8. Mi abbracci?
Jamie
La mia precedente azione compiuta a scuola, ovvero andarmene quando non mi era concesso, mi aveva messo a rischio di sospensione. Naturalmente, essendo il figlio di un importante imprenditore, la cosa si era sistemata con una mazzetta di soldi da parte di mio padre, gentilmente offerti al nostro caro preside. Secondo la mia logica, quest'atto avvenuto bellamente sotto i miei occhi, viene comunemente definito corruzione. Non era una cosa onesta e mi aveva fatto letteralmente storcere il naso. Avevo provato a esprimere il mio dissenso per tale gesto, ma le occhiate torve di mio padre mi avevano fatto intendere che quelle erano questioni dalle quali io dovevo stare categoricamente fuori. Molti pensano che appartenere ad una famiglia ricca sia avere - come è di consueto dire tra giovani - culo. Vi smonto tutte le vostre fantasie strane. Appartenere ad una famiglia ben agiata, non è per niente bello. Per prima cosa, non sei mai sicuro che le tue relazioni sociali siano vere solo perché tu piaci come persona. La maggior parte delle volte, la gente sta con te perché tu sei il figlio di un importante imprenditore e, di conseguenza, la cosiddetta fama che possiedi lascia la scia anche a chi sta intorno a te. Detto in parole più chiare: se io ero popolare a scuola, automaticamente lo diventava anche chi mi frequentava. E questo è un dato di fatto che comprende molti ambiti, non solo quello che scolastico. Per esempio, ero sicuro al cento per cento che tutti gli amici di mio padre erano quelli che io definisco leccaculo. Se qualcosa non andava, c'era pur sempre Adam che risolveva tutto con il suo potere da uomo importante. Non avevo ben capito la mansione che svolgeva, non sapevo come diavolo facesse ad avere tutto e subito. A volte mi veniva da pensare che nei suoi "affari" ci fosse dietro qualcosa di losco. Cercavo di non pensarlo, però. Era comunque mio padre, non avrei dovuto avere considerazioni cattive su di lui. Ovviamente ci sono delle cose positive di avere tanti soldi. Sarei un bugiardo cronico se vi dicessi che la cosa mi fa altamente schifo, perché non è assolutamente vero. Ho avuto anche la fortuna di aver incontrato Jason e Alex, figli di due dipendenti di mio padre, i più fidati. Questo ci ha permesso di crescere insieme e di avere una sicurezza che, nonostante i soldi e il nome che portiamo addosso, abbiamo un appoggio vero su cui contare. Anche nel liceo che frequentavamo, nonostante fosse privato, non ci si poteva fidare di nessuno.
Era difficile entrare a far parte di quella scuola, se non avevi abbastanza soldi per potertela permettere. Anche se, il nostro preside, metteva a disposizione le borse di studio per chi meritava di entrare a causa della loro bravura. Maya era una borsista, per esempio. Mi ricordo che all'inizio del primo anno, lei e i suoi migliori amici, avevano sostenuto l'esame per essere ammessi grazie alla loro borsa. Devono avere un cervello niente male, comunque. Perché per quanto ne so, quei test erano davvero impossibili da superare. Infatti, ogni anno, entravano all'incirca trenta borsisti e solo dieci di loro avevano la fortuna di essere ammessi. Io, per esempio, ero abituato ad avere le cose molto facilmente. Per me non era stato di certo un onore entrare alla Red Hills, perché non avevo sostenuto alcun esame per potermi permettere di frequentarla. So che tecnicamente non era giusto avere la certezza che ogni cosa che desideravo, dopo due giorni era mia. Non mi piaceva ma non potevo evitarlo. Per quanto avessi davvero cercato di essere umile, mio padre era sempre lì a darmi il meglio e in modo immediato. Avrei voluto davvero capire cos'era il sacrificio, sudare per qualcosa che desideravo davvero, avere la soddisfazione che quella cosa che avevo ottenuto, era mia perché me l'ero guadagnata. Ma nella mia famiglia non funzionava così, da me guadagnarsi le cose non era la strada giusta. E se per caso avessi espresso il mio desiderio di farlo, sarei stato guardato in modo strano dai miei genitori o non mi avrebbero preso davvero sul serio. Era questa, la vita di un Reyes: avere il meglio e non fare un cazzo per guadagnarselo.
