22. Noi siamo Sole
Jamie
Casa mia era un caos, quella mattina. Nonna Luz era di ritorno a Cordóba, per cui c'era la cucina e il salotto pieno zeppo di valige. Mi ricordo che, quando ero bambino, la partenza di nonna era il momento più drammatico della mia vita. Cominciavo a piangere quando la vedevo intenta a prepararsi la valigia, e continuavo a farlo anche dopo averla lasciata in aeroporto. Ovviamente, in quel momento, riuscivo a contenere l'emozioni. Ma la partenza di mia nonna era sempre un buco allo stomaco. Sapevo che prima o poi sarebbe dovuta a tornare a casa, anche perché mia zia Camila sarebbe tornata da scuola per un paio di giorni. Sentivo spesso la sua mancanza, essendo coetanei ed essendo lontani chilometri l'uno dall'altra. Mi feci spazio tra le valige, notando che Becky si divertiva a strisciare in mezzo ad esse con la sua abilità da infante. Sorrisi leggermente e mi abbassai, per darle un bacio sulla fronte. Camminai verso la cucina, cercando di non inciampare tra i bagagli, per poi rivolgere uno sguardo a mia madre intenta a preparare la colazione.
«Becky sta strisciando sul pavimento.» dissi con la voce assonnata, sedendomi sullo sgabello.
Trafficò con la padella per i pancake, sospirando. «Lo so, non vuole stare in braccio. Trova piuttosto divertente camminare in mezzo alle valige.» ridacchiò.
Appoggiai una mano sul mento, sbadigliando. «Quello non è camminare, è strisciare sul pavimento. In ogni caso, nonna è ancora a letto?» chiesi.
Annuì, mettendomi due pancake sui piatti. «Dopo la sveglio, così la saluti. Oggi hai allenamento?» mi chiese, passandomi lo sciroppo d'acero.
Feci una leggera smorfia, annuendo leggermente. «Sì, torno per le otto, credo. Dio, non ho voglia.» sbuffai.
Mi guardò, sedendosi di fronte a me. «Quando hai la partita?» domandò dolcemente.
«Dopo Halloween, praticamente.» sussurrai, godendomi il mio pancake con molta calma.
Mia madre annuì, sorridendomi. «Sistemati la giacca, tesoro. E anche quei capelli sono un disastro. Che bello che sei.» disse toccandomi la faccia.
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. «Tu eres mas Hermosa, mamita.» risposi mandandogli un bacio. Mia madre sorrise, alzandosi di scatto.
«Mamma sei già sveglia?» chiese guardando verso mia nonna. Lei fece un cenno con il capo, abbracciandomi da dietro e dandomi un bacio sulla guancia.
«Mi sono alzata per salutare mio nipote.» sussurrò dolcemente. Mi voltai, sospirando. Allargai le braccia e la strinsi a me, chiudendo gli occhi. Nonna sapeva di casa, di rifugio sicuro dove potersi nascondere quando le cose andavano male. Darei tutto quello che ho per poterla abbracciare di nuovo, poterla stringere come facevo a quei tempi.
«Stai attento, studia e non consumare tutto quel dulce de leche, ti fa male.» disse, senza staccarsi dall'abbraccio. Annuii, strizzando gli occhi e facendo un profondo respiro tremante. «Non piangere, tesoro, lo sai che ci rivedremo l'anno prossimo. La nonna ti ama tanto.» disse con dolcezza.
«No, non piango. Giuro che se il prossimo anno non potrai raggiungerci, verrò io lì da te. Lo prometto.» dissi, lasciando scivolare inevitabilmente una lacrima. La nonna sorrise, tirando su con il naso.
«Ti avevo detto di non piangere, Jam. Adesso viene da piangere anche a me.» borbottò con voce tremante.
Sospirai, facendo un altro profondo respiro. «Scusami, non volevo. È più forte di me.» sussurrai.
«No te discuples, incluso los grandes hombres lloran.» sussurrò con dolcezza.
Annuii, sorridendo. «Tienes razon.» dissi tirando su con il naso.
Si staccò, sorridendo. «Vai a scuola, tesoro.» disse con la sua solita bassa voce.
