19. A me fa stare bene
Maya
Una luce aranciata mi illuminava il viso, che contraevo in diverse smorfie contrariate. Il mio corpo era semicoperto da un semplice lenzuolino bianco, mentre la parte priva da esso, veniva accarezzata da un vento piacevole. Allungai una mano verso il comodino, tastandolo con ancora gli occhi rigorosamente chiusi, alla ricerca del telefono. Una volta afferrato, aprii un occhio per osservare l'orario, facendo una smorfia.
Erano le otto di sera e stavo ancora morendo di sonno. Mi sistemai nel cuscino, richiudendo gli occhi e spalancandoli di colpo. Ero tremendamente in ritardo. Fottutamente e irrimediabilmente in ritardo. Mi alzai bruscamente, inciampando tra le lenzuola e imprecando a denti stretti. Mi passai una mano tra i capelli decisamente crespi e presi di nuovo il telefono, componendo velocemente un numero.
«Credevo fossi morta.» disse la voce dall'altro lato.
Strizzai gli occhi, facendo una smorfia. «Scusami, scusami! Mi sono addormentata e... non ti ho dato buca, okay? Mi... mi faccio una doccia e ti raggiungo. Lo giuro.» dissi a raffica, cercando di rialzarmi e ricadendo sul pavimento, a causa di quel maledetto lenzuolo.
Ci fu un attimo di silenzio, poi una risata decisamente divertita. «Tutto bene? Sembra che tu sia caduta, Maya.»
Feci una smorfia, massaggiandomi le tempie. Dormire di pomeriggio mi ha sempre fatto venire il mal di testa, e neanche quel giorno avevo scampato la tremenda piaga. «Che? No. Ci sentiamo dopo, ciao.» dissi, staccando il telefono di colpo e guardandomi intorno.
La mia stanza era un disastro ineccepibile. C'erano vestiti sparsi ovunque, boccette di profumo aperte e il pc ancora acceso. Mi ero messa di buona volontà per vedere cosa mettere quella sera per andare da Jamie ma, non so come, ero crollata completamente. Ed ero in ritardo cronico. Appoggiai la testa sul materasso, facendo un profondo respiro. Dovevo darmi una mossa, altrimenti non sarei arrivata lì neanche per le nove e gli avevo promesso di cenare insieme e vedere poi La Casa Di Carta. Dio, mai più riposini pomeridiani. Mai più.
Mezz'ora più tardi, avevo finalmente dato un aspetto decente ad una me appena sveglia. Prima di uscire di casa, la mia ansia onnipresente mi aveva fatto controllare più volte che dentro la mia borsa avessi messo tutto. Era praticamente una lista mentale che mi ripetevo più e più volte. Chiavi della macchina, chiavi di casa, sigarette, telefono e portafogli. Raggiunsi l'auto di mio padre, storcendo il labbro una volta lì davanti. Avevo la patente da qualche mese, ma questo non era bastato a farmi diventare una guidatrice assidua. Avevo sempre approfittato del fatto che non fossi l'unica ad avercela, così da evitare di prendere la macchina il più possibile. La mia ansia mi faceva stare male, durante la guida. Avevo paura di qualsiasi cosa. Ma purtroppo per me, casa di Jamie distava tanto da quella mia e aspettare i mezzi pubblici sarebbe stato impossibile, visto che passavano sempre in ritardo. Avevo chiesto a mio padre o a Jace di darmi un passaggio, ma la loro risposta era stata un no secco, dicendo anche che possedevo la patente già da un po' e usare la macchina quindi non era un reato, oltre al fatto che mi avrebbe dato più sicurezza. Quindi, in quel momento, dentro la mia testa c'erano una serie di preghiere che prevedevano una me sana salva davanti casa Reyes. Sospirai, infilando la chiave dentro la serratura dello sportello e sentendo lo scatto tipico. Bene. L'avevo aperta, fin qui c'ero arrivata. Aprii lo sportello e mi sedetti sul posto del guidatore, mettendo la cintura di sicurezza. Feci un profondo respiro e via, la macchina era in moto. Mani alle dieci e dieci e si partiva, completamente con gli occhi attenti che sguazzavano di qua e di là, e sentivo le mani sudatissime. Svoltai in una via più deserta, così da non incappare nel solito traffico serale di Red Hills. Mancavano ancora tre chilometri e io non riuscivo a sopportare il caldo asfissiante, nonostante fosse fine settembre. Maledetta ansia, maledetta me. Svoltai verso destra, proseguendo per la via dritte e lunghissima che portava alla casa di Jamie, una volta aver imboccato la traversa sinistra. Premetti leggermente sull'acceleratore, imboccando poi verso sinistra e proseguendo per altri cinquecento metri. Ero arrivata, stavo bene. Tutto stava nel doverla parcheggiare. Storsi il labbro, guardando negli specchietti laterali e poi in quello retrovisore. In quel piccolo spazietto non ci sarei neanche entrata. Presi il telefono e chiamai Jamie, sospirando.
