20. Posso ritrarti?
Jamie
Con l'arrivo di Halloween, gli studenti si divertivano a mettere decorazioni in giro per i corridoi. Nonostante mancassero esattamente ventuno giorni, non era un caso incontrare qualcuno che si preparava per fare lo scherzo del secolo ai poveri malcapitati. Quel giorno, era capitato a Jason. Si stava dirigendo nel suo armadietto con aria fiera, quando una volta aperto, fece un balzo lungo di due metri. Al suo interno, vi era un cadavere. O per la precisione, una rappresentazione quasi perfetta di un corpo morto. Era una bambina, con la pelle rugosa, grigiastra e gli occhi vitrei. Il mio amico fissava la figura sconcertato, non avevo ben chiaro se volesse ridere, urlare o vomitare. Io me ne stavo appoggiando al mio armadietto, con espressione impassibile. L'avevo previsto e, di certo, la cosa non mi aveva turbato granché. Alex, dal canto suo, non smetteva di ridere a crepapelle, indicando Jason che aveva gli occhi spalancati, mentre una piccola smorfia di disgusto gli affiorava tra le labbra. Spostai il mio sguardo sul corpo, facendo una lieve risatina, scuotendo poi la testa. Ero contento di aver trovato il mio perfettamente vuoto. Non perché l'idea di trovare un finto demone o chicchessia mi avrebbe spaventato, ma solo perché non avrei trovato spazio per quel coso.
«Dio santissimo!» esclamò Hailey fermandosi davanti al manichino, portandosi le mani alla bocca.
La guardai, facendole un cenno con la testa. «Questo è uno scherzo degno di Cory. Si diverte, quello è un macabro da far paura.» sussurrai, accendendo una sigaretta.
«Eh, ho capito. Ma appena svegli non è un gran visione, cielo!» esclamò la ragazza, fissando con orrore quella trovata geniale.
«Potresti portarlo in aula di biologia. È fatto piuttosto bene, per cui potrebbe essere un esempio di un corpo in decomposizione.» Archie sbucò dal nulla, toccando un lembo di pelle putrefatta della bambola.
«Ah, io quella cosa non la prendo mica. Per me può stare in corridoio tutto il giorno.» rispose Jason, indietreggiando ancora.
«Jas, è finta.» ribatté Alex, guardandosi intorno. «Ehi, aspettate. Dov'è Maya?» chiese curioso.
Archie sospirò, facendo spallucce. «Starà arrivando. Siamo venuti insieme ma si è fermata fuori a parlare con Justin. Pare che dovesse dirle qualcosa d'importante.» spiegò. Alzai di scatto lo sguardo verso Archie, mordicchiando il labbro. Non avevo dubbi che Justin avesse insistito per parlare con lei, ma non mi aspettavo comunque che la cosa mi avrebbe dato un immenso e plateale fastidio. Sospirai e appoggiai la testa all'armadietto, chiudendo leggermente gli occhi.
«Non mi dire!» esclamai ironico.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, perplesso. «Cosa?» chiese sottovoce.
Risi nervosamente e mi passai una mano sul viso, guardandolo. «Credevo che Maya avesse chiuso con lui. Ma a quanto vedo, non è esattamente così.» replicai stizzito.
«Maya HA chiuso con lui, ma l'ha letteralmente implorata di ascoltarlo e lei non aveva molta voglia di sopportarlo per tutta la giornata.» puntualizzò Hailey.
Annuii, facendo una smorfia. «Capisco.»
«Ti ricordi quello che ti ho detto?» mi voltai di scatto a causa della voce di Justin, che camminava verso di noi con Maya al suo fianco.
«Ah-ah.» rispose lei disinteressata.
Lui sorrise, sfregandosi le mani. «Bene. Sarà solo per mezz'ora circa, giuro di non rubare tutta la tua giornata. Sai com'è mio padre.» spiegò lui.
«Ah-ah.»
Lui si fermò, guardandola. «Mi stai ascoltando, vero? Se continuerai così, di certo stasera non sarai credibile.» replicò, sostandosi davanti a noi.
