Capitolo 12
La classe si avviò verso il museo: era un palazzo altissimo ricoperto interamente da vetrate che si affacciava su di un giardino enorme. Maybelline lesse l'enorme insegna:" Museo nazionale di storia". Pensò che doveva essere un museo molto importante per custodire un intero scheletro di dinosauro! Erano venuti principalmente per quello, anche se avrebbero visitato l'intero edificio.
Entrarono nel museo: un imponente cartello con sopra la mappa di tutte le sale si innalzava all'ingresso, poco più avanti c'era un piccolo punto informazione. La ragazza notò sul cartello la sala della preistoria. Se aveva visto giusto, quel giorno si sarebbe consumata una battaglia a cui anche lei avrebbe partecipato. Non aveva paura di ciò che stava per accadere. Ne avrebbe dovuta avere?
Partirono dalla sala dell'antica Grecia dove appena entrati si potevano ammirare moltissimi vasi raffiguranti scene di miti e leggende. Al centro della stanza erano esposte alte statue e alcune teche in vetro contenenti oggetti antichi. May si chiese come mai tanta meraviglia si trovasse lì e non nel suo luogo di origine.
"È ovvio! Sono stati portati in Italia durante la dominazione romana!"
Si girò di scatto: chi era stato? Si era data da sola una risposta? oppure aveva sognato? Il gruppo si fermò con la guida davanti ad una colonna di un tempio perfettamente conservata.
La guida non fece in tempo neanche ad aprire bocca che subito May le pose la fatidica domanda: "Mi scusi?" la ragazza alzò la mano per farsi vedere "Sa, mi sono chiesta come mai tutte queste meraviglie si trovano qui invece che nel loro luogo d'origine?".
La guida le diede un'occhiataccia come se la risposta fosse scontata:" È ovvio! Sono stati portati in Italia durante la dominazione romana".
Maybelline sentì un brivido percorrerle la schiena, come era riuscita a prevedere perfettamente la risposta? Le era capitato tante volte di avere visioni, ma mai una frase così precisa. A May parve per un attimo di essersi risposta da sola. No, forse era stato qualcosa molto più grande di lei a darle la risposta, un'energia potente che scorreva nelle sue vene.
Continuarono la visita e la ragazza iniziò a sentirsi osservata. Cercò con lo sguardo gli occhi dei suoi compagni per capire se anche loro provavano lo stesso disagio, purtroppo non ottenne nessuna risposta. Finalmente arrivarono alla sala della preistoria.
Anche se il suo cuore batteva all'impazzata, May aspettava quel momento da tutta la giornata quindi doveva rimanere calma. Per distogliere l'attenzione da quella brutta sensazione, andò più avanti per mischiarsi al gruppo quando un silenzio strano inondò la stanza, avevano tutti smesso di camminare. May per sbaglio andò a sbattere contro qualcuno. Si accorse che erano "bloccati". Provò a scuotere qualche ragazzo ma nessuno le rispose, si guardò intorno e notò che anche gli altri visitatori erano bloccati.
Mantenne la calma ma era davvero emozionata: come era possibile che tutti fossero fermi tranne lei? Era un momento fichissimo ma non era quello di sentirsi parte di un film thriller. Uscì fuori dalla calca e rimase sola al centro della stanza finché qualcosa prese possesso del suo corpo. Provò a ribellarsi ma anche lei si stava bloccando. Riuscì a vedere con la coda dell'occhio che delle strane persone con dei cappucci scuri che gli coprivano il volto si erano messi in cerchio intorno a lei. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di questi individui che, alzando le mani ricoperte di tatuaggi verso la ragazza, pronunciarono parole incomprensibili. Poi rivolsero le mani al cielo e con forza le scagliarono giù creando un'onda di energia intorno a May. Ogni cosa riprese vita a rilento, come se il tempo scorresse più lentamente all'interno di una specie di bolla in cui le sembrava di trovarsi. Anche lei riusciva a muoversi a malapena: le girava la testa, gli occhi le bruciavano e sentiva caldo, quell' onda di forza le levava ossigeno. Come se non bastasse continuavano a rimbombargli nella testa quelle parole indecifrabili che risuonavano come eco nella stanza.