«Ehi, sono davanti casa tua e ho ehm... qualche difficoltà a parcheggiare. Potresti farlo tu per me?» chiesi, grattandomi il capo.
Rise di gusto, prendendo respiro. «Metti il freno a mano, sto uscendo.» disse divertito, staccando. Tirai un sospiro di sollievo e misi e feci come mi era stato, attendendolo. Lo vidi arrivare, così lo guardai storcendo il labbro. Scesi dall'auto e lasciai a lui il compito di parcheggiarla. Una volta fatto, scese dalla macchina e rise, venendomi incontro.
«Beh, almeno sei arrivata qui, devo riconoscertelo.» disse divertito, avvicinandosi e baciandomi la fronte.
«Io dopo devo tornare da sola. A mezzanotte. Come faccio? Morirò, me lo sento.» dissi agitata, storcendo il labbro.
Lui sospirò, andando verso la porta di casa sua. «Devi solo guidarla più spesso, vedrai che ti verrà facile portarla, poi.» spiegò, entrando e attendo che lo facessi io, per poterla chiudere.
Mi diressi verso il divano, buttandomici sopra. «Ho dormito un sacco.» borbottai.
Ridacchiò, sobbalzando per il trillo del microonde. «Lo vedo, eri leggermente in ritardo. Il Locro è pronto, siediti a tavola che te lo servo.» sussurrò, andando in cucina e tornando subito dopo con due piatti fumanti.
Presi posto, appoggiando i gomiti al tavolo. «Locro? Cos'è?» chiesi curiosa.
Appoggiò il piatto davanti a me, che conteneva una zuppa con varie cose. «È un piatto tipico argentino. Lo aveva preparato la nonna per stasera, ma si era raffreddato, quindi l'ho riscaldato al microonde.» spiegò, prendendo posto al mio fianco.
Annuii, portando un cucchiaio alla bocca e chiudendo gli occhi. «Dio, è buona! Complimenti alla cuoca.» dissi con ancora gli occhi chiusi.
«Nonna ha sempre cucinato benissimo. Ecco perché l'amo.» ammise, ridendo.
Dopo la cena, ci eravamo spostati in camera sua per iniziare la serie tv. Mi guardai intorno, notando che la stanza era piena di foto appese sui muri e vari trofei che aveva vinto alle partite di football. Storsi il labbro e mi sdraiai sul suo letto, mentre il ragazzo trafficava con la playstation, così da poter mettere Netflix. Si sdraiò al mio fianco, facendo partire la puntata e guardandomi sottecchi, mentre con nonchalance canticchiava la sigla. Posai il mio sguardo sullo schermo, cercando di concentrarmi quanto il più possibile sull'episodio, ma a dire il vero mi stava annoiando parecchio. Sospirai, voltandomi verso di lui che sembrava totalmente immerso tra le vicende dei criminali spagnoli, infatti aveva un'espressione concentrata e attenta su ogni movimento del film. Mordicchiai il labbro e mi sistemai sul suo petto, provando a seguire con attenzione la serie, senza alcun risultato soddisfacente. L'idea di iniziare con la casa di carta era stata sua, ed era anche una cosa logica visto che HIMYM era di molte più stagioni. Allungai una mano verso il suo collo, passandoci le dita con aria distratta, attirando involontariamente l'attenzione di Jamie, che spostò lo sguardo su di me, guardandomi. «Devi dirmi qualcosa?» chiese. Scossi la testa, guardando le sue labbra e sospirando. Feci un profondo respiro e mi avvicinai ad esse, baciandolo con lentezza. Avevo una voglia matta di baciarlo da tutta la sera e quella mi sembrava l'occasione migliore.
