Capitolo 10


May arrivò davanti al portone di via Colosseo 13. Più avanti c'era la casa di Luce ma non si sarebbe mai sognata di metterla in mezzo. Guardò la casa: sembrava praticamente abbandonata e per di più le vetrate delle finestre erano rotte. Almeno i timpani e la meravigliosa abside in alto erano intatti. Evidentemente lo stile vintage andava di moda. Provò a bussare ma nessuno aprì così provò a gridare. Nessuna risposta. Rimase dieci minuti lì davanti per poi arrivare alla conclusione di tornare a casa. Se ne stava per andare quando la porta si aprì con uno scricchiolio da film horror da sola facendola saltare. Presa dal pensiero che qualcuno potesse averla vista corse dentro chiudendosi la porta alle spalle. Dentro era completamente buio e accese la torcia del cellulare per vederci qualcosa. Anche all'interno la casa si presentava esattamente come all'esterno: una casa antica, senza il forse, abbandonata. La casa era letteralmente a soqquadro, sembrava ci fosse passato un uragano. Eppure May pensò che fosse bella lo stesso. Dopo aver girovagato per un ipotetico soggiorno, smise di cincischiare e cercò di farsi sentire- Ei, c'è nessuno? Mi chiamo Maybelline, sono qui perché mi ha consigliato di venire il signor Robin Fotaras. Ha detto che avrei ottenuto quello che stavo cercando se fossi venuta qui- la ragazza intanto continuò ad attraversare una stanza fino ad arrivare ad un corridoio. - All'inizio non sapevo se fidarmi... ma poi eccomi qui! Quindi...- le parve di sentire un rumore dietro di lei e si girò per controllare non vedendo però nessuno. Si rilassò per un secondo ma una voce maschile la fece palpitare ancora – se smetti di belare in quel modo e levi quell'aggeggio, diciamo che possiamo andare d'accordo- la ragazza si girò puntando la luce davanti a se vedendo un uomo sulla ventina che indicava il suo cellulare crucciato. - Levalo prima che tu mi possa far diventare cieco.- fece un gesto con le mani e una smorfia e May lo levò subito scusandosi. Lui accese un candelabro. Praticamente aveva addosso il cosplay di Dottor Strange, a parte il mantello e del suo viso si scorgevano solo i capelli biondi e una caterva di lentiggini.

-Da questa parte- Fece cenno con il braccio- Ti stavo aspettando. La ragazza confusa iniziò a seguirlo per la casa. – A e un'altra cosa- l'uomo si bloccò dopo aver fatto qualche passo e May quasi non andò a sbatterci contro. Si era distratta a fissare la casa che era tornata luminosa dopo che erano arrivati a delle scale con dei finestroni. L'effetto vintage damascato era davvero unico. – Per favore evita di chiamarlo Fotaras... già si è messo abbastanza in ridicolo dandosi il nome di un tubo di patatine...

-Quindi lei conosce il preside della mia scuola?- ignorò completamente quello che le era stato detto- Fotaras non è il suo vero cognome?

- Ti ho detto di stare zitta e camminare, grazie-. May sbuffò. Fotaras aveva davvero qualcosa da nascondere.

Decise di assecondarlo, anche se non le andava di farsi comandare a bacchetta da uno sconosciuto. Attraversarono stanze magnifiche, anche se pur conservate male, piene di storia e oggetti antichi. Entrarono in una stanza con un lungo tavolo rettangolare e l'uomo le disse di sedersi a capo tavola mentre lui si accomodava nella parte opposta. C'era solo un quadro appeso al muro ed era anche piuttosto strano: in un campo aperto, precisamente su di una collina in primo piano una donna giaceva accanto ad un uomo morto. Ipotizzò fosse il suo amante dalla sua disperazione, infatti co una mano si toccava la freccia che aveva conficcata nel petto e con l'altra verso una luce nel cielo, quasi fosse qualcosa di vivente. Attorno a loro, in secondo piano si trovava una guerra appena conclusa dove dei guerrieri combattevano ancora con la fazione avversaria e altri combattevano contro la morte. May si concentrò sugli occhi della donna e quasi le parve di vedere il dipinto prendere vita: poteva sentirla piangere e vederla dimenarsi per accarezzare il suo amato.

-Bello vero?- Si era accorto che May aveva notato il dipinto

-Molto- Rispose senza distogliere lo sguardo dal quadro- Non riesco a comprendere se sia più disperata per la fine del suo amore o per la sorte che le sta per capitare.

