21. Io per te conto qualcosa, Maya?

Maya

«No, non eri proprio ubriaca. Eri più felice, ecco. Felice.» Jamie rise, svoltando verso l'aula di psicologia con evidente allegria.

«Felice? Credi che sia questo il termine da usare per definire una persona che beve giusto due o tre bicchieri di alcool?» chiesi sorpresa, reggendo lo zaino sulla spalla.

Il giorno prima la festa era stata fantastica. Avevamo ballato, bevuto e acceso un gran falò rilassante. Il problema si poneva quando dovevi rialzarti il giorno dopo, con un mal di testa allucinante. Fortunatamente, ricordavo bene cos'era successo. Non avevo bevuto così tanto al punto d'avere ricordi frammentati, non avevo alcuna necessità di ricostruire i pezzi.

«Sì, eri felice.» disse, aprendo la porta dell'aula e facendo un cenno alla professoressa. «Signorina Montgomery. La trovo bene, stamattina. Ha per caso tinto i capelli?» chiese, sorridendo leggermente.

«Reyes. Il tuo è solo un modo per eclissare il fatto che lei e la signorina Ross siete in ritardo?» domandò, sistemando gli occhiali sul naso.

Mi schiarii la voce, guardandola. «In... ritardo? Non crede che la concezione del tempo dipenda solo dalla persona? L'ha detto lei.» replicai, facendo spallucce.

Nella classe si alzò un fragore di risate, che ovviamente la professoressa spense con un'occhiata decisamente storta. «Sedetevi o smetterò di essere clemente.» disse, indicando i posti all'ultima fila. Mi diressi nel mio banco, salutando Hailey e Archie che stavano conversando a bassa voce. «Pare che sia vero... Dio, povera ragazza.» sussurrò la mia amica, lanciandomi un'occhiata.

Allungai il collo, immischiandomi nel discorso. «Che succede? Un'altra vittima dei giocatori di football?» chiesi, notando che Jamie, Alex e Jason, mi stavano fulminando con lo sguardo. «Oh, con tutto il rispetto.» borbottai.

Alex sospirò, guardandomi male. «Noi giocatori di football siamo gente onesta.» disse serio.

Hailey scosse la testa, appoggiando i gomiti sul tavolo. «Onesta? Forse solo voi, Alex. Ma non potete negare che la vostra squadra pullula d'infami.» ringhiò.

Jamie la guardò, assottigliando lo sguardo. «Scusa ma ti ricordo che tu stai con il capitano. Non sarebbe molto coerente.» borbottò.

Archie mordicchiò il labbro, sospirando. «Senti Jam, un vostro compagno ha fatto una cosa imperdonabile.»

«Se ce lo diceste, invece di fare i vaghi, potremmo valutare la questione insieme.» replicò Jason, accigliato. «Sono il loro capitano. Conosco i miei ragazzi e sono sicuro che qualsiasi cosa abbiano fatto, non era con cattiva intenzione.» spiegò.

Hailey annuì, passandosi la lingua tra le labbra. «Come giudicheresti un ragazzo che mette incinta una povera ragazza e poi chiede l'aborto? Dimmi un po', sono proprio curiosa.» disse seria.

Spalancai gli occhi, guardando verso Jamie che teneva lo sguardo sul pavimento. «Sentite, quello che ha fatto Brad non è sbagliato. Cindy sapeva che lui non voleva bambini, in vista del campionato poi...»

Mi alzai dalla sedia, facendola strisciare rumorosamente sul pavimento. «Cosa? Voi ne eravate al corrente?» chiesi indignata, richiamando l'attenzione di tutta la classe.

«Signorina Ross, si sieda, per favore.» disse la professoressa, avanzando verso di noi.

«Beh, certo. Tra compagni di squadra ci si dice di tutto.» borbottò Alex.

Mi passai una mano in faccia, annuendo. «È già successo? Voglio dire, è già andata in clinica?» chiesi guardando i tre ragazzi.

