Fano, 18/04/2018 ore 17:39
Il viaggio prosegue tra le colline marchigiane, tra eremi solitari e campi di frumento. Il sole inizia a chiudere gli occhi sulla nostra Italia, l'orizzonte sembra allontanarsi sempre più mentre i soffusi sospiri del tramonto si affacciano dipingendo un quadro impressionista fuori e dentro i finestrini di chi passa e di chi guarda.
La stanchezza inizia a farsi sentire, la strada da fare è ancora tanta, ma Annarita sembra non voler tornare sui suoi passi, anzi, decide che la cosa migliore da fare in questo momento è quella di iniziare a scrivere, come suggerito dalla sua compagna di viaggio, scrivere qualcosa di tutto questo che sta vivendo, di questo viaggio, del Trainer, di noi. Ma non è di questo viaggio che Annarita teme.
Quello che le fa più paura è il viaggio dell'anima, della sua anima che sta attraversando questo momento così particolare e, per caso, è riuscito a trovare qualcuno che la sua anima l'ha attraversata, che sembra averla percorsa in tutta la sua oscurità.
A tratti Annarita chiude gli occhi, per poi riaprirli subito dopo, lasciandosi dondolare dal lento e continuo movimento del treno. Non lo vede, ma ci sta pensando: il taccuino è proprio sulla sua testa, rivoli di lettere e parole che rimangono abbracciate ai ricordi inseguono i vagoni per aggrapparsi a qualcosa che nemmeno lei sa ben definire. Sembra che sia qualcosa che stia bussando alla porta del suo cuore per mai più uscire.
Tu dici?
Oh, ragionavo su quello che ho visto, Annarita. Sembra che tu sia arrivata ad un punto di... svolta.
Svolta...
Sì.
Sai, una... svolta è pericolosa, nella mia mente mi fa pensare ad un punto dal quale non posso più tornare indietro, non posso più guardare all'Annarita che ero dieci minuti fa, ieri o un mese fa.
E questo mi fa terribilmente paura.
La vita è fatta di svolte, Annarita.
Certo, come potrebbe essere altrimenti?
Alcune svolte sono indotte, altre drammatiche. Poi ci sono svolte che non riusciamo a vedere, quelle che non sappiamo nemmeno definire perché nessuno ha ancora trovato la definizione giusta di quella strana sensazione che pervade la nostra anima quando sentiamo che c'è qualcuno che ci vuole bene.
Tu... davvero mi stai dicendo questo? Credi che nella mia vita io non abbia mai voluto bene a nessuno?
Attenta Annarita, non ho detto questo, mostro solo un'umanità che non potresti mai avere modo di vedere, di toccare e di sentire, perché viene attraversata troppo velocemente da chiunque non abbia uno sguardo acuto e non proiettato esclusivamente sul proprio io.
Uhm, non esclusivamente sul proprio io. Non sarai mica una parte della mia coscienza che mi suggerisce di essere altruista anche quando tutto il resto urla l'esatto contrario?
No, Annarita, io non sono la tua coscienza.
Avrei voluto ben vedere...
Per capire chi sono devi fare qualche passo indietro per ripercorrere l'intera tua vita, poggiare i piedi sulle stesse orme, sempre più grandi; un po' come voler raccontare una storia con la stessa scrittura, con la stessa penna ma un colore d'inchiostro diverso. È la stessa ed è diversa.
Uhm.
Sì, hai ragione, devo fare un passo indietro. E il primo passo indietro è verso tutti voi che siete qui in carrozza con me.
Annarita volge lo sguardo ai presenti, si schiarisce la voce e dice:
- Ascoltatemi, è difficile che mi ripeta due volte; già non è mia abitudine parlare in pubblico, anche se voi siete un pubblico molto ristretto.
- Ti ascoltiamo, - dice il mio bianconiglio.
- Vi domando scusa per il mio atteggiamento, probabilmente devo avervi spaventata e vi sarete fatti un'idea alquanto stralunata della mia persona, non che sia poi così distante dalla realtà, ma ci tenevo a porgervi le mie scuse.
Il papà dell'altra Annarita sorride, scuote lievemente il capo e dice:
- Non si preoccupi, l'importante è che ora vada meglio.
Annuisco.
In effetti va davvero meglio.
Penso a lui, a sua figlia, alle loro vite e alla mia, distante anni luce oramai.
Ne sei convinta?
Sì. E credo che... non ha senso. Tutto ciò non ha assolutamente senso.
Spiegati.
Non ha senso entrare in contatto così con una persona e poi andar via, così come fai con tutti quelli che passano da questo scompartimento; dai una sbirciata alla loro vita e sparisci.
Questo io non lo riesco a capire.
Nemmeno io.
Vedi, non so se questo accadeva prima di incontrare te su questo treno o se sia sempre stato sepolto sotto anni di pazzia, quando covavo risentimenti fino alla gastrite e mi saliva disgusto verso la gente che incontravo. Allora mi limitavo solo a guardare le facce che mi venivano incontro e basta, ora no: quando entro in contatto con uno sconosciuto, anche se si tratta solo di un sorriso di un cenno della mano, mi sembra che dopo non si possa andare ognuno per la propria strada, come se niente fosse.
Perché?
Perché quello che vedo è solo una piccola parte della sua vita, una piccola punta d'iceberg, non posso carpirne la superficie che si allarga verso il basso, verso il passato o verso il suo futuro. Tutta la sua vita è al di fuori di quell'iceberg, una vita che gli sta dentro le mille cose che gli sono successe e il risultato è quel momento, quel secondo in cui mi ha sorriso.
È un pensiero profondo, Annarita, stranamente profondo. Mi stupisco se sia ancora io la tua coscienza o qualcun'altra...
Ma dai, lo sai che hai, purtroppo, sempre diritto di parola nella mia testa; e non è questo pensiero "profondo" come lo chiami tu a farmi paura.
E cosa allora?
La casualità di tutto, la casualità di quello che mi sta accadendo.
Tu credi che quello che ti sta accadendo sia casuale?
Io credo che quello che mi sta accadendo, forse, non è nemmeno reale: persone che per me potrebbero essere fondamentali mi passano accanto e se ne vanno; un po' come la ragazza che mi sta di fronte, la ragazza che porta il mio stesso nome e che mi sorride. La cosa che più mi rincresce è che alla prossima stazione, scenderà.
Non hai forse visto qualcosa in più di lei, Annarita? Qualcosa che in un semplice incontro casuale in un treno non si può vedere.
Sì, ma...
Siamo entrati nella sua anima, in una delle sue stanze più intime e profonde. E non è a tutti dato vedere le persone nei loro più profondi momenti di debolezza.
Non so fin quanto questo sia un bene, amico mio: una persona o la conosci bene o non la conosci affatto.
Già, alla fine è un po' come ficcanasare nella vita degli altri, non mi pare molto corretto.
Infatti non lo è affatto.
E allora perché continuiamo a viaggiare dentro la vita di queste persone?
...
Nessuna risposta.
Annarita, tu per salvare una vita scenderesti a qualche compromesso?
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