Fece spallucce-Credo non lo sapremo mai... tu hai detto prima che sei venuta qui in cerca di risposte, esattamente che tipo di risposte?

Lei inarcò il sopracciglio- Se sono qui perché mi ci ha mandato il signor Fotaras o come lo vuoi chiamare tu, credo che già ne sia al corrente...

-Quindi mi stai dicendo che sei qui perché vuoi risposte sulla scomparsa di tuo padre e perché ti ci ha fatto venire il tuo preside... di conseguenza ti stai fidando?

-No- rispose lei decisa- Sono qui perché mi fido di mio padre. È solo grazie a lui se ora sono qui.

L'uomo fissò la chiave che May aveva appesa al collo e che lei istintivamente si rese tra le mani- è molto bella quella chiave.

-Grazie, lo so. -Lo sai che serve ad attivare un carillon?

La ragazza si spazientì- Certo, ma che cosa significa... sono stufa che tutti mi parlino per enigmi. Vai dritto al punto.

-Ok. Come vuoi- Tirò fuori il carillon di May come se ce l'avesse tenuto nascosto tutto il tempo dietro la schiena- Sai cedo che apra proprio questo.

May sgranò gli occhi- Ecco dov'era finito! Ma come fate ad averlo voi... siete entrati in casa mia?- invece di venire al pettine, i nodi si stavano aggrovigliando solo.

La ignorò completamente – su questo carillon è inciso qualcosa...- Lo prese in mano ed iniziò a tastarlo con le dita – Una storia o forse una leggenda. La ragazza continuava a guardarlo con una smorfia, convinta dei problemi seri di quel tizio. Fu tentata di andarsene- Scusa ma...

-In un mondo diverso dal nostro, nell'animo delle persone vivevano in sintonia aria, acqua, terra e fuoco - l'uomo aveva iniziato a raccontare qualcosa che May conosceva molto bene. Di colpo tutto quello che aveva pensato fino ad un secondo prima svanì e sentì magicamente il suo corpo incollato alla sedia. Non poteva e non voleva andare via. Avendo ottenuto attenzione, ricominciò a raccontare- grazie alle loro capacità erano infatti in grado di creare delle vere e proprie macchine viventi. Questo mondo viveva in pace e prosperità, grazie alle quattro casate, considerate pilastri degli elementali, che governavano con saggezza ed equità. Con il tempo, però, a causa delle capacità acquisite e della consapevolezza del proprio elementale, emozioni come l'invidia e l'avidità presero possesso delle loro menti e molti bramarono di spodestare le quattro casate. Il più intraprendente di tutti fu Walia, uno degli uomini più intelligenti ma accecato dall'odio. Egli con i suoi seguaci propose un patto alle quattro casate: disse di aver scoperto un altro mondo, dove uomini molto più evoluti e assetati di conquiste erano pronti ad invaderli. Lui però sapeva come batterli e disse che avrebbe aiutato le casate solamente se queste si fossero inchinate a lui.

Tutti lo derisero per le sue aspirazioni e venne esiliato con i suoi compagni nel tartaro, la fine del mondo. In realtà egli aveva mentito su quel mondo perché lì non vivevano uomini ambiziosi, ma solo persone pacifiche e molto più semplici. Walia attraversò il portale che aveva scoperto alla fine del tartaro, andò sulla terra e giurò vendetta ai gaiardiani per l'eternità. Iniziò a vivere tra gli umani, trasformandoli in creature avide e malvage. Nacque una nuova stirpe, i mezzosangue, con cui Walia creò un esercito pronto a dichiarare guerra al proprio mondo. Attraversò nuovamente il portale e portò la guerra in entrambi le dimensioni, dando inizio alla battaglia dei due mondi. Quando tutto sembrava ormai perduto un raggio di speranza varcò l'oscurità: una dea risorta dalle ceneri come una fenice e scelta dalla luce unì i suoi poteri a quelli dei suoi guardiani, quattro nobili guerrieri che le offrirono la loro forza e le promisero fedeltà, per ristabilire la pace tra i mondi. La dea e i suoi compagni fecero un giuramento, un giuramento secondo cui avrebbero protetto con le loro vite entrambi i mondi per l'eternità. - Smise di parlare.

Maybelline era rimasta attenta come una bambina che ascolta la favola della buona notte. Era come se avesse visto un film davanti a sé sulla leggenda della dea immortale raccontata dall'uomo/dottor Strange. – Perché me l'hai raccontata?

