1. Primo giorno da Junior
Maya
Prima di cominciare a raccontarvi la mia storia, vorrei prima soffermarmi sulla parola che descrive il periodo della mia vita di cui vi racconterò. L'adolescenza. Detta così, sembra una parola abbastanza banale, pronunciata così tante volte da perderne anche il valore e il significato. Per questo vorrei soffermarmi sull'etimologia della parola stessa.
La parola adolescenza deriva dal termine latino adolescens, ovvero il participio presente di adolescere, composto da ad rafforzativo e alere nutrire. Quindi, in sostanza, che si sta nutrendo. Sì, la cosa vi sembra meno chiara, lo so. Quindi, vi spiego il mio banalissimo punto di vista, sperando che in certo modo possa diventare anche il vostro. Secondo il significato della parola, l'adolescente è colui che si sta nutrendo. E voi vi chiederete, nutrire di cosa esattamente? Di esperienze, cari lettori. L'adolescente si sta nutrendo di esperienze. Quelle piccole cose che, negli anni precedenti, abbiamo vissuto e ci hanno portati dove siamo adesso, in questo preciso istante della nostra vita. Ogni tappa della vita è importante: l'infante nutre il bambino che a sua volte nutre l'adolescente che conclude il ciclo con l'adulto. È un circolo vizioso. Conferma la classica regola che afferma che nella vita non si smette mai d'imparare. Ci nutriamo di sensazioni, di sbagli, di certezze. E queste, cari lettori, ci aiuteranno a formare quello che saremo. Voi vi chiederete a questo punto: ma l'adulto? Da dove le trae le sue esperienze? Da chi impara qualcosa? Dal mondo, ragazzi miei. Impara tutto ciò che deve sapere dal mondo. Guardando oltre, scoprendo cose che magari non ha ancora scoperto e osservando gli altri con più attenzione.
Ecco, adesso che avete capito il mio punto di vista riguardo a questa fase tanto sconosciuta della vita, potete benissimo mettervi comodi e leggere la mia storia. Una di quelle che narrano la vita di una ragazza normale, che vive in una famiglia come tutte le altre e spera di diventare un'adulta realizzata. La storia di un ragazza, che all'inizio di quell'anno scolastico, aveva spezzato le apparenze, scoprendo che al di là di esse, c'era un modo meraviglioso. Il racconto di come io ho nutrito la ragazza che vi sta parlando oggi.
Il mattino.
Non esiste momento più odioso di tutta la giornata. In quel lasso di tempo in cui la sveglia suona, ti rendi conto che devi alzare il culo dal letto e cominciare l'anno scolastico. Per noi adolescenti, era un massacro. Non era facile dover sopportare di nuovo i professori, i compagni di classe, la marea di compiti che ci venivano assegnati. Ricominciare dopo tre mesi di puro divertimento, avrebbe dovuto essere illegale. L'unica cosa positiva di tornare tra i banchi di scuola, era rivedere gli amici. Quelli che c'erano sempre stati dal primo anno, come Hailey e Archie, i miei migliori amici dai tempi dell'asilo. Ci siamo conosciuti tra quei banchi, a soli tre anni, e ancora oggi percorriamo le stesse strade, odiamo la stesse gente e amiamo lo stesso cibo a mensa.
Hailey è la ragazza più riservata che abbia mai visto. Se non la conosci, potrebbe sembrare una di quelle timide, poco divertenti e sicuramente chiuse in sé stesse. Lo stesso non posso dire io, che la conosco da una vita e posso assicurare che non esiste persona al mondo più pazza di lei. Una volta che lei decide di farti entrare nella sua vita, di colpo si trasforma, diventando la pura essenza del male e dell'ironia. È bisex, per cui sono abituata a battute poco richieste sul mio fondo schiena o le mie tette, ma nonostante ciò l'amo da morire.
Archie è il classico tenerone. Dolce, comprensibile e super super super figo. Nonostante se lo possa permettere, non fa il puttaniere in giro, preferisce uscire con le persone che gli piacciono davvero. Nasconde il suo lato tenero dietro il sarcasmo pungente e il carattere sfacciato. Ma noi lo conosciamo, sappiamo bene che quello che mostra non è quello che è.
