei altrimenti impossibile. E stringe. Stringe sempre con più forza, fino a farsi male, fino a sporcare quel colore piantando le unghia dentro la carne. Nasconde il suo volto pulito tra il minuscolo spazio creatosi tra le sue gambe, scioglie i capelli lasciando che dispieghino un ventaglio alle sue spalle. Non vuole farsi vedere da nessuno.

Nessuno, tranne me.

Oh sì, io la conosco.

Quella piccola lacrima che le sta rigando il volto. Una sola. Una piccola sbavatura.

Sono anch'io quella lacrima. Sono anch'io quella sbavatura.

Ma non posso permetterle di abbandonare il vascello. Non abbiamo delle scialuppe di salvataggio. Non ora. Non oggi.

Ma cosa ne vuoi sapere tu? Sai sempre cosa è giusto, cosa è importante e cosa è sbagliato.

Perché deve essere così essenziale fare bene questo colloquio? Perché in questo cazzo di mondo se non hai una qualifica, se non hai un lavoro allora non sei nessuno? Non conta niente quello che abbiamo da dare? Non contano niente tutte le mie esperienze? Non contano niente tutti i miei fallimenti? Perché questo mondo è così sbagliato?

Perché io mi sento sbagliata?

...

Che fai? Ora non rispondi più?

...

Aspetto che tu faccia l'unica cosa necessaria.

Ossia?

Ricominciare. Lo sai che ne sei capace.

Perché ne sei così sicura?

"Perché non hai mai smesso di provare a rincorrere i tuoi sogni, nonostante tutto."

Non è la prima volta che sento queste parole oggi...

E da chi le hai sentite?

Lo sai benissimo. Da lui.

Lui chi?

Non sarei qui a raccontare tutta la mia vita racchiusa in una giornata se non fosse per lui.

E no. Non si tratta di Carlo, altri amori, ex, fidanzati, fidanzate e triangoli e metteteci tutto quello che volete. Niente viaggi mentali.

Parliamo di una persona che ancora non abbiamo visto, che forse non vedremo mai più. Eppure l'abbiamo incontrato.

"Perché non hai mai smesso di provare a rincorrere i tuoi sogni, nonostante tutto."

Ci deve essere un fondo di verità se continuano a risuonarmi nella testa queste fottutissime parole.

...

Respiro profondo numero quattro. Coraggio amica mia. Comincia chiudendo quel file, non serve a nessuno, quantomeno a te.

Dovrei andare a dormire...

Ma sappiamo entrambe che non lo farai. Tanto non ho più armi per combattere. So che non ti imbusterai tra le coperte finché non avrai messo a nudo la tua anima. E devi farlo, forse questo è davvero più importante di qualsiasi altra cosa tu debba fare domani. Magari perché le cose belle lo sono a tal punto da farci dimenticare tutto il resto. E non è di certo la prima volta che ascolti queste parole, non è così?

Uhm... non ne sono poi così convinta.


Annarita inizia a tirarsi su il naso, facendo scendere una seconda lacrima vitrea, macchiando la manica sinistra. Si sposta i capelli dietro l'orecchio e volge il viso verso destra, come ogni volta che deve comunicare qualcosa di importante. Riprende a parlare, stavolta avviando Facebook dal computer. Il viso è lievemente scavato. Ora quegli occhi iniziano a brillare di qualcosa che ho sempre saputo sepolta. Dietro a quelle comunissime iridi scure non è mai mancata la tenacia.

Il tempo di effettuare il login e inizia una nuova diretta.

Scusate, c'è stata un'interruzione di linea, forse un guasto alla rete domestica.

Mente, guardando in alto. Lo fa ogni volta che le scappa una bugia. Una bugia forse non troppo lontana dalla realtà.

Ricomincia a raccontare, stavolta il tono è un po' più serio, quasi distaccato.

Vi stavo raccontando del viaggio per andare in stazione a Bari. Un viaggio che conosco a memoria, rotaia per rotaia. Sono salita su quel treno tantissime volte, per seguire le lezioni, per sostenere degli esami e qualche volta anche per andare a trovare qualche amico.