Maya lo guardò, ruotando gli occhi. «Mi chiedo perché devo essere per forza io, quella che deve fingere. Puoi prendere tante altre ragazze e... oh.» disse schifata, osservando il manichino. «Però, che scherzo originale...» sussurrò facendo una smorfia.
«Puoi attenzionarmi un attimo e lasciare perdere le altre cose? Sei l'unica che conosce la mia situazione familiare, l'unica che potrebbe davvero aiutarmi a togliermi di dosso mio padre.» le disse il ragazzo, ignorando il mio sguardo attento su di lui.
«Okay. Ma se io non volessi farlo? Cioè, non meriti il mio aiuto e non voglio nemmeno che tu mi dia qualcosa in cambio. Posso parlare con tuo padre a distanza, via telefono. Gli assicuro che stiamo insieme e tanti cari saluti. Non devo per forza presenziare alla cena di famiglia.» replicò seria.
Justin sospirò, passandosi una mano sul viso. «Maya, mio padre è molto all'antica. Se non le presento una donna che potrei sposare dopo il college, tutti i miei fondi per poterlo frequentare verranno tagliati.» spiegò esasperato. Sul serio doveva fingere di essere la sua ragazza?
«Ho capito. Ma perché proprio me. Senti, lascia perdere. Io non vengo.» replicò scocciata.
Justin la guardò, annuendo. «Okay, come ti pare. Grazie mille per l'aiuto.» sussurrò.
«Non puoi prendertela. Scompari per settimane e poi torni disperato alla ricerca di un aiuto. Non sono quella del bisogno, mi dispiace.» disse fredda, scavalcando il manichino e andando verso la classe. Bene, era incazzata già di prima mattina. Sospirai e presi il mio zaino, facendo un cenno ai ragazzi.
«Ci vediamo in terza ora.» dissi, sgattaiolando verso l'unica lezione che solo io e Maya avevamo in comune: arte. Entrai in classe e presi posto verso la fine, indossando il camice. Maya non mi stava minimamente calcolando, il che mi fece storcere il labbro.
«Buongiorno ragazzi.» il professore Thompson fece il suo ingresso, reggendo la cartellina tra le dita. «In queste due ore, passeremo ad esercitarci nella rappresentazione dei ritratti. Avete un'ora. Scegliete un compagno che vorreste ritrarre, una volta finito, lui lo farà con voi. Nel caso non riusciste a finire in tempo, continuiamo la prossima settimana.» spiegò, passandosi la mano sui ricci scuri.
Rivolsi il mio sguardo verso Maya, sorridendo appena e avvicinandomi a lei, che era intenta ad abbottonare il camice. «Posso ritrarti?» chiesi, reggendo il pennello.
Lei si voltò, alzando un sopracciglio. «Vuoi ritrarre me?» chiese stupita.
Annuii. «Sì, mi piacerebbe.» ammisi, guardandola da capo a piedi.
Rimase in silenzio per un attimo, per poi sorridere e togliere il camice. «D'accordo, ci sto.»
Spostai la tela verso la sua direzione, sistemandola. «Bene. Mettiti davanti alla finestra, in modo che i raggi solari ti accarezzino dolcemente il viso.» spiegai, cercando di inquadrarla bene. Mi voltai verso la mia destra, vedendo qualche fiore finto esposto sulle mensole. Presi un girasole e glielo passai, schiarendomi la voce. «Guarda questo e sorridi. E. non. muoverti.» replicai, puntandole il dito contro.
Rise, annuendo. «D'accordo, capo.» disse divertita. Prese il girasole con due dita, alzandolo leggermente e guardandolo, facendo un lieve sorriso. Posai il pennello e presi la matita, cominciando a disegnare partendo dalle mani, con espressione concentrata. Mi spostai per guardarla meglio e mi persi per un attimo nei lineamenti del suo viso. Era bella. Bella da morire. Aveva quei tratti delicati, quel viso dolce e quel sorriso che seppur accennato, riusciva ad ammaliare chiunque la guardasse. Non aveva una bellezza divina, non era qualcosa di particolare o unico. Ed era proprio per questo motivo che una come lei ti rimaneva in testa: era incredibilmente semplice. Non l'avevo mai notata prima dell'inizio di quell'anno, non mi ero mai reso conto di quanta bellezza era racchiusa in lei, in quella ragazza che stava sempre per le sue. Maya possedeva una cosa rarissima al mondo: sapeva essere invisibile, ma se decideva di farsi vedere, era impossibile che uscisse dalla testa di quella persona.