Comunque, ero diretto a casa di Justin Price, il fidanzato di Maya, se così poteva definirsi. Vedevo la sua abitazione già da lì, enorme e piena zeppa di adolescenti decisamente ubriachi. Il giardino, con una grande piscina interrata, contava la media di cinquanta persone, per non parlare l'interno che era affollato e semi buio. Scorsi i miei migliori amici all'ingresso, che parlavano in modo fitto tra di loro, appoggiati alla parete esterna. Mi avvicinai a loro e cacciai le mani in tasca, sospirando.
«C'è casino, qua dentro.» sussurrai, varcando il cancelletto in ferro e notando Caroline che si stava guardando intorno. Ero sicuro al cento per cento che stesse cercando me. Infatti non appena mi notò, fece un sorriso enorme e agitò la mano come per salutarmi. Ricambiai il gesto, con un cenno del capo, per poi fermarmi a causa di Jas e Alex che non mi avevano minimamente calcolato. «Scusate?» borbottai ruotando gli occhi.
Jason si avvicinò, storcendo il labbro più volte e guardandosi intorno con aria furtiva. «Amico, ho fatto una cazzata. Sono uscito con Cindy, mentre ero in crisi con Hailey e ci sono stato a letto. Se lei lo scoprisse...» disse allarmato.
«Saresti in guai seri.» aggiunse Alex per lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. Alex aveva una delicatezza fuori dal comune. Non ti tranquillizzava per niente, ti sbatteva in faccia quanto tu fossi nella merda. Per questo era il mio migliore amico.
Mi guardai intorno, sospirando. «Lei è qui? Cindy, intendo.» mormorai accendendo una sigaretta.
Annuì. «Sì, e a breve dovrebbe arrivare anche Hailey. Sai cosa significa?» si passò una mano sul viso, disperato.
«Che sei in guai seri.» commentò Alex, con nonchalance.
Jason lo guardò male, assottigliando lo sguardo. «Grazie, lo so già. Non serve che me lo ricordi ogni secondo.» replicò nervoso.
Ridacchiai, tirando una boccata di fumo. Mi voltai verso l'entrata e notai Archie, che parlava con qualcuno dietro di lui. Allungai il capo per vedere meglio, notando Maya entrare con espressione corrucciata. Aveva un crop top di pizzo, rosso, che metteva in mostra il piercing all'ombelico, e con uno scollo a V molto pronunciato. Abbinato ad esso, una gonna stretta di pelle, che le arrivava poco più sopra del ginocchio. I suoi capelli lunghi erano perfettamente lisci e le accarezzavano la schiena dolcemente. Il suo viso era truccato con dell'eyeliner nero, il mascara e un rossetto rosso opaco. Rimasi a guardarla, in silenzio, mentre lei infilava il telefono dentro la borsetta nera, senza accorgersi di me che la squadravo da capo a piedi. Jason, al mio fianco, mi schioccò le dita davanti gli occhi, attirando la mia attenzione.
«Amico, che problemi hai?» chiese confuso. Scossi la testa e sospirai, notando Justin avvicinarsi allegramente a lei.
«Maya, che bello! Alla fine, ti ho convinta a venire!» urlò il ragazzo, attirando l'attenzione di qualcuno vicino a loro, compresi noi tre. Lei lo guardò, senza alcuna emozione, mentre il ragazzo la baciò sulle labbra, attirandola a sé. Strinsi i pugni, schiarendomi la voce, notando Archie che li guardava accigliato, e Hailey che invece stava già venendo per salutare il suo Jason. Maya si scansò, spostandolo bruscamente e tirandogli uno schiaffo in pieno viso.
«Non mi è ancora passata, Just. Sono qui solo perché me l'ha chiesto Archie.» disse seria, lasciandolo lì come un coglione. Dio, che soddisfazione.
Cercò di raggiungere l'ingresso, per poi fermarsi non appena mi notò. «Reyes, anche tu qui?» chiese allegra, avvicinandosi e baciandomi la guancia. Maya Ross, eri ufficialmente la ragazza più cazzuta della Red Hills High School. Jason la guardò meravigliato, mentre la ragazza con nonchalance entrò dentro casa insieme ad Archie.
«La tua migliore amica è un mito, Hailey.» sussurrò il moro, prendendola a braccetto. Scossi la testa ed entrai dentro casa, seguito da Alex che non aveva voglia di fare il terzo in comodo. Non appena varcai la soglia, tutto quello che riuscivo a vedere erano corpi ammassati che ballavano appiccicati tra di loro. Feci una smorfia e mi guardai intorno, notando che il mio migliore amico stava praticamente flirtando con una mora davvero niente male. Aggrottai la fronte, e mi schiarii la voce, attirando la sua attenzione.
