31. Promesse

Maya

La mia stanza era sommersa dai libri in ogni dove. Il pc era sistemato sul letto, qualche merendina lasciata a metà riempiva i piatti adagiati sul pavimento. Nonostante fosse domenica, lo studio aveva sommerso la nostra giornata senza verso di poterlo scampare. Quella mattina, in occasione della mezza giornata libera, ne avevo approfittato per stampare delle foto presenti sulla mia fotocamera. Ad esempio, quelle che avevo fatto a Jamie quella sera, dopo il mio attacco di panico. O quella che ci eravamo fatti nella casa in collina di Jason. Ero perfino riuscita a stampare le due foto che ci eravamo fatti in casa mia, la sera del ballo. E – grazie a Gilbert e alla mia insistenza – ero riuscita a farmi passare quelle che aveva fatto per il giornalino scolastico. La foto che avevamo fatto tutti insieme, nei costumi di Grease, era venuta davvero bene. Dopo averle rese cartacee, avevo riservato per loro un posto speciale nella mia parete, perché nello specchio non c'era più spazio.

«Perché mai dovremmo fare una relazione di dodici pagine su Napoleone Bonaparte?» la voce di Alex mi distrasse dai pensieri. Quel pomeriggio ci eravamo organizzati per studiare insieme, visto che i compiti di storia erano così tanti che a momenti saremmo morti studiando. Alzai lo sguardo dal libro di testo, posandolo sul ragazzo che aveva tutta l'aria di un disperato. Era sdraiato sul pavimento, con il libro sulla pancia e la penna tra le mani, che utilizzava come mezzo di distrazione perfetto.

«Perché è nel programma, Al. Altrimenti nemmeno io starei qui a perdere tempo con Napoleone. Insomma, è domenica e tra due ore devo vedermi con Jamie.» borbottai, scorrendo gli occhi sul libro.

Alex sospirò, mettendosi seduto, prendendo il quaderno e storcendo il labbro. «L'abbiamo fatto alle medie!»

Annuii, ruotando gli occhi. «E al liceo si approfondisce, Alex. Abbiamo dodici pagine da scrivere, dobbiamo riassumere la sua vita, direi che dovremmo darci una mossa.» mormorai.

Prese una patatina dal pacchetto, sgranocchiandola con aria assorta. «Dovremmo trovare un metodo di studio. Magari riusciremo a liberarci quanto prima, visto che siamo gli unici sfigati del gruppo che devono passare il pomeriggio sui libri.» ammise sconsolato.

Alzai di nuovo gli occhi dal libro, mangiucchiando una penna. «Sì, un metodo di studio potrebbe andare. Hai qualche idea?» chiesi, incrociando le braccia.

Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere. «Per cominciare, il professore non ha spiegato se la vuole al computer o a mano. Per cui propongo di cercare gli avvenimenti più importanti, prendere appunti in un foglio e poi cercare di metterli insieme al pc. Essendo una relazione in coppie, ne basta una copia.» spiegò, facendo l'occhiolino e passandosi poi una mano sui capelli castani.

Annuii, sorridendo. «Bene! Io leggo e tu appunti. In mezz'ora, se la scriviamo al computer, dovremmo farcela!» esclamai entusiasta, rispondendo velocemente a un messaggio di Jamie.

«Perfetto, vai per ordine cronologico, così ci verrà più facile mettere insieme i pezzi. Evita la parte della nascita ecc... il professore ha detto che non voleva saperla.» disse, mettendosi il quaderno sulle gambe.

Cominciai a leggere, mentre Alex appuntava tutto con una velocità davvero notevole. Una volta finito, presi un bicchiere di succo d'arancia e lo bevetti in un sorso, prima di prendere il computer. Il mio compito era quello di ultimare la relazione, con un nostro parere personale alla fine. In mezz'ora esatta, avevo già tutto pronto, mancava solo la considerazione. «Come va con Clara?» chiesi, mentre scrivevo a velocità sul pc.