Mi voltai, guardando mia madre con gli occhi lucidi. «Prendi le tue cose, ti porto io a scuola, mi serve la tua macchina per accompagnare la nonna in aeroporto. Poi ti passo a prendere io.» disse con dolcezza. Annuii, prendendo il mio zaino e uscendo fuori di casa. Quel giorno, stava piovendo fortissimo. Nonna ci stava guardando dalla porta, con le braccia incrociate. Se lo avessi saputo, probabilmente sarei rimasto a casa con lei. Mi sarei goduto ogni singolo istante e l'avrei tenuta vicino a me il più possibile. Forse è per questo che quell'abbraccio mi è rimasto impresso nella mente, fino a sentirne ancora il calore o il profumo dopo anni. Lei rimarrà per sempre il mio rifugio. Corsi dentro la macchina, mettendomi sul sedile davanti, mentre la mamma sistemava Becky. Mi misi comodo, mia madre mise a moto e camminò lentamente per la strade bagnate, mentre io avevo lo sguardo rivolto verso il finestrino. Osservavo le goccioline scendere lentamente, ci appoggiai il dito e sospirai. Il tempo cupo mi aveva messo sempre tristezza, rendeva la giornate più grigie, più tetre. Si fermò vicino alla scuola, attendendo che aprissero i cancelli per entrare in cortile. Mi guardai intorno, notando Maya inzuppata da capo a piedi, che prendeva la pioggia di petto, attaccata al braccio di Archie. Stavano guardando il cielo, lasciando che l'acqua scorresse su di loro come una dolce carezza. La ragazza allargò le braccia, chiudendo gli occhi e sorridendo. Mia madre inclinò il capo verso destra, ridacchiando.
«Cosa sta facendo la tua amica?» chiese divertita. Sorrisi, scuotendo la testa.
«È la mia ragazza e non ne ho la più pallida idea. Si diverte, credo. Prima dell'apertura della scuola.» ipotizzai, guardarla ridere di gusto e rincorrersi con Archie, che per poco non scivolava. Hailey, al loro fianco, cacciò un urlo eccitato, salendo sulla schiena di Archie che la resse a fatica. E fu proprio in quel momento che Maya tirò fuori la fotocamera, immortalando i suoi due migliori amici in un momento così lieto. Era una scena da film, e io da spettatore me la stavo godendo tutta. Anche mia madre sorrideva a trentadue denti, con espressione allegra. Pareva che avessero messo di buon umore chiunque li stesse guardando. Avevano un'amicizia particolare, così forte che a volte non sembrava reale. Maya scosse la testa, bagnando Archie a causa dei suoi capelli inzuppati. Il ragazzo la rincorse, prendendola in braccio e girando su sé stesso, mentre lei si aggrappava come meglio poteva alle sue spalle, urlando. Aprii la portiera della macchina, guardando mia madre. «Puoi andare, se vuoi. Un po' di pioggia non mi farà male.» borbottai, scendendo dalla macchina e mandandole un bacio. Lei non si mosse da lì, probabilmente preoccupata per il brutto tempo. Mi fermai, guardando Maya che rideva a pieni polmoni e non mi aveva ancora notato. Si voltò verso la mia direzione, facendo un sorriso a trentadue denti. Lo ricambiai, allargando le braccia. Corse verso di me, saltandomi addosso e baciandomi di colpo, con una felicità che sarebbe stata capace di riempire anche il più triste dei cuori. Appoggiò la fronte alla mia, mentre io la reggevo dal sedere per evitare di buttarla giù.
«Buongiorno!» disse con voce allegra, baciandomi a stampo.
Sorrisi, guardandola. «Buongiorno. Come mai così allegra?» chiesi. Lei sorrise, saltando giù e allargando le braccia.
«Sono stufa che la pioggia venga sempre vista come qualcosa di negativo. Fanculo! Io vado controcorrente e ci ballo sotto, colorando come meglio posso una giornata cupa. Sono stanca di essere pioggia! Voglio essere sole!» urlò, ottenendo un urlo d'approvazione da parte dei suoi amici.
