Capitolo 23
SPAZIO AUTRICE
CIAO AMICI! INNANZI TUTTO, MI SCUSO PER NON AVER RISPETTATO LE PUBBLICAZIONI. POI, VI RINGRAZIO PERCHè STIAMO CRESCENDO SEMPRE DI PIù! LE LETTURE SONO ARRIVATE A... RULLO DI TAMBURI... PIù DI 600!!!!!! NON SO ANCORA IN CHE MODO RINGRAZIARVI, è UN SOGNO CHE SI AVVERA. TUTTO QUESTO NON SAREBBE STATO POSSIBILE SENA DI VOI CHE MI STATE DANDO FIDUCIA. SE LA ME DI QUALCHE MESE FA AVESSE SAPUTO TUTTO QUESTO, PROBABILMENTE NON CI AVREBBE CREDUTO!
MA ADESSO BASTA PERDERSI IN CHIACCHIERE, SPERO CHE LE ATTESE VENGANO RIPAGATE ED ECCO IL NUOVO CAPITOLO!
BE YOURSELF. ALWAYS.
Alan sapeva che quella notte avrebbero fatto tutti una brutta fine, ma continuava ad addentrarsi sempre di più nei meandri di quel bosco. Quella voce nella sua testa che gli diceva di cercare Maybelline aveva talmente impregnato il suo cervello che non riusciva a vedere nient'altro. Sapeva benissimo di stare andando contro la morte. E se non l'avesse ucciso maybelline, ci avrebbero pensato quegli esseri immondi.
May si spostava tra gli alberi con velocità alla ricerca di Luke e Flora. Che cosa speravano di ottenere passando in quel posto? Poi si ricordò delle parole di Robin. Aveva detto loro personalmente che la barriera la notte si indeboliva e rendeva possibile l'accesso ai Gaiardiani, quindi non sarebbero dovuti uscire per nulla al mondo. Probabilmente non si erano fidati di tutta la storiella raccontata dai due fratelli e avevano intenzione di svignarsela comunque. E quel bosco era l'unica via d'uscita accessibile di notte.
E se la loggia dei Mezzosangue fosse stata li ad attendere la loro uscita allo scoperto come aveva detto Ryan? Davvero non importava loro nulla delle centinaia di vite innocenti che avrebbero sacrificato se così fosse stato? In fin dei conti, era lei la preda e come avevano fatto al museo, non si sarebbero fatti tanti scrupoli. Avrebbe trovato Luke e Flora e li avrebbe riportati fuori sani e salvi. In effetti iniziò a chiedersi da cosa li avrebbe salvati: quel bosco, per il momento, non sembrava strano o infestato, quindi perché preoccuparsi tanto?
Aveva parlato decisamente troppo presto. Mentre pensava non aveva fatto caso agli alberi sempre uguali: stava girando in tondo. Ma lei non aveva svoltato mai né a destra, né a sinistra.
Solo una volta Alan era rimasto più del dovuto in quel bosco e non aveva passato sicuramente una bella mezz'ora. I dannati erano un osso duro, soprattutto se lo scontro era uno contro trenta. Si accostò ad un albero e con fare più calmo possibile, accostò l'orecchio alla corteccia ruvida dell'albero. Iniziò a sudare freddo, doveva trovare quei tre in tempo. Erano sempre più vicini.
May iniziò a pensare che non avrebbe ritrovato così tanto facilmente Luke e Flora, quel posto era un labirinto. La sua pazienza ben presto si trasformò in ansia: vagava a vuoto senza una meta, era convinta che qualcuno la stesse osservando.
