Capitolo 15
UN PO' IN RITARDO, MA ECCO IL NUOVO CAPITOLO😊
-E questa che razza di domanda sarebbe? - Alan spiazzò completamente May con quel momento di pura finta ottusità. Lei divenne paonazza per la rabbia – La tua piuttosto, che razza di domanda è?! – strizzò gli occhi e poi tornò a fissarlo- La mia è una domanda normalissima, che potrebbe fare qualsiasi persona che si sente chiamare per nome da uno sconosciuto! E si dà il caso che io ne ti conosca né tanto meno ti abbia detto il mio nome...
Alan fece spallucce- Diciamo che lo so, ok? - Non poteva dirle la verità senza che prima gli altri non le avessero spiegato la verità più grande, al quale lui sembrava l'unico a non credere. E nonostante questo, non poteva fare altrimenti. May esplose- Non è una risposta! - Si girò dall'altra parte e iniziò a massaggiarsi le tempie. Non sapeva neanche perché stava lì ad ascoltare quel ragazzo che aveva trovato da solo due ore.
Non ce la faceva a stare zitta- Sai ultimamente tutte queste situazioni mi stanno letteralmente cadendo addosso- iniziò a borbottare, e quando la ragazza iniziava, era difficile farla smettere- Ormai anche le persone che non conosco ne sanno più di me sulla mia vita. È come se la gente spii i miei pensieri e la mia mente... ma la sai la cosa più strana?
-No, quale sarebbe? - Vedendo May impazzire, Alan la stuzzicò.
-Io non ho mai reso di dominio pubblico tutto quello che mi succedeva! Nonostante questo, persone strane sanno i cavoli miei!
Proprio nel momento in cui May alzò la voce, dei fari e il rumore squillante del clacson di un'auto attirarono l'attenzione dei due. Alan si attivò subito e trascinò May fuori dal nascondiglio. La prese per mano portandola correndo all'uscita del parco. Intanto lei non aveva idea di dove stessero andando, era più impegnata ad osservare Alan, appena le aveva toccato la mano un brivido le aveva trapassato ogni centimetro. Aveva la mano gelida.
Alan si bloccò per guardare intorno se qualcuno il avesse visti e per poco lei non gli finì addosso. Non si accorse minimamente che la stava trasportando di peso fino alla macchina scaraventandola nel sedile posteriore per poi andarsi a sedere dall'altro lato. Il tonfo fece risvegliare May che si sedette in posizione eretta e sconvolta si accorse di trovarsi dentro una macchina. Era un fuoristrada bianco gigantesco e all'interno c'era un buonissimo profumo da uomo. -Fatto, contenti? Ora possiamo andarcene? Questo posto fa vomitare- Alan si appoggiò allo sportello imbronciato e con le braccia conserte, rivolgendosi alla persona seduta nel posto del guidatore e che intanto era ripartito a tutta velocità.
-Alan, vedi di calmarti e sbollentare i tuoi spiriti- Una voce davvero familiare a May rispose a tono al ragazzo, senza sbilanciarsi minimamente o perdere il controllo. Da dietro il sedile avvistò dei ciuffi biondo scuro e spettinati, che fecero capire alla ragazza di chi si trattava- Preside Fotaras!- May si affacciò tra i due sedili trovando l'uomo concentrato sulla guida. -Per favore, Non chiamarlo così, è il nome più ridicolo che si sia mai inventato- la interruppe la persona seduta sul lato del passeggero ridendo.
-Dottor Strange!- May era sconvolta. Stavolta fu Alan a non riuscire a trattenere e risate. May lo ignorò e si rivolse di nuovo al preside- Come fa a guidare? A quest'ora ci saremmo dovuti già schiantare! Lei è sulla sedia a rotelle!
-Maybelline calmati- Lui rispose a modo – scusa se ti abbiamo trascinato qui con la forza- Alzò la voce riferendosi ad Alan che sbuffò- Ma ti spiegheremo tutto quando arriveremo alla nostra destinazione.
- Sappi che però io mi chiamo Ryan- dottor strange si intromise nella conversazione con il suo tono scherzoso- Lui puoi chiamarlo Robin e puoi dargli del tu. – e con tono sarcastico finì- E il ragazzo "gentilissimo", "fantastico" e per nulla scontroso vicino a te, Alan. -Alan- May si ripeté quel nome e l'osservò mentre il ragazzo guardava fuori dal finestrino. Lui si accorse del suo sguardo e si fissarono per qualche secondo per poi ritornare ai suoi pensieri. MAy pensò che quel nome fosse davvero bello e, anche se a fatica, dovette ammettere che gli stava davvero bene. Poi le venne in mente una cosa- Aspettate un secondo- Guardò sul polso di Ryan e vide lo stesso marchio che aveva Robin. Si avvicinò ad Alan rimasto paralizzato e colto alla sprovvista per prendergli il polso e vedere le tre spade. -Lo sapevo- Indicò Alan- tu sei quello con cui mi sono scontrata qualche mattina fa!- iniziò a smaniare- Lo dicevo che avevate troppe cose in comune voi tre. Vi siete messi d'accordo per spiarmi!