Jamie annuì. «Sì, ieri mattina.» sussurrò.

Guardai Hailey e Archie, che chiusero gli occhi e scossero la testa. «E nessuno... sul serio nessuno di voi l'ha fermata?» chiesi sorpresa.

Jason sospirò. «Senti, cosa potevamo fa...»

«Sul serio quel cazzo di campionato è così importante per voi? Al punto da permettere una cosa così... così... schifosa?» ringhiai, ignorando la professoressa. Da parte dei tre giocatori, nessuna risposta. «Jamie?» chiesi guardando il ragazzo, con i pugni serrati.

Alzò lo sguardo, sospirando. «Maya che cazzo dovevamo fare? Non sapevamo nemmeno se lei lo volesse, in realtà!» si giustificò.

«Sì, Jamie. Lo voleva. Ne avevamo parlato giorni fa, sembrava non volesse arrivare a quel punto.» spiegò Hailey.

«Ma ovviamente quel cazzo di campionato era così importante da pensare che la decisione di Brad era giusta. Così avete permesso che un vostro compagno di squadra costringesse la sua ragazza a compiere certe schifezze solo perché probabilmente era il vostro giocatore migliore, quindi non poteva permettersi distrazioni.» annuii, applaudendo. Avevamo gli sguardi di tutta la classe addosso.

Jason scosse la testa. «No, Jamie è il nostro giocatore migliore. Brad ha la sua vita, non potevamo decidere noi per lui.» spiegò.

Lo guardai male. «Hai menzionato quello stramaledetto campionato! Come se una vita umana potesse valere meno di lui. E voi due, siete rimasti zitti quando avreste potuto farlo ragionare!» guardai con disprezzo Jamie e Alex.

Jamie si alzò, toccandomi il braccio. «Per favore, siediti. Ne possiamo parlare.» sussurrò.

Mi scansai, violentemente. «Che cazzo, non toccarmi! Siete dei fottuti bastardi.» ringhiai, uscendo dalla classe e sbattendo la porta. Se c'era una cosa che odiavo di più al mondo, quello era l'aborto. Soprattutto se veniva fatto contro la volontà della stessa madre. Ero arrabbiata. Non potevo credere che loro tre avessero contribuito a distruggere quella piccola vita. Dovevano fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma avevano taciuto perché c'era il campionato in vista.

Andai in cortile, accendendo una sigaretta e appoggiandomi alla parete. Notai la figura di Archie in lontananza, che piano piano si avvicinava a me. Una volta arrivato, sospirò e accese una sigaretta, guardandomi. «Non credi di aver avuto una reazione esagerata? I ragazzi non hanno mai detto di non aver provato a parlare con lui.» sussurrò.

«È stata le menzione del campionato a farmi andare fuori di testa. Come se la vita di un bambino dipendesse solo da quella!» dissi nervosa.

«E non è così. Sono sicuro che anche loro la pensano allo stesso modo. Adesso torni in classe, aspetti il cambio dell'ora e ne parlerete in modo civile. Sai, Jamie ci è rimasto male per come l'hai trattato...»

Sospirai. «Ammetto di aver un po' esagerato. Ma ultimamente mi sento nervosa per tutto e... sai come sono nei miei periodi no.»

«Sì, ma loro non lo sanno. Andiamo?» chiese dolcemente. Annuii, ritornando nella classe di psicologia e risedendomi allo stesso posto.

«Sentite ehm... mi dispiace. Riconosco di aver un tantino esagerato.» sussurrai.

Jason rise. «Tranquilla, stiamo cominciando a capire i tuoi attacchi di isteria.» fece spallucce, facendomi sorridere leggermente.

Jamie appoggiò le mani sul mento, mordicchiando il labbro. «E per inciso, ci abbiamo parlato. Lui era convinto di questa cosa e noi non abbiamo il diritto di pilotare la sua vita.» spiegò.