Jamie, dal canto suo, si trovò colto di sorpresa, infatti il suo corpo era inizialmente rigido e i suoi movimenti erano diventati incerti. Intrecciai le nostre lingue, mettendomi meglio in modo che potessi baciarlo bene, mentre il ragazzo fece scivolare una mano lungo la mia schiena, accarezzandola. Certi momenti non sono mai come ti aspetti che siano. Certe situazioni, azioni, attimi, non sono mai come tu li avevi previsti, e questo è un dato di fatto. Se potessi parlare alle me sedicenne, le direi che aveva fatto la mossa giusta, perché quella sera era rimasta un segreto tra lei e Jamie, uno di quelli che si sarebbero portati per sempre dentro il cuore, anche quando le loro strade si fossero inevitabilmente divise. Comunque, il bacio si era intensificato parecchio. Le nostre mani andavano un po' dappertutto e il mio cuore batteva così forte che a momenti mi sarebbe sicuramente uscito dal petto. Mi spostai, mettendomi a cavalcioni su di lui e continuando a baciarlo, mentre lui con velocità fece scivolare una mano lungo i miei fianchi, alzando leggermente la maglietta, che venne sfilata subito dopo. Mi stavo concedendo a lui, senza neanche rendermene conto. Certe scelte, molto spesso, non sono mai errate, perché io mi ero concessa a lui ancora prima di averlo fatto davvero. Chiusi gli occhi quando le sue labbra vennero a contatto con il mio collo magro. Aveva un modo unico di baciarmi, di assaggiare ogni centimetro della mia pelle con quelle sue labbra morbide. Lo lasciai fare, facendo dei profondi respiri e accarezzandogli la testa. In quel momento, nella mia testa sorgevano tante domande a cui non riuscivo a darmi risposta. Domande che, con il passare del tempo e dei giorni, avrebbero messo in pace il mio cuore preoccupato. Quella che mi premeva più di tutte era sapere cosa sarebbe successo dopo, quando io sarei tornata a casa mia e i nostri corpi avrebbero dormito l'uno distante dall'altra.
Nonostante i mille dubbi, le mille incertezze e i miei più profondi assilli, continuai. E non perché non mi sembrava carino porre fine a tutto, ma perché lo volevo con tutta me stessa. Aldilà delle conseguenze, del giorno dopo, o dei mesi successivi. Volevo Jamie, e lui voleva me. E questo bastava già per immischiarci in qualcosa che all'epoca neanche noi capivamo. Sospirai, togliendo la maglietta al ragazzo e lasciandola cadere sul pavimento, portando le labbra al suo petto, sentendo i suoi respiri sempre più pesanti e profondi. Morsi il labbro, circondando il collo del ragazzo con le mie braccia, facendo dei movimenti con il corpo verso il suo bacino, come se questo fosse necessario per esprimere la mia voglia di lui. Quello che successe dopo, era stato abbastanza chiaro. La passione si era impossessata di noi, facendoci vivere degli istanti meravigliosi e dei ricordi che non avremmo mai potuto scordare. Avevo superato quel confine sottile che c'era tra la paura e il lasciarsi andare e, di certo, non avevo sbagliato. Forse Jamie sarebbe stato un nuovo capitolo della mia vita, o forse addirittura un intero libro. Ma quello di cui sono sicura adesso e anche allora, era che il mio cuore stava cominciando a legarsi. Non sapevo a cosa, ma avevo ben chiaro a chi. Perché mentre lui dormiva accanto a me ignaro del fatto che lo stessi guardando, mi resi conto che non avrei voluto fare altro nella mia vita, se non stare al suo fianco . E tra tutte le indecisioni, le paure e i "se"... lui era sempre rimasto la mia più grande e immensa certezza. Se fosse stato così anche negli anni, non avrei potuto saperlo. Ma ero sicura che Jamie era il mio "adesso", il mio presente. E credetemi, non avevo mai amato il presente come in quel periodo, perché c'era lui che ne faceva parte. E c'ero anche io, che mi sentivo una persona diversa e irrimediabilmente innamorata.