Maya era arte.
Non ero mai stato un esperto in materia, non avevo mai capito il messaggio che i grandi artisti volevano lanciare attraverso le loro opere. A dire il vero, l'arte mi aveva sempre annoiato, appunto perché non riuscissi a comprenderla.
Ma lei era diversa.
Non era quell'opera che osservi per ore, cercando di captarne il senso. Una di quelle che poi lasci perdere, perché ti stancano. Lei era qualcosa che volevi scoprire ogni giorno. Qualcosa che forse non avresti capito mai, ma che avresti amato comunque.
Il letto su cui ero sdraiato era straordinariamente comodo. Era pomeriggio inoltrato, il sole filtrava appena dalla finestra, deciso a tramontare molto presto. Mi sistemai sul cuscino, spostando lo sguardo verso la mia sinistra e perdendomi a guardare la bellezza che dormiva al mio fianco. Aveva gli occhi chiusi, in un'espressione rilassata. Una ciocca di capelli chiari le accarezzava il viso, fermandosi a metà della guancia. Le sue labbra erano schiuse e il suo petto si alzava e si abbassava ripetutamente a causa del suo respiro profondo. Spostai il mio sguardo verso il suo corpo, accarezzando con due dita le cosce nude, coperte a metà da un misero lenzuolino bianco.
Era successo di nuovo.
Ci eravamo incontrati per fare i compiti, ma i nostri i corpi si erano inevitabilmente uniti in qualcosa che nessuno dei aveva programmato. Non avevo ben chiaro cosa fossimo io e Maya, e a volte non mi interessava neanche saperlo. Ero per certo che, da quella sera in camera mia, rimanere da soli non sarebbe stato facile. Ne avevo avuto la prova quel pomeriggio, mentre lei dormiva ignara del fatto che quello che era successo poco prima, mi aveva destabilizzato per la seconda volta. Probabilmente, se fosse stata un'altra ragazza al suo posto, il nostro rapporto l'avrei etichettato come del semplice e puro sesso. Quel piacere che provi nel possedere un corpo per qualche minuto, solo dentro ad un letto, per poi fuori da esso sentirsi completamente estraneo a quella pelle che hai assaporato qualche secondo prima. Ma io e lei non eravamo solo sesso. Non eravamo nemmeno amore. Eravamo qualcosa. Non so bene cosa fosse, ma era qualcosa di bello e strano allo stesso tempo. Era qualcosa d'incredibilmente nuovo.
Mi voltai a causa del telefono che squillava, mentre le mie mani continuavano a percorrere con delicatezza le cosce della ragazza, che continuava a dormire beata. Allungai la mano verso il comodino e lo portai all'orecchio, facendo un profondo respiro.
«Ehi, Al. Dimmi.» dissi a bassa voce, notando che Maya aveva leggermente mosso il capo.
«Ma si può sapere dove diavolo sei finito? Ho provato a chiamarti più volte ma mi dava la segreteria.» rispose il mio amico dall'altro lato.
Aggrottai la fronte, facendo spallucce. «Non ci sono chiamate, Alex. Probabilmente non c'era campo.» spiegai, voltandomi verso Maya. La ragazza aprì leggermente gli occhi, chiudendoli subito dopo e riaprendoli ripetutamente, come se si dovesse abituare alla luce. Mi fissava con sguardo assonnato e confuso e teneva il capo leggermente sollevato da una mano posta sotto il cuscino. Gli sorrisi, schiarendomi la voce. «In sostanza, cosa ti serve?» chiesi.