Alex si occupava di svolgere le domande sul libro, sia per me che per lui. Fece spallucce e sospirò, prima di chiudere i quaderni. «Beh, è carina, simpatica e ha ottimo gusto in fatto di cibo!» esclamò.

Annuii, salvando la relazione e preoccupandomi di farla stampare tramite Bluetooth. «Ma...?» chiesi curiosa.

«Ma non lo so, Maya. È troppo... pretenziosa, ecco.» sospirò.

Alzai un sopracciglio. «Che cosa intendi per pretenziosa?» chiesi curiosa.

Alex ridacchiò, prendendo il telefono. «È un interrogatorio, per caso?» chiese divertito.

Lo guardai male, lanciandole un cuscino sullo stomaco e facendo rovesciare la bevanda sulla sua maglia. «No, voglio sapere.» borbottai.

Il ragazzo balzò in piedi, sventolando la maglietta per fare in modo che le goccioline scendessero giù. «E per farlo, dovevi per forza inzupparmi con il succo d'arancia?» domandò contrariato, per poi ridere.

Arricciai il naso, indicandolo. «Beh, almeno ho attirato l'attenzione su di me! Hai posato il telefono!» dissi divertita.

Scosse la testa, sospirando. «Sì, grazie al cazzo. In ogni caso, visto che sei in vena di gossip, ti aggiorno.» borbottò, risedendosi.

Annuii, sentendo il telefono squillare. Sicuramente era Jamie o il gruppo, avrei controllato dopo. Volevo assolutamente sapere. «Dimmi, dai!» esclamai curiosa, mettendomi a pancia sotto.

«Okay! È troppo pretenziosa perché si ostina a voler rimanere vergine. Cioè, capita che ci baciamo in modi poco casti o robe così e io beh... sento i miei bisogni.» ammise, alzando le spalle.

Annuii, guardandolo seria. «Hai mai provato a parlarne con lei?» chiesi.

Spalancò la bocca, meravigliato. «Certo, come no! Cosa dici ad una vergine? "Clara quando mi baci così mi fai venire voglia di scoparti?" come minimo scappa e neanche mi guarda più!» esclamò.

Feci una smorfia, scuotendo la testa. «Beh, magari provando ad essere più delicato. In una relazione è importante essere sinceri, esprimere i problemi, i dubbi o i disagi. Altrimenti non può considerarsi tale!» spiegai con dolcezza.

Alex si passò una mano sul viso, guardandomi. «Senti, noi non abbiamo mai avuto una relazione seria. Stiamo letteralmente improvvisando! Sia io, che Jason e perfino Jamie! Devi capire che è un tantino difficile comprendere come ci si comporta.» ammise disperato.

Mi alzai, ridacchiando. «Beh, Jamie improvvisa bene, comunque.» alzai le spalle.

Alex guardò il cellulare, mordicchiando il labbro. «Cavolo, devo tornare a casa e prepararmi per stasera. Ci vediamo domani a scuola?» chiese, raccogliendo e sistemando le sue cose.

Annuii, sorridendo. «Certo, a domani.» dissi, mentre il ragazzo mi diede un bacio sulla guancia. Una volta che si dileguò, sospirai e andai verso il mio armadio, intenta a scegliere cosa indossare per quella sera. Che drammi, ogni volta! Fosse per me uscirei con un sacco dell'immondizia addosso.

Ci sono molte cose positive dell'avere un fratello maggiore e una sorella minore: la prima è quella che – senza ombra di dubbio – avrai per sempre un fedele alleato sulla quale contare, un ottimo espediente per salvarti il culo da mamma e papà, e una compagnia qualche volta piacevole con cui passare il tuo tempo libero. Ma, come ogni cosa del mondo, ci sono anche i suoi lati negativi, quelli più oscuri. E per quelli, io avrei potuto stilare una lista bella lunga. Per prima cosa, avere dei fratelli significava non avere assolutamente privacy. Volevano sapere tutto dalla tua vita e se non fossero riusciti ad estirpartelo dalla tua bocca, avrebbero utilizzato ogni mezzo possibile per venirne a capo. Un esempio? I miei quattordici anni.