«Alex, che cazzo fai?» sussurrai.
Mi guardò, ridendo appena. «Mh, ci sto provando con una figa e a breve ti lascerò qui da solo. Tu?» chiese divertito.
Scoppiai a ridere, facendo spallucce. «Divertiti, io vado a prendere qualcosa da bere.» mormorai, facendomi spazio tra la folla sudata che ballava in modo per niente sexy. Rivolsi il mio sguardo verso il tavolo degli alcoolici, Maya era lì seduta, che guardava un punto fisso senza muovere un muscolo. Cercai di capire la direzione del suo sguardo e quando riuscì a raggiungerla, notai che stava fissando Justin e Cassidy che si stavano baciando davanti a lei, in modo per niente casto. Sospirai, avvicinandomi come se non avessi visto nulla, per poi riempirmi un bicchiere rosso di vodka e gin. «Ehi, come mai tutta sola?» domandai curioso, avvicinandomi di più a lei in modo che potesse sentirmi. Spostò lo sguardo, senza però muovere il capo, guardandomi sottecchi.
«Archie è in bagno.» spiegò, con voce apatica.
Annuii, passandole un bicchiere. «Io credo che dovresti divertirti. Lui in fondo lo sta facendo, no?» dissi guardando Justin che stava palpeggiando il sedere della sua nuova conquista. Annuì, alzandosi e passandosi una mano sui capelli lisci.
«Hai ragione.» disse andando via. Mi girai verso la pista, vedendo che Archie l'aveva raggiunta e stavano ballando sulle note di Señorita. Notai in tutti i modi che lui cercava di farla ridere. Osservai il suo corpo con lo sguardo, che si muoveva in simbiosi con quello di Archie. Devo dire che ballava bene, mi piaceva il modo in cui si muoveva e come lo faceva ed ero sicuro che chi le stava intorno si era fermato un attimo a guardarla. Non mi sarebbe dispiaciuto se avesse trovato qualcuno che avrebbe potuto amarla davvero, al contrario di Justin che la prendeva solo in giro. Sentii delle labbra toccarmi il collo e baciarlo molto lentamente. Mi voltai di scatto, confuso, vedendo Caroline sorridermi in modo beffardo. Si avvicinò e strusciò il suo corpo sul mio, facendomi sentire subito caldo. Mi attaccai alle sue labbra, baciandola con foga e conducendola al piano di sopra, evitando di inciampare tra le scale. So cosa voleva e non mi dispiaceva stare al suo gioco, anche lei era consapevole che il nostro non era amore ma solo sesso. Le stava bene, quindi stava bene anche a me. Le relazioni troppo strette, troppo vere, con un legame profondo, alla fine finiscono con il dolore da parte di qualcuno. Soffrire e far soffrire non faceva per me. Non era bastardaggine, era protezione. Perché mettere in mezzo i sentimenti quando potevi stare con qualcuno senza bisogno di legami? Non credete che cercare la sofferenza sia da masochisti? Mi sono innamorato solo una volta in tutta la mia vita, lei era bella, dolce e aveva tutte le qualità per essere l'amore della mia vita. Ma non lo è stato, perché non ha scelto me. Ha scelto la via più facile, quella meno tortuosa e veloce. In effetti, neanche io avrei sopportato di innamorarmi di qualcuno che non sa nemmeno cosa vuole. Io parlavo, ridevo, rispondevo, ma la mia testa era sempre altrove. Non era possibile incontrare qualcuno capace di capire ed entrare nel mio mondo, quindi mi limitavo solo a divertirmi, senza creare legami che avrebbero finito per ferire qualcuno.
Comunque, era stato il sesso più bello degli ultimi mesi. Caroline era stata magnifica e la sigaretta che stavamo fumando in quel momento, nudi, era qualcosa di fantastico. Eravamo in assoluto silenzio, il che non mi dava alcun fastidio. A volte le parole non servivano, sarebbero state solo superflue. Rivolsi il mio sguardo verso la porta, che venne aperta di scatto. Caroline per istinto si coprì con il lenzuolo e io ringraziai il cielo di essere mezzo coperto. La cosa che comunque mi stupii, era il fatto che la persona in questione, non mosse un muscolo. Era Maya. Ci stava fissando, con lo sguardo distrutto e gli occhi incredibilmente rossi. Non sapevo se fosse ubriaca o fumata, non so se avesse pianto, ma resta il fatto che era lì, immobile, senza una minima reazione. Mi stava guardando negli occhi, vedevo molto nel suo sguardo, ma non riuscivo a capirne il senso.