«E inoltre, Cindy sta ancora con lui, quindi non credo che l'abbia presa così male.» aggiunse Alex.

Hailey fece una smorfia, senza nascondere l'indignazione. «Dio, sul serio? Ma il rispetto per sé stessa e per suo figlio che ha perso questa donna dove ce l'ha?» disse schifata.

Jamie fece spallucce, giocherellando con la penna. «L'amore ti fotte, Hailey. È risaputo. Per amore sei disposto anche a perdere tutto.» disse serio.

Allungai una mano verso quella di Jamie, stringendola. «Mi dispiace per come ti ho trattato, sul serio.» sussurrai.

Lui scosse la testa, sorridendo appena. «Non è forse vero che la causa che ci sta più a cuore, è anche capace di farci impazzire? So che se fossi stata tu l'avresti tenuto quel bambino e so anche se l'avessi saputo prima avresti evitato che lei lo uccidesse. Ma Cindy ha deciso di accontentare Brad, e così facendo ha distrutto una vita pronta a sbocciare.» disse tristemente.

Annuii, mordicchiando il labbro. Jamie aveva ragione, probabilmente se fossi stata io al suo posto, avrei trovato un'altra soluzione. Mi sarei sbarazzata di lui piuttosto che di mio figlio. Ma è anche vero che nessuno può mai sapere le cause che spingono qualcuno a fare determinate scelte. Probabilmente Cindy si sentiva sola e scoraggiata, certa che non avrebbe potuto aiutare quella povera creatura senza il sostegno di Brad, che gli era stato negato. Magari nemmeno Cindy voleva portarlo avanti, magari aveva paura di essere una cattiva madre e così non si era data nemmeno la possibilità di scoprirlo. Si dice che ogni cosa sia stata scritta dal destino. Possibilmente quel bambino non avrebbe avuto vita facile, avrebbe sofferto e forse non sarebbe stato neanche forte per poter andare avanti. Ma questo, non ci era dato saperlo, perché Cindy non aveva dato la possibilità a suo figlio di conoscere la vita e magari chissà... amarla.

La lezione di psicologia era stata molto interessante. La professoressa riprendeva gli aspetti di un adolescente tipico, facendoci immergere in un mondo sconosciuto anche per noi, che ne facevamo parte. Secondo il ragionamento della signora Montgomery, gli adolescenti sono dei piccoli adulti che pensano a fare i grandi ma si comportano da bambini. Non esiste definizione più vera. A quei tempi pensavo che avere sedici anni era una benedizione; zero responsabilità, molta apertura mentale e tanta predisposizione agli errori. Non capivo mai perché gli adulti vedessero gli sbagli come qualcosa di osceno. Per me, erano un pretesto per migliorarsi, per capire meglio il lato oscuro della vita.

In quel preciso momento, mi trovavo in mensa. Rigiravo la forchetta sul piatto con aria assorta, e tenevo lo sguardo basso su di esso, come se volessi estraniarmi dal mondo. Quella volta Jamie e company non si erano seduti con noi, avevano deciso di mangiare insieme ai loro compagni di squadra. Alzai per un attimo lo sguardo verso il loro tavolo; stavano ridendo tra di loro e Jamie sembrava sentirsi al suo agio in mezzo ai suoi compagni, più di quanto lo potesse sembrare con noi. Anche Hailey aveva lo sguardo fisso sulla squadra, ma solo perché un gruppo di cheerleaders si era fermata a conversare con i giocatori, destando così la curiosità nella mia amica. L'unico che sembrava fregarsene del tavolo in fondo alla mensa, quello era Archie. Aveva l'attenzione spostata un po' altrove, in realtà. Erano rare le volte in cui sostava gli occhi sui giocatori di football e quasi sempre lo spostava nell'immediato con una smorfia. Secondo lui, in quella squadra erano tutti dei bastardi. Tutti meno i nostri tre amici e Kevin, che sembravano essere delle persone davvero meravigliose. Notai il sorriso di Justin spegnersi e il suo sguardo posarsi sul mio. Lo sostenni per un secondo, prima di spostarlo e alzarmi dal tavolo. «Vado a prendere una bibita.» dissi, ricevendo un cenno da parte di Archie. Mi diressi verso il banco, guardando sottecchi la squadra di football che si era zittita al mio passaggio. Ignorai categoricamente il loro silenzio e presi una bottiglietta di Coca Cola, tornando indietro e tenendo lo sguardo sull'etichetta.

