A job without emotions (pretty much)
<<È completamente fatto>> Sherlock udí la voce di John al telefono. <<È di lá, in equilibrio sul bracciolo di una poltrona, che spara alle provette in cucina. Ho provato ad avvicinarmi e ha cominciato a urlare.>>
Doveva capire, doveva solo capire, dannazione. Capire, capire, capire!
Boom, boom, boom.
<<Devo assolutamente fare piazza pulita di tutte le pistole che ci sono in questo appartamento>>sospirò John, chiudendo la telefonata e sbirciando dalla porta.
Una settimana e due giorni dopo, Sherlock Holmes se ne stava sulla sua poltrona, a testa in giú, con le gambe incrociate sullo schienale e i capelli che sfioravano il tappeto. Non si era rasato e aveva gli occhi lucidi, ma John era più o meno convinto che ormai fosse pulito.
<<Sono perfettamente lucido, John, smettila di guardarmi in quel modo>>si lamentò il detective. Aveva le mani giunte sotto il naso, e il suo coinquilino non riusciva davvero a capire come facesse a mantenere l'equilibrio.
Improvvisamente, con uno strano e contorto movimento, si mise a sedere, tirando le ginocchia al petto.
<<Stavi per cadere>>lo canzonó John, sedendosi di fronte a lui.
<<Assolutamente no>>si difese Sherlock, chiudendo gli occhi.
<<Cosa sono le emozioni, John?>>chiese dopo qualche secondo. Il dottore sbattè le palpebre, confuso e spiazzato dalla domanda. Aprí la bocca nel tentativo di rispondere, ma poi la richiuse.
<<So di avere emozioni>>proseguí il detective. <<Cosí le tengo relegate, dove non possono dare fastidio, dove non interferiscono con il mio lavoro. È un lavoro privo di emozioni. Più o meno. Ci sono il brivido del pericolo, il piacere dell'azione...sono emozioni, quelle, John?>>
<<Suppongo di sí. E comunque, nessuno può tenere tutte le emozioni nascoste, sei umano anche tu.>>
Sherlock non potè trattenersi dal sollevare un sopracciglio.
<<Un umano decisamente bizzarro e fuori dalle righe>>puntualizzò John.
Sherlock chiuse di nuovo gli occhi, proseguendo quel discorso apparentemente sconclusionato.
<<Le emozioni travolgono la mente umana, ti allontanano da ciò che è razionale e giusto. Offuscano la mente, la mia mente non può essere offuscata, senza quella non sono niente.>>
<<Dovresti smetterla di drogarti, allora>>ironizzò amaramente il dottore, tentando di stare dietro ai suoi pensieri, in vano.
<<Cos'è che offusca la tua mente? A parte la metanfetamina che ti sei iniettato per giorni, intendo.>>
<<Pensa, quante persone vengono tradite dalle proprie emozioni? Vengono rovinate.>>
John non seppe come replicare, e per un po' l'unico rumore fu quello delle auto che sfrecciavano in Baker Street.
<<Immagino>>inizió cautamente <<che tu mi voglia bene, anche se hai quel tuo modo strano di dimostrarlo. Eppure questo non ha rovinato il tuo lavoro, dico bene?>>
Sherlock spalancó gli occhi.
<<Ho bisogno di riflettere>>tagliò corto, alzandosi e afferrando il cappotto.
John fece per alzarsi, ma lui lo fermó con un gesto della mano.
<<Da solo>>specificò. La porta si chiuse e John ricadde sulla poltrona, a osservare i granelli di polvere che si muovevano nella luce perpetrata dalla finestra.
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