Il cortile era pieno di studenti, quella mattina, che al come al solito passeggiavano con aria assorta tra quella vegetazione curata. Era ufficialmente entrato ottobre, per cui non era un caso vedere qualche studente organizzare già la festa del secolo per la giornata di Halloween. A quanto ne sapevo, quest'anno era Jamie a darne una in casa sua e si era già preoccupato di invitare tutto il liceo, approfittando del fatto che fosse decisamente popolare. Rivolsi il mio sguardo verso le cheerleader che stavano già facendo i loro buoni propositi per il party. Anche a me era arrivata la notifica quel giorno. Lo aveva annunciato nel gruppo Facebook dov'era presente ogni singolo alunno, così d'assicurarsi che tutti avessero recepito il messaggio. Mi fermai a causa di un vociferare, notando un gruppetto di ragazzi parlare tra di loro con interesse. Feci spallucce e mi diressi dentro, preoccupandomi di sistemare tutto negli armadietti e dirigermi in giardino, così da passare la mezz'ora libera sotto la frescura autunnale, a ripassare per il test di chimica. Mi sedetti nel primo tavolo libero e appoggiai il librone sul tavolo, storcendo il labbro più volte. Avevo la testa altrove, tipo alla sera prima, a me e a Jamie in quel letto a consumarci letteralmente le anime. Sospirai, cercando invano di concentrami nell'argomento di chimica che tutto faceva tranne che attirare la mia attenzione. Un rumore assordante mi distrasse, così alzai lo sguardo verso la mia migliore amica, che aveva letteralmente sbattuto una rivista sul tavolo, con l'espressione sconvolta, mentre Archie al suo fianco stava ruotando gli occhi. «Ti rendi conto? Liam Hemsworth e Miley Cyrus si sono mollati! Si sono mollati!» strillò, agitando le braccia.
La guardai, impassibile, per poi fare una smorfia confusa. «Oh, beh... mi dispiace?» dissi incerta.
Archie si lasciò cadere sulla sedia, sospirando. «Non fa che lamentarsi da quando sono andato a prenderla con la mia nuova e fiammante auto. Finalmente papà è riuscito a comprarmela. Volevo prendere anche a te, ma eri già andata a piedi.» spiegò, guardando male Hailey che prese posto al suo fianco, decisamente sconvolta.
«Chi se ne frega se era già andata a piedi! Questi due si sono mollati dopo dieci anni fidanzati e otto mesi sposati! Questi idioti si mollano!» replicò amareggiata.
Ruotai gli occhi, mordicchiando la penna. «Beh, probabilmente non andavano più d'accordo o non si amavano più. Con il matrimonio di mezzo la percezione della coppia cambia. Non farne un dramma, a te non cambia la vita.» sussurrai, a denti stretti.
«Beh, adesso Liam è single...» disse beffarda.
Io e Archie la guardammo, scuotendo la testa. «Non ti cambia comunque, è un attore, è ricco e leggermente più grande di te. Smettila di indignarti.» sbuffò Archie, ridendo.
Risi anche io, notando in lontananza Jamie, Alex e Jason, intenti a raggiungerci. Deglutii, passandomi una mano tra i capelli. «Dicevi di Liam?» chiesi distratta.
Hailey alzò un sopracciglio, guardandomi perplessa. «Cosa ti interessa? Non ero forse esagerata?» replicò stizzita.
Archie annuì. «Lo sei, infatti. Solo che noi siamo tuoi amici e il nostro compito è darti retta.» spiegò.
La ragazza assottigliò lo sguardo, alzando il dito medio. «Oh, fanculo.» sussurrò, guardandoci male.
Alzai lo sguardo verso i tre ragazzi, che si erano appena avvicinati. Sospirai leggermente, portando lo sguardo altrove. Alex prese posto accanto ad Archie, che era leggermente indignato per il comportamento ossessivo di Hailey nei confronti della coppia Hemsworth-Cyrus mentre lei stava illustrando i suoi disagi a Jason che annuiva disinteressato. Mi voltai verso Jamie, che mi sorrise e, inaspettatamente, mi diede un bacio sulle labbra, molto molto passionale.
