Capitolo 22
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Ciao amici! scusate l'attesa, ma ecco il continuo della storia. Mi è piaciuto moltissimo scrivere questo capitolo e rileggendolo sono rimasta davvero catturata dalla descrizione che ho fatto. mi è sembrato per un attimo di essere addirittura al posto di May! é la prima volta che sono davvero soddisfatta di ciò che ho scritto. spero piaccia anche a voi! Un abbraccio!
Be yourself. always.
May si risvegliò in una casa non sua: il letto a baldacchino era decisamente molto più comodo rispetto al suo materasso sbrindellato e con le molle cigolanti peggio di un film dell'orrore, ma lo capì soprattutto dal fatto che sul comodino non c'erano né la sua aspirina, né i suoi tranquillanti. Cercò a tastoni senza guardare e l'unica cosa che fece cadere a terra fu una candela, per sua fortuna spenta. La caduta provocò un tonfo sordo che la fece drizzare in piedi come fosse sveglia da ore. Si sporse dal letto e per tranquillizzarsi pensò che forse fosse solo uno dei tanti attrezzi tecnologici presenti nella casa. Quando però prese fuoco per davvero, May iniziò a smaniare, si alzò in piedi e barcollando andò ad appoggiarsi ad un appendi abiti il più lontano possibile dal letto. Continuava ad avere tatuata nella mente l'immagine di quella ragazza con i capelli rossi e la sua risata la perseguitava. Aveva il fiatone e stava sudando. Un attacco di panico senza neanche le medicine non ci voleva proprio, senza sua madre, che era l'unica che sapeva come comportarsi. Chissà se Rose in quel momento era in pensiero per lei, sicuramente dopo che lei e Alan erano andati via dal museo, era scoppiato il panico. In quel momento però non poteva tornare in dietro, tutta quella storia dipendeva da lei. non sapeva se sarebbe stata in grado di aprire un portale, ma solo lei avrebbe potuto ritrovare suo padre.
Il fuoco si spense magicamente da solo e May aprì la finestra per cercare di tranquillizzarsi. Pensò fosse una bizzarra coincidenza che proprio la sua stanza si affacciasse sul bosco dietro il castello. Si appoggiò su davanzale e iniziò a guardare il panorama: il cielo era sereno e si vedevano molte stelle. Suo padre amava molto le stelle, le aveva insegnato a riconoscerle. Diceva che quando ci si sentiva smariti, bastava guardarle e loro avrebbero indicato la via. Adesso però non riusciva a vedere la strada giusta da percorrere neanche nelle stelle. I suoi occhi caddero ancora sul bosco e per un secondo le sembrò di vedere qualche movimento tra gli alberi. Si strofinò gli occhi pensando di essersi sbagliata, invece scorse anche dei leggeri bagliori tra e chiome. Probabilmente era solo una delle sue allucinazioni.
O forse no.
-è lì che dovrebbe morire per il torto che ti ha fatto- May si girò e trovò la terza delle donne aggrappata al davanzale, ad una spanna dal suo viso. Fece un passo in dietro e riprese a barcollare, iniziò a vedere tutto doppio. Anche le altre due, una stesa sul letto a baldacchino e l'altra seduta sulla scrivania, sembravano essersi sdoppiate. Si era distratta troppo presto, per essere sicura che l'attacco di panico fosse finito. – Ma di che torto parlate? Voi siete pazze!- May con le poche forze che aveva ancora in corpo si catapultò fuori dalla porta mentre le due ridevano e l'altra diceva cose incomprensibili. Camminava con il fiatone aggrappandosi a tutto quello che trovava lungo il corridoio. Per fortuna, nonostante fosse notte, il castello era illuminato ventiquattro ore su ventiquattro, altrimenti sarebbe andata a sbattere da qualche parte. In effetti sembrava praticamente giorno.