-Non l'ho fatto- indicò il carillon che aveva appena messo sul tavolo- Ho solo letto che c'era scritto.

- Maybelline- continuò.

-Sì?

-Ho bisogno che tu faccia una scelta- Ecco qua! Di nuovo davanti ad una scelta, era senz'altro la sua specialità, era davvero brava a fuggire dal prendere decisioni. Ma ora non poteva scappare. – Puoi alzarti e andare via e continuare a fare la tua vita di sempre e assillata dalle stesse domande. Oppure puoi aprire questo carillon e avere le risposte e la tua vita cambierà per sempre. Che cosa decidi?

May non rispose, continuava a guardare il carillon su tavolo e la sua mente era vuota. – Sappiamo entrambe che scapperai ancora, ammettilo a te stessa- Le tre donne erano apparse ancora e la più urticante di tutte si trovava dietro di lei e le sussurrava nell'orecchio mentre le accarezzava i capelli. Le altre due erano sedute alla sua destra e sinistra- Guarda, sta esitando... poverina, credeva di essere cresciuta ma in realtà non è ancora pronta- Come al solito si facevano beffe di lei.

-D'altronde è comprensibile- Le si riavvicinò all'orecchio- Desiderare qualcosa per così tanto e poi alla fine quando si può ottenerla, si è tentati di scappare.

Provocata alzò lo sguardo- Dammelo. -ricorda che non potrai tornare più indietro- lei fece un cenno con la testa e lui fece scivolare l'oggetto fino alle mani di May che rabbrividì al suo tocco. Prese tremolante la chiave che aveva al collo e la infilò con una mossa secca. A colpi netti iniziò a girarla, lo fece con facilità ma la dovette girare diciotto volte prima che il motore si azionasse. Il carillon si aprì intonando una melodia che conosceva molto bene. La canticchiava suo padre e spesso era colonna sonora dei suoi sogni notturni. Alzò gli occhi in cerca di quelli di lui per capire cosa fare ma non ottenne risposta. -Sta esitando... Non può esitare- Dissero quelle due ma la ragazza non le filò per nulla. – Che farai prescelta?- May percepì uno spostamento d'aria sul suo collo- Scapperai di nuovo o affronterai il tuo destino?

Senza pensarci due volte May toccò la chiave infilata nel carillon e si irrigidì di colpo, la testa ribaltata all'indietro. Sembrava quasi posseduta. Rialzò la testa e i suoi occhi erano diventati completamente bianchi.

L'uomo sorrise.

La vista di May fu occupata da una visione, la stava vivendo non solo con la mente, ma con tutto il corpo. Infatti, nel suo stato di trance, iniziò a delirare. Non sembrava un ricordo come la visione precedente, ma piuttosto percepì di trovarsi proprio nel posto della visione, come se si fosse teletrasportata. Le parve di trovarsi nel futuro. Il cielo era sereno al tramonto, il sole infuocato cominciava a spegnersi calando a picco sull'oceano limpido. Si era ritrovata a camminare sopra una scogliera che circondava un monte dove sorgeva una fantastica città. Vere e proprie macchine viventi solcavano il cielo, un'enorme sorgente artificiale sgorgava fiorente sulla città creando disegni fantastici, ancora più in alto quattro grattacieli che sorreggono un'enorme luce bianca riempiono il panorama...insomma il paese delle meraviglie nel ventitreesimo secolo!

La ragazza spalancò la bocca e sgranò gli occhi sia nella realtà che nella visione. Fece un girò completo a trecento sessanta gradi per osservare quella meraviglia. Quando però si girò di nuovo verso la scogliera vide quella donna, colei che tormentava da un po' le sue visioni con dei forti richiami. Aveva il volto coperto da un velo di pizzo e raso, il vestito lungo, anch'esso in raso bianco delineava le sue curve fino alla vita per poi cadere morbido sulle gambe. Attraverso il velo May riuscì a scorgere solamente i lunghi capelli raccolti il una elegante acconciatura e le labbra rosse. Appena la donna la vide, accennarono ad un sorriso per poi ritornare serie.

La ragazza parlò d'istinto- dimmi chi sei!- Rimase immobile ma riuscì comunque a vedere uno spostamento d'aria dalle labbra della donna. – La fenice sta per risorgere, una scelta è stata fatta.