«Ehi, Ross. Hai notato che con quelle belle curve potresti benissimo fare la cheerleader?» Dave Taylor rise, creando una reazione a catena anche sugli altri componenti della squadra, meno che in Jamie, Kevin, Alex, Jason e Justin, che rimasero seri.

Lo guardai, avvicinandomi lentamente a lui. «Scusa, puoi ripetere?» chiesi, incrociando le braccia.

Lui annuì, passandosi la lingua tra le labbra. «Cosa c'è? Non mi hai capito?» disse divertito.

Sospirai, schiarendomi la voce. «No, ti sto dando solo la possibilità di ritrarre quello che hai detto.» dissi seria.

Lui si alzò, guardandomi dal suo metro e novanta. «Credi di farmi paura?» disse con espressione dura. Jamie trasalì, mentre Jason e Alex strinsero i pugni.

Lo guardai negli occhi, appoggiando una mano sul suo petto e provando a spingerlo. «Non provare ad avvicinarti a me, emerito idiota.»

Dave rise, passandosi la lingua tra le labbra. «Rilassati, bambolina. Era solo un modo per dirti che sei scopabile.» replicò, divertito.

Alzai la mano, pronta per colpire il suo viso, ma Justin si gettò su di lui, spingendolo a terra. «Ripetilo, figlio di puttana!» urlò, attirando l'attenzione di tutta la mensa, compresi i miei amici che si preoccuparono di raggiungermi. Presi Justin dalla pancia, spostandolo a fatica.

«Just, grazie. So difendermi da sola, non mi pare il caso di iniziare delle risse.» replicai fredda. Spostai lo sguardo su Jamie, che era incredibilmente serio e stava respirando a fondo. Mi guardò per un attimo, con la mascella contratta e lo sguardo infuocato.

«Ti ha praticamente detto che vuole portarti a letto, cristo! E questi buffoni lo stavano lasciando fare!» urlò, indicando la squadra di football. Jamie si alzò, ma io lo bloccai con la mano.

«Jamie, no. Siediti. Va bene così.» dissi seria, facendolo sedere. Lui mi guardò male, facendo un profondo respiro.

Guardai Dave, facendo una leggera smorfia. «Non ti dico nemmeno di chiedermi scusa, perché la gente come te non sa nemmeno cosa significa essere umili e capire i propri errori. Ti auguro di avere figli, cosicché tu possa capire il peso di certe parole dette ad una donna.» replicai seria, tornando al mio tavolo senza aspettare i miei amici.

Mi sedetti al mio posto, sentendo lo stomaco chiudersi a causa della situazione. Notai Jamie sedersi sul mio tavolo, cupo. Alzai un sopracciglio e portai le mani sul mento, confusa.

«Ehi, è successo qualcosa?» chiesi, stappando la Coca Cola.

Mi guardò, facendo un profondo respiro. «Possiamo parlare? O temi che la gente ti giudichi perché stai conversando con un giocatore di football?» pronunciò quelle parole con cattiveria. La stessa che usava prima che io lui prendessimo rapporto, quando eravamo degli sconosciuti.

Lo guardai confusa, scuotendo la testa. «Jamie ma cosa stai dicendo?» sussurrai, notando che il tavolo a fianco aveva posto l'attenzione su di noi.

Jamie mi guardò male, ignorando palesemente gli sguardi su di noi. «Cosa dico? Quello che hai sentito. Dimmi un po', non è forse così? Non tieni segreta la nostra relazione solo perché devi mantenere la tua reputazione da ragazza inconquistabile?» ringhiò.