Scese faticando le scale, rischiando di cadere più volte. Più tempo stava in quel luogo e più non capiva a quale epoca appartenesse. Sembrava quasi che persone provenienti da ogni tempo avessero lasciato lì un pezzo della propria storia. E ogni storia si raccontava da sola.
Al piano terra si ritrovò davanti un grande orologio a pendolo segnante mezzanotte meno cinque. Ai suoi lati c'erano due porte: quella a sinistra era quasi completamente invisibile perché il motivo decorativo era identico a quello presente già sul muro. May infatti riuscì a distinguerla solo grazie ad un lieve contorno nero intorno ad essa. Da quella sotto a quella destra, dato che la luce a quel piano era calata, si poteva distinguere una luce gialla decisamente più forte, segno che dentro ci fosse qualcuno. Ancora un po' sotto shock riuscì a sentire solo il suono ovattato di due voci maschili che discutevano animatamente. Erano quasi sicuramente Robin e Ryan, il che significava che quella porta conduceva nello studio di quella mattina oppure al chiostro.
Nonostante quale fosse, scelse la porta occultata dal muro. Dato che non c'era la maniglia, provò ad aprire girando la chiave già infilata nella serratura e quando si accorse che la porta era solamente accostata rimase di stucco. Perché lasciare una porta creata tecnicamente per non essere notata, aperta?
La ragazza non si lasciò intimidire e si addentrò nonostante fosse buio. Fece un passo e per poco non ci rimase quando una scia di luci, sicuramente sensibili al movimento, si accesero in successione. Il corridoio appariva spoglio, senza alcun particolare, come invece il resto della casa. Ciò che era inconfutabile era che probabilmente quello era il corridoio più antico della casa: la pietra era molto rovinata e quando May si appoggiò per riprendere fiato si accorse anche del muschio presente su alcune rocce. Inoltre, si poteva avvertire la grande presenza di umidità e l'odore di chiuso. Lungo il percorso May iniziò a sentirsi meglio, nonostante il posto poco ospitale. Quel posto, invece di metterle paura, la faceva sentire al sicuro, protetta. Come se ci fosse già stata anche se, in realtà, era impossibile.
Non camminò più di un minuto che le luci iniziarono ad affievolirsi perché alla fine del tunnel un bagliore si fece sempre più forte. La ragazza fu costretta a coprirsi con una mano gli occhi e con l'altra ad appoggiarsi alla parete. Tastando la roccia percepì dei solchi con le dita, probabilmente qualcuno ci aveva inciso qualcosa sopra. Si ritrovò all'interno di una chiesa dai soffitti altissimi, stile gotico. May non poteva credere ai suoi occhi: com'era possibile che all'interno del castello fosse presente una chiesa e per di più così alta? Nonostante i soffitti fossero così imponenti, dall'esterno erano impercettibili, un tutt'uno con il palazzo.