May la guardò neanche avesse parlato in turco- Che cosa significa tutto questo? Non capisco, ho bisogno di sapere la verità!

-Sei stata scelta.

-Da chi?!- si girò ancora per osservare la città.

-Sei stata scelta dalla luce, ora tocca a te scegliere.

-Scegliere cosa, esattamente?- Quella conversazione si stava trasformando in uno sproloquio a senso unico nella sua testa.

- Scegliere di accettare il tuo destino. La vita intera dipende da questo, se tu fallirai o meno. - la donna fece un passo verso May che fece lo stesso.

- Allora voglio sapere qual è il mio destino! Ultimamente sto ricevendo solo altre domande a quelle che già avevo.

Decise di non porsi ulteriori domande sulla conversazione, voleva solo concentrarsi sulla risposta che le sarebbe stata data. – Ti sta cercando e se non compirai ciò che è stato predetto succederà quello che è già successo- la donna velata indicò la città che di unto in bianco aveva preso fuoco e stava cadendo a pezzi.

Un pezzo di scogliera sul quale si trovava la donna iniziò a staccarsi. May fece per andarla a prendere ma lei alzò la mano per bloccarla -Proteggi la luce, scopri il segreto- Una lacrima le rigò il viso. Una freccia colpì in pieno petto la donna, May non riuscì a capire da dove provenisse neanche guardandosi intorno. Quando la ragazza arrivò era troppo tardi e ormai la donna stava cadendo nel vuoto. Si accasciò sul crepaccio allungando una mano verso la donna per cui non c'era nulla da fare. Si ritrovò a precipitare nel vuoto e tutto si fece buio.

May cadde per terra svenuta. Un attimo prima di sbattere la terra a suolo delle braccia forti la presero in braccio.

-Ecco, sono arrivato puntuale come avevi chiesto. Ora posso andare? Comunque levati quei vestiti di dosso, sei ridicolo.

-Alan smettila di fare lo sbruffone e comportati seriamente, questa non è una delle tue solite sfide. Ne va del destino di entrambi i mondi- Ryan si alzò in piedi. Alan, anche se aveva solo diciotto anni era molto più alto di Ryan, i capelli castani scompigliati, aveva la pelle bianca e degli occhi grigi. Proprio sul sopracciglio destro si trovava una strana cicatrice. Alan sarebbe stato un vero ruba cuori se non fosse per il suo carattere scontroso ed esaltato da chi non si tira indietro da una sfida. Amava i guai e non perdeva mai occasione per provocare qualcuno, aveva uno strano e infondato odio per il genere femminile.

- A me non sembrava da tutte le cavolate che dicevi su questa ragazzina. Per non parlare di tutta la messa in scena che hai allestito qui.

- Smettila, questa è una missione importantissima. Il ragazzo si ritirò su la ragazza- Ci credo! Siamo qui da sedici anni ormai...

- Secondo te non mi sono bastati sedici anni per capire la verità su quella ragazza?- Ryan indicò May svenuta – Sono un protettore della fenice e il mio compito è quello di proteggere la dea. Non ti basta come prova?

- Ora ti metti a fare il grande saggio! Sono stufo di ascoltarti, se permetti vorrei attenermi al vostro piano e riportarla a casa!

- vedo che ti è tornato un po' di senno- Diede una pacca sulla spalla al fratello. Alan sorrise provocatoriamente e fece per andarsene ma delle immagini presero spazio nella sua mente appena sfiorò i capelli di May con le labbra. Una ragazza correva su una spiaggia. La spiaggia, il tramonto, il rumore delle onde che irrompevano sugli scogli, l'odore del vento e dell'acqua. Quella ragazza che sembrava così bella anche solo di spalle, i suoi lunghi capelli neri scompigliati dal vento, il suo morbido vestito che si appoggiava sulle gambe sinuose, al ragazzo parve di conoscerla da sempre. La stava rincorrendo ma non l'avrebbe mai raggiunta. Il ragazzo si bloccò e Ryan lo colpì ancora- Alan smettila di cincischiare!- Lo derise in modo scherzoso ma aveva capito che era rimasto bloccato.

- Si, si sto andando- Alan fece finta di non avere avuto quelle allucinazioni ma non poteva sfuggire all'attenzione del fratello.

-Sono sicuro anche di un'altra cosa- Mentre ascoltava Alan girò leggermente la testa- Uno dei guardiani è molto più vicino di quanto crediamo.

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