Cesena, 18/04/2018, ore 19:00

È una sensazione strana quella che si prova quando il treno si ferma dopo aver percorso chilometri e chilometri in corsa. È questione di qualche secondo ma ti senti indietreggiare, un po' quando percorri le scale mobili al contrario, senti che stai camminando ma non stai andando da nessuna parte. Siamo fermi e non riesco a capire dove ci troviamo.

Questa volta è stata più dura, ad ogni viaggio lo diventa sempre più. Farsi attraversare da tutte queste vite, sapere di non riuscire ad intervenire in qualche modo è frustrante.

Ora capisci come mi sento io il più delle volte.

Forse sì, forse no.

Non ti vedo convinta.

Magari è perché non lo sono, perché non sono certa che questi viaggi nel viaggio siano qualcosa che mi stiano lasciando qualcosa di tangibile; non sono certa che un viaggio possa far cambiare una persona.

E cosa ti ha lasciato questo nostro ultimo viaggio?

Mi ha lasciato un senso di amarezza, di strazio. È come se fossi morta io lì, tra le onde del mare, come se avessi scoperto che nella vita esiste anche il dolore e non so se lo capirò mai che senso può avere.

Eppure, sotto un certo punto di vista, è come se il dolore stesso agisse come un chiarore carminio, capace di smascherare le ipocrisie che mi relegano nella mia tristezza. Anche il dolore fa parte della nostra vita, plasmando la nostra personalità.

Senti che la tua personalità stia risentendo di questi viaggi?

No, macché, tutto normale... insomma, voglio dire, succede di continuo di essere prese e sbattute a destra e a sinistra, su e giù per lo spazio e nel tempo, quando in realtà vorrei essere sì sbattuta, ma in un altro modo.

ANNARITA!

Ah eccola... e questo, signori, è il famoso grido della coscienza.

Non ti sembra di aver esagerato?

Sì. No. Non lo so, comunque rispondo al mio amico: la mia personalità ne sta risentendo eccome. Prima la nascondevo in favore della necessità di sentirmi accettata o di comunicare qualcosa. Ora sto solo... scavando dentro di me. Scavando talmente in fondo per ricongiungermi con la parte di me più autentica.

E tutto questo come ti fa sentire? Meglio? Peggio?

Non so... sento solo che il modo in cui agisci è "diverso" da quello delle altre persone, riesci a indirizzarmi su dei binari di cui nemmeno avevo mai immaginato l'esistenza; sai, ho passato tutta la mia vita fin ora a pattinare su lastre di convinzioni accumulate, su striminziti strati di idee separate e neutre, controllate e a loro modo tranquillizzanti.

E poi arrivi tu, con un aspetto poco rassicurante, con un orologio da taschino e l'aria da saccente ma allo stesso tempo gentile e mi scombini la vita, pur non sapendo ancora chi tu sia.

Nell'immensa, assurda architettura della realtà, che io sia qualcuno di preciso non ha alcuna importanza. La gente quando mi incontra pensa di avere a che fare con un illuminato, o un pazzo il più delle volte.

Davvero? Io credevo che fosse la gente ad impazzire... basti guardare Annarita, me l'hai fatta diventare rimbambita!

Come se prima fossi normale. Devo dire che in vita mia mi sono ricreduta su tante cose, ma non avrei mai potuto immaginare di riuscire a stare a meno di un metro da un fascista, eppure ora lo sono, e vedere cosa gli accadrà in futuro mi rasserena, mi dà speranza sull'umanità: non è mai troppo tardi per poter migliorare.

Non potrai mai sapere il bene che fai oggi, domani o in qualsiasi momento quando si possa tramutare in qualcosa di vero, di tangibile come hai detto tu.

Il finestrino, a quest'ora della sera, si chiude a qualsiasi persona voglia guardare al suo esterno, come se fosse una palpebra socchiusa dagli argentei infissi. Fuori si nota a malapena il sorgere di una luna color cremisi incastonata tra le nuvole, in attesa di essere dipinta da qualche artista solitario. La scarna luce al neon interna, seppur debole, riesce a proiettare il riflesso delle persone all'interno dello scompartimento, impedendo di guardare oltre, di osservare cosa accada all'esterno.

Potrebbe star accadendo di tutto all'esterno e noi non lo sapremmo.

Di tutto?

Sì, che ne sai? Magari fuori c'è Jason Momoa che balla nudo, oppure il gatto di Schrödinger che è riuscito a fuggire dalla sua scatola e minaccia di conquistare il mondo. E il non conoscere cosa si celi fuori dal finestrino mi lascia una strana sensazione addosso.

Quale?