«Fanculo pioggia, noi siamo sole!» urlò Archie, alzando il capo verso il cielo e allargando le braccia. Risi, scuotendo la testa e guardando verso mia madre, che sorrideva allegra. Agitò la mano e se ne andò, sicura di avermi lasciato in buone mani.
«Cosa vi è successo per pensarla così?» chiesi, appoggiandomi al cancello, ormai rassegnato al fatto che mi sarei bagnato anche io.
Hailey scosse la testa, facendo spallucce. «Nulla! Ci siamo svegliati e ci siamo detti: perché essere come tutti gli altri quando si può essere speciali?» disse determinata.
Annuii, convinto. «Hai ragione. Fanculo pioggia, noi siamo sole!» esclamai, abbracciando Maya da dietro. Alex e Jason corsero verso di noi, sorridendo.
«Abbiamo sentito la vostra discussione e siamo d'accordo voi!» disse Alex.
Jason sorrise, annuendo. «Sì, esatto. Noi siamo i bastardi che vanno controcorrente e fottono tutti! Siamo invincibili!» urlò.
«Fanculo pioggia, noi siamo sole!» urlammo tutti all'unisono, con le braccia allargate e il volto puntato verso il cielo.
E all'epoca era così. Ci sentivamo davvero invincibili, capaci di sconfiggere tutto e tutti. Ci bastava una camminata sicura e il capo alto per sentirci i padroni del mondo. E forse per un po' lo siamo stati, forse per un po' tutti noi insieme, siamo stati capaci di padroneggiarlo. Il bello di avere sedici anni era proprio la forza che avevamo. Non avevo la più pallida idea di dove la prendessimo, ma c'era. Ed era potente. Spietata. Ci credevamo invincibili perché lo eravamo davvero, nonostante tutto.
«Sapete che vi dico? Fanculo i professori, saltiamo la scuola!» esclamò Archie, determinato. Maya sorrise, annuendo e prendendo il suo telefono, spegnendolo. Presi anche il mio e avvisai mia madre che sarei tornato a casa con Jason, per poi spegnerlo anche io. Camminammo sotto la pioggia, ballando, ridendo e facendoci addirittura delle foto. Ci fermammo davanti casa di Jason, che era stranamente vuota. Il ragazzo ci disse di aspettare fuori, per poi entrare e uscire dopo circa qualche minuto.
«Ho preso la chiave della mia casa in collina. Passiamo la mattinata lì! C'è il camino, ci riscaldiamo e stiamo tutti insieme.» propose, circondando con il braccio il collo di Hailey che sorrideva entusiasta. Archie cominciò a salire verso la collina, nonostante la pioggia incessante, mentre Alex tentava in tutti i modi di evitare la lunga salita, guardandosi intorno per trovare delle vie secondarie. Maya rise, porgendomi la mano e attirandomi verso di sé, guardandomi a distanza ravvicinata. Si mise in punta di piedi e appoggiò le sue labbra alle mie, facendo sfiorare le nostre lingue. Lo volevamo così tanto, al punto da non sentire la pioggia scivolarci addosso, come una dolce ma gelata carezza. L'attirai di più a me, sospirando e staccandomi, facendole un enorme sorriso. «Sei bellissima.» sussurrai.
«Vi muovete vuoi due?» urlò Jason, cominciando a dirigersi verso la collina. Ridacchiai, prendendola per mano e cominciando a correre, mentre lei rideva come una matta. Ci fermammo, guardando la salita ripida che ci toccava fare. Maya fece una smorfia, con evidente affanno.
«Dovremmo fermarci, non credo di riuscirla a fare adesso. Ho appena corso!» esclamò.
Alex alzò gli occhi al cielo, sbuffando. «Se ci fermiamo, ci becchiamo la febbre a cinquanta. La pioggia è aumentata. Dobbiamo assolutamente ripararci.» borbottò.
Storsi il labbro, guardando Maya e poi spostando lo sguardo su Archie e Jason. «Tieni il mio zaino.» dissi passandolo ad Archie, che aggrottò la fronte. Porsi il borsone a Jason, ridacchiando. «E tu il mio borsone.» aggiunsi.
Jason alzò un sopracciglio, contrariato. «Furbo, ti fai la salita senza pesi addosso!» esclamò sorpreso.
