18. Tra di noi c'era chimica?

Jamie

Quella domenica mattina, la giornata sembrava iniziare nei migliori dei modi. Nonostante ottobre avrebbe fatto il suo ingresso da lì a poco, il sole era luminoso e nel cielo nessuna nuvola intenta ad oscurarlo. La coperta leggera era adagiata sulle mie gambe nude, strizzavo gli occhi ripetutamente a causa della luce solare che filtrava dalle tapparelle, ma il mio letto era così comodo che non avevo alcuna voglia di alzarmi. Nonostante fossero le nove e mezza, ero già sveglio da un bel po'. Il che era un miracolo visto che la domenica mi svegliavo sempre prima di pranzo. Qualcuno bussò alla porta, così pronunciai un avanti assonnato prima di sprofondare il capo nel cuscino.

Nonna Luz fece il suo ingresso, con un sorriso a trentadue denti e vestita di tutto punto. Si mise accanto al letto e sospirò, incrociando le braccia. «¡Buenos Dìas, chico!» esclamò, accarezzandomi il viso.

Chiusi un occhio, facendo una lieve smorfia. «Buongiorno, nonna. Dove vai che sei vestita in questo modo?» chiesi curioso, sedendomi sul letto.

Fece spallucce, grattandosi il capo. «Non lo so, volevo fare una passeggiata. Tu perché sei ancora a letto?» domandò dolcemente.

Mi alzai, passandomi una mano tra i capelli freneticamente. «Hai ragione, dovrei alzarmi. Che ne dici se faccio una doccia e ti porto un po' al Vanilla? Così passiamo un po' di tempo insieme e ti faccio assaggiare qualche roba americana.» borbottai.

Mia nonna annuì. «Ottima idea! Ti aspetto di sotto.» disse contenta, accarezzandomi il viso.

Sorrisi e la guardai uscire, sospirando. Ero felice quando mia nonna lo era, all'epoca avrei fatto di tutto per lei e oggi non me ne pento, perché so di aver conservato dei bellissimi ricordi. Mi diressi nel mio bagno, spogliandomi dei vestiti e lavandomi velocemente, per poi uscire e sistemarmi. Una volta pronto, scesi di sotto e diedi un bacio alla piccola Becky, per poi fare lo stesso con mia madre. «Buongiorno, mamita. Vieni con noi al Vanilla?» chiesi, sbruffando sul viso di Becky che fece lo stesso, sputacchiandomi in faccia.

«No, Hijo. Devo cucinare, oggi ci sono i tuoi amici a pranzo, con le rispettive famiglie. Non tornate troppo tardi, okay?» mi disse, baciandomi la guancia.

Annuii e presi mia nonna a braccetto, conducendola in macchina. «Userei la moto, ma tu sei troppo vecchia per queste cose. Non riusciresti a capire l'adrenalina.» risi, salendo in auto.

Mi guardò con un sopracciglio alzato, scuotendo la testa. «Sono troppo vecchia per qualsiasi cosa, ma quando vedo i vostri sorrisi è sempre una ruga in meno.» borbottò.

La baciai sulla guancia e partì alla volta del Vanilla, fermandomi davanti al locale una volta arrivati. Scendemmo dall'auto, mi sistemai la giacca sulle spalle e spinsi la porta, facendo un enorme sorriso a Darleene, che sembrava più allegra del solito. Presi posto in un tavolo in fondo, facendo accomodare prima mia nonna e sistemandole la sedia, come faceva nonno quando era in vita. So che le mancava tanto. Non lo diceva spesso, ma io lo vedevo nei suoi occhi. Mi sorrise con lo sguardo cristallino, in procinto di piangere, poi spostò lo sguardo davanti a noi.

«Oh, c'è la tua amica, Jamie.» sussurrò, indicando un tavolo.

Mi voltai, guardando. C'era Maya, con tutta la sua famiglia. Stava accarezzando i capelli di Amy, che sembrava piuttosto giù di tono.

«Maya, lo so che sono cose che accadono, ma come farò senza Chris? Era la mia unica migliore amica, non può andarsene in Colorado!» esclamò la piccola tristemente.

Maya sorrise, alzandosi di scatto. «Ho io la soluzione per farti stare meglio.» disse, andando verso il bancone. La seguii con lo sguardo, notando che sussurrava qualcosa a Darleene. Di colpo, il locale venne inondato con Señorita, di Camila Cabello e Shawn Mendes. Lei si voltò verso la sorella, porgendole la mano. «Ballare!» esclamò, facendo sorridere i suoi genitori.