Sorrisi imbarazzata a quel mucchio di studenti che ci guardavano, per poi riporre l'attenzione su di lui. «Quale relazione, Jamie? Non mi pare che tu sia il mio ragazzo e in ogni caso, l'abbiamo scelto entrambi di non parlarne.» sussurrai.

Annuì, passandosi una mano in faccia. «Ecco, io non ci sto più, Maya!» disse nervoso.

«E perché cavolo ti stai scaldando? Mi pare che ti andasse bene, la prima volta in camera tua, o no?» urlai, alzandomi di scatto.

Lui balzò in piedi, guardandomi male. «Sì, mi andava benissimo! Ma adesso basta. Non mi va di assistere a certe scene e tenere la bocca chiusa solo perché quello che c'è tra noi non deve essere pubblico!» rispose a tono.

Assottigliai lo sguardo, ridendo nervosa. «Quello che c'è tra noi? Non c'è un bel niente. Ti ricordi cosa mi avevi detto l'ultima volta in camera mia? Che volevi del sesso. Eccoti servito, Jamie. Zero legami, zero puttanate che non fanno per te!» esclamai nervosa. Lo sguardo di quasi tutta la mensa si spostò su di noi, gli unici che non ci guardavano erano i cuochi o chi serviva i pasti. Hailey aveva una mano davanti alla bocca, probabilmente scioccata da quanto aveva appreso. Archie e Jason, invece, erano impassibili.

«E quanto credi che possa continuare questa merda? Comportarci da amici quando invece, da soli, facciamo tutt'altro!» ringhiò.

Lo guardai, seria. «Pensi che a me la cosa stia bene? No, perché se lo pensi sul serio puoi andartene. Se credi che a me tutta questa merda vada bene, puoi benissimo girare i tacchi.» dissi calma.

Lui mi guardò, passandosi una mano sul viso. «E perché non me l'hai detto prima? Perché ti sei stata zitta quando ho specificato cosa volessi in realtà da te?» chiese perplesso ma nervoso allo stesso tempo.

Rimasi in silenzio per un attimo, per poi guardarlo negli occhi. «Perché quando non c'è questa cazzo di gente, tu sei diverso. Non sei il giocatore di football che gioca con le ragazze o il bastardo senza gloria. Tu sei Jamie, porca troia! E mi accontentavo avere Jamie solo per quei momenti, piuttosto che non avercelo affatto.»

Jamie schiuse le labbra, scuotendo la testa. «No, aspetta io...» disse a bassa voce. Guardai la gente, chiudendo gli occhi e lasciando cadere una lacrima calda lungo la guancia sinistra.

«Tu cosa? Non te lo aspettavi? È sempre più semplice, vedere gli altri come il mostro cattivo piuttosto di fermarsi a pensare un attimo. Lascia perdere, Reyes, va bene così.» dissi andando via, uscendo a passi veloci dalla mensa.

Tornai a casa in anticipo. Firmai un permesso dicendo di stare male e percorsi la strada fino a casa con gli occhi gonfi dal pianto. Rimanere a scuola era inutile. I miei amici mi avrebbero riempita di domande, avrebbero cercato di capire cosa fosse successo con Jamie...

Non ne avevo voglia. Volevo solo chiudermi in camera e piangere, fin quando non mi sarei sentita meglio. Ero certa che dopo la scuola sarebbero passati da me; probabilmente Archie mi avrebbe fatto una ramanzina e Hailey si sarebbe arrabbiata per il fatto che non glielo avessi detto.