«Il mio migliore amico, ecco cosa mi serve. Stasera stiamo organizzando un party in spiaggia. La tua presenza è obbligatoria.» spiegò.
«Ma fa freddo. Siamo ottobre, Al. Non credi sia troppo tardi per organizzare festini sulla spiaggia?» chiesi facendo una smorfia, allungando una mano verso il viso di Maya e percorrendolo con le dita, notando di come la ragazza si godeva la carezza senza fiatare.
«A cosa servono le felpe? Di certo non per stare dentro gli armadi, no? Dai, siamo in pochi. Non ci sarà casino.»
«Lo sai che il casino per me non è un problema, che mi piace stare in mezzo alla gente. È solo che... non so, proprio stasera?» chiesi sbuffando.
«Hai un impegno che non puoi rimandare? Devi tenere d'occhio Becky?»
«No ma...»
«Ma niente. Non hai scuse. Ci vediamo alle otto e trenta. Sei libero di portare chi ti pare. A dopo.» riattaccò. Guardai torvo il telefono e sbuffai, posandolo sul comodino.
«Non hai scuse, ovvio. Da quando sei libero di decidere sulla mia vita?» mormorai, guardando ancora male verso il telefono.
«Sai che non può più sentirti, vero?» borbottò Maya con voce impastata dal sonno. «Ho ascoltato senza il mio volere tutta la conversazione. Devo dire che una festa in spiaggia non sarebbe una cattiva idea.» ammise, allungando una mano verso il mio petto e accarezzandolo leggermente.
La guardai, sorridendo appena. «Ciao, comunque. Hai dormito per due ore buone.» dissi dolcemente, arricciando il naso.
Maya fece una smorfia, sistemando il capo sul cuscino. «Uhm... sì, è vero. Ultimamente non faccio altro che dormire. Forse perché i miei attacchi di panico mi provocano insonnia notturna e di conseguenza ho il ciclo del sonno un po' per conto suo.» ammise ridacchiando.
Mi girai su un fianco, mettendomi verso la sua direzione. «Tipo vampiri? Spero che non succhi del sangue. Voglio dire, puoi anche farlo, ma il mio è amaro.»
Alzò un sopracciglio, ridacchiando. «Come diavolo fai a sapere che gusto ha il tuo sangue? Sei uno di quelli che quando si ferisce lo assaggia?» chiese schifata.
«Lo facevo solo da piccolo, fin quando mia madre non mi minacciò di far venire il mostro sotto il letto. Non ci avevo mai creduto in realtà, ma una sera mio padre finse di esserlo per farmi calmare durante una delle mie serate in cui non volevo dormire.» spiegai divertito.
«Violenza psicologica.» borbottò, stiracchiandosi.
Risi, annuendo. «Sì, quel cavolo di mostro era il mio incubo. Gli avevo dato anche un nome. Si chiamava Raul. Non so perché ma quel nome mi sapeva da mostro terribile.»
Maya scosse la testa, tracciando il mio petto con un dito. «Quello terribile eri tu, mi sa. Altrimenti Raul non sarebbe neanche esistito.» disse picchettando sul mio petto.
La guardai male, facendole una pernacchia. «Taci, babbea. A proposito, vieni con me in spiaggia?»
«Dovrei chiedere a mio padre. Tra poco sarà qui. Ma se rimani ancora semi nudo nel mio letto, credo che non potrei andare da nessuna parte per il resto della mia vita. A parte che in una stretta e asfissiante tomba.»
«Temo che prima di te, ci faccio un giretto io.» risi, alzandomi e stiracchiandomi.
Maya mi guardò, sorridendo beffarda. «Devo dire che sei piuttosto sexy.» sussurrò.
«Non ti azzardare a provarci perché tuo padre tra poco sarà qui.» le puntai il dito contro, indossando la tuta.
«Ho fatto solo un commento disinteressato.» disse alzandosi e mettendosi la maglia. «Inoltre, non ho neanche tutta questa voglia di rifarlo con te. Mi hai sfinita.» ammise, infilando il jeans.
