Bari, 16/04/2018 ore 11:54


– Quel posto sarebbe mio...

– Sta parlando con me? – ribatte il mio misterioso interlocutore, senza staccare per nulla gli occhi dal giornale che sfoglia premurosamente aperto tra le mani.

Incredibile come le persone sfoggino una strafottenza fuori dal comune quando vengono chiamate in prima persona ad alzarsi, sia fisicamente che mentalmente.

Per una volta siamo d'accordo.

Questo devo segnarmelo...

Meglio alzare il tono di voce.

– Vede qualcun altro?

– Direi di no, – dice con palese ovvietà, – ma è sicura che sia proprio questo il suo posto? – mi chiede, continuando ad ignorarmi ed accavallando le gambe.

Odio.

Odio ANCORA più profondo.

Tutti a te capitano questi casi umani?

A quanto pare...

Ma stavolta non posso sbagliare, potrei riuscire a ricordarmelo anche tra cent'anni: posto 25 finestrino.

– E quando ho prenotato ero sicura che lo scompartimento fosse vuoto, – gli dico stizzita, mentre prendo il biglietto che ho nella tasca

– Che le devo dire...la gente ha terribilmente voglia di viaggiare, signorina, – mi risponde, ora sollevando le iridi nascoste da un paio di occhiali rotondi con montatura sottile in metallo. Finalmente mi degna di uno sguardo...e capisco.

Cosa?

Che deve essere un incubo.

Spiegati.

Sai, il primo impatto con qualsiasi persona lascia una traccia che volente o nolente non è possibile eliminare. Tutti quei discorsi su "ah ma sai, la prima volta che ti ho visto mi sembravi diverso..." fanno tutti piega su questa inevitabile inflessione dell'animo umano. Però, scavando nei suoi occhi, mi è parso un uomo normalissimo, con il cuore gentile e il corpo di un adulto. Ma ha qualcosa di diverso nello sguardo, una scintilla di vita, un brillio di gioia che non ho mai visto negli occhi di un uomo della sua età. La stessa che ho visto in Gabriele. La stessa del ragazzo che mi ha aiutata a sollevare il trolley a Toritto.

Mi sento attratta e allo stesso tempo respinta da lui, porta con sé una particolare aura.

Sento che non potrei arrabbiarmi con lui, anche se sono parecchio infastidita.

Un altro...sosia?

Appunto, deve essere un incubo.

Ma... ora ti piacciono anche i maturi?

Ma non in quel senso, cazzo... voglio dire... che mi attrae, non che me lo farei.

L'importante è che tu sappia cosa pensi.

Oramai la mia mente vaga per ingombranti spazi siderali.

Ci sono anch'io nella tua mente.

Sì, ma tu sei costernata in un angolo buio di un castello abbandonato, dove dovresti stare zitta e buona. Invece continui a parlare. E rompi.

...grazie.

In ogni caso devo pure prendermi il fastidio di tirare fuori il biglietto e lo sbatto con veemenza in faccia al "rispettabile" signore.

Dopo aver di poco sollevato sul naso l'orrendo paio di occhiali non è ancora del tutto convinto, ma ho ragione io e quindi borbotta in silenzio. Poi, indugiando provolonicamente, piega in due il giornale e si siede esattamente di fronte al mio posto.

Io intanto lascio il trolley accanto ad uno dei sedili vuoti, sperando che rimangano tali e osservo le due mensole che vengono poste proprio sopra ai sedili e ci trovo uno specchio dal quale scorgo la mia immagine.

Mi vedo, un po' di sfuggita. Osservo il mio stesso sguardo per poi sedermi di fronte all'uomo vestito di tutto punto che si è piazzato di fronte.

Sembra mi stia ignorando.

Spero con tutto il cuore che lo faccia per tutto il viaggio. Lascia svolazzare la sua giacca di velluto mentre mi accomodo e, sollevando le sopracciglia, mi concede un ultimo sguardo. Poi riprende a leggere il giornale.