Luke, Flora!- Nessuna risposta. Il freddo le annebbiò la vista e anche l'equilibrio. Si poggiò contro un albero e percepì che emanava uno strano calore, per poco non la bruciò. Nonostante questo, la sua mano non le permise di staccarsi e una nuova visione si insediò nella sua mente: colpi di fruste, una bambina che piangeva... a May sembrò di viverlo in maniera diretta. Mentre le lacrime si facevano più vive e disperate, un'immagine le si presentò: sembrava quasi un'arena. All'interno un possente e maestoso animale. May non ne comprese i lineamenti poichè colpi di fusta si fecero sempre più devastanti. Poi una luce invase la visione, e infuse calma e pace contro tutto ciò che aveva visto prima. Una mano dal palmo spesso e rassicurante avvolse tutta la paura e la tensione. Staccò la mano dall'albero, che le rilasciò anche una lieve scossa.
Più tempo rimaneva in quel bosco e più si sentiva in trappola, le faceva uno strano effetto quel luogo. Iniziò a credere che non ne sarebbe uscita viva. Corse sempre più veloce tra gli alberi che sembravano prendersi gioco di lei. ripensò a sua madre, era scomparsa nel nulla e ora probabilmente lei era in pensiero. Già se la vedeva correre ovunque e a parlare con chiunque per trovarla. Si odiò non per non essere tornata a casa, ma per non averla pensata nemmeno un secondo. Aveva avuto così tante risposte che le avevano procurato altre domande, ma l'avevano fatta sentire così importante e si era dimenticata di avere una madre. Si sentì una codarda per non averle chiesto scusa dopo tutto quello che si erano dette. Sua madre faceva tanti sacrifici per lei, neanche una volta le aveva detto un grazie.
I battiti del suo cuore erano così forti che le sembrò quasi che ad ogni suo passo la terra tremasse. Si fermò pe riprendere fiato ma, chissà come, il boato continuava.
Alan avanzava come stesse agendo di nascosto, i dannati erano sensibili ad ogni vibrazione del terreno e così cercava di premere i piedi per terra nella maniera più innaturale possibile. Doveva sembrare un fantasma.
May indietreggiava senza pensare a dove stesse mettendo i piedi. Cercava di guardare verso ovunque sentisse la provenienza dei boati, quasi volesse avvistarne la causa, ma non avrebbe potuto avere gli occhi ovunque contemporaneamente. Era così attenta a guardarsi attorno che non si accorse di aver urtato qualcosa con la schiena, si premette completamente contro quella superfice convinta fosse un albero, anche se con la corteccia un po' troppo liscia. Quando percepì che quella cosa le restituì un movimento, saltò in avanti ed emise un grido mentre si lanciava in avanti che risuonò tra gli alberi.
-Zitta, Sono io!- Poteva essere solo di una persona quella voce calda e polposa: Alan. May abbassò immediatamente lo sguardo nel buio: non si vedeva nulla, ma avrebbe evitato comunque di impazzire o di perdere il controllo in quel posto.
-Tranquilla, non riusciresti comunque ad incrociare il mio sguardo, è troppo buio- Alan, non capì come, si era accorto che May aveva distolto lo sguardo. Non riuscì a comprendere se il suo cuore stesse scalciando per quel bosco o per Alan che aveva appena superato la distanza di sicurezza. Era vicinissimo. Gli rispose in maniera completamente opposta rispetto a come si sentisse, quasi bruscamente- Beh, scusa se voglio evitare di...- Lui le tappò la bocca con la mano, non gli oppose resistenza. Percepì il tocco delle mani gelide sulle sue labbra bollenti sul punto di esplodere.
-Senti? Stanno arrivando...
-Chi?- Alla domanda diedero risposta dei batti fortissimi che si fecero strada tra le piante, come un' orchestra di tamburi. Istintivamente afferrò il braccio di Alan: volle sbagliarsi, ma intravide tantissimi occhi che brillavano al buio senza battere ciglio, fissandoli. Non erano soli.
Delle ombre malefiche erano intente a seguirli e Alan li percepì uno ad uno anche se i loro passi non fecero alcun rumore. Sentiva la vibrazione delle onde che lasciava il loro movimento nell'aria.