Amy scosse la testa, ridendo. «Oh, no no. Scordatelo.» disse continuando a muovere il capo in un cenno negativo. Maya rise, cominciando a volteggiare a caso per tutto il locale, ridendo a squarciagola. Sorrisi e la guardai, scuotendo la testa, mentre lei ballava tra i tavoli, tirando con sé Jace e Amy, che si lasciarono trascinare da lei.

Ballava come se dovesse fare questo prima che il suo mondo crollasse. Erano scomparse le pareti, i tavoli, la gente intorno a lei. C'era solo la sua risata che echeggiava per tutta la sala, il suo corpo che volteggiava insieme ai suoi fratelli e la bellezza che acquisiva ogni volta che era felice. Mi voltai con la sedia, per guardarla meglio. Sembrava che non le importasse nulla, se non di seguire la musica e veder sorridere sua sorella. Rivolsi uno sguardo verso i suoi genitori, che li guardavano con occhi pieni d'amore, come se fossero fieri dei figli che avevano cresciuto. E lo sarei stato anche io, se fossi stato al loro posto. Jace le abbracciò entrambe, alzandole da terra e facendole voltare, mentre la canzone piano piano si spegneva. Maya aveva un dono che pochi al mondo possedevano: sapeva far sorridere gli altri, anche se lei non sorrideva mai. La musica cessò, così i tre ragazzi, con ancora la ridarella, presero posto al loro tavolo, parlottando tra loro. Mi voltai verso mia nonna, sospirando, mentre la vedevo sorridere di cuore.

«Tuo nonno diceva sempre una cosa.» sussurrò.

Alzai un sopracciglio, appoggiando una mano sul mento. «Cosa, nonna?» chiesi.

Sorrise nostalgica, appoggiando la sua mano segnata dall'età sulla mia, ancora giovane. Due pelli in contrasto che esprimevano e dimostravano l'esperienza con l'inesperienza. Due vite diverse, ma legate dall'affetto. Una già vissuta, già passata, già sofferta; l'altra ancora da vivere, da scoprire, da percorrere. «Innamorati sempre di chi non si preoccupa a ballare per strada, con la musica ad alto volume o solo dentro la sua testa. Perché chi ha il coraggio di essere allegro anche quando il mondo gli dà tutti i motivi per non esserlo, ha capito qual è la vera essenza della vita.» recitò con nostalgia, stringendo poi la mia mano.

Sorrisi, voltandomi verso Maya, che in quel momento rideva di gusto assieme a Jace e suo padre. «Lei è un sole, nonna. Uno di quelli che non possono spegnersi, mai.» sussurrai.

Dopo aver consumato un pranzo degno di nota, io e i miei amici decidemmo di spostarci in camera mia, per oziare sul mio comodissimo letto. Stavamo giocando a fifa, in assoluto silenzio, mentre Jason era l'unico a non avere il controller in mano. Premeva freneticamente sullo schermo del suo cellulare, con espressione totalmente seria e decisamente poco rilassata. Gli rivolsi uno sguardo veloce, prima di mettere in pausa il gioco. «Ehi amico, stai bene?» chiesi, alzando un sopracciglio. La sua risposta non era stata molto soddisfacente, si era limitato ad alzare lo sguardo e non proferire parola alcuna, per poi riposarlo di nuovo sul display.

«Pare che stia litigando da stamattina con Hailey, e lei non sembra essere propensa a mollare la presa.» sussurrò Alex, rigirandosi il controller tra le mani.

Jason sospirò, lanciando letteralmente il telefono sul letto. «È che non la capisco. Si è arrabbiata solo perché ieri sera ho fatto tardi con Alex. So di aver sbagliato, perché non le ho scritto per tutta la serata, contattandola solo alle cinque del mattino. Ma non vedo perché deve tirarla per lunghe, errare è umano!» esclamò rabbioso, stringendo i pugni. Feci un lungo e ponderato respiro, prima di alzarmi e mettermi al fianco del mio amico.

«Molto spesso, quando compiamo degli errori, è bene che provassimo a metterci nei panni di chi ha subito il torto. Probabilmente, Hailey, sapendo che eri uscito con gli amici, ha cominciato a pensare al peggio e si era preoccupata che ti fosse accaduto qualcosa di brutto.» spiegai, appoggiandogli una mano sulla spalla.

Lui annuì, passandosi una mano sul viso. «Ho capito, sì. Ma come faccio a farmi perdonare se non fa altro che attaccarmi senza darmi il tempo di spiegare?» replicò disperato.