- Non ci siamo messi d'accordo, siamo fratelli- Ryan cercò di spiegare a May. Robin lo precedette- Tutto quello che abbiamo fatto è stato solo per proteggerti, sono in molti a volerti.
-Cosa?! No, dovete aver sbagliato persona! A scuola non mi sopporta nessuno e a casa...
- I mezzosangue- Alan fece risentire la sua presenza- sono loro che ti cercano.
Quella frase trapassò come una freccia le orecchie di May. Prima che fosse in grado di fare altre domande, Robin la invitò ad aspettare per parlare in un luogo sicuro.
Mentre l'auto si trovava in prossimità di una strada circondata da foreste, May fece fatica a stare zitta e ad evitare di stordirli con le domande che le passavano per il cervello alla velocità della luce. I mezzosangue? Voleva dire che la leggenda era vera? Ma che importanza aveva lei per essere cercata da queste persone? Cosa c'entrava?
La sua attenzione fu però fu attratta da ciò che stavano facendo Robin: era uscito dalla strada e si stava addentrando nel bosco come nulla fosse. La ragazza si poggiò sul sedile con la schiena e sospirò. Poi fermò la macchina, nel bel mezzo del nulla. I tre scesero dall'auto e mostrarono il polso con il tatuaggio ad un albero che emise una lucetta bianca. May rimase scioccata: dove prima c'erano degli alberi ora stava apparendo una vera e propria città. Mentre l'automobile ripartiva si affacciò al finestrino- E questa città da dove spunta?
-Io più che città direi Paesino- Alan stese le gambe e appoggiò la testa allo schienale- E poi cade a pezzi. May osservò meglio e si accorse che aveva ragione, quel paese era praticamente una giraffa col collo corto: le persone erano vestite in modo normale ma di sicuro non vivevano nel lusso più sfrenato. Sembrava uno di quei paesini nati su delle rovine stratificate, con un centro storico davvero unico. A May venne in mente un paesino che aveva visitato in gita scolastica in Puglia al caposcuola. La composizione era la stessa. A parte la loro, nessun altro possedeva una macchina, il che era davvero insolito.
-Ti consiglio di non farti vedere. Sapevano che prima o poi saresti arrivata ma non credevano che sarebbe successo oggi- Ryan si era affacciato dietro vedendo May con il viso fuori dal finestrino. Lei si accorse che la gente era uscita dalle proprie case per guardarla. I loro occhi erano diffidenti, quasi pieni di disprezzo e May si ritrasse dispiaciuta. Arrivarono al centro del paesino la macchina entrò all'interno di un grande castello circondato da spesse mura. Anche questo sembrava stratificato: i merli posti sull'estremità ne indicavano l'utilizzo medievale come difesa, ma i numerosi fregi indicavano un'epoca molto più recente, quando probabilmente veniva usato come residenza. Doveva aver subito cambiamenti nel corso della storia.
Robin parcheggiò nel giardino tra il castello e le mura. Appena scesa, May si guardò in torno facendo un giro completo e respirando a pieno. In tutto quel verde, aveva finalmente un attimo per riprendere fiato.
I tre fratelli la condussero all'interno della struttura e mentre attraversavano le grandi stanze la ragazza non poté fare a meno di osservare imbambolata le decorazioni alle pareti che riconfermarono le sue ipotesi. Entrarono in un piccolo ufficio al primo piano con un grande tavolo decorato con una tovaglia di broccato e una libreria in mogano, posta intorno ad una finestra che dava su di un bosco dove le mura terminavano.
I due fratelli maggiori si sedettero dal lato verso la finestra. May rimase in piedi sulla soglia, non sapeva se sedersi o meno ma quando percepì la presenza e il calore del corpo di Alan dietro di lei, fece istintivamente un passo in avanti. Il suo comportamento impacciato addolcì l'atmosfera facendo ridere sotto i baffi Ryan, Robin trattenne un sorriso. Non avrebbe voluto sbagliarsi, ma le era sembrato che il ragazzo le avesse sfiorato leggermente i capelli con le labbra. Non era una ragazza che si emozionava per così poco ma la presenza del ragazzo dietro di lei la metteva alquanto a disagio. Istintivamente si sedette, mentre Alan andò ad appoggiarsi alla finestra con le braccia conserte.
Una donna sulla venticinquina con i capelli raccolti in una treccia si affacciò sulla porta- Ben tornati- poi si accorse della ragazza e accennò ad un sorriso, aveva gli occhi stanchi ma sereni. May contraccambiò- Vedo che avete un ospite... gradite qualcosa da bere, magari un tè? - rivolse un altro sguardo a May: sapeva l'importanza dell'ospite e di sicuro non l'avrebbe fatta sentire a disagio.