May ascoltò le urla, i lamenti e non osò voltarsi. Alan si bloccò di colpo e la sua presa salda fece fermare anche May che per poco non perse equilibrio. Erano ad un vicolo cieco: Un imponente cancello arrugginito, ricoperto da liane come un film dell'orrore, sbarrava loro il passaggio. Quel cancello doveva essere lì da molto tempo, pensò May, e le ringhiere laterali che lo prolungavano erano la prova che qualcuno aveva voluto recintare tutta la riserva, probabilmente per evitare che qualcuno ci entrasse.
O forse per non lasciare che qualcosa ne uscisse.
-Che facciamo? Non abbiamo scampo!- May forzò il cancello, ma servì a ben poco. Ormai erano stati accerchiati da ogni via possibile e le sagome divennero più visibili e chiare ad entrambi, grazie alla penombra.
Un essere si accanì verso di loro, ma May non seppe riconoscere da quale lato fosse la provenienza e continuò a vagare a vuoto con lo sguardo e a girarsi in preda alle convulsioni.
Alan invece ne comprese la provenienza e seguì la traiettoria del colpo prendendolo in pieno. A quel punto May non capì più nulla, sentì solo il rumore della colluttazione. Era stata talmente prorompente e d'impatto, che uno dei due doveva essere per forza morto sul colpo. Emise un gridò che scatenò fuori la sua adrenalina e tutto ciò che era percepibile per lei. A quel punto tutto si fece più scuro della notte stessa e non percepì più nulla.
Durò tutto una frazione di secondo.
Sentì l'aria mandarle indietro i capelli scompigliandoli, come se stesse in movimento. Riaprì gli occhi, stava correndo! Com'era possibile se un momento prima non aveva mai così avuto i piedi impiantati nel terreno? La sua mente non controllava il suo corpo e muoveva le gambe da solo. Urtò qualcosa e fremette al pensiero di quegli occhi lampeggianti che la osservavano nel buio. Per fortuna non era un mezzosangue- Alan, ma tu sei morto! Ero sicura che...- Lui le aveva appena afferrato saldamente la mano e la trascinava in avanti. Lei provò a fermarsi ed ebbe la conferma che le sue gambe si muovevano contro la sua volontà.
May era sicura, ricordava ancora il tonfo del suo corpo sul terreno.
-Mi dispiace per te, so che vorresti farmi fuori, ma non ti libererai di me così facilmente!- Alan correva come se non avesse subito nessuna colluttazione e come se niente gli avesse provocato alcuna ferita. Non sembrava neanche ricordare di essere morto o di aver ricevuto nessun colpo.
May continuò a correre con l'aria spaesata di chi ha appena visto un fantasma e Alan fu costretto a sorreggerla più di una volta per evitare che sbandasse.
Aveva la testa altrove: era successo ancora, esattamente come durante la staffetta: per la prima volta non si sentì a disagio pensandoci così spontaneamente. Aveva cambiato il corso degli eventi solo pensandoci, aveva sventato una tragedia, e se solo avesse voluto, avrebbe potuto farlo ancora.
Correvano da parecchio orma mai e anche se il bosco sembrava infinito, intravidero uno squarcio di luce tra gli alberi che li accecò.
Udirono un urlo di una voce femminile che li distolse dai boati infernali: era la voce di Flora .
L'uscita era stata ormai quasi varcata ed erano praticamente in salvo- Era la voce di Flora quella! Non possiamo lasciarli qui!- Fece per tornare indietro. Aveva promesso che li avrebbe riportati fuori di lì. Lui invano provò a bloccarla- Sei impazzita?! Siamo usciti vivi per miracolo e ti assicuro che non è così semplice non farsi uccidere!- Le parole di Alan echeggiarono a vuoto, May era rientrata- Quella ragazzina!- Sbottò il ragazzo che si trascinò contro voglia dentro.
