Too bad

Aveva piovuto quella notte, una pioggerellina fine, ma che aveva lasciato l'asfalto di Londra bagnato.
Sherlock ne percepí l'odore mentre camminava, tentando di seguire il filo sempre più contorto dei suoi pensieri.
C'era un sola soluzione e, per quanto assurda, doveva essere quella giusta.
Però, si disse, poteva essere giusta e inaccettabile. Un caso inspiegabile, con una soluzione inspiegabile, non riusciva a decidere se considerarlo meraviglioso o pessimo.
Forse doveva solo farsi un'ultima iniezione.
Ma poi John si sarebbe arrabbiato.
Eccolo, il problema. Le emozioni! Voleva che John si arrabbiasse? No.
John si sarebbe arrabbiato? Sí.
Risultato : lui non si sarebbe drogato per non far arrabiare John, ma non sarebbe arrivato a una soluzione.
Tornó in fretta all'appartamento, a passi sempre più veloci.
Era vuoto, non solo non c'era più John ma era chiaramente sparita anche qualunque traccia di droga, a giudicare da come era stato ridotto l'appartamento.

<<Dannazione, Lestrade, per quale motivo devi sempre cambiare l'ordine dei miei libri?>>urlò al telefono. <<Sono secoli che non la nascondo lí.>>
Lanciò il telefono sulla poltrona di John e si sedette sulla sua, a pensare.
Ore dopo, mentre componeva al violino, sentí bussare alla porta.

<<John la porta>>fece distrattamente, appuntando qualcosa sullo spartito.

<<Sono io che sto bussando!>>
Il detective a quel punto andò ad aprire, per poi tornare subito alla sua postazione.
<<Sto componendo>>mise in chiaro, e John capí che non aveva voglia di ascoltarlo.

<<Ho intenzione di parlare lo stesso, sappilo.>>
Sherlock alzò le spalle, osservando il violino, forse in cerca di ispirazione.
<<Ti metterò in modalità muto.>>
John sbuffò, considerando l'idea di girare sui tacchi e andarsene.

<<Non è vero che tieni le emozioni relegate e tutte quelle stupidate. Non sei tu lo psicopatico che spara alla parete? Sono emozioni anche quelle, sai? Tutte quelle cose strane che f...>>

<<Sociopatico iperattivo>>lo corresse, riprendendo a suonare.

<<Pensavo di essere in modalità muto>>gli fece notare John. Poi, prima che potesse replicare, continuó : <<ci conosciamo da anni, Sherlock, lo so che ci tieni a me anche se sei totalmente incapace di esprimerlo a parole, ma questo non ha mai intaccato il tuo lavoro. Le emozioni non ti rovinano e ti stai facendo delle paranoie inutili. Quindi, ora faccio una deduzione : anche se non vuoi ammetterlo, sei innamorato di me.>>
Sherlock continuò a suonare, John tentò di scrutarlo dal riflesso sulla finestra, ma non ci riuscí.

<<Beh, io lo sono!>>sbottò infine, esasperato.
Sherlock mise giú il violino e John si preparò alla sua reazione, prendendo un profondo respiro.

<<Peccato>>fu l'unico, freddo commento del detective. Dopo di che, si allontanò lungo il corridoio buio e John sentí la porta della sua camera chiudersi.

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