Si portò le mani alle tempie e si chiese se quel vortice che stava stravolgendo tutto fosse opera sua. No, non poteva essere, gli incappucciati avevano bloccato il tempo e qualcosa o qualcuno stava cercando di rimetterlo in moto.
Stranamente si alzò uno strano vento e un uccello possente, entrato da chissà dove, volò proprio sopra la testa di May, sotto gli occhi increduli degli altri uomini. Aveva un manto maestoso e lucente, grandi ali potenti e occhi grigi e brillanti. Come riusciva a volare nonostante quello che stava succedendo? Era rimasta affascinata da quel rapace e le sembrava anche molto familiare... Fece mente locale e si ricordò che quello era proprio il grifone del vento nella sua visione! Cercò di girarsi per capire dove volesse andare ma non riuscendoci, si ricordò dell'"incantesimo". Provò più volte senza ottenere risultato. Sentì un brivido scenderle lungo la schiena: le veniva ancora imposto qualcosa, avevano scelto al posto suo. La rabbia crebbe dentro di lei, si era promessa che nessuno più l'avrebbe costretta. Stava fallendo, ancora.
In quel momento di disperazione come una scossa la fece risvegliare dal torpore.
Riprese il controllo. si accese il fuoco nei suoi occhi.
Strinse i pugni.
Il grifone emise un verso.
Riprovò.
Stavolta si girò con forza. Velocemente. Un'onda d'energia contraria riportò tutto alla normalità scaraventando gli uomini e tutte le altre persone a terra svenuti. Si ritrovò davanti un ragazzo, ad un palmo da lei.
Anche se il tempo aveva ripreso a scorrere, questa volta alla ragazza parve che il tempo si fosse di nuovo fermato. Quel ragazzo bello, alto, impetuoso ora la scrutava con i suoi occhi grigi.
Alan cercò di capire come mai quando vedeva quella ragazza non poteva fare a meno di sentirsi a disagio. Maybelline non riusciva distogliersi dal ragazzo: cercava di carpire dallo sguardo perché quel viso le sembrasse tanto familiare. Si sentiva attratta da lui e volle quasi affogare dentro quell'oceano che gli sembravano i suoi occhi.
L'attimo di tensione formatosi fu interrotto da Alan che sorridendo in modo ambiguo, inarcò il sopracciglio e si chinò su May. Mentre si avvicinava il cuore della ragazza batté sempre di più: aveva le mani e la fronte imperlate di sudore, sentì le guance avvampare. Era la prima volta che un ragazzo le si avvicinava così tanto.
Indietreggiò leggermente con il busto ma le sue gambe erano impiantate nel terreno, strizzò gli occhi e si morse le labbra aspettando che quel momento imbarazzante finisse anche se Alan continuava ad avvicinarsi. Lui le si accostò al viso:" Sai che fissare le persone è da ragazzine impiccione che non riescono a tenere gli occhi a posto?" Sussurrò con tono arrogante rovinando quel momento magico che a May era sembrato un'eternità.
"Cosa?!" La ragazza si risvegliò dal sonno in cui era caduta. Con una spinta lo allontanò da sé.
Aggrottò le sopracciglia e sgranò gli occhi:" Scusa, ma sei stato tu il primo a fissarmi! Infatti quando mi sono girata eri già dietro di me!!".
Quello che trenta secondi prima le era sembrato il principe azzurro, ora si era rivelato uno sbruffone arrogante. Ma perché ogni ragazzo che incontrava doveva essere altezzoso e si dava arie peggio di una ragazza? Forse stava esagerando ma di sicuro non era il perfetto esempio di ragazzo dolce e gentile.
Si soffermò sui suoi lineamenti: sorriso spavaldo e compiaciuto, occhi grigi, cicatrice sul sopracciglio sinistro... cicatrice sul sopracciglio! Il ragazzo della visione! May cercò di convincersi che le fosse familiare per la visione anche se sapeva che c'era altro per cui lo sentiva così vicino... "Abbassati!" "scusa perché dovrei abbassar..." La ragazza non riuscì a finire la frase che Alan la buttò per terra e trafisse con una spada completamente bianca uno di quegli uomini che si era rialzato e che la voleva colpire. Una volta trafitto, la spada si smaterializzò e ne rimase solo un piccolo fulcro, che il ragazzo butto a terra. Anche altri si rialzarono e andarono con furia contro Alan cercando di bloccarlo con un'altra cantilena incomprensibile. Il ragazzo con un salto fuori dal normale andò dietro gli uomini e li fronteggio uno ad uno, lasciando May a bocca aperta.