Se c'era una cosa che non volevo, quella era sentirmi schifosamente in colpa per aver tenuto all'oscuro i miei migliori amici su tutta quella situazione. Sapevo che non lo meritavano, ma l'avevo fatto lo stesso.
Entrai in casa, guardandomi intorno e notando di essere praticamente da sola. Sospirai a lasciai cadere lo zaino, gettandomi sul divano e prendendo una vaschetta di gelato alla vaniglia. Infilai il cucchiaio e ne presi una bella porzione, accendendo la televisione e facendo zapping con aria annoiata. Onestamente, mi era anche passata la voglia di piangere. Volevo solo rilassarmi da sola, per i fatti miei.

Sentii una notifica che avvisava un messaggio, ma decisi di ignorare. Poi ne seguirono altre, così svogliatamente lo presi, sbloccandolo e leggendo ogni messaggio.

Uno di Hailey, uno di Archie e cinque di Jamie. Andai prima su quello della mia amica.

"Voglio sapere cos'è successo. Jamie mi ha raccontato, ma voglio sentirlo da te. Non sono arrabbiata, ci vediamo dopo la scuola."

Sospirai, passando a quello di Archie.

"Dove sei? Dimmi che stai bene. Ti prego, qualsiasi cosa tu senta, non prendere gli ansiolitici. Passiamo dopo da te per parlarne. Ti voglio bene, okay? "

Sorrisi, aprendo la tastiera.

"Vi amo ragazzi, davvero. Grazie."

Passai a quelli di Jamie, sospirando profondamente.

"Maya, dove cazzo sei? "

"Dio, per favore rispondimi."

"Maya, ti prego, lo so sono un coglione. Non dovevo pensare quelle cose di te."

"Mi prometti che non vai via? Me lo giuri?"

"Cristo, ti amo così tanto che ti lascio scappare. Sono un testa di cazzo. Per favore, torna a scuola."

Il mio cuore, alla lettura di quel messaggio, perse un battito. Asciugai le lacrime e aprii la tastiera, facendo un profondo respiro. Aveva ammesso di amarmi e io mi sentivo completamente impotente di fronte a quelle parole. Indugiai per un attimo sui messaggi, poi risposi.

"Sono a casa, sto bene."

"Cristo, ti odio. Ti va di vederci, dopo? Per favore."

Rimasi con lo sguardo sul messaggio, storcendo il labbro. Sospirai e mi passai una mano sul viso, con le mani ancora tremanti per quel ti amo inaspettato.

"Okay, sì. Ci vediamo dopo." Risposi, bloccando il telefono. Mi sdraiai sul divano, sospirando profondamente. Avevo la testa invasa dai pensieri e una voglia immensa di vedere Jamie. Presi di nuovo il telefono, mordicchiando il labbro.

"Hai ancora uscite anticipate?" Inviai il messaggio, rimanendo ancora per un po' dentro la sua chat, prima di uscire. Passarono dieci minuti, prima di sentire il telefono squillare di nuovo.

"Scusami, mi stavo allenando. Comunque, sì, perché? "

Scossi la testa, mordicchiando il labbro. "Oh, ti stai allenando, nulla."

"No, dimmi."

"Volevo vederti, adesso."

"Sto arrivando, ti porto un hamburger, che non hai nemmeno pranzato."

Sorrisi, alzandomi dal divano e lavando il viso, guardandomi allo specchio. Mi sentivo in ansia, davvero molto. Speravo che tutto andasse per il verso giusto.

Erano passati circa venti minuti. Nel frattempo, per ammazzare il tempo, avevo messo in ordine il salotto e visto una telenovelas Argentina in tv. Non appena sentii bussare alla porta, mi alzai di scatto e mi fiondai ad aprire, trovando Jamie davanti con un sacchetto. Mi spostai per farlo passare, indicandogli il salotto e seguendolo in assoluto silenzio. Il ragazzo rimase in piedi, poggiando il panino sul tavolino in vetro. «Perché quest'urgenza?» mi chiese. Si notava dal suo modo di porsi che era teso, il che lo sospettavo. Mi aveva confessato i suoi sentimenti qualche minuto prima e in quel momento era davanti a me in carne ed ossa.

