Foggia, 16/04/2018 ore 13:38
Siamo in arrivo a Foggia con un ritardo previsto di dieci minuti, ci scusiamo per il disagio. We're now arriving in Foggia. The train is ten minutes delay, we apologize for the inconvenience.
- Lì c'è anche quella piccola ventiquattrore, signorina... - mi dice Mariele che, nel frattempo, si è messa in piedi facendo leva sui braccioli dei sedili del treno e prendendo in mano le sue stampelle.
Attenta a non fare danni...
So cosa sto facendo. Almeno la sua valigia ha un manico, il problema sarà quando dovremo portare la nostra.
- Uhm, il treno è già in ritardo, - mormora Mariele mentre le apro la porta del nostro scompartimento per poterle permettere di uscire. Intanto dal finestrino osservo che accanto a noi inizia a comparire un complesso di diversi binari tutti paralleli, segno che il treno sta arrivando in stazione.
- Signori, buona continuazione! - dice solare Mariele agli altri due uomini nello scompartimento.
- Abbia cura di sé, signora.
- Anche lei, - risponde Mariele, mentre getto uno sguardo un po' stranito al mio compagno di viaggio. E noto un'altra stranezza.
Toh, un'altra stranezza... questo davvero non me l'aspettavo.
Piantala con il sarcasmo Carolina. Guardalo bene.
Che c'è di diverso?
Quella ruga, scavata sulla guancia. Non credo di averla notata prima.
Può essere. Magari perché gli sei seduta di fronte e non accanto e quindi non l'hai notata prima?
Sono sicura che quella ruga non c'era prima.
- Allora signorina, vogliamo andare? - mi fa un pelino stizzita Mariele.
Meno male che c'è sempre qualcuno che ti riporta con i piedi per terra. Letteralmente.
D'accordo , d'accordo. Ma quando mi rimetto a sedere devo chiederglielo. Non è possibile che la mia mente stia facendo tutti questi salti pindarici tutti insieme!
Che meraviglia... sto immaginando il tuo cervello intento nel giocare al salto con l'asta.
Esilarante, davvero.
Mariele mi precede nel lungo corridoio del treno, fino a raggiungere la piccola zona dove ci sono le entrate della carrozza. Io trascino con calma la sua valigia, forse un po' pentita di essermi proposta di aiutarla in un modo un po' arrogante, ma sicuramente soddisfatta. Qualcosa mi dice di star facendo la cosa giusta.
Anche a me.
Davanti a noi si è già aggregata una fila di altri passeggeri che evidentemente devono scendere anche loro a questa fermata. C'è chi guarda fuori dal finestrino, chi cerca un appoggio alle pareti del treno, chi si lamenta del ritardo e poi c'è chi non gliene frega niente.
C'è ancora qualche minuto prima che il treno si fermi completamente. Mariele tira un sospiro, dipingendo sul volto un timido sorriso. Il sole, alto nel cielo, le colora le gote vissute, insieme a tutta la sua vita straordinaria. Ed ora io, seppur per un breve tratto, ci sono entrata. E ne sono rimasta folgorata.
Come un lampo di vita?
Già.
Anch'io sono rimasta folgorata.
Davvero? Ma se non eri con me...
Folgorata dalla fame, Annarita. È l'una passata e dovremmo anche pensare a cosa procacciarci per il cibo.
IL CIBO!
Ho dimenticato di prenderlo quando sono uscita di casa... che fastidio! Se mia sorella mi avesse accompagnata...
Non dare sempre la colpa agli altri dei tuoi errori. L'hai dimenticato, punto.
Guarda che è un bel problema. Non so se lo sai, ma nell'Intercity non c'è il vagone ristorante.
E tu guarda che non sono io quella che deve risolvere i problemi.
Grazie ancora una volta per la mano che mi stai dando. Vorrà dire che chiamerò l'ONU a farmi mandare qualche aiuto umanitario, solo per pietà.
Può essere che ti mandino qualcosa per davvero...
- Lei conosce il conservatorio di Foggia, signorina?
- No, signora. La musica non è proprio il mio campo... - affermo con una certa amarezza.
- Non dirmi che appartieni anche tu alla generazione che ascolta quattro parole sconnesse messe una dietro l'altra con una base che si ripete all'infinito! - dice con un tono di stizza.
- No, non si preoccupi, - accenno ad un sorriso, - Non è il mio genere.
- Sa, quando ho iniziato a studiare pianoforte, - fa una piccola pausa parlando a voce più bassa, - E mi creda, ho iniziato solo un anno fa, ho avvertito una sorta di libertà sfiorando i tasti, come se, con la musica, avrei potuto guarire qualche ferita nascosta in fondo al cuore.
Dal finestrino si può scorgere un grande cartello che indica il numero del binario di arrivo del treno e il lungo e stretto marciapiede sul quale già ci sono diverse persone che attendono l'arrivo o la partenza di qualcuno. Tra di loro ci sono alcune persone con una pettorina fluorescente con su scritto "servizio assistenza". Dovrebbero aiutare le persone con difficoltà di deambulazione a salire o scendere dal treno.
Forse sono lì per Mariele.
- Mi sembra un ottimo motivo per approfondire lo studio, - le dico con tono sincero e colloquiale, - Ci penseranno loro ad accompagnarla e a portarle la valigia, signora? - le chiedo indicando gli uomini con le pettorine.
- Sì. Le stazioni non sono il posto ideale per una come me, anche se potrei cavarmela benissimo anche da sola.
- Lo so, - dico sottovoce, strozzando la voce in gola.
- E lei? Cosa farà invece? - mi chiede mentre il treno si ferma
- Avrei un colloquio di lavoro domani, sa mi hanno chiamat...
- Non accetti compromessi! - mi interrompe con tono aspro, quasi come se volesse rimproverarmi, - Non accetti niente e nessuna occasione che le possa togliere la libertà di vivere. Ti do del tu, potresti essere mia figlia o mia nipote. Non accettare niente che possa strapparti la vita per "un bene superiore".
... che donna.
- Io non ho accettato nulla. Ed ora posso dire di essere felice. Tu? Sei felice?
Non ho la forza di risponderle.
Gli assistenti di Trenitalia salgono sul treno, facendosi largo tra tutti gli altri passeggeri che desiderano salire e, in pochi secondi, aiutano Mariele a scendere i gradini che separano l'ingresso della carrozza dal marciapiede del binario. Una volta a terra mi saluta con un gesto della mano, augurandomi buon viaggio, mentre le porte del treno si chiudono automaticamente.
Rifaccio lo stesso percorso, esattamente con lo stesso passo lento, ripensando alle parole che Mariele mi ha appena detto. E non appena varco la soglia del mio scompartimento ecco l'ennesima sorpresa.
Che altro c'è ora? Un razzo missile con circuiti di mille valvole?
No, no, niente alieni. Peggio: una coppia di vecchiette che civettano "amichevolmente". Ovviamente una di loro è seduta al mio posto.
Però entrando si sente un buon odore... magari...
Magari cosa?
Magari possiamo approfittare del fatto che ci sia qualcosa da mangiare.
Opportunista.
Sbaglio o eri tu quella che aveva fame?
Perché, tu non hai fame?
Mi sembra di star parlando con Carletto dei Sofficini.
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