Prologo
A mio padre, che quando tutti mi remavano contro, mi ha insegnato a rimanere sulla barca facendomi capire che non c'è nulla di più giusto che inseguire i propri sogni.
Grazie papà, mi hai insegnato a crederci.
"Scappa. Corri, corri e corri ancora. Non fermarti, corri sempre più veloce". Questo si diceva ogni volta che cresceva in lui la voglia di arrendersi, di lasciarsi cadere nell'oscurità. Ad ogni passo un dolore lancinante gli percorreva ogni centimetro delle ossa. Si trascinava la gamba, come se non facesse parte del suo corpo. Il pantalone era strappato e sporco di sangue, la ferita ormai secca pizzicava esposta alle folate di vento freddo e alla pioggia battente. L'acqua continuava imperterrita a cadere con forza avventandosi sull'uomo e trascinandoselo via con sé.
Andava alla ceca, senza capire bene dove si stesse dirigendo.
Non gli importava.
Il verso insistente delle cicale continuava a riecheggiargli nelle orecchie, disorientandolo ancora di più. Quando le forze lo abbandonavano, cercava a tastoni nel buio la corteccia di qualche albero nel tentativo disperato di aggrapparcisi. Sotto le sue dita qualsiasi superficie risultava uguale, il freddo lo aveva privato della sensibilità ai polpastrelli. Cercò senza risultati di toccare la corteccia ruvida di una vecchia quercia. Appoggiò la schiena e almeno per poco, provò sollievo. Cercò di respirare affondo, per calmare il battito cardiaco, ma quello che sentì fu solo l'odore del sangue, Il suo.
L'odore di un traditore.
Chiuse gli occhi e iniziò a contare – Uno, due, tre, quattro...- sentì un tuono e ricominciò a contare. Più andava avanti con i numeri e più la tempesta era lontana. Aveva sempre pensato che più il temporale fosse stato lontano e più tempo avrebbe avuto per trovare una soluzione ai suoi problemi. In questo modo riusciva a calmarsi e a riprendere lucidità. Quella volta però non era così semplice.
Poi risentì quel boato. Non era completamente sicuro di averli seminati, era stato troppo imprudente a fermarsi. il rumore degli scalpiccii delle scarpe sulle foglie era diventato un ticchettio che batteva nella sua testa come un martello. Allora riprese a correre nel buio della notte. Correva attento ad ogni presenza e a ogni ombra. Si rese conto che lui era proprio così, un'ombra che si nasconde nelle tenebre, nel buio dei suoi errori.
Non sapeva dove andare, la notte rendeva gli alberi tutti uguali, il rumore dei suoi passi era sempre lo stesso. Il bosco era diventato un labirinto a cui non avrebbe avuto scampo. E se il labirinto non l'avesse inghiottito, ci avrebbero pensato loro a conciarlo per le feste. Ombre scure si aggiravano nella foresta per cercarlo e lui sapeva esattamente cosa volevano. Era attento ad ogni rumore e ad ogni cosa sospetta provasse ad avvicinarsi anche se era ferito e troppo vulnerabile per difendersi.
Delle voci si fecero spazio nella sua mente. Si controllò in torno e alle spalle e si accorse di avere ancora un netto vantaggio sui suoi inseguitori, allora da dove venivano quelle parole?
Forse, tutte quelle voci erano solo una illusione della sua mente. Sì, doveva essere per forza così. Continuavano a dirgli di smetterla perché per loro era tutto sbagliato, quello in cui credeva era sbagliato, lo era persino lui. Era solo eppure quelle voci sembravano così vere e lo facevano sentire così incolpa. Mano a mano che le parole entravano in ogni emisfero del suo cervello, le voci urlavano sempre la stessa frase - Sei un codardo e un traditore!
Lo colse un dolore fortissimo all'udito, quelle voci erano solo un modo per fagli perdere il senso dell'orientamento. Si portò le mani alle orecchie e cominciò a sbandare da un albero all'altro.
Urlò a vuoto – so che sei tu, esci fuori! Vuoi solo farmi perdere il controllo. Smettila con questi stupidi giochetti e affrontami veramente!
Continuò a fatica con la consapevolezza che prima o poi le forze lo avrebbero lasciato, aveva finito le energie con quel grido. Inciampò in una radice di una vecchia quercia, anche gli alberi erano dalla loro parte. Cadde e si buttò sul terreno gelido, l'erba ruvida gli pizzicava la schiena e il vento freddo gli congelava la testa. Guardò in cielo ma la luna era completamente coperta dalle nuvole. La pioggia si trasformò in un acquazzone che rovinò molte piante.
Ricominciò a contare ma fu tutto inutile perché a causa dell'acquazzone e di quelle voci non riusciva neanche più a sentire i tuoni. I passi erano sempre più vicini, ovattate e sfocate voci rimbombavano nella sua mente. Oramai lo avrebbero trovato.
Aveva capito il suo gioco, stava cercando di entrare nella sua mente e mangiare i suoi ricordi per ottenere quello che voleva. Gli stava facendo dimenticare chi era.
Stava quasi per rassegnarsi al suo destino quando gli tornò alla mente Lei. Come aveva potuto dimenticarsene? Forse non era ancora tutto perduto e c'era ancora qualcosa per cui lottare, doveva fare solo in modo che lei capisse. Gli balzò un'idea in mente: ora sapeva cosa fare.
Gli inseguitori lo avrebbero preso se non si fosse alzato ora. Prese tutte le energie rimasta e con suo stupore si alzò senza alcun dolore. Riprese a correre molto più veloce di prima e senza trascinarsi la gamba, non sentiva più niente. Aveva in mente solo una cosa.
Arrivò ai margini del bosco quando si fermò di scatto a causa di un enorme burrone che gli sbarrava la strada. Si sporse e quando vide un fiume scorrere nel crepaccio si ritrasse. Andò all'albero più vicino, tirò fuori un pugnale dalla cintura con il manico in cuoio e alcune scritte e iniziò ad intagliare qualcosa sulla corteccia. Cercò di fare più in fretta possibile ma curò lo stesso il disegno nei minimi dettagli. Ne uscì fuori una strana spirale.
Poi si mise davanti al burrone pronto per saltare quando sentì una presenza dietro di sé, erano arrivati. Parlò senza neanche voltarsi – Potrai avere la mia anima o la mia mente, ma non avrai mai lei – si girò e diede le spalle al burrone – Lei sarà sempre più forte di voi!
-Cosa te lo fa credere? - una voce bassa di cui l'uomo non riconobbe la provenienza mise a tacere ogni rumore.
Sorrise – La luce è dalla sua parte.
Lasciò cadere il pugnale, poi aprì le braccia e si lasciò andare nell'oblio del vuoto.
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Ringrazio chiunque sia arrivato fino qui e abbia letto tutto il prologo del mio romanzo. Probabilmente adesso non avrete molto le idee sulla storia, ma dal capitolo successivo si conoscerà meglio la protagonista e la dinamica di tutti i vari eventi. Tutto ciò che accadrà non è lasciato al caso, ma ha un senso ben preciso che fa da filo conduttore a tutti gli avvenimenti. Quindi prima o poi capirete che tutto accade per una ragione ben precisa e che ogni parte si legherà in un cerchio ( se ovviamente riuscirò nel mio intento).
Mi scuso in anticipo per gli errori di grammatica che potrei fare, perché sono umana come tutti voi e mi scuso anche se non riuscirò a rispettare le scadenze. Grazie mille se deciderete di continuare, un abbraccio forte!
BELIVE IN YOURSELF. ALWAYS.
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