Mi domando chi al giorno d'oggi legga ancora i giornali, non sarà forse un inutile spreco di carta quando si può vedere tutto dallo smartphone?

Parliamo di un uomo d'altri tempi, Carolina, non è il giornale a stupirmi.

E cosa allora?

Non lo so. Sarà qualcosa nel mio animo irreversibilmente marcio ed inquieto che mi fa andare un po' troppo oltre le apparenze.

Mi accomodo, poi guardo il quadrante del mio orologio.

11:55

Orario di partenza del treno. Almeno sulla carta.

Silenzio da parte di entrambi, interrotto solo dall'inutile annuncio automatico che riecheggia con il classico "caloroso" benvenuto, elencando tutte le fermate, sia in inglese che in italiano. Tutto ciò mi indispone ancora di più nei confronti del mondo intero.

Hai l'incazzatura molto facile...

Troppo facile, anche se allo stesso modo riesco a calmarmi. A volte credo di soffrire di disturbi di personalità.

Cough cough...

Meglio non pensarci. Meglio non pensare a nulla. Meglio indossare le mie protesi isolanti nelle orecchie: il fantasmagorico paio di cuffiette comprate dai cinesi. Si sente da schifo ma almeno posso isolarmi con la mia musica.

Ogni tanto butto un occhiata sul mio simpatico compagno di viaggio senza che lui se ne accorga. Ben vestito, in giacca e cravatta, come un uomo d'affari con la sua valigetta apposita che denuncia un'attività di tipo intellettuale, però con dei segni quasi corsari nel volto. Sarà il colore della pelle, sarà lo sguardo, sembra un uomo che ha vissuto una parte della sua vita non sempre seduto dietro la scrivania di una grande azienda.

E per questo ti affascina?

Senti, è innegabile che gli uomini in giacca e cravatta hanno dell'ascendente che non tramonterà mai, dite pure quello che volete.

Vabbè, per me è elegante, tutto qui... non credo sia il caso di ora non ingigantire la situazione, Annarita.

Però mi sta anche sul cazzo.

Qualsiasi cosa va bene, paesaggio, i pixel dello smartphone, lo specchio, tutto...purché passi il tempo.

E dalla mia "camera" fuori dal tempo inizio a vedere le immagini che piano piano prendono piede alla mia destra. Strade, persone, cose con cui sento comunque un piccolo legame farsi sempre più distanti.

Stai diventando sentimentale?

Ehi, guarda che sono comunque legata alla terra dove sono nata.

Se ti dovessi definire la Puglia per me non è altro che uno stato d'animo, una perenne primavera che scorre, noncurante della gente che la riempie.

Scorre e scorre, come fanno le immagini qui fuori dal finestrino, susseguendosi con il ritmo di Trenitalia.

Un ritmo lento.

Il tempo, invece, è messo al bello stabile: campagne fiorite, muretti a secco e alberi di ulivo. Tutti uguali, tutti diversi.

Tutti belli

E poi nuvole.

Nuvole che disegnano cerchi di fuoco bianco.

E ancora la musica che mi accompagna.

"The truth implies you're high and dry
And you're a long way from happiness..."

Mi scappa un sorriso. Non so da dove esca... ma mi rivedo un po' nella canzone che si muove a ritmo del treno. Mi sembra quasi di sentire ancora il gracchiante rumore delle rotaie.

Sarò strana, ma sono queste cose che mi piacciono. Le piccole meraviglie, non i mazzi di fiori, non scatolette di cioccolatini.

Adoro la semplicità.

Eppure sai d'essere incredibilmente complessa.

Un'altra voce si affolla nella mia testa... ma cosa...?

Non guardare me eh, non ho detto proprio nulla.

Ma se non sei stata tu...

Già, chi è stato?

L'uomo di fronte abbassa il giornale, mostrando uno strano ghigno sul suo volto.


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