«So fare bene il mio lavoro.» borbottai fiero, affacciandomi dalla finestra. «Ryan Ross in arrivo. Abbiamo un tempismo eccezionale.»
«Sistemati quei capelli, lavati la faccia e... niente, sparisci dalla mia stanza. Fatti trovare in salotto.» disse velocemente.
«Quante cose dovrei fare, scusa?» dissi ruotando gli occhi, scendendo di sotto. Mi sedetti sul divano, dando una sistemata ai capelli alla rinfusa e infilando le scarpe. Mi voltai a causa della porta che venne aperta e mi schiarii la voce. «Salve, signor Ross!» esclamai.
«Jamie,» disse, facendomi un cenno con il capo. «Mia figlia?»
«È in doccia, credo. Non lo so. Stavamo studiando.» spiegai, schiarendomi la voce.
Annuì. «Okay, meglio per voi.» disse sedendosi sul divano, accanto a me. Lo guardai sottecchi, tamburellando le dita sulla coscia.
«Allora, ehm... stasera c'è una festa in spiaggia. Mi chiedevo se Maya potesse venire con me.» borbottai.
Mi guardò, serio, per poi sospirare. «Prima di conoscerti lei non aveva tutti questi amici. A parte quei due, intendo. Quindi, non sarebbe giusto dirti di no.» ammise.
Sorrisi enormemente, per poi ricompormi. «Signor Ross, grazie per la fiducia. Davvero. Grazie tante.»
«Non farmene pentire, eh.» disse scherzosamente.
Scossi la testa, risoluto. «No, glielo giuro. Sarò un angioletto.» replicai leggermente divertito.
«Sì, quando dormi.» replicò ironico, sorridendo alla vista di Maya, che era appena scesa con i capelli bagnati.
«Ehi, qui manca mezza famiglia.» borbottò confusa. L'uomo annuì, facendo spallucce.
«Jace è ancora a studiare al college e tua madre con Amy sono rimasti da un'amica della peste. Pare che dovessero finire di fare i compiti.» spiegò.
Maya annuì, districandosi i nodi ai capelli con le mani. «Vuoi che ti prepari qualcosa per cena, prima di andare via? Ci metto un attimo.»
Ryan sorrise leggermente, scuotendo la testa. «No, amore, grazie lo stesso. La mamma porterà la pizza.» le mandò un bacio.
Maya annuì, lanciandomi un'occhiata. «Ciò significa che potrò andare alla festa in spiaggia?» chiese sorridendo appena.
«Sì, ma niente alcool. E a casa per mezzanotte.» gli puntò il dito contro.
Non so bene quale fosse l'esatta definizione della frase "non ci sarà casino" per Alex. La gente presente a quel festino occupava quasi tutto lo spiazzale dove avevano imbandito le cose per la festa e ballava in modo così attaccato tra di loro che per un momento provai un senso di nausea. Mi guardai un attimo intorno, notando Jason intento a limonarsi letteralmente Hailey, che gli stava aggrappata a fatica perché si muoveva a ritmo di musica. Scossi la testa e lanciai uno sguardo a Maya, che invece sembrava assolutamente disturbata da quel macello che si mostrava davanti ai nostri occhi. «Vuoi andare in un posto più tranquillo?» chiesi, urlandolo al suo orecchio per via della musica assordante.
La ragazza scosse la testa, stringendosi nella sua felpa nera e guardando verso il mare. «No, adesso mi metto a riva. Tu vai da Alex.» rispose, dileguandosi. La guardai andare via e mi guardai intorno, cercando il mio amico con lo sguardo. Lo vidi intento a rimorchiare una ragazza mai vista prima, che sicuramente non frequentava il nostro liceo. Mi avvicinai e alzai il capo in segno di saluto, notando che il mio amico congedò quasi subito la ragazza.
«Allora alla fine sei venuto!» esclamò, porgendomi un bicchiere di carta rosso, che mandai giù all'istante. «Ti vedo preoccupato, Jam. Successo qualcosa?» chiese.