Hai presente quando dormi, chiudi gli occhi e pensi di essere al sicuro dai mostri?

Più o meno...

Ecco, è lì che iniziano a frullarti nella testa mille pensieri, le cose che dovrai fare domani, le cose che non hai fatto oggi, i rimpianti di una vita passata. E ti rendi conto che i mostri non sono sotto al letto ma nella tua testa.

Mea culpa, Annarita, a volte so essere molto fastidiosa.

A volte?

Beh, più di qualche volta, lo ammetto.

Devo ringraziare te se dormo solo quattro ore a notte per via di questi pensieri.

Sai, la mente, a volte, è più pericolosa di ciò che la circonda.

E tu sei pericolosissima! Non te la ridere che qui sembra che ancora non ripartiamo. Nessuna fretta, Trenitalia, vero?

- Ma perché siamo ancora fermi? - chiedo aspettando una risposta dai due miei compagni di viaggio e che, in ogni caso, non cambierà la situazione e non servirà a nulla se non a farmi deprimere ancora di più.

Attenzione! Il treno è fermo in un punto in cui è vietata la discesa dei passeggeri. Non aprire le porte e non scendere. Il treno ripartirà tra poco.

- Eccoti servita la risposta! - sbraita il fascistello di fronte.

Ogni tanto il treno tenta timidamente di ripartire, ma si ferma dopo pochissimi metri; non si capisce cosa stia succedendo. Si sente una voce femminile provenire dal corridoio.

Sai che c'è? Da buona impicciona vado a curiosare.

Qualche passo in avanti e Annarita scopre che la voce è effettivamente di una donna, una signora imbellettata e vestita di tutto punto ma dall'aria stravolta. È vicina alla porta di uscita della carrozza e continua ad agitarsi parlando a voce molto alta al telefono.

Annarita si volta, scopre che non è stata l'unica ad aver avuto l'idea di affacciarsi per capire cosa stesse accadendo, anche altri passeggeri si stanno avvicinando per avere idea di cosa stia accadendo; ma tra il marasma di chi scuote la testa dicendo "è pazza", "non arriveremo più", "ora vado io a guidare" la voce della donna emerge in maniera piuttosto significativa, ma incomprensibile continuando a ripetere le stesse frasi al telefono in stretto dialetto marchigiano. Tra un "te pijesse 'n gorbu" e un "mo te pijo a schiaffi due a due fino a quanno nn dienta dispari" (probabilmente riferito al controllore) si riesce a comprendere anche qualcosa in italiano: "Non è colpa mia se la porta non si apriva e ora voi mi riportate indietro!"

Insomma, una bella gatta da pelare.

- Che succede?

- Nulla, c'è una signora che si lamenta perché ha perso la sua fermata. Credo che porta della carrozza non si aprisse e ora si sta lamentando con il controllore dicendogli che dovremmo tornare indietro.

- Ma non se ne parla, già siamo in ritardo!

Annarita si volta e ritorna a sedere, mentre pensa alla posizione più comoda per poggiare la testa ed evitare di toccare il vellutino intriso di sudore altrui. Eppure è un attimo, un bagliore, sembra di essere in un sogno nel sogno: sul vetro appare per un attimo il riflesso del suo amico, ma più giovane. Ha un sussulto, per un secondo sembra aver assunto le sembianze del ragazzo che le ha offerto il caffè questa mattina.

Sembra sia passata un'eternità.

Il mio amico in effetti sta dicendo qualcosa; dai miei occhi riesco a vedere le sue labbra muoversi, ma non fuoriesce nulla, alcun suono.

Forse non riesce a parlare.

O forse sono io che sono diventata sorda.

Cosa alquanto probabile, considerando i precedenti; vogliamo parlare delle capacità uditive di tua madre?

E con questo intervento cosa vorresti dire? Che ho dei geni di merda? Anche io diventerò sorda come lei, dovrò farmene una ragione; sai alla fine c'è di peggio, sarei potuta nascere come mia sorella, con la puzza sotto al naso, o peggio, avrei potuto prendere tutto da mio padre con cui non parlo da mesi...

Annarita...

Aspetta, non mi interrompere! Dicevo, non mi lamento. Ho un carattere un po' difficile, lo ammetto, ma...

Annarita...

Oh, la pianti di interrompermi mentre penso?

Il trainer...

Si vabbè, se è 'na cosa urgente può anche usare le sue straordinarie capacità telepatiche, no?

- I...il... tel...efo...no...

- Ma tu non hai un telefono! - gli dico tra il serio e il faceto.

Il tuo! È mezz'ora che sta vibrando!

OH CAZZO.

MIO PADRE.

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