«Cosa?» disse Hailey perplessa, attirando l'attenzione di tutti su di noi.
«Sono confuso...» sussurrò Archie, mentre io mi staccai dal bacio e mi schiarii la voce.
«Ehm... okay?» borbottò Alex, mentre Jason non faceva che ridere senza fermarsi.
Jamie li guardò male, assottigliando lo sguardo. «Ci siamo baciati e allora? Non avete mai visto due persone baciarsi?» chiese stizzito.
Jason scosse la testa. «No, no. Vi stavate letteralmente consumando.» rise, mandandomi un bacio. Sentii il suono della campana, così balzai in piedi.
«È suonata. Ciao!» dissi correndo verso i corridoi, lasciandomi alle spalle una miriade di domande che mi avrebbero solo messo in imbarazzo. Mi bloccai a metà strada, a causa di Kevin che mi stava letteralmente sbarrando la strada. Incrociai le braccia e trattenni il mio zaino dalla cinghia, che piano piano mi stava scivolando dalla spalla. «Dimmi.» dissi di fretta.
Il ragazzo sorrise enormemente, alzando poi un sopracciglio. «Scappi da qualcuno?» chiese divertito.
Annuii. «Sì, da quegli impiccioni dei miei amici. Ti serve qualcosa? Fai in fretta!» esclamai.
Lui scoppiò a ridere, osservandomi da capo a piedi attraverso i suoi due profondissimi occhi azzurri. «Vieni alla festa di Jamie?» chiese curioso.
«Credo di sì.» risposi.
Lui sorrise di nuovo, passandosi la lingua tra le labbra. «Pare che ci sarà tutta la scuola. Credi che riuscirei ad invitare Babs? Sai, la vorrei portare con me, per quella sera.» spiegò.
Storsi il labbro, spalancando poi gli occhi. «No, cioè, tu mi vuoi dire che si entra in coppie? E chi cavolo l'ha messa questa regola?» sbraitai, agitando le braccia.
La cosa che mi sorprese era che il ragazzo mi guardava tranquillo, senza muovere un muscolo e rimanendo impassibile. «Ma l'hai letto bene il post di Jamie? Bisogna entrare in coppia, con il costume e tutto. Io per me e lei pensavo Bonnie e Clyde, ma non ne sono ancora sicuro. Scommetto che tu non hai idea di chi invitare.» rise, scuotendo la testa.
Mi grattai il capo, perplessa. «Beh, potrei andare con Archie. A meno che non inviti Chloe.» sussurrai.
«Credo che quello sia il suo intento, sì. Pensavo venissi con Jamie.» fece spallucce.
Spalancai gli occhi, schiarendomi la voce. «J-Jamie? E perché mai dovrei?» dissi leggermente agitata.
«Ma tu in questa scuola ci sei o passeggi solo per i corridoi assorta tra i tuoi pensieri? Pronto! Siete sempre insieme, non credi che tutta la scuola abbia pensato ad una probabile coppia? Tipo alle Elle e Noah. Non so se hai capito.» disse, facendo l'occhiolino.
Scossi il capo, confusa. «Ehm... no?» dissi incerta.
Annuì, sospirando e scuotendo la testa. «Ovviamente non hai nemmeno visto the Kissing Booth. Lui popolare, bello, ambito da tutti... una scarica di ormoni. Lei invisibile, piccolina e dispotica. Insomma, è la vostra rappresentazione!» esclamò indicandomi.
Alzai un sopracciglio, guardandolo male. «Vorresti dirmi che sono dispotica? Io?» risposi indicandomi con aria sorpresa.
«Oh, certo che lo sei. E tutta la scuola spera che a momenti Jamie ufficializzi la relazione, come ha fatto Jason qualche settimana fa. Siamo in trepidante attesa.» ammise entusiasta.
Lo guardai male, puntandogli il dito contro. «Non ci sarà nessun annuncio ufficiale, niente di ni...» non riuscii a finire la frase, perché avvertii qualcuno tirarmi dal braccio, tenendomi dal polso. Mi voltai bruscamente e vidi Jason sorridermi beffardo, per poi passarsi la lingua tra le labbra.