Insieme, siamo qualcosa di unico, impossibile da dividere. Ci avevano provato un sacco di professori, visto i svariati casini che combinavamo in quei lontani anni scolastici, ma come sempre si erano arresi e non avevano più messo parola sul trio da manicomio.
«Mayaaaa è ora di alzarsi!» Jace Ross, quel ragazzo che secondo la legge fisica del Dna, è mio fratello. Moro, alto, fisico scolpito e molto in voga tra le mie compagne di scuola, che sbavavano davanti a lui. Ogni giorno, mi chiedevano se mi accompagnasse o mi venisse a prendere e quando la mia risposta era uno scuotimento di testa misto ad una smorfia contrariata, se ne andavano via con le loro faccette deluse. È mio fratello, stronze, dovevate togliervi di torno.
Mi alzai dal letto e fissai il mio volto allo specchio, decisamente segnato dal sonno. Una settimana prima, ero a Cancun insieme agli amici di mio fratello e in quel momento ero dentro la mia stanza a sperare che quell'anno scolastico, per come fosse iniziato, sarebbe finito presto. Non si poteva avere un replay dell'estate? Presi un top a maniche corte dell'Adidas nero, una tuta blu della stessa marca, e le Sam Smith bianche e blu. Insomma, non era male come outfit da primo giorno di scuola. Feci una smorfia e legai i capelli in una coda, mettendo un po' di mascara e un filo di rossetto rosso. Fortuna che la doccia l'avevo fatta il giorno prima, altrimenti con la velocità che avevo, col cazzo che ci sarei arrivata in orario.
Presi la cartella, assicurandomi ancora una volta che ci fosse dentro tutto il materiale necessario, e scesi di sotto, sospirando.
«Buongiorno, Maya! Hai sonno, eh? Così impari a fare tardi la notte!» Amy Ross, la più piccola della famiglia Ross, nonché mia sorella minore. Era un undicenne rompicoglioni che stava per iniziare le tanto temute scuole medie. Era tenera, vista dall'esterno, ma se solo avessi provato ad avvicinarti, ti avrebbe mangiato con le sue urla stridenti.
Feci una linguaccia, prendendo un pezzo di pancake. «Perché non pensi a come ambientarti nella nuova scuola, anziché infastidire me?» dissi beffarda, cospargendo di sciroppo d'acero la frittella, fino a far schifo.
«Maya, non spaventare tua sorella!» esclamò mia madre. Helena Cartner, un metro e settanta di dolcezza e pazzia. Mia madre è la donna più folle che io conosca, credetemi. E mio padre, beh lui è solo più pazzo di lei perché nonostante tutto l'ama ancora.
«E tu sistemati le trecce.» borbottò mio padre indicando Amy.
Jace sbuffò, girando la forchetta sul piatto. «Ma una colazione in santa pace in questa casa si può avere?» chiese scocciato.
«No!» esclamammo tutti e quattro all'unisono. La sua risposta? Un'alzata di pollice. Carino. Devo ammettere che la mattina era così simpatico da farti sprizzare gioia e simpatia da tutti i pori.
«Lo so che mi amiii!» dissi riempiendolo di baci. Il ragazzo sbuffò, guardandomi male. Vi spiego come funziona nella famiglia Ross. Il fratello maggiore viene torturato dalla sorella che sta in mezzo e dalla più piccola, mentre la sorella che sta in mezzo, ovvero io, vengo torturata dalla minore. È semplice, no? Ve la faccio più facile, gira tutto intorno alla rottura di coglioni.
Jace si alzò di scatto, asciugandosi la bocca. «Bene, io vado al college. Buon inizio anno!» disse dando un bacio a me e mia sorella.
Feci una smorfia, annuendo. «E tu buono studio!» esclamai.
Una volta finita la nostra colazione, tra strilli di mia madre riguardo l'orario e sbuffi continui di mio padre per la sua voce squillante, corremmo verso la macchina. Per quella mattina, niente litigi su chi avesse preso il posto davanti, visto che erano presenti sia mamma che papà. Naturalmente, non potevano mancare alla cerimonia di inizio anno della piccola Amy. Appoggiai la testa sul sedile, prendendo il telefono e facendo cose totalmente a caso