Lo guardai, dimenticando il discorso che avevo preparato dentro la mia testa, sentendomi una stupida. «Tu hai detto che ehm... cioè, in mensa. Voglio dire, in mensa intendevi di rendere pubblica la nostra relazione, giusto? Ma tu intendevi proprio... stare insieme?» sussurrai.

Lui rimase in silenzio per un po', per poi sospirare. «Maya, se per te non va bene non.... non c'è problema.» spiegò.

Lo guardai, scuotendo la testa. «No, lo voglio. Cioè, intendo che mi piace pensarmi come la tua ragazza, vedermi al tuo fianco. Mi piace sapere che io per conto qualcosa.» spiegai, torturandomi i pollici.

«E io? Io per te conto qualcosa, Maya? Tutto quello che abbiamo passato, che ci siamo detti, che ti ho detto... conta qualcosa per te?» mi chiese, avvicinandosi leggermente a me.

Annuii, alzando lo sguardo e fissandolo sui suoi occhi. «Sì, certo. Tu per me conti davvero tanto, noi contiamo davvero tanto... e questo è importante per me.» farfugliai. Mi sentivo un'emerita cretina. Eppure, il discorso che avevo preparato mentalmente, sembrava andare bene.

Jamie annuì, alzandomi il viso. «Io sono importante per te, Maya Ross?» disse guardandomi le labbra.

Sospirai, facendo lo stesso con le sue. «Dio, fanculo.» dissi baciandolo di colpo, con passione. Jamie fece intrecciare le nostre lingue, mettendomi le mani sui fianchi. Indietreggiai verso il divano, cadendo su di esso e trascinandomi il ragazzo, mentre gli sfilavo la giacca da football con velocità. Jamie sospirò, lasciandosi sfilare anche la maglietta e facendo lo stesso con la mia, gettandola sul pavimento. Portai una mano sui suoi pantaloni, continuando a baciarlo e tirando via il bottone, sfilandoli.

«Ehi, aspetta. Che ti succede, oggi?» disse beffardo, mordendo il labbro.

Mi avvicinai a lui, baciandolo lentamente sulle labbra. «Voglio fare del sano sesso con il mio ragazzo.» sussurrai, leccandogli il labbro e facendolo sospirare. Mi tirò via la gonna, sfilandomi anche le mutandine e lanciandole in chissà quale parte del salotto. Feci lo stesso con i suoi boxer, guardandolo negli occhi e facendo un profondo respiro. Quando i nostri corpi si unirono, inarcai i fianchi e morsi il labbro, chiudendo gli occhi. Avevo sempre amato il corpo di Jamie, perché aveva un effetto sbalorditivo sul mio. Non era una dipendenza, era molto di più. Con lui mi sentivo folle ma incredibilmente innamorata. Ed era così anche quel pomeriggio, quando i nostri corpi erano sdraiati l'uno a fianco all'altro.

«Cristo, io e te dovremmo litigare più spesso.» disse Jamie divertito, accarezzandomi la testa che era appoggiata al suo petto.

«Sono d'accordo.» risposi, ridacchiando. Lui mi baciò la fronte, sorridendo dolcemente.

«La mia ragazza.» disse con tono incredulo. Sorrisi anche io, guardando dritta davanti a me. È vero, ero la sua ragazza. Anche io e Jamie eravamo ceduti ai titoli ufficiali, decidendo così di fidanzarci. Se la cosa mi faceva paura? Assolutamente no. Ero sicura che, comunque fossero andate le cose, sarebbe stata una bellissima esperienza, impossibile da dimenticare. Dopotutto, ero diventata la fidanzata di Jamie Reyes. Di certo questo sarebbe bastato per cambiare radicalmente la vita, soprattutto tra i corridoi della Red Hills. 

-Spazio Autrice

E sì, si sono finalmente fidanzati! Chissà come andranno adesso le cose, dopotutto,  mancano ancora molti capitoli alla fine. Ci leggiamo presto, baci stellari! ❤

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