Di solito non dormo mai durante i viaggi, non sento la necessità di dormire mentre sono dentro ad una scatola sparata a 90/100 km/h. Non è molto, lo so. Abbiamo dei trenini un tantino lenti, credo che addirittura Casimiro ci supererebbe senza alcuno sforzo. E se non sapete chi è Casimiro siete delle brutte persone. Andate a vedere Dumbo. Adesso.

Sta riemergendo l'Annarita di sempre.

Eppure stamattina mi sono addormentata. Sarà per il caffè che ho dimenticato di prendere, per lo shock di vedere Carlo o la menopausa in arrivo, non saprei. Ma mi sono lasciata andare e mi si sono chiuse le palpebre automaticamente, quasi a comando.

Sparata l'ennesima boiata si adopera nuovamente nel chiudere la chat dei commenti, per evitare di leggere le varie reazioni alla seconda entrata in scena della pazza isterica che parla da sola.

Classici Disney a parte, una brusca frenata del treno mi sveglia. Ho ancora la bocca aperta.

Saresti potuta essere un quadro da incorniciare, con cotanta grazia.

Sì, un quadro di Picasso.

Una voce che fa "Bari centrale FAL". Pochi attimi per ricordare il mio nome e il mio scopo nella vita e vedo subito la stessa melodrammatica ondata di gente defluire con una certa apprensione verso le uscite. Vedo le stesse facce, costellazioni di volti tutti con una insolita ricorrenza.

2 spettatori.

Io l'ho fatto questo tipo di viaggio e posso dire che si incontrano sempre le stesse persone; e a quelle che non vedevo più mi piaceva immaginarle ferme in qualche stazione oppure le vedevo con qualcuno che le aspettava, avvolgendole definitivamente in un abbraccio che non le lascerà più.

Ti piace fantasticare su cose che non ti succedono?

Esatto. Vedi, Carolina, a volte ci capiamo.

I miracoli succedono.

Mi sporgo un po' dal finestrino mentre aspetto di poter scendere con calma. I binari sono sopraelevati e permettono di osservare un piccolo strascico di vita barese. E cosa avrei potuto osservare se non una fila enorme di macchine imbottigliate nel traffico del sud?

Rimetto il computer nel trolley e con calma mi avvio anch'io verso l'uscita, stavolta senza farmi aiutare da nessuno e per fortuna non vedo Carlo ma l'unico pensiero che ho al momento è quello di un caffè. Vorrei evitare di addormentarmi come un'anatra sgraziata anche nell'Intercity. Devo sopravviverci nove ore, poi tutto sarà finito.

Scendo le scale, cercando di fare attenzione al mio trolley evitando di finire di romperlo, quindi mi avvio direttamente verso l'uscita. Devo raggiungere l'altra stazione per prendere l'Intercity, la vera stazione centrale, il luogo di passaggio per antonomasia.

Per fortuna le due stazioni non sono poi così lontane, basta girare l'angolo verso destra e fare una ventina di metri e subito si è all'entrata. Non a quella principale, quel classicheggiante edificio che domina la piazza macchiato da un caldo beige della facciata, attorniata da delle bianche colonne e dei balconi che sovrastano il piano terra. A ricamare il tutto c'è la pensilina, di ferro tinteggiata di nero, in stile liberty e che copre il marciapiede antistante la piazza.

Non mi piace per niente, nonostante apprezzi il liberty. Ma da dove mi trovo è molto più vicina l'entrata secondaria, c'è meno gente.

Non entrare sempre dalla porticina di riserva quando ti si presentano delle occasioni palpabili, Annarita.

Cos'è questa? Una ramanzina? Ero sicura di averti ammutolita...

Mi piace prenderti in giro.

Vabbè, in ogni caso non ricordo il binario da cui parte il treno, mi fermo per un attimo e dalla tasca posteriore del jeans estraggo il biglietto, già piegato in due e un po' spiegazzato agli angoli.

"Binario 1, carrozza 2 posto 25"

Sono sicura di dover estrarre di nuovo il biglietto per rileggere carrozza e posto a sedere, ma almeno il binario è il primo e non posso sbagliare, non devo nemmeno fare il sottopasso per fortuna.

Perché?

Sottopasso significa gente. E a me la gente non piace.

Ineccepibile.

Guardo l'orologio, sale Ansia.

11:31

Inside Out?

Più o meno...

Ho ancora tempo, ventiquattro minuti, dodici secondi. Dovrei potercela fare a prendere questo cazzo di caffè.

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