May fece qualche passo più avanti con riluttanza, il suo cervello le diceva di tornare indietro ma la curiosità anche quella volta riuscii ad avere la meglio. Passò per prima dalla navata laterale più a destra, separata dalle altre due da colonne con archi presumibilmente a sesto acuto. Camminando si accorse che le colonne avevano affreschi davvero particolari, anche se erano rovinati erano facilmente riconoscibili figure tutte femminili, tutte diverse. Ma neanche un santo. Ad ogni passo che faceva in più, cresceva la sensazione in lei che forse non avrebbe dovuto vedere quel posto, mai ormai le sue gambe avevano iniziato a muoversi da sole. Non riuscì neanche a capire la forma di quella pianta: la signorina Keller aveva passato tutto l'anno a riempirle la testa di come le croci latine e ortodosse avessero influenzato le costruzioni cristiane, e questa non era a forma di nessuna delle due. Su entrambe le navate laterali erano presenti una in successione all'altra, delle cappelle ricoperte da degli enormi quadri. Più andava avanti e più il quadro sembrava nuovo nella cappella successiva, come se partissero dall'antichità, fino ad arrivare al mille ottocento. La cosa che più inquietava di tutte era che la scena dipinta rimaneva sempre la stessa, mentre la donna cambiava sempre. Era sempre stata affascinata dalla storia cristiana e sapeva bene che il culto si basava su Cristo. C'erano alcune figure maschili, ma nessuna riconducibile a lui. May arrivò fino alla navata centrale e si ritrovò davanti all'altare. Era piuttosto in alto e sarebbe sembrato un altare normalissimo, con il tabernacolo, il crocifisso e tutti i simboli, se non fosse stato per il maestoso quadro posto dietro. Una mastodontica tela rappresentava una scena spettacolare. May pensò si trattasse di qualche apocalisse: sullo sfondo erano raffigurati moltissimi caduti e morti, il cielo in tempesta. Ma la scena principale era dedicata a qualcosa di sconcertante: un gruppo capitanato da una donna in vesti candide cercava di scacciare qualcosa, forse la guerra o la morte. La donna vestita di bianco alzava un pugno al cielo sprigionando una luce fortissima e con l'altro braccio accarezzava un uomo accasciato a terra, in fin di vita. May si soffermò sul viso della donna: aveva un viso piuttosto inquieto, come se cercasse di piangere ma non ci riuscisse. Ora che ci pensava, aveva già visto un quadro con una situazione del genere, in quella vecchia casa dove aveva conosciuto Ryan. I due personaggi della scena si assomigliavano parecchio. Fissò ancora di più gli occhi della donna e vide che delle lacrime le rigarono il viso. Si stropicciò gli occhi per assicurarsi del suo sbaglio e fu così, dato che il viso era tornato come prima.
Ai lati dell'altare c'erano due statue di figure femminili, una più bella dell'altra. Erano modellate in modo liscio e omogeneo, in stile classico, e i loro lineamenti erano nitidi. Erano piuttosto morbide e prosperose, con una morbida chioma riccia, e il panneggio ben rifinito dei loro abiti morbidi lasciavano intravedere il collo e le gambe. May si soffermò sui loro visi inespressivi: i loro occhi erano stati scolpiti di modo che da ogni punto li si guardasse, sembravano fissarti. La ragazza per un momento si sentì osservata e cercò però di scrollarsi la sensazione di dosso ripetendosi che erano solo statue. Tra le due, si trovava un enorme crocifisso, molto ben fatto. Il corpo del cristo era davvero realistico, con il viso suscitante sofferenza e la croce era decorata da alcuni intarsi molto particolari. Solo la scritta "inri", che gli aleggiava sul capo, era leggermente scolorita. May notò immediatamente che nel pavimento sotto il crocifisso si trovavano dei buchi, troppo innaturali per trovarsi già nel marmo. A prima vista, ipotizzò che quei quadrati servissero come incastri per un piedistallo. Forse lì si trovava una statua che era stata distrutta. O forse, qualche altra opera. Sul muro oltre il crocifisso si trovavano dei segni, forse una scritta. May si avvicinò per leggerla meglio ma era troppo scolorita per capirci qualcosa.
Sentì un rumore, precisamente un tonfo sordo. Si girò di scatto, osservò ogni singolo centimetro con occhio attentissimo. Allungò lo sguardo anche oltre le colonne. -Robin? Ryan?- Provò a chiamare, nessuna risposta. La chiesa era completamente vuota, ma continuò a pensare che non si sarebbe dovuta trovare lì, in quel momento avrebbe dovuto essere nel suo letto, con gli occhi chiusi a dormire. Ma non poteva, non dopo quell'attacco di panico. Iniziò ad indietreggiare e alzò gli occhi, ciò che vide la lasciò nuovamente a bocca aperta: il soffitto era letteralmente coperto da stelle. Da quella distanza non riuscì a distinguere se fossero dipinte oppure scolpite, ma dalla loro lucentezza era sicuro che rappresentassero stelle. Nonostante la luce sprigionata, May riuscì a distinguerne i contorni e a non rimanerne accecata. Era una sensazione unica, luce che non accecava. Forse era opera della tecnologia, ma era praticamente impossibile perché quella era una chiesa cristiana. Anche se forse trovandosi dentro quel castello...