Mentre sferrava un pugno, si rivolse alla ragazza che era rimasta per terra:" Cosa fai lì impalata! Fai quello che ti dico: alzati e nasconditi!" Si alzò in piedi:" No, nessuno può dirmi quello che devo fare! Non ti lascio qui da solo!". Alan si infuriò:" Sei una testona! Scappa!" May non si spostò di una virgola: doveva aiutarlo in qualche modo. Ricordò qualcosa di importante, qualcosa che se non lo avesse avvertito lo avrebbe potuto uccidere. Il fatto era che più lo guardava per chiamarlo, più rimaneva incantata dalla sua eleganza nascosta dietro il modo rude di colpire l'avversario.
Distolse lo sguardo e si guardò intorno per cercare di ricordare. Notò la figura colossale del t-rex e le tornò in mente l'immagine in cui sarebbe crollato proprio sul ragazzo! Doveva farlo allontanare dalle ossa, ma come? In quel momento si sentiva proprio impotente mentre lui combatteva. Provò comunque ad avvertirlo:" Devi stare lontano dalle ossa se non vuoi morire schiacciato!" "Si, certo!" il ragazzo mentre sferrava un pugno scoppiò in una sonora risata. Maybelline si sentì presa in giro:" Fai come vuoi tanto, le mie visioni si avverano sempre".
Alan continuò il combattimento. Non si fermò neanche un momento nonostante le parole della ragazza: con una tale facilità riusciva a tenere testa da solo a tutti quegli uomini. Li aveva sbaragliati uno ad uno quando miracolosamente si ritirarono, i pochi rimasti presero i feriti e sparirono avvolti da del fumo. Il ragazzo compiaciuto tornò da Maybelline con tono di sfida:" Visto come sono scappati a gambe levate? Ho combattuto così bene che quelli hanno dato la ritirata!" anche se cercava di fare il duro e di vaneggiare May aveva notato la stanchezza nei suoi occhi. Doveva aver combattuto molto anche prima di arrivare nel museo. Aveva il volto paonazzo, la fronte gocciolante di sudore e il fiatone a mille.
Continuò a sbeffeggiarla:" Sentiamo, cos'altro hai visto nella tua visione?"
"C'era una ragazza che mi spingeva e che ti faceva cadere proprio sotto lo scheletro" si bloccò un momento:" Be'... in realtà non so se sia stata lei ma qualcosa mi dice che non è nulla di buono".
Alan si fece stranamente serio e la prese per le spalle:" com'era la ragazza?" nei suoi occhi erano sparite completamente la compiacenza e la fierezza.
Ora c'era solo preoccupazione.
"Era una ragazza con i capelli rossi" le parole di May riecheggiarono per tutta la sala. Alan non rispose, rimase con gli occhi bassi e si guardò intorno:" Non mi quadra qualcosa, quelli si sono arresi troppo facilmente". Aveva cambiato totalmente atteggiamento, un minuto prima era vaneggiante e arrogante e adesso era cupo e pronto a saltare al collo di chiunque avesse osato avvicinarsi. Lei provò a dire qualcosa ma lui le mise un dito sulla bocca per farla tacere:" Zitta! Sento dei passi". Avvertì il tocco delle mani gelide sulle sue labbra e poi come un'ala protettrice le si sbarrò davanti per difenderla.
Si fece seria: anche lei aveva sentito dei passi provenire da oltre la porta. May accostò la testa alla schiena di Alan e sentì il cuore che batteva all'impazzata. Si staccò subito da lui e coraggiosamente gli si mise accanto rifiutando la sua protezione.
Silenzio.
Entrambi aspettavano silenziosi rivolti verso la porta. Se Alan aveva avuto ragione scappare sarebbe stato l'ultimo dei loro problemi.
La porta si spalancò. "Alan, ti sono mancata?".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top