May seguì le urla che provenivano dai margini. Non ci volle molto e al contrario della prima volta arrivò subito al cancello che delimitava gli alberi. Flora e Luke che cercava di proteggerla stavano venendo attaccati da degli esseri a metà tra uomini e esseri informi e spaventosi, praticamente delle bestie. May trattenne un verso di disgusto: la pelle grigia e squamata, il volto raggrinzito e tumefatto come fosse stato immerso nell'acido, schiena curva e membra contorte, denti aguzzi e affilati che erano incorniciati da un ghigno malefico. Si ricordò di quell'uomo e di quella donna che sua madre aveva portato a casa: anche il loro viso era così orrendo.
Intanto i dannati Ringhiavano contro i due fratelli e Luke si piazzò davanti la sorella che stava per perdere il controllo. Aveva il fiatone e sudava, quasi fosse sull'orlo di una crisi di nervi o un attacco di panico. May fece per andare verso di loro ma rimase paralizzata: un fascio di luce le illuminò ancora meglio la visuale e accidentalmente le cadde l'occhio sul terreno. Imbalsamati e legati dalle radici e l'erba giacevano centinaia di cadaveri, o almeno ciò che ne restava, creando un manto maledetto. Alzò un piede e vide che era piantato completamente sul viso di un uomo, quasi non urlç. Era quella la fine che faceva chiunque entrasse in quella foresta.
Percepì dei movimenti dietro di lei e si voltò: un dannato di cui non si era minimamente accorta aveva provato a colpirla ma Alan aveva prontamente parato il colpo. Si accasciò a terra emettendo un gemito.
May si sentì impotente e inutile più che mai. Era rimasta ferma, immobile, lasciando che qualcuno si ferisse al posto suo. Stava solo complicando la situazione.
Un boato attirò lì attenzione dei dannati. Flora cambiò completamente espressione: strinse i denti e rispose al loro ringhio. Alzò lo sguardo e il terreno intorno a loro come per magia sprofondò impedendo alle creature di avvicinarsi. Alan si trascinò accanto a Luke e Flora appena prima che il terreno si ritirasse.
May rimase da sola in prima fila, a dieci secondi dalla morte. Il suo corpo era paralizzato, ma la mente sudava brividi per quanto era piena di pensieri. La voce delle tre dame si fece strada nel suo cervello: le prime due non facevano altro che riderle dietro ricordandole quanto fosse stata stupida a ritornare in quel bosco. Ma la terza era di tutt'altra idea- Sai ciò che devi fare. Pregò se stessa di ricompiere quel piccolo miracolo.
La terra si rialzò e tutti furono costretti ad indietreggiare, mentre i dannati continuavano ad accerchiarli mentre cantavano vittoria. Erano intrappola, le schiene erano premute contro il cancello freddo.
May si fece avanti, la sua non era una maledizione. Ora lo sapeva.
-Vuole morire?- Luke arrancò verso Alan che continuava a fissare May. La ragazza ricordando le parole di disprezzo che le avevano conservato tutti, si convinse che non l'avrebbero mai toccata.
Alzò le mani. Il ventò le asciugò il sudore sulla fronte che la fece rabbrividire.
Chiuse gli occhi. Improvvisamente sentì uno strano calore invaderle le ossa e darle forza. Quando riaprì gli occhi rimase incredula: tutto il suo corpo brillava come una stella.
-è lei, ecco la prova...- Alan ancora per terra fu costretto ad ammettere la dura realtà.
Lamenti e gemiti accompagnarono la fuga dei dannati tra gli alberi, accecati da May, che ancora cercava di toccarsi gli arti per dare spiegazione al fenomeno. Flora intanto aveva assistito a tutta la scena con occhi sgranati, si era appoggiata ad un albero mentre Luke le sorreggeva la testa. Era stata l'unica a non coprirsi gli occhi. Le loro espressioni non ebbero bisogno di descrizione. May sapeva che ormai non si sarebbe più potuta tirare indietro.
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