«Maya...» sussurrai, cercando di attirare la sua attenzione, avere un cenno.
Indietreggiò, abbassando lo sguardo. Era imbarazzata, lo potevo vedere dal suo viso leggermente arrossito e dal modo in cui torturava i pollici. «Scusatemi.» disse con voce rotta, uscendo e chiudendo la porta. Stava piangendo. Mi alzai di scatto e cercai i vestiti, indossandoli di colpo. Caroline mi fissò confusa, grattandosi il capo.
«Jamie, che succede?» domandò.
Scossi la testa, sistemando i capelli alla rinfusa. «Non lo so. Non hai visto che piangeva? Doveva avere qualcosa.» mormorai, cercando le scarpe.
La ragazza tirò una boccata di fumo, guardandomi confusa. «Sì, l'ho intuito. Ma cosa dovrebbe interessarti?» chiese ridendo. Mi voltai, fulminandola con lo sguardo.
«Primo, Maya è mia amica. Secondo, se tu sei un'insensibile del cazzo non mi riguarda. Devo andare da lei.» dissi allacciando le scarpe di fretta. Caroline annuì, facendo spallucce.
«Buon divertimento.» borbottò.
Non risposi, uscii dalla stanza e scesi di fretta le scale. Il salotto era ancora pieno, Archie stava dormendo sul divano, decisamente ubriaco. Mi guardai intorno, cercandola con lo sguardo, vidi Hailey e Jason ballare come dei matti, Alex e la mora sconosciuta che si baciavano in un divanetto, ma nessuna traccia di lei. Dove eri finita, Maya? Raggiunsi la porta che dava nel giardino sul retro, trovandola seduta per terra con il volto tra le mani. Mi sedetti al suo fianco, stando in silenzio e tirando un lungo sospiro.
«Chiunque tu sia, vattene. Voglio stare da sola.» borbottò con voce soffocata, per via delle braccia che le coprivano il viso.
La guardai, strappando un ciuffo d'erba. «Non ti sto parlando. Mi sto solo sedendo in giardino, come te. Fingi che io non ci sia.» sussurrai, osservando un punto davanti a me.
Alzò lo sguardo, i suoi occhi erano completamente inondati di lacrime e a stento riuscì a tenerli aperti. «Suvvia, quale scemo si sporca i pantaloni chiari per stare seduto sull'erba?» disse tirando su con il naso.
Feci spallucce, appoggiandomi alla parete. «Probabilmente io. E grazie per avermi dato dello scemo.» ridacchiai, asciugandole una lacrima che le stava scorrendo sulla guancia sinistra. «Non sei riuscita a divertirti, non è così?» replicai tristemente.
Scosse la testa, portando le ginocchia al petto. «No, a quanto pare no. Con quale coraggio mi sbatte in faccia la sua indifferenza nei miei confronti? Me lo merito, Jamie?» disse guardandomi negli occhi.
Mi passai una mano sul viso, scuotendo la testa. «No, non lo meriti. Ma il mondo va così, Maya. Non esiste meritocrazia ma solo cattiveria. Il vero mostro del pianeta terra è l'essere umano.» risposi, sospirando.
Asciugò gli occhi, mordicchiando il labbro. «Io ci tengo sul serio a Justin, ma forse non è lo stesso per lui.» sussurrò.
Annuii, accarezzandole la mano. «Se ci avesse tenuto almeno un po', adesso al posto mio ci sarebbe lui. Sei una ragazza intelligente, non c'è bisogno che io ti dica di andare avanti senza di lui.» ammisi sincero, guardandola. Devo dire che ero un po' un controsenso: facevo soffrire le ragazze ma mi sentivo una merda se ne vedevo una piangere davanti ai miei occhi.
«Si può dimenticare qualcuno che ti ha scosso l'anima e il cuore?» chiese appoggiando il capo sulla mia spalla. La prima cosa che avvertii a quel contatto, era sicuramente il suo profumo intenso di vaniglia che arrivava dritto alle mie narici, destabilizzandomi per un attimo.
«Temo di non avere una risposta, piccola Maya. Forse potresti riuscirci solo con il tempo.» replicai serio, appoggiando il capo alla parete e chiudendo gli occhi.
«Non credi sia troppo vago? Quanto tempo deve passare per riuscire a non pensarci più? Mesi? Anni?» chiese curiosa, tirando su con il naso.
Feci spallucce, scuotendo la testa. «Credo dipenda da te, lo sai?» sussurrai, tenendo le braccia ben distanti da lei.
«Jamie?» disse a bassa voce, «mi abbracci?» aggiunse. Alzai il braccio sinistro, abbracciandola e accarezzandole la spalla. Solo a pensarci, mi veniva da ridere. Fino ad una settimana prima, Maya per me era una semplice sconosciuta. Il tempo era curioso, speravo che non facesse lo stronzo con lei, che l'aiutasse a dimenticare presto quel bastardo.
Tornare a casa da una festa, alle tre e mezza del mattino, era davvero estenuante. Stavo dormendo a casa di Jason, che non appena aveva messo le spalle sul letto, aveva cominciato a parlare delle sue teorie strane e complesse riguardo ad argomenti di cui non me ne fregava nulla. Il mio solo compito, da migliore amico, era quello di ascoltarlo e annuire fingendo che la questione fosse sul serio interessante. La cosa che mi aveva stancato più di tutte, era stata quella di assicurarmi che tutti quanti fossimo a casa e in salute. Alex era andato via con suo padre, così era stato più facile convincermi che almeno lui era sano e salvo. In quanto ad Archie... beh, riportarlo a casa era stata una vera impresa. Non credo di aver visto una persona così ubriaca in tutta la mia vita. Non era stato molto facile trascinarlo su per le scale e assicurarmi che stesse effettivamente dormendo, altrimenti chissà dove sarebbe andato. I suoi genitori mi avevano anche guardato malissimo, adesso che ci penso. Poi, era arrivato il turno di Hailey, che come avevo previsto, aveva alzato un po' il gomito verso a fine serata. Sia io che Jason avevamo dovuto resistere a non imprecare, visto che tutto voleva tranne che tornare a casa sua. Con Maya, era stato semplice: era l'unica del gruppo ad aver bevuto un solo bicchiere e, inoltre, si era appisolata nei sedili posteriori della mia auto con la mia giacca sulle gambe nude. Certo, svegliarla non era stato mica divertente. Per poco non avevo considerato l'idea di prenderla in braccio e portarla dentro io. Ma, per fortuna, possedeva una sorta di sesto senso che le aveva permesso di svegliarsi nell'esatto momento in cui la stavo caricando sulle mie braccia. Il risultato? Espressione confusa e un paio di domande riguardo al perché la stessi prendendo in braccio, con la risata di Jason che rendeva il tutto più divertente e, aggiungerei, anche imbarazzante. Il vero dilemma che in quel momento mi premeva risolvere era come andare a scuola il giorno seguente. Fortuna che eravamo già venerdì, per cui sorbire l'ultimo giorno scolastico della settimana avrebbe dovuto essere più facile. Almeno si sperava. Sentii Jason in un curioso silenzio, così mi girai per vedere se era ancora vivo. Stava dormendo, con la bocca spalancata e il corpo messo in posizioni anomale, per cui secondo la mia logica, non era esattamente un essere che poteva definirsi vivo. Era momentaneamente in standby, ecco.
Presi il telefono e sospirai, trovando qualcosa da fare nell'attesa che il sonno fosse arrivato. Vidi un messaggio da parte di Maya, così aggrottai la fronte.
"Ho deciso, sabato verrò con te al cinema. A patto che, stavolta sia io a pagare i biglietti."
Sorrisi, sospirando. "Questo è da vedere."
"No, è già deciso. Ci vediamo domani a scuola?"
"A domani." Risposi, bloccando il telefono e posandolo sul comodino. La cosa che mi stupii, era che mi era uscito un sorriso spontaneo e il mio ultimo pensiero prima di crollare nel sonno, eravamo io e lei che guardavamo Spiderman, abbracciati, con una porzione di popcorn e un maxischermo del cinema.
-Spazio Autrice!
Buon pomeriggio! Jamie e Maya sembrano avere un contatto diverso, rispetto alle solite battutine per punzecchiarsi! Lui, finalmente, l'ha consolata come si deve senza essere troppo cattivo. Da questo capitolo in poi, le cose saranno molto diverse tra loro due! Vedrete! ❤️ A venerdì 💞
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