Annuii, facendogli cenno di spostarci verso un posto più tranquillo. Avevo un pensiero che mi tormentava la testa da ore, dovevo per forza parlarne con qualcuno. Il mio amico, stupito dalla mia voglia di confidarmi, mi seguì senza aggiungere altro, portandomi su una barca molto distante dalla gente e dalla musica. Mi sedetti su di essa, accendendo una sigaretta e guardandolo dritto negli occhi, serio.
«Io e Maya l'abbiamo fatto. Due volte. E credo ce ne saranno anche tre, o quattro, o dieci...» mormorai, tirando una boccata di fumo.
Il ragazzo schiuse le labbra, guardandomi serio per un istante per poi scuotere la testa. «E perché noi non siamo al corrente? Voglio dire, è una cosa top secret?» chiese perplesso.
Annuì, passandomi la lingua tra le labbra. «Sì, e deve rimanere tale. Non deve saperlo nemmeno Jason, okay? Non perché non mi fido di lui, ma abbiamo deciso di non parlarne, per il momento. Per rendere quegli attimi solo nostri, senza che qualcuno possa condividerli con noi.» spiegai.
Alex annuì, guardando verso gli invitati della festa. «Ma adesso sei qui, a parlarne con me. Ciò significa che qualcosa non va, giusto?»
Sospirai, tirando un'altra boccata di fumo. «Più o meno. Vedi, la cosa non è solo sesso e basta. Non è che scopiamo e poi finisce lì, come se a nessuno dei due non importasse nulla. Ed è questo che mi preoccupa. Il fatto che non sia solo scopare, ma che sotto ci sia molto di più. Mi preoccupo quando la vedo scostante o quando è triste. E l'idea che lei potrebbe andarsene da un momento all'altro mi fa impazzire.» spiegai perplesso.
Alex annuì, sorridendo appena. «Ti stai innamorando, quindi. Beh, non c'è nulla di male. Capita a tutti di trovarsi in situazioni del genere. L'importante è saperlo ammettere a sé stessi.» mi disse dolcemente.
«Amore? Quella parola non era assolutamente prevista nel nostro rapporto. Non deve nemmeno esserci.» borbottai agitato.
Alex ruotò gli occhi, sospirando. «Amico, rilassati. Non siete i primi che fate sesso e poi vi scoprite innamorati. Succede. Non è un dramma.»
«Ma io non so nemmeno cosa prova lei per me! Quando siamo a letto, sembra essere la ragazza più felice del mondo, ma durante il giorno a stento mi calcola. Siamo venuti alla festa insieme ma lei è andata via, mettendosi in riva. Come se fosse arrivata qui da sola.» sbuffai.
«Hai provato a parlarle? Magari ti saprà spiegare il perché di questo suo comportamento. Magari addirittura ti renderai conto che sono solo paranoie che ti sei fatto tu.» fece spallucce.
«Ecco, le paranoie! Sono queste a preoccuparmi. Lei tutta tranquilla in riva e io mi faccio le paranoie!» ringhiai, passandomi una mano sul viso.
«E perché tu sei ancora qui? Vai a vedere il mare con lei. È il modo migliore per entrare in sintonia.» disse facendomi l'occhiolino.
Annuii, passandomi una mano tra i capelli e alzandomi, facendo un cenno al mio amico. La raggiunsi, fissando la sua figura di spalle e mordicchiando il labbro, per poi abbracciarla da dietro. «Ciao di nuovo.» dissi ridacchiando.
Lei sorrise, tirando una boccata di fumo. «Stavo pensando a quanto fosse bello il mare nelle ore notturne. Accarezza dolcemente la sabbia, ritorna indietro e ci dona quella bellezza che solo lui è in grado di dare.» sussurrò.
Mi spostai, mettendomi al suo fianco. «E cosa pensi quando lo guardi?» le chiesi, guardandola sottecchi.
«Che è... vasto.» disse storcendo il labbro.
Risi, annuendo. «Oh, beh. Pensieri degni di Platone, insomma.» borbottai ironico.
Maya mi guardò, ridendo e poi tornando subito seria. «Cosa pensi che ci sarà? Là sotto, intendo.» domandò pensierosa.