Feci spallucce, sorridendo appena. «Beh, sicuramente non dietro ad un telefono, Jas. Va da lei, dovunque si trovi. Sono sicuro che faccia a faccia le cose diventeranno più semplici.»

Alex balzò in piedi, guardandoci. «Archie ha detto che sono da Maya. Possiamo fare irruzione in casa sua, così non può evitarti.» disse come se fosse stato colto da un'idea pazzesca.

«Irruzione? Non credi sia un po' esagerato? Basta solo bussare alla porta e aspettare che qualcuno venga ad aprirci.» borbottai ridendo.

Alex ruotò gli occhi, sbuffando. «Ma l'idea di irrompere in casa sua era figa. Tipo agente dell'FBI.» mormorò dispiaciuto.

«L'FBI lo chiameranno per noi, se solo provassimo a darti retta. Andiamo dai, prima strappo il cerotto e prima smetterà di bruciare.» borbottò Jason.

Quando parcheggiai davanti casa di Maya, non avevo previsto per niente che Jason avrebbe fatto delle storie per scendere. Ciò significa che io e Alex eravamo stati costretti a trascinarlo fino alla porta, per poi sistemargli la giacca alle spalle una volta aver premuto sul campanello. Ad accoglierci era stato il signor Ross, che ci stava fissando con un sopracciglio alzato. Gli rivolsi un debole sorriso, prima di schiarirmi la voce.

«Signor Ross.» pronunciai a mo' di saluto. «Maya è in casa?» chiesi speranzoso. Le probabilità che fossero usciti erano molte, per cui speravo con tutto me stesso che non l'avessero fatto.

L'uomo annuì, lanciando un'occhiata ad Alex e Jason, che sembravano sul punto di morire d'imbarazzo. «Sì, pare che sia in casa.» disse spostandosi per permetterci di passare. Ci fermammo nel salotto, guardandoci intorno con disagio, mentre lui si schiarì la voce. «Potete salire, ragazzi.» disse indicandoci il piano di sopra.

Jason corse per le scale, sicuramente voleva evitare il padre di Maya. È un uomo fantastico, per carità. Ma all'epoca incuteva un terrore davvero raccapricciante. Oggi, capisco perché lo vedessi come un essere terrificante, dopotutto ero quello che prima o poi le avrebbe portato via la sua bambina. Portai la mano alla maniglia, aprendo la porta della stanza e bloccandomi all'istante. La scena che mi si era presentata era un misto tra divertente, imbarazzante e anche un tantino piacevole. Hailey era sdraiata sul letto, che osservava Maya e teneva la testa appoggiata sulla pancia di Archie, mentre la padrona della stanza era letteralmente in intimo. Si era interrotta nell'istante in cui avevamo aperto la porta ed era paralizzata. Feci un sorriso beffardo, incrociando le braccia.

«Okay, voi cosa...?» borbottò la ragazza confusa, grattandosi il capo.

«Cosa stiamo facendo? Potrei farti la stessa domanda.» dissi guardandola da capo a piedi, con espressione compiaciuta.

Si guardò il corpo, spalancando gli occhi. «Oh, merda! Fuori dalla mia stanza! Mi... mi vesto e vi chiamo io.» disse spingendoci letteralmente fuori e sbattendo la porta. La mia schiena venne a contatto in modo violento con il muro. Scivolai sul pavimento e scoppiai a ridere, reggendomi i fianchi.

«Credo che questa sia la mia parte preferita della giornata, finora.» dissi ridendo ancora.

Jason rise, chiudendo gli occhi. «Le loro facce!» disse a fatica.

Alex annuì. «E quanto è sexy Maya!» calò il silenzio. Ci voltammo tutti e due verso il ragazzo. Jason confuso e io serio. Alex rise nervoso, passandosi una mano sul viso «Ma off limits, giusto. Era un parere. Non avete sentito nulla.» borbottò, allontanandosi da me.

Maya aprì la porta, schiarendosi la voce. «Okay, potete entrare. E la prossima volta...»

«Bussiamo prima di fare irruzione in camera tua, sì.» mormorai entrando e buttandomi sul letto.

Hailey guardò male verso Jason, sospirando. «Cosa ci fai qui?» chiese fredda.

«Sono venuto per parlare.» sussurrò il mio amico.

«Parlare? Che cosa ironica! Ieri sera non ne avevi molta voglia, o sbaglio?» disse acida.