Al centro del soffittò era posizionata una cupola, lì le stelle non arrivavano e infatti la zona era più buia di tutta la chiesa tanto che May fece fatica a ricostruire ciò che ci era disegnato sopra dai contorni. Quello che le parve di vedere furono solo cinque figure di animali poste a cerchio. Forse erano angeli? No, non avevano ali e se le avessero avute, l'affresco era troppo scolorito per essere visibile. Ma come era possibile? Perché solo la cupola fosse rovinata, era un mistero. Il resto della chiesa era in ottime condizioni e da quella altezza sarebbe stato impossibile staccare i pezzi a mano.
Fece altri passi indietro e per poco non perse l'equilibrio, sotto di lei c'era una vera e propria apertura nel pavimento, fatta in modo che da lontano fosse impercettibile. May si lasciò guidare dal suo istinto e dal suo dialogo interiore per scendere le scale nascoste nell'apertura. Più scendeva e più era convinta che non avrebbe dovuto scoprire quel posto. Arrivò alla base e si rese conto di trovarsi in una specie di cripta: era completamente buia ma da un piccolo sbocco si poteva intravedere uno spiraglio di luce lunare attraversarla e colpire una zona in penombra. Si avvicinò e vide una figura unica: davanti a lei c'era una statua d'immensa bellezza, plasmata esattamente come le atre due statue sull'altare ma con uno sguardo limpido e in pace. Tendeva la mano a palmo aperto, l'altra sul cuore. Era illuminata così bene che a May sembrò una visione divina. La ragazza si avvicinò per guardarla meglio quando sentì un rumore, si girò e vide in controluce Alan dormire su di una poltrona davanti alla statua. Sarebbe dovuta scappare, da lui e dai suoi occhi, se li avesse aperti... ma non lo fece.
Alan aprì gli occhi, s'incrociarono solo un secondo, ma bastò. L'inseguimento ricominciò mentre May combatteva contro quelle voci. Alan non sapeva cosa stesse facendo, seguiva solo quel profumo. Per un attimo le parve di averlo seminato perché la ragazza si ritrovò in un terrazzo circolare con la vista su di un bosco. Si appoggiò ai merli e provò a contarle, le stelle. Erano troppe. Quelle spirali iniziarono a circondare ogni astro visibile agli occhi di May. Ne seguì una con lo sguardo e la mano. Si girò per non perderne la visuale e si ritrovò davanti Alan con il fiatone. La mano della ragazza si alzò contro di lui senza il suo volere. Lei se la portò dietro la schiena e tornò a correre. Attraversò il castello correndo, arrivò all'uscita. Cercò di focalizzare l'attenzione su altro: fu allora che vide i due fratelli Acquarion scappare, correvano dritti verso il bosco.
-Fermi! Sicuramente lì non troverete una via d'uscita!- le sue parole precipitarono nel vuoto. Intanto si catapultarono sul posto anche Robin e Ryan, che destati dalle urla, erano accorsi. May si fece prendere dalla disperazione e sotto l'influenza del suo ego iniziò a delirare – Mi avete portata qui, eppure continuate a dubitare di me. Volevate una prova, giusto? Eccola!- con uno scatto si precipitò dentro al bosco alla ricerca dei due fratelli. Arrivò pure Alan che si precipitò alle calcagna di May- Andrò a riprenderla!
- Non siete in voi, non ne uscirete mai vivi!- Ryan fece per bloccarlo ma Robin lo bloccò- Lasciali andare. Se May farà quello che dice, dimostreremo che non ci stiamo sbagliando.
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