«Non sbraitarmi contro. Ti ho solo salvata da un probabile Kevin con la voglia di pettegolezzi. Che lezione hai?» chiese, camminando per i corridoi.
Alzai lo sguardo verso il suo viso. Dio, se era alto. Talmente tanto che se avessi dovuto guardarlo negli occhi, mi sarebbe venuto il torcicollo. Ma come faceva Hailey quando doveva baciarlo? Risi per il pensiero idiota e tornai subito seria, notando che il ragazzo mi stava fissando stranito. «Ehm... filosofia, sì.» borbottai.
Lui rise, annuendo. «Okay, allora sei con me. Solo noi oggi abbiamo filosofia, gli altri se la sono scampati. Jamie addirittura è a boxe.» ammise.
«Eh? Da quanto Jamie fa Boxe?» chiesi confusa.
«Da sempre? Dai muoviamoci che arriveremo in ritardo.» scosse la testa, tirandomi ancora dal braccio. Che nervi. Odiavo quando la gente mi tirava di qua e di là.
Alla fine, passare la lezione di filosofia con Jason non era stato tanto male. In realtà, per la maggior parte del tempo, non avevamo seguito un tubo perché lui mi raccontava di come la sua relazione si stesse evolvendo. Onestamente, non lo facevo di così tante parole, a parte quando passava il suo tempo libero a chiacchierare con i suoi migliori amici. Era stata un'ora piacevole. Se non fosse per Hannah che, a metà della lezione, era scoppiata a piangere a causa di un argomento di cui si stava discutendo. Filosofia tirava fuori ogni parte di noi, anche quella che tentavamo di tenere nascosta. Ma era stato comunque imbarazzante sentirla strillare per mezz'ora buona. In quel momento, eravamo in palestra. Jason aveva allenamento, così avevo approfittato dell'ora buca per andare con lui, visto che Hailey e Archie dovevano sorbirsi due ore di latino.
«Jamie non parla con noi. Cioè, non di questioni sentimentali, almeno. Non l'ha mai fatto.» spiegò Jason, mentre faceva gli addominali, con me che gli tenevo le caviglie come ausilio.
«Ah-ah.» risposi, aggrottando la fronte. «Perché ti sei fermato? Te ne mancano tre.»
Ruotò gli occhi e ricominciò, facendo una smorfia. «Quello che voglio dire, è che noi siamo i suoi migliori amici e se si aprisse con noi non sarebbe male. Per esempio, di tutta la situazione con te ne sappiamo meno di zero. Ci tiene? Non ci tiene? Chi lo sa, forse solo lui, o forse no.» spiegò a fatica, mettendosi seduto e bevendo una gran sorsata d'acqua.
Annuii, storcendo il labbro. «Ma non vi sentite un po'... esclusi? Voglio dire, io non riuscirei a nascondere delle cose ad Hailey e ad Archie.» spiegai, togliendo le mani dalle sue caviglie.
Mi guardò serio, scuotendo la testa. «Io non ne sarei così sicuro. Hailey ultimamente mi dice che è troppo preoccupata per te, che non sa cosa stai facendo e che ti vede sempre meno. Ed è la stessa cosa che succede a noi con Jamie. Cioè, abbiamo capito che siete insieme, ma non ci dispiacerebbe capire cosa state combinando.»
Mi gettai sul pavimento, guardando il soffitto e sospirando. «È parecchio complicato, credo.» ammisi.
Jason annuii, sdraiandosi al mio fianco. «Qualsiasi cosa sia, spero che vi faccia stare bene.» disse con dolcezza, appoggiandosi alla mia spalla.
Chiusi gli occhi a causa dei suoi capelli sudati a contatto con la mia maglietta, poi gli riaprii e sorrisi, facendo un profondo respiro. «Sì, a me fa stare bene.» ammisi a bassa voce.
-Spazio Autrice
Pare che si siano lasciati andare parecchio. E la cosa, inaspettatamente, è partita proprio da Maya! Secondo voi il loro rapporto evolverà dopo questa svolta o si sgretolerà piano piano? Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Noi, come al solito, ci leggiamo martedì! Baci stellari ❤
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