-No, grazie mille, Dalia- Robin gli si rivolse con un tono davvero rispettoso- piuttosto, cortesemente avrei bisogno che per la prossima ora nessuno entri dentro il castello. La nostra ospite è messa a disagio dagli sguardi altrui. May gli lanciò un'occhiata inespressiva: aveva pienamente colto nel segno ma detta così era un tantino esagerato.
-certamente, chiederò di chiudere le porte.
-Grazie tante ancora, Dalia- La donna fece un cenno col capo e si assicurò di chiudersi alle spalle la porta con la massima delicatezza.
-Ok, arriverò dritto al punto- Robin iniziò il suo discorso senza troppi giri di parole – quando Alan prima ha parlato di mezzosangue, non stava scherzando...- Il cuore di May invece di sussultare stava per la verità, stava rallentando- La leggenda della dea immortale... è tutto vero. Ogni cosa è accaduta veramente.
May non saltò sulla sedia per l'emozione riuscì ad emettere solo dei grugniti e un delicatissimo- Oh porcapaletta. Quella reazione sorprese tutti e tre. Persino Alan, il più serio di tutti, iniziò a sfogare battendo in modo convulso le dita sul davanzale della finestra. – L'altro mondo, le quattro casate, è tutto vero- disse con stupore la ragazza, risvegliandosi del tutto e scattando in piedi. Subito si accorse della sua reazione esagerata e così si rimise a sedere.
Robin continuò- E anche i mezzosangue che ti cercano sono veri.
La ragazza tornò nel mood di serietà- I mezzosangue esistono ancora? Insomma, la leggenda, non ho idea del numero preciso, ma deve risalire a parecchi secoli fa.
Robin fece un cenno a Ryan che schioccò le dita e fece spegnere la luce. May non potè trattenere un "wow" per la sorpresa. -Tranquilla, intelligenza artificiale. Anche l'ologramma per proteggere il paese lo era. - Ryan rassicurò May mentre premeva qualcosa sullo spigolo del tavolo. Improvvisamente un ologramma illuminò la stanza- Era il pianeta terra costellato in alcune zone dei continenti di punti rossi.
-May, i mezzosangue sono nati qui e dopo la guerra dei due mondi i sopravvissuti sono rimasti sul pianeta terra continuando a moltiplicarsi e a bramare vendetta. Soprattutto vendetta. Tutti i puntini rossi che vedi sono i mezzosangue ancora presenti sul pianeta- I puntini erano più concentrati in zone più come Europa, Asia e America. Anche nelle zone più inabitabili, nonostante fossero puntini pochi e dispersi, se ne potevano trovare.- E più della metà di loro ti sta cercando in questo momento.
-Oh Porcapaletta- Gli occhi di May non riuscivano a staccarsi dall'ologramma, tutta quella gente cercava lei?!
- Ecco perché ti abbiamo portata qui. Non ti abbiamo spiato per tutto questo tempo, abbiamo solo fatto in modo che non ti accadesse nulla. E quando siamo arrivati in questo mondo, abbiamo trovato questo posto per nasconderci e agire inosservati. In questo modo abbiamo dato una casa alla gente che vive qui.
-Perché, da dove siete venuti?- la ragazza sapeva cosa avrebbero risposto, ma voleva sentirselo dire comunque.
- Da Gaia- Alan parlò un'altra volta dal nulla- Siamo gaiardiani. May si sentì troppo elettrizzata: finalmente la prova che non era una pazza. Aveva la conferma che aveva sempre desiderato: era lei ad avere ragione e gli altri torto. -E tutte le persone di questo posto?
-Sono Mezzosangue pacifici a cui è stata distrutta la vita- Ryan spense l'ologramma e accese la luce- sono persone pacifiche ma non ti vedono di buon occhio perché pensano che sia colpa tua se vengono perseguitati dai loro simili.
-Cosa? Io non capisco...
Robin si alzò in piedi- May, siamo stati incaricati di proteggerti dalle quattro casate in persona sin dalla tua nascita. Facciamo parte di una delle legioni dei cacciatori di taglie, ci chiamano "Le tre spade nel fianco". Avevamo il compito di uccidere gli ultimi mezzosangue presenti su Gaia. Sedici anni fa abbiamo attraversato un portale e abbiamo combattuto sin dalla tua nascita i mezzosangue che cercavano di rapirti ma... negli ultimi tempi sono aumentati.
-ok, capisco di essere una pedina importante in questo gioco- Anche May si alzò in piedi.
-Indispensabile. – Robin quasi sussurrò quella precisanzione.
- Va bene, ma che ruolo ho io in tutto questo immenso casino?
- Ancora non l'hai capito? Tu sei la Dea Immortale.
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