Feci spallucce, guardandola. «Beh... cose. Si dice che il mare sia il più grande possessori di tesori. Non che io creda alle leggende sui pirati, per carità.» risi.
«Se non credi alle leggende sui pirati, perché dovresti pensare che nel fondale marino risiedono dei tesori?» chiese perplessa.
«Perché è così. Molto spesso diamo un valore particolare a determinati oggetti, e quando questi vengono persi, è come se avessimo smarrito qualcosa di prezioso, indipendentemente dal valore economico. Il mare li trattiene, li custodisce gelosamente con sé, le tiene strette. Lui più di noi è testimone di tantissime cose, anche di quanto l'essere umano possa essere molto spesso crudele o... romantico.» borbottai.
Maya sospirò, allungandosi leggermente per permettere al mare di accarezzarle la mano. «Diamo per scontato tutto. Anche lui. A volte dovremmo prenderci un minuto per guardare ciò che possediamo, per renderci conto che il pianeta in cui abitiamo è pieno zeppo di meraviglie, che stanno sotto il nostro naso da sempre.» sussurrò.
«Sai una cosa? Mio padre una volta mi raccontò che tra queste acque ci trovarono un cadavere.» risi.
Lei si voltò, spalancando gli occhi. «Questa è una delle cose che mi fa ribrezzo. Grazie per averla condivisa, ma non mi sembrava il caso.» ridacchiò.
Arricciai il naso, sospirando. «Perché sei qui e non alla festa?»
«Perché tutta questa gente pensa solo a festeggiare invece di fermarsi un attimo a guardare il mare. Magari così troveranno un modo per rimediare ai propri errori.» disse infilando le mani sulla tasca della felpa.
Mi alzai, annuendo. «Io invece penso che dovresti festeggiare anche tu.»
Scosse la testa. «No e non provare a convincermi. Io qui sto bene.» disse risoluta.
Risi beffardo, prendendola in braccio. «Oh, non voglio convincerti.» dissi divertito, portandola verso la folla.
«Jamie, no!» esclamò, ridendo. Si zittì a causa di Caroline che ci fissava sconvolta. Agitò la mano e rise di nuovo, mordicchiando il labbro. «Ciao, Car!» esclamò, prendendomi poi a pugni sulla schiena.
Scoppiai a ridere, mettendola giù e cominciando a ballare. «Dovresti essere più positiva e allegra! Balla, vedrai che ti divertirai.» feci l'occhiolino.
Passammo tutta la notte a ballare. Avevamo i piedi distrutti, il viso gelato e le mani rosse per il freddo. Ma i nostri cuori, invece, erano contenti. Eravamo felici di essere insieme in quel momento, in quell'attimo. Quando hai sedici anni non pensi mai a cosa può succedere dopo. Preferisci viverti quell'istante, godertelo fino all'ultimo secondo e magari crearne uno nuovo, sperando che sia uguale al precedente. E quella notte, Io e Maya non stavamo pensando al giorno successivo. Quella notte eravamo folli, due adolescenti che stavano bene insieme, e probabilmente si amavano senza neanche saperlo.
Quella notte era una di quelle che non avrei mai potuto dimenticare. E ogni tanto, quando scendo in spiaggia e mi guardo intorno, riesco ancora a sentire la sua risata che echeggia nell'aria, insieme al suo dolcissimo profumo.
-Spazio Autrice
Salve, popolo di Wattpad! Come state? Io un po' influenzata, ma ok 😂
Ieri ho fatto l'albero di Natale, che gioia!
Va bene, non divago più, torniamo alla storia. Pare che Jamie stia cominciando a sentire il peso di una relazione a metà, e nel prossimo ve ne renderete conto ancora di più. Maya, invece, sembra molto confusa e restia nel volersi lasciare andare del tutto. Ma quando durerà tutto ciò? Nel capitolo di venerdì succederà un casino, che però porterà ad una soluzione nell'immediato. Vedrete, vedrete. Intanto vi saluto, ci leggiamo presto e... BACI STELLARI ❤
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