24. Sorprese

Jamie

Sguardi.

La nostra mattinata scolastica cominciava così, con gli sguardi di tutti gli studenti puntati addosso. Come se, il fatto che io e Maya camminavamo mano nella mano, fosse l'unico vero motivo per cui ogni singolo alunno si era presentato alle lezioni. I loro occhi schizzavano da ogni lato, per cogliere ogni sfumatura dei nostri movimenti assolutamente naturali. La mano di Maya, sudata a causa di quella attenzione non richiesta, si stringeva alla mia come se facendolo potesse aiutarla a sentirsi più sicura.
Nel nostro liceo, non era un caso che ogni mattina ci fosse uno scoop di cui parlare. Come quella volta in cui, Queen Robinson, si presentò alle lezioni in pigiama, fregandosene altamente del fatto che chiunque fosse presente tra quei corridoi, l'avrebbe guardata con occhio critico o ammirato. C'era sempre qualcosa di cui parlare, qualcosa che il giorno dopo sarebbe stata dimenticata e sostituita da un'altra genialata di qualsiasi studente. Quella mattina, da come potete notare, noi eravamo la notizia giornaliera. La cosa non mi stupiva affatto. Eravamo stati nella bocca di tutti per settimane. Un po' perché, da semplici sconosciuti, eravamo passati ad una fase amichevole che naturalmente mise stupore a chiunque ci guardasse. Da qual momento in poi, Maya Ross aveva smesso di essere "la biondina con i libri in mano", passando così a diventare "l'amica di Jamie Reyes."

Man mano che le settimane volavano, cominciò a girare la voce che tra noi due ci fosse qualcosa. Mi ero preoccupato di chiedere su quale base questa fonte potesse verificarsi certa e la risposta esaustiva di Kevin, mi portò alla conclusione che gli studenti erano molto interessati alla mia vita sentimentale. Soprattutto le ragazze. Ricordo ancora le parole del mio amico, chiare e concise, senza mezzi termini. Non si preoccupò nemmeno di pronunciarle ad alta voce davanti ai miei compagni di squadra, che si accingevano a cambiarsi per l'allenamento. Secondo le fonti di Kevin, uno degli studenti più informati della Red Hills, quella voce si era messa in giro a causa dei nostri sguardi. Occhiate che, a detta sua, lasciavano intendere che ci fosse del tenero tra di noi. I più donnaioli, come Mark, buttò lì la teoria sul fatto che andassimo a letto senza impegno. Teoria che, per quanto volessi negarlo, era stata confermata dal nostro mega litigio a mensa, che aveva lasciato ad occhi sbarrati tutti i presenti. Molti di loro, dopo l'accaduto, speravano di sapere come si fosse evoluta la nostra situazione da dietro le quinte, se avessimo approfondito l'argomento in privato o se io fossi scappato di fronte a quella palese dichiarazione d'amore. Avevano cercato risposte per ore intere, magari scambiandosi qualche sms con uno dei più informati e cercando in ogni modo di arrivare a noi senza dare nell'occhio. Risposte che, per loro sfortuna, non arrivarono il giorno seguente, perché avevamo deciso di saltare la scuola in gruppo.
Anche questo fatto aveva stranito i più pettegoli, al punto che Kevin mi scrisse la sera stessa, chiedendomi come mai non fossimo venuti a scuola, e illustrandomi di come il coach si fosse arrabbiato a causa della nostra assenza. Ragion per cui, chi sperava di avere dei chiarimenti sulla questione "Jamie-Maya", rimase deluso dal fatto che forse avrebbe dovuto aspettare qualche ora in più.

Questo è ciò che mi diede la conferma che, per quanto cercassero di non farlo capire, quella visione di me e lei che passeggiavamo mano nella mano per i corridoi, era tutto ciò che stavano aspettando per mettere il loro cuore in pace. Davamo loro soddisfazione? Probabilmente sì. Ma in fin dei conti, tenerlo ancora nascosto non avrebbe avuto alcun senso. Quello che loro stavano vedendo attestava di come, per quanto a molti questa certezza non piacesse per niente, io e Maya stavamo insieme. Ciò implicava che, naturalmente, durante il nostro percorso lungo il corridoio, i mormori sommessi erano così tanti da far venire il mal di testa. C'era chi già scommetteva sulla nostra durata della relazione, chi ci guardava con gli occhi a cuoricino e chi ci malediceva sperando che il sortilegio ci colpisse al più presto. Non avevo preparato Maya a questo e un po' mi dispiaceva. Forse avrei dovuto dirle che, da quel momento in avanti, niente sarebbe stato più come prima. Lei avrebbe smesso di essere "Maya Ross" e sarebbe diventata "La fidanzata di Jamie." Cosa che a me faceva letteralmente girare le palle. Se c'era una cosa che odiavo di quando stringevo nuove relazioni sociali, era il fatto che tutte quelle povere persone venissero associate a me. Eravamo una coppia, sì. Ma completamente indipendenti l'uno dall'altra. Eravamo due cose distinte e separate, che avevano deciso di unirsi solo perché volevano farlo, perché il destino le aveva legate in qualche modo. Ma Maya aveva la sua vita, le sue ambizioni, il suo carattere... e io avevo i miei. Non eravamo un tutt'uno, non nel cerchio che comprendesse la vita di tutti i giorni. Eravamo solo io e lei, che sì eravamo diventati un noi, ma questo non significava dover eclissare la mia fidanzata solo perché non era ricca o popolare. Non era sinonimo di: "sta con Jamie quindi adesso brilla." No, era una questione diversa. Lei brillava da sola, era luce anche quando non era al mio fianco. E avrei fatto di tutto in modo che loro l'avessero compreso. Maya non aveva niente in meno di me, anzi, forse aveva molto di più.

Mi voltai verso la ragazza, che sussurrava qualcosa a Hailey senza mettersi troppo in mostra. Aveva quella strana abitudine di evitare di essere al centro dell'attenzione. E mi piaceva, quel suo lato. Dimostrava che non stava con me perché ero il giocatore di football molto ambito, o peggio ancora, il figlio di un famoso imprenditore americano. Stava con me perché sapeva andare oltre ciò che ero, oltre quel personaggio che la scuola o i media avevano creato. Quella stessa figura che si discostava completamente da quella che era la realtà.

Si accorse del mio sguardo, così si voltò con espressione curiosa e accennò un sorriso debole, prima di sostare davanti al suo armadietto. «È successo qualcosa?» chiese, digitando la combinazione.

Mi appoggiai in quello di fianco e scossi la testa, congiungendo le mani. «No, no. Stavo solo contemplando su quanto sono fortunato ad averti al mio fianco.» sussurrai, notando che a quell'affermazione, qualche sguardo incredulo si posò su di me.

Lei sorrise, prendendo i suoi libri e rivolgendomi un'occhiata. «Sì, lo sono molto anch'io. Però ti prego, non dirlo mai più in presenza di qualcuno, così li sconvolgerai.» disse divertita, chiudendo il suo armadietto e appoggiandosi ad esso.

Feci una smorfia, ridacchiando. «Diciamo che l'idea di un Jamie Reyes seriamente fidanzato, sconvolgerebbe a priori. Ma non importa, non credo che sia di vitale importanza sapere cosa ne pensa la gente.» spiegai, facendo spallucce.

Maya annuì, guardando l'orologio affisso sopra la porta dell'aula di musica. «Devi andare qui, giusto? Io ho scienze sociali.» borbottò.

Annuii, guardandola sottecchi. «Nessuno di noi è con te? Tipo Archie...» chiesi vago, mordicchiando il labbro.

La ragazza rimase in silenzio, probabilmente a riflettere o fare mente locale. «Archie e Hailey hanno spagnolo. Per cui credo di...» disse con aria pensierosa.

«Scienze sociali? Sei con me.» proruppe Alex, accompagnato da un Kevin con gli occhi decisamente a cuoricino.

Lei sorrise, annuendo. «Oh, ecco. Sono Alex e Kev, sì.» alzò le spalle.

Annuii, guardando con la fronte aggrottata verso Kevin, che stava ancora sorridendo. «Sì, bene. Allora vai, prima di fare tardi. Se sei con Al sono più tranquillo, sia mai che dopo quanto visto, Justin non decida di fare un salto da te.» spiegai serio.

Alex arricciò il naso, mordicchiando il labbro. «Probabilmente, Jam. Nella prossima mi pare che lei abbia francese e nessuno di noi lo ha.» mormorò, grattandosi il capo.

Maya ruotò gli occhi, tenendo stretta i libri tra le mani. «So cavarmela da sola. Just non è mai stato un pericolo, né lo sarà adesso. Rilassatevi.» sbuffò, facendo cenno al mio amico d'incamminarsi.

«Tranquillo, Jam. Con noi la tua nuova ragazza è al sicuro.» disse Kevin allegro, circondandole il collo con il braccio. Mordicchiai il labbro, guardandoli andare via, per poi entrare nella mia classe e sedere nel banco accanto a Jason. Il ragazzo, dal canto suo, si limitò solo a fare un cenno con la testa e a guardarsi intorno, con aria concentrata.

«Sto cercando di capire se il professore arriverà o no. La campanella è suonata da dieci minuti.» disse curioso.

Feci spallucce, appoggiando la schiena dritta sulla sedia. «Staremo a vedere, al massimo facciamo un giro per la scuola.» borbottai, notando con dispiacere che l'uomo aveva fatto il suo ingresso. Alzò la mano afroamericana con dolcezza, prendendo posto nella cattedra davanti a noi e sistemando le sue cianfrusaglie. Si schiarì la voce e, con calma, cominciò a chiamare l'appello. Susseguirono una serie di nomi, con la mano della persona in questione che veniva alzata ogni qualvolta.

«Jamie Reyes?» chiamò, attirando la mia attenzione. Alzai la mano, masticando il chewingum e corrugando la fronte.

Finì di chiamare l'appello e si schiarì la voce, alzandosi e appoggiandosi alla cattedra. «Oggi, parleremo della musica che andava in voga negli anni in cui i vostri genitori erano adolescenti. Quindi parliamo di quel genere musicale che va dagli anni Sessanta agli anni Novanta. Adesso, parlando di questo lasso di tempo da me citato, sapreste dirmi un cantante o un genere che vi viene in mente associato a quel periodo?» chiese serio. Alzai la mano, mettendomi dritto sulla sedia. «Jamie, dimmi.» sorrise.

«Mercury, signore. O, in linea di massima, i Queen in generale.» mormorai.

Il professore sorrise, annuendo. «Bene, ottima risposta e ottimo esempio. Freddie Mercury o i Queen erano molto apprezzati in quegli anni adesso molto lontani. Qualcuno di voi conosce qualche suo brano?» domandò curioso.

«We are the Champions?» chiese incerta Chloe Smith, facendo annuire il professore.

«Sì, è esatto. Uno dei brani che è diventato famosissimo, ancora oggi capita di sentirlo in qualche radio. Qualcun altro?» chiese.

Jason alzò la mano, schiarendosi la voce. «Don't stop me now.» rispose serio.

Il professore sorrise dolcemente, annuendo. «Bravo! Vedo che qui abbiamo qualche ascoltatore dei Queen. Ma chi mi sa dire, esattamente, il loro album d'esordio? Quello che li ha portati sul mercato facendoli diventare così una delle band più amate negli ultimi sessant'anni?» chiese.

Lo guardai, alzando la mano. «L'album si chiama Queen, come la band. Al suo interno si possono trovare brani famosissimi come: Keep Yourself Alive, Liar e Stone Cold Crazy.» spiegai.

«Bene! Abbiamo un fan, qui. È sempre una gioia vedere voi giovani ascoltare musica di altri tempi. Dunque, a seguito di queste informazioni, sapreste dirmi di che genere tratteremo in questa lezione?» chiese, giocherellando con la penna.

«Rock.» rispose Marcus, un ragazzo biondo che sedeva sempre al primo banco.

Il professore annuì, congiungendo le mani. «Bene. Come molti di voi sapranno, il genere Rock è nato negli stati uniti e nel regno unito, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Naturalmente, poi con l'andare degli anni, ne derivarono dei sottogeneri, come quelli che cantano i Queen. Nonostante la musica allegra, i testi sono solitamente una denuncia sociale, religiosa, politica o toccano tematiche di tutti i giorni, come l'amore, l'amicizia, o lo sofferenza. Ed è qui, che arriverà il vostro intervento. Per la prossima settimana vi assegno un compito abbastanza semplice: scegliere una rock band o un singolo cantante, prendere uno dei suoi brani che più vi piace o trovate orecchiabile, e analizzarlo. Trovate gli strumenti adoperati per ricreare la base, spiegate il testo e illustrate la vostra opinione riguardo ad esso. Come vi ha fatto sentire? Perché? Siete d'accordo con quanto afferma la canzone? Quindi, in sostanza, il vostro compito è ascoltare, non sentire. Ascoltate, capite, emozionatevi e trovate ciò che in brano deve essere ritrovato: l'arte della musica.» disse dolcemente, prima che il suono della campana segnasse la fine della lezione.

Mi alzai, raccogliendo le mie cose. «Vanno bene anche i sottogeneri, signore?» chiesi.

«Sì, certo. Sono sicuro che mi porterai un brano dei Queen e che lo esporrai egregiamente, come da te mi aspetto. Sarai un ottimo partito per la Julliard, Jamie.» mi sorrise compiaciuto.

Sorrisi, mettendo lo zaino in spalla. «Grazie mille, alla prossima.» borbottai, uscendo dalla classe.

Non esisteva qualcosa che mi riempisse il cuore di gioia come la campanella che annunciava la fine delle lezioni. Dopo aver passato quasi tutto il giorno con la schiena china sui banchi di scuola, era come se quel suono fosse il trillo perfetto che preannunciasse la scesa di Dio tra i comuni mortali. E non era solo un mio pensiero, no. A quanto pare era un'idea comune di ogni singolo studente, perché non vedevano l'ora di accalcarsi in quei corridoi e arrivare per primi alla porta d'ingresso.
Io, dal canto mio, camminavo con passo lento. Le mie mani erano dentro le tasche della tuta, stavo al passo con Jason e Alex, annuendo di volta in volta per approvare le parole dette dal più alto del gruppo. La porta dell'aula di scienze umane si spalancò, mostrando un Archie leggermente sfinito.

«Mai più, ripeto mai più, mi sottopongo a questa tortura cinese per tre ore. Adesso vedete come cambio corso!» disse, passandosi una mano sulla fronte con fare affranto. Se mi chiedessero di utilizzare una sola parola per descrivere Archie Moon, direi sicuramente melodrammatico. Perché credetemi, lo era sul serio. Era talmente bravo nel farlo, che molto spesso mi chiedevo se avesse mai pensato di fare un corso di teatro o un provino per un film Hollywoodiano. Per cominciare, metteva la mano sulla fronte e piegava la schiena all'indietro, come se fosse Ercole tornato dalle sue dodici fatiche. La sua espressione era così concisa e sofferente, che per qualche attimo provavo compassione per lui. Anche se, il più delle volte, erano reazioni esagerate dovute ad una situazione facilmente risolvibile. Ma su una cosa non avevo dubbi: poteva avere una carriera degna di Brad Pitt.

Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia e osservando il ragazzo. «Che succede stavolta, William Shakespeare?» chiesi divertito, passandomi la lingua tra le labbra.

Mi rivolse un'occhiata torva, per poi mettere il broncio e indicare Maya, che in tutta risposta alzò gli occhi al cielo. «Bastava che tenesse la bocca chiusa, solo questo! E invece no, ha fatto quella cazzo di domanda al professore costringendoci così a tre ore di spiegazione tediosa. Tre ore!» ringhiò, reggendosi la fronte con aria avvilita.

Annuii, fingendomi interessato. «Hai fatto una cosa imperdonabile, Maya, imperdonabile.» dissi, attirandola verso di me e dandole un bacio. «Andate, vi raggiungo dopo. Io e Maya abbiamo una cosa da fare.» aggiunsi.

«Sì, prendi pure per il culo.» borbottò a denti stretti Archie, dileguandosi con il resto dei ragazzi. Maya mi guardò, mordicchiando il labbro e facendo spallucce.

«Non mi pare che avessimo qualcosa da fare.» mormorò.

Ridacchiai, scuotendo la testa. «No, infatti. Perché è una sorpresa. Vieni.» dissi tirandola per la mano, conducendola nel corridoio che portava all'ala est. Lì, come avevo previsto, c'era un tavolo utilizzato dalle due cheerleader più popolari della scuola: Amelia e Betty, che sfoggiavano sorrisi e occhi dolci a chiunque li guardasse. Tirai la ragazza verso il tavolo, fermandomi davanti alle due e prendendo il portafogli. «Sono due biglietti per il ballo.»

Amelia alzò lo sguardo, i suoi occhi azzurri mi scrutarono fino in fondo, per poi socchiudersi leggermente a causa di un sorriso. «Tema anni Cinquanta, cercate di essere in linea. È un piacere avere la nuova coppia per quella sera.» disse strappando due ticket, ondeggiando i capelli biondi.

Betty puntò i suoi occhi marroni su Maya, per poi sistemare il suo ciuffo ribelle color caramello. «Volete candidarvi per il titolo di Re e Reginetta?» chiese con voce calma.

Guardai sottecchi Maya, che scosse la testa con aria risoluta. «No, non è nel nostro interesse, grazie.» disse seria.

Amelia, che tratteneva ancora i nostri biglietti in mano, sfoderò uno dei migliori sorrisi nei confronti della mia ragazza, che sembrava restia a ricambiare. «Ormai sei una di noi, Ross. Domani vi aspettiamo a mensa, sia a te che alla tua amica.»

Maya annuì, schiarendosi la voce. «Senza Archie non andiamo da nessuna parte.» disse decisa. Le mie labbra si incurvarono in un lieve sorriso, sapeva come gestire la situazione ed ero sicuro che stare al tavolo che frequentavo prima, per lei non sarebbe stato un problema.

Betty lanciò uno sguardo alla sua amica, prima di alzare le spalle. «Okay, è tuo amico quindi è automaticamente dei nostri.»

Drizzai la schiena, corrugando la fronte. «Possiamo avere i nostri biglietti, adesso?» chiesi serio.

Amelia sorrise, passandomeli. «Buon divertimento! Ricordatevi che dovete venire in maschera.» replicò entusiasta.

Ci dileguammo, in assoluto silenzio. Maya aveva l'espressione assorta, come se stesse pensando a qualcosa. Poi si voltò, aggrottò la fronte e un largo sorriso le incorniciò il volto, rendendomi pieno di gioia. «È stata una bella sorpresa. Non me lo aspettavo. Hai sempre disprezzato i balli.» sussurrò.

Feci spallucce, per poi svoltare verso l'uscita. «Diciamo che li disprezzavo prima di conoscere te, come tante altre cose.»

«È fantastico! Ma adesso manca solo una settimana, dovremmo trovare una coppia da usare per il travestimento e fare tutto in tempo breve!» esclamò.

Sorrisi, rassicurandola con lo sguardo. «Non è un problema, cucire gli abiti. Ho degli stilisti meravigliosi che mi creano delle opere d'arte.» spiegai.

Maya si fermò, spalancando gli occhi. «Stilisti? Tu hai degli stilisti?» chiese sorpresa.

Annuii, tranquillo. «Sì, non li uso sempre. Solo quando devo apparire in pubblico con la mia famiglia, per delle serate particolarmente importanti.» mormorai.

La ragazza schiuse le labbra, perplessa. «Ah ehm... wow.» disse a bassa voce.

Ridacchiai, prendendole la mano. «Stilisti che tu conoscerai molto presto, perché a Natale dovrai presenziare in un gala d'importante rilievo, con la mia famiglia.» spiegai tranquillo, facendola bloccare di nuovo. L'avevo colta di sorpresa? Sì. L'avevo spaventata? Decisamente sì. Ma se c'era una cosa che volevo, quello era avere Maya con me, in ogni sfumatura della mia vita, anche quella tecnicamente più noiosa.

-Spazio Autrice

BALLOOOO

Okay, la smetto. Pare che Jamie stia diventando un bravo ragazzo a tutti gli effetti! Chissà quanto dura questa magia ahahha. Per la gioia di _LouFire_ si limita anche con gli occhiolini! UN APPLAUSO PER JAMIE. La finisco, questi spazi diventano sempre più disagiati. Niente, ci leggiamo presto. Un bacione alla mamma e baci stellari!❤

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