Archie scosse la testa, guardando la sua amica. «Non credi di esagerare un pochino, Hailey?» chiese a bassa voce.

«Esagerare? Io? Per lui non conto un cazzo e io esagero?» urlò, balzando in piedi.

Jason chiuse gli occhi, passandosi la lingua tra le labbra. «Sei una fottuta psicopatica del cazzo! Ti ho detto che il telefono mi si era scaricato!» urlò il mio amico, disperato.

«Se sono una psicopatica lasciami!» rispose a tono.

Maya si mise fra i due, allargando le braccia. «Ehi, stop. Non è questo il modo di parlarne. Andate a farvi un giro e la risolvete come persone civili.» disse calma.

«Victoria Secret's ha ragione.» dissi ridendo appena.

Maya mi guardò male, lanciandomi un peluche. «Taci, idiota.» disse acida.

«E comunque, l'intimo scoordinato non era per niente sexy.» mormorai ridendo.

Maya alzò un sopracciglio. «Mi scusi, Dio del sesso.» sussurrò ironica.

Mi passai la lingua tra le labbra, guardandola. «Vuoi vedere di cosa sono capace, santarellina?»

Hailey mi guardò male. «Scusate! Potete provocarvi più in là che io e Jason siamo in crisi?» sibilò nervosa.

Jason si passò una mano sul viso, sospirando. «Okay, andiamo a fare un giro, ti va?» sussurrò.

Hailey lo guardò, annuendo leggermente. «Parlarne da soli potrebbe solo farci bene.» borbottò.

Maya guardò la sua amica, per poi lasciarsi cadere nella sedia girevole e puntare lo sguardo su Alex, che ricambiò l'occhiata. «Allora, ehm... tornate integri.» disse il mio amico, ridendo.

La sera era calata in un battibaleno, così come il silenzio rilassante che circondava le mura di casa mia. Ero sdraiato nel letto, con il volto puntato verso il soffitto e le cuffie infilate nelle orecchie, che davano in riproduzione un pezzo di Drake. Sospirai, notando che la musica venne interrotta a causa di una chiamata. Guardai verso lo schermo e risposi, sorridendo.

«Ehi.» era Maya.

«Buonasera. Qual buon vento ti ha portato alla decisione di chiamarmi?» chiesi divertito.

Sospirò, rimanendo per un attimo in silenzio. «Lo sai che in chimica faccio schifo, sì? Bene. Sapresti dirmi se lo zolfo può essere diluito in acqua?» chiese speranzosa.

Ridacchiai. «Stai facendo chimica a quest'ora? In ogni caso, no. È solubile solo in alcuni solventi organici, soprattutto nel solfuro di carbonio.» spiegai stiracchiandomi.

«Tra due giorni c'è il test e io temo che di questo passo non lo passerò mai.» borbottò lei disperata.

«Vedi il lato positivo, prenderò il turno con voi quindi potrò aiutarti.» ammisi passandomi la mano tra i capelli.

«Non oso immaginare quando passeremo alla verifica pratica.» ridacchiò.

Scossi la testa. «Ah, quella è semplice. Per capirla mi baso sui rapporti umani: ci sono due persone che insieme non fanno alcun effetto, chi va d'accordissimo e chi... va in fiamme.» risi.

«Tipo come il laboratorio di chimica tra qualche settimana?» disse lei ironica, ridacchiando.

«Ah, se ci metterai le mani tu... sicuro.» dissi divertito, passandomi una mano sull'addome nudo.

Lei rimase in silenzio per un po', per poi sospirare. «Jamie...» sussurrò, facendo un altro profondo respiro.

Aggrottai la fronte, perplesso. «Sì, Maya?» chiesi, tirando una sigaretta dal pacchetto e accendendola.

«Mi piace, parlare con te.» sussurrò.

Sorrisi, chiudendo per un attimo gli occhi. «Anche a me, Maya.» ammisi a bassa voce.

Rimase di nuovo in silenzio, per poi sospirare. «Buonanotte, Jam.»

«Buonanotte.» risposi, staccando la chiamata e girandomi su fianco, provando a dormire.

Mi rigirai più volte sul letto, passandomi poi una mano tra i capelli, sorridendo.
Maya stava inesorabilmente invadendo i miei pensieri e rendendo le mie notti insonni. 

-Spazio Autrice

'Sti due non la raccontano giusta! Chissà cosa combineranno più avanti. Ci vediamo venerdì, con un capitolo un po'... Particolare! 😂 A presto! ❤️

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