Ero al primo anno di liceo e mi ero presa una cotta madornale per Ethan MCcoy, un ragazzo che frequentava il corso di fisica con me. L'avevo scritto nel mio diario segreto, un fortino d'oro per Jace e Amy, talmente lo tenevo nascosto e inaccessibile a qualsiasi ficcanaso. Un pomeriggio, la mia indole da ragazzina ingenua e stupida da morire, aveva lasciato quel libriccino incustodito in camera mia. Amy lo agguantò e corse in salotto, leggendo ad alta voce proprio la parte in cui dicevo di essere follemente innamorata di Ethan, senza tralasciare quella in cui dicevo di immaginare il nostro matrimonio in grande stile. Peccato che – purtroppo – oltre al mio caro fratellino Jace che mi sorvegliava in preda a qualche scatto geloso, c'era anche Ethan. Stavamo studiando insieme. E lui aveva sentito. Tutto quanto. Inutile dire che non mi aveva più parlato e che il mio cuore si era infranto in tanti piccoli pezzettini. Era stato il momento più imbarazzante di tutta la mia adolescenza.

E – con mio immenso rammarico – le cose non erano cambiate neanche in quel periodo. Ero pronta per uscire con Jamie, lo stavo aspettando in salotto, cercando di godermi un minuto di relax dallo studio. Ma quei ficcanaso dei miei fratelli erano piombati al mio fianco, cominciando a farmi un sacco di domande.

«Come va con Jamie?» il primo ad aprire l'argomento, era stato Jace. Credevo fosse impegnato ad aspettare i suoi amici per una serata folle, invece per il momento il suo unico pensiero era sapere come andava la mia vita sentimentale. Se quel coglione di Paul, il suo amico, fosse arrivato prima, di certo avremmo evitato la situazione imbarazzante che sarebbe cominciata da lì a poco, diventando poi un vero e proprio disagio.

«Bene.» risposi vaga, tenendo gli occhi sullo schermo del cellulare. Ma quella mia disattenzione non bastò mica a persuaderli dal loro obbiettivo iniziale. Anzi, pareva che gliene fregasse poco del fatto che io volessi ignorarli categoricamente.

E così, era arrivato il turno della piccola di casa, che tanto piccola ormai non lo era più: «Ci hai già fatto sesso?» chiese entusiasta, mettendosi comoda sul divano con le ginocchia piegate e la sua cioccolata fumante tra le mani.

Spostai il capo nella sua direzione, tenendo il telefono sulla schermata home di Instagram, dove la foto del bellissimo attore Brandon Flynn faceva capolino. «Tu cosa ne sai a undici anni del sesso?» chiesi meravigliata.

Amy sbuffò, ruotando gli occhi e bevendo un sorso di cioccolata. «Avere undici anni non è più come un tempo. Siamo più moderni.» spiegò scocciata.

Jace sbatté le palpebre, scuotendo la testa e schiarendosi la voce. «Sì, bene. Però sono sicuro che nostra sorella non abbia mai...»

«Ancora prima di metterci insieme.» tagliai corto, con voce asciutta e decisamente annoiata.

Jace boccheggiò, passandosi una mano sul viso. «Bene. Speravo di non arrivare mai a questo punto ma... beh, sì, insomma... avrei dovuto farlo prima con Justin. In ogni caso, usi le precauzioni, vero?» chiese allarmato.

Annuii, guardandolo senza alcun cenno d'imbarazzo. «Sempre, Jace.» spiegai.

Lui annuì. «Bene, sì. Allora, è bene che tu sappia che il sesso è un...»

Lo bloccai con la mano, scuotendo la testa. «Cristo, non osare! Non vorrai mica farmi la lezione morale sul sesso o robe del genere, vero? Perché dovevi pensarci prima che io perdessi la verginità con quel troglodita di Justin. E, in ogni caso, è una cosa imbarazzante.» dissi emettendo un conato di vomito.

Amy rise, prendendo un marshmallow. «Però non trovi imbarazzante il fatto di fare certe cose con il tuo ragazzo.» commentò divertita.

La guardai male, fregandole una caramella in procinto di finire nella sua bocca. «Quella parte è piuttosto divertente.» ammisi, mangiando il dolce.

Jace ci lanciò una brutta occhiata, per poi schiarirsi la voce. «Quello che intendo dire... è che è giusto che tu sia preparata sull'argomento. Toccherebbe a papà, di norma, ma lui ammazzerebbe te e Jamie prima ancora di pronunciare la lettera "s". Per cui, è mio compito da fratello maggiore, farlo al posto suo.» spiegò cauto.

Ruotai gli occhi, sbuffando. «Senti, fratello maggiore.» dissi enfatizzando di proposito sull'ultima parte, «queste cose, dovevi dirmele prima che io facessi sesso. Uso le precauzioni, ci andiamo piano e nessuno si fa male. Non c'è bisogno che tu adesso apra un discorso sul perché è importante fare attenzione e bla, bla, bla. Non sono stupida e posso assicurarti che so perfettamente quello che faccio. Come lo sa Jamie, ovviamente.» aggiunsi scocciata.

Jace sospirò, guardando Amy. «Vuol dire che quando sarà il momento, farò un bel discorso alla piccola di casa. Tu ormai mi hai superato alla grande.» borbottò.

Amy scosse la testa, risoluta. «Nossignore! Quando sentirò la necessità, da grande, di compiere un passo del genere, è ovvio che chiederò consiglio a Maya! Insomma, riesce a farsi un figo come Jamie, per me è un esempio.» replicò soddisfatta.

La guardai di traverso, facendo la smorfia. «Sarebbe anche ora che tu smettessi di sbavare al pensiero del mio fidanzato.» borbottai, sotto lo sguardo stupido di mio fratello Jace.

Amy rise, alzando le spalle. «Come non puoi sbavare davanti a Jamie?» chiese sorpresa.

Annuii, grattandomi il capo. «In effetti, non hai tutti i torti. È davvero fi...»

«No, ma avete finito?» proruppe Jace, sbuffando.

Alzammo le spalle, ridacchiando. «Stavamo solo facendo dei commenti spassionati, relax.» borbottai, notando che avevano suonato alla porta. Balzai in piedi, sistemandomi i capelli e sorridendo enormemente. «È arrivato l'amore mio!» esclamai, saltellando verso l'ingresso.

«E che amore suo...» disse mia sorella ammiccante.

La ignorai e mi affrettai ad aprire la porta, sorridendo enormemente a Jamie e gettandomi tra le sue braccia. Il ragazzo ridacchiò, baciandomi la fronte e stringendomi dolcemente. «Ehi, tutta questa tenerezza non me l'aspettavo.» ammise divertito.

Appoggiai la mia fronte alla sua, sorridendo. «Mi mancavi! Dove mi porti stasera? Hai qualche programma?» chiesi curiosa.

«Ti porto al sushi! Voglio ingozzarmi come non mai.» disse ridendo, andando verso l'auto.

Alzai un sopracciglio, ridendo. «Per poi addormentarti al ritorno, perché ti sei riempito troppo?» chiesi, prendendolo in giro.

Annuì, alzando l'indice. «È esatto!» esclamò ad alta voce.

Scossi la testa, aprendo la portiera. «Tu sei un personaggio, Jamie Reyes. Te l'hanno mai detto?» chiesi divertita.

«Mh, no. Mi hanno dato dello stronzo, puttaniere, ricco viziato, vanitoso... ma mai personaggio! La dovrò aggiungere alla mia lista.» disse ironico, accendendo il motore.

Lo guardai, scuotendo la testa. «Che stupido che sei.» sussurrai, alzando il volume della radio.

Mi guardò male, ridendo. «Sì, ovvio. Grazie.» borbottò, guardandomi.

Mi appoggiai al finestrino, canticchiando allegramente la canzone che passava alla radio. Al mio fianco, Jamie guidava concentrato e picchiettava le dita sullo schermo, mentre la sigaretta che aveva tra le labbra gli faceva assottigliare lo sguardo per il fumo. «Oh, ma è mai possibile che in questa strada c'è sempre traffico? Ma insomma!» disse scocciato, battendo le mani sul volante.

Lo guardai sottecchi, facendo una lieve risata e accendendo una sigaretta anch'io. «È risaputo che in questa strada c'è sempre confusione, amore. Dovresti rilassarti.» borbottai, giocherellando con una ciocca di capelli.

Fece una smorfia, sospirando. «Sì, ma io ho fame. Qui non si avanza neanche sotto tortura cinese. La domenica è sempre così. dovrebbero farci che so, uno sparti traffico, almeno! O mettere un vigile, qualcosa...» mormorò contrariato.

«Vuoi per caso candidarti a sindaco della città, tesoro?» dissi divertita.

Alzò il dito medio, svoltando verso una via a destra della strada principale. «Ci metteremo di più, ma almeno avremo la strada sgombra da ogni mezzo di trasporto.» disse aumentando la velocità.

Appoggiai la mia mano sulla sua, che era sul cambio. Mi rivolse un'occhiata dolce e proseguì con la guida, per poi fare un sorriso tipico di chi avesse una buona idea. «Al ritorno guidi tu!» esclamò convinto.

Mi voltai, guardandolo sorpresa. «Cosa? No, scordatelo. Moriremo!» esclamai.

Fissò i suoi occhi versi sui miei, alzando un sopracciglio. «Hai molta fiducia in te stessa, eh?» chiese ironico.

Assottigliai lo sguardo, tirando una boccata di fumo. «Dico solo che non è una buona idea. E poi, che programmi hai per dopo?» chiesi curiosa.

Alzò le spalle, prendendo la via che portava dal giapponese. «Andare nella casa in collina di Jas. Mi ha dato le chiavi.» spiegò tranquillo.

Scossi la testa, risoluta. «E io dovrei guidare fino alla collina? Ma sei scemo?» dissi contrariata.

«No, sono Jamie!» rispose divertito.

Spalancai la bocca, perplessa. «Io non... senti, meglio che non mi esprimo, guarda.» sospirai, mentre il ragazzo girò il capo all'indietro per posteggiare.

«Sì, lo so. È la mia specialità lasciare senza parole le giovani donzelle.» disse, dandosi delle finte arie.

Decisi di ignorarlo, pensando invece a prendere la mia borsa e il mio cappotto. Scendemmo dalla macchina e mi appesi al suo braccio, appoggiando il capo alla sua spalla. Una volta entrati, un profumo di cibo e spezie invase dolcemente le mie narici. Espirai a fondo e mi guardai intorno, ruotando gli occhi. «Non ci credo.» sussurrai.

Jamie aggrottò la fronte, andando verso il solito tavolo. «Cosa?» chiese confuso. Indicai una direzione con il capo, sbuffando. C'era tutta la squadra dei giocatori di football, e le cheerleaders, al completo. Gli unici che mancavano all'appello erano, ovviamente, Jamie, Alex, Archie e Jason. Notai lo sguardo di Justin posarsi su di noi, trovando così il suo obbiettivo della serata. Anche gli altri si voltarono, attirati dall'attenzione che lui aveva riposto sulle nostre figure. Jamie ruotò gli occhi, alzando la mano e facendo un sorriso di circostanza. «Senti, stasera posso passare del tempo con la mia ragazza e me lo voglio godere anziché stare dietro a quelle quattro scimmie in prognosi riservata. Ignoriamoli.» borbottò, sedendosi.

Annuii. «È quello che avevo intenzione di fare, infatti.» ammisi con nonchalance.

Il ragazzo prese il menù, scorrendo gli occhi su di esso. «Credo di morire di fame.» borbottò contrariato.

Ridacchiai, portando per un attimo lo sguardo su Justin, deciso al cento per cento di non distogliere il suo da me. «Il cameriere dovrebbe arrivare a breve, suppongo. Ho un leggero languorino anche io.» ammisi, trafficando con la borsa per sentire meno l'imbarazzo dello sguardo bruciante del mio ex quasi-fidanzato.

Jamie aggrottò la fronte, mettendosi rigido sulla sedia e osservando ogni mio movimento con attenzione. «Sei a disagio.» disse serio.

Alzai lo sguardo, sorridendo. «Cosa?» chiesi confusa.

Si schiarì la voce e congiunse le mani, che a quel movimento, alzarono la manica della giacca e mostrarono un orologio molto costoso. «Sei a disagio.» ripeté, puntando i suoi occhi sui miei.

Mi grattai il capo, mordicchiando il labbro. «E cosa te lo fa pensare?» chiesi, appoggiando una mano sul mento e il gomito sul tavolo.

«Sei rigida, fingi di frugare nella borsetta per evitare di guardare l'ambiente intorno a te, ma – al tempo stesso – sposti lo sguardo un po' ovunque. Infine, ti tocchi spesso una ciocca di capelli, perché non riesci a rimanere ferma.» spiegò, incrociando le braccia.

Ruotai gli occhi, sbuffando. «Dovresti smetterla di osservare ogni mio movimento e poi capirne il senso. È inquietante. Hai mai pensato di prenderti una laurea in psicologia?» chiesi curiosa.

Mi guardò serio. Non vedevo cenno di divertimento, di riflessione o di curiosità nello suo sguardo. Era come se non avesse emozioni. «A me preoccupa più il fatto che tu ti senta a disagio con me, che sono il tuo ragazzo.» spiegò.

Rimasi a guardarlo, seria, per poi scoppiare a ridere e scuotere la testa. «No, aspetta. Davvero credevi che fossi tu il problema? No, no. Non sei tu.» spiegai, continuando a muovere il capo.

Aggrottò la fronte, assumendo una posizione ancora più rigida. Quando ci si metteva, sembrava davvero un uomo d'affari. Temibile come suo padre, che a primo impatto sembrava severo e composto. «Allora qual è il problema?» chiese, accennando leggermente un pizzico di curiosità.

Sospirai, guardando verso quel maledetto tavolo occupato dai ricchi per eccellenza, quelli che riuscivano a farti sentire una stracciona anche con un abito di D&G addosso. «È Justin. Pare non abbia intenzione di distogliere lo sguardo da me, mi sento leggermente sotto esame ad ogni cosa che faccio, quando sono in sua presenza. No, prima che tu lo chieda, non m'importa apparire bella e perfetta ai suoi occhi, ma non riesco ad essere naturale. Soprattutto dopo quella cosa che ha affermato a mensa. Mi ha fatto sentire molto inferiore rispetto a te.» spiegai dispiaciuta.

Jamie si voltò nella sua direzione, rimanendo in quella posizione per più di trenta secondi. Poi, con lentezza, spostò il mio sguardo su di me, sospirando. «Non credevo che quello che avesse detto, ti avrebbe sul serio ferita. Sai che ogni cosa che dice contro di noi, è dettata solo dalla gelosia malsana che ha nei tuoi confronti.» disse appoggiando la mano sulla mia.

Annuii, mordicchiando il labbro. «Sì, lo so. Ma ciò mi ha fatto capire una cosa purtroppo vera: io e te siamo molto diversi. Io sono la povera figlia di un operaio che a stento arriva a fine mese, e tu invece, sei il ricco ragazzo con un futuro già definito alle spalle e che può avere tutto ciò che desidera con uno schiocco di dita. Non è problema, per me. Voglio dire, sto con te perché ti amo e – di certo – le nostre differenze non sono un ostacolo alla quale non posso sorvolare. Ma quando lui mi guarda in quel modo, riesce a farmi sentire di nuovo la povera figlia di un operaio, ecco.» spiegai, abbassando lo sguardo.

La cosa che mi piaceva di Jamie, era il fatto che lui mi ascoltasse senza battere ciglio, senza interrompermi o trarre già le sue conclusioni. Mi lasciava parlare, esprimere e lo faceva in estremo silenzio. Questo dimostrava quanto ci tenesse a quello che provavo in quel determinato momento. Mi sorrise, sporgendomi di poco e alzandomi il mento con due dita, guardandomi negli occhi. «Sì, è vero, siamo diversi. Ed è una cosa che non può essere negata, o nascosta. La mia vita è fatta principalmente da gala noiosi, giornalisti, viaggi, oggetti di valore e perché no, cose decisamente lussuose. La tua... beh, la tua è molto più semplice, più adatta ad una persona della nostra età.» spiegò dolcemente.

Annuii, storcendo il labbro. «Quindi lo vedi anche tu. Beh, insomma, tu a volte hai questo modo di fare simile a quello di principe, ti muovi con quella sicurezza di chi ha il mondo in mano e sa di poterlo comandare secondo il proprio volere. Tu hai potere. Io no. Io non sono altro che una povera ragazza che, probabilmente, dovrà frequentare un college pubblico perché quello privato rimane un sogno inaccessibile.» mormorai.

Sorrise, guardandomi e accarezzandomi la mano. «È vero anche questo. Ma vedi, tu hai qualcosa che io non posso avere mai: la bellezza di riuscire a sorprenderti. Dai più valore alle cose perché non puoi averle subito, ti stupisci se riesci a comprare quel vestito che desideravi da tempo... io tutto questo non so nemmeno cosa sia. Mi basta – come hai detto tu – schioccare le dita per avercelo. E se dovessi essere onesto vorrei tanto essere al tuo posto e vivere la tua vita, capire cosa significa sudare per avere qualcosa, capire il significato di un sacrificio e dare valore a quelle mille cose che tengo in camera mia, e che mi sono stufato di usare dopo due ore dal loro acquisto. Inoltre, piccola Maya, tutto quello che ci differenzia non mi impedisce di certo di amarti. Al diavolo quello che pensa la gente, io sono grato di averti nella mia vita perché tu mi hai fatto capire il valore di un sacrificio, mi hai dato un motivo per lottare e cercare di ottenere qualcosa – o in questo caso qualcuno - a cui tengo. E poi, sono del parere che sono proprio queste nostre piccole differenze che mi hanno fatto innamorare follemente di te. Infine, piccolo amore mio, il potere non sono i soldi. Ma l'intelligenza. Puoi essere ricco quanto vuoi, ma quella non puoi comprarla. E tu, d'intelligenza ne hai tantissima. Il potere è mentale, si può essere potenti anche senza un dollaro in tasca.» ammise.

Sorrisi enormemente, sporgendomi di poco per baciarlo dolcemente sulle labbra. «Sai sempre come tranquillizzarmi, sei davvero fantastico.» sussurrai.

Lui mi sorrise. «Ci sono sempre, per te. Anche quando le cose dovessero precipitare, anche quando ti sembrerò troppo arrabbiato... io ci sarò. Ti curerò e ti proteggerò nonostante tutto.»

La serata era iniziata bene e si era conclusa allo stesso modo. Dopo quella fantastica cena, eravamo andati alla casa in collina di Jason e avevamo fatto l'amore per tutta la notte. Avevamo concesso alle nostre anime, non tanto diverse tra loro, di unirsi ancora una volta. Ed era sempre come se fosse la prima, la fusione dei nostri corpi era qualcosa che ci portavamo sulla pelle ogni volta che questa avveniva. E la promessa che Jamie mi fece quella sera, in quel ristorante giapponese, venne mantenuta per molto altro tempo. Nonostante le circostanze che da lì a poco ci avrebbero sconvolto i piani, lui non aveva mai smesso di prendersi cura di me. Anche se io – purtroppo – non me ne ero mai resa conto. 

-Spazio Autrice

Devo essere onesta, io li ho amati in questo capitolo! Lei che si preoccupa per le loro differenze, lui che la tranquillizza. E la frase finale? Tenetela bene a mente, nel sequel verrà fuori qualcosa che riguarda proprio ciò che lei ha detto. Ma bando alle ciance! Come state? Spero bene. Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto. Ci leggiamo presto. Baci stellari. ❤

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