Scossi la testa, avvicinandomi a Maya e piegando le ginocchia. «Sali sulla mia schiena.» dissi, poggiando le mani sulle cosce, mentre Hailey mi guardava con un sorriso dolce.
«Cosa?» chiese Maya perplessa.
«Sali sulla mia schiena.» dissi di nuovo, ridacchiando.
«Ma Jam, sono pesante!» esclamò, ridacchiando.
Scossi la testa, ridendo. «No, è un ottimo allenamento invece.» ammisi. La ragazza si avvicinò con passi incerti, saltando sulla mia schiena e reggendosi dal petto. «Ti tengo io, tranquilla.» dissi avanzando verso la salita, sotto lo sguardo dolce di tutti i miei amici. All'epoca non glielo dissi, e neanche ora lo farei, in effetti, ma era davvero faticoso doverla portare fino alla collina. Però ero felice, perché non si sarebbe stancata troppo. Non volevo rischiare che il suo cuore cominciasse a battere all'impazzata, ricordandole così i sintomi degli attacchi di panico. E sì, probabilmente se potessi ritornare indietro, lo rifarei. La caricherei sulla mia schiena e la porterei fin sopra la collina, senza mostrare un minimo segno di stanchezza, nonostante stessi morendo. Maya lo meritava. Lei meritava molto di più.
La misi giù, passandomi una mano sulla fronte e riprendendo le mie cose che avevo gentilmente scaricato ai miei amici. «Okay, adesso dobbiamo dirigerci verso casa tua.» borbottai.
Maya sorrise, circondandomi il collo con le braccia e dandomi un lungo bacio. «Grazie. Mai nessuno l'avrebbe fatto per me, sei un tesoro.» disse dolcemente.
Feci l'occhiolino, prendendola per mano. «È stato un piacere.» sussurrai. Jason ci fece strada verso casa sua, anche se io Alex sapevamo già dove andare. Si fermò e aprì il piccolo ma accogliente cottage, scuotendo i capelli bagnati.
«Adesso accendo il camino e preparo delle cioccolate calde con marshmallows per tutti. Alex, Jamie prendete le coperte, così ci riscaldiamo un po'.» borbottò, accendendo le luci. L'ambiente era buio a causa del maltempo. Maya, Archie e Hailey si guardavano intorno, con espressione meravigliata.
«È bellissimo questo posto, Jas!» esclamò la bionda, mentre i suoi amici annuirono.
«Solitamente ci vengo per i periodi natalizi, a meno che non abbia già vacanze prenotate. Sapete, con la neve è ancora più bello.» disse dalla cucina. Feci cenno ad Alex, salendo di sopra per prendere le coperte. Ne prendemmo due piccole, per lui e per Archie, e due grandi per le coppie. Una volta tornati sotto, mi avvicinai a Maya, avvolgendola con la coperta pesante e mettendomi al suo fianco, coprendomi anche io. Lei si era messa comodamente sul divano, mi sorrise e prese la tazza fumante che Jason le stava porgendo, soffiandoci sopra. Alex ci guardò, prendendo il telefono.
«Guardatemi, vi faccio una foto! Siete bellissimi con questa coperta enorme che vi copre!» esclamò. Maya sorrise, appoggiandosi alla mia spalla e reggendo la tazza, mentre io sorrisi leggermente guardando verso l'obiettivo.
«Fatta!» disse entusiasta, inviandola nel gruppo.
«Okay, per pranzo c'è la spesa, ma io non so cucinare.» borbottò Jason, stringendo a sé Hailey per riscaldarla.
Archie fece una smorfia, ridacchiando. «Preferisco il digiuno, allora.» disse divertito.
Maya mordicchiò il labbro, facendo spallucce. «Posso farlo io.» disse.
Jason annuì. «Io direi di riposarci un po' nei letti, ci sono stanze per tutti. Poi ci alziamo prima di pranzo, mangiamo e stiamo qui fino alle otto. Avete avvisato i vostri genitori che resterete a scuola per guardare l'allenamento? Poi mi preoccupo io di portarvi a casa.»
Maya annuì, sbadigliando. «Sì, li abbiamo avvisati. In effetti io ho un leggero mal di testa. Andiamo su?» mi disse.
Feci un cenno con la testa, alzandomi e schiarendomi la voce, portando con me il borsone da football e lo zaino, così da togliere un po' di casino dal salotto. «Ci vediamo dopo, ragazzi.» borbottai, notando che Archie e Alex erano già intenti ad andare a dormire. La portai nella prima stanza a caso, accendendo la luce. Era con le pareti in legno, come il resto della casa. C'erano un sacco di foto appese ai muri che ritraevano Jason e la sua famiglia, un comò in legno scuro e un letto ad una piazza a mezzo. Di fronte ad esso, una televisione a schermo gigante. Infine, c'era una porta che conduceva ad un piccolo bagno. Era una stanza molto graziosa, mi faceva sentire subito a casa e per niente fuori luogo. Somigliava molto a quelle camere che si vedevano nei film, quelle che solitamente appartenevano ai nonni che vivevano in montagna. Mi sdrai sul letto, facendo un profondo respiro. Le lenzuola profumavano di lavanda, era un profumo avvolgente e delicato. Guardai Maya, che si stringeva nelle spalle, storcendo il labbro.
«Hai freddo, amore?» le chiesi.
Annuì, facendo una smorfia e battendo i denti. «Sì, un po'.» sussurrò. Mi sporsi dal letto, aprendo il borsone e tirando fuori una maglia asciutta con il numero della squadra e la giacca da football.
«Metti questi, per lo meno sono asciutti e dovresti riscaldarti un po'.» sorrisi.
Lei abbozzò un sorriso timido, afferrandoli. «Amo il modo in cui ti prendi cura di me.» sussurrò, togliendo la giacca.
Feci spallucce, guardandola dolcemente. «Lo farei ogni giorno, piccola Maya.» dissi.
La ragazza si sfilò la maglietta, rimanendo in reggiseno. Tolse anche i pantaloni e scosse la testa, cercando di far cadere qualche gocciolina d'acqua. Rimasi a guardarla, mentre girava la maglia del verso giusto con espressione concentrata. Aveva un corpo decisamente perfetto, ero innamorato delle sue curve, anche se lei non le mostrava con fierezza. Il suo corpo per me era pura armonia. Mi risvegliai dai miei pensieri, ridendo non appena la vidi con i miei vestiti addosso.
«Sì, prendimi pure in giro.» disse contrariata, ridendo. La maglia le stava talmente lunga che le faceva da vestito, era troppo tenera.
Presi il mio telefono, guardandola. «Mettiti in posa, devo farti una foto. Sei la tenerezza assoluta.» ammisi, arricciando il naso.
Lei porto le mani sulla guancia sinistra, inclinando leggermente il capo verso quella direzione. Mi guardò, accennando un sorriso, mentre io mi preoccupai di scattare la foto.
«Non metterla da nessuna parte, ho i capelli bagnati e sarò sicuramente oscena.» borbottò contrariata.
Mi sfilai la maglia zuppa, posandola sul comodino. «No, è solo il mio nuovo sfondo del telefono.» dissi divertito.
Lei mi guardò male, sdraiandosi al mio fianco e coprendosi per bene, per poi appoggiare la testa sulla mia spalla. «Sei uno stronzo.» borbottò, ridacchiando.
Sorrisi leggermente, baciandole la fronte. «Dormiamo insieme?» le chiesi con dolcezza, mentre lei annuì piano.
«Sì, sono stanca.» borbottò, accoccolandosi al mio petto. Le accarezzai la spalla, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dalle braccia di Morfeo. Dormire con lei, con il suo profumo che mi inebriava le narici e con la sua pelle candida e morbida a contatto con la mia, era diventata in assoluto una delle mie cose preferite.
No te discuples, incluso los grandes hombres lloran: non scusarti, anche i grandi uomini piangono.
Tiene Razón: hai ragione.
-Spazio Autrice.
Ma quanto sono teneri? E Jamie, poi, che la porta in braccio! Io boh, li amo troppo. Okay, a parte gli scleri non ho nulla da dire. Ci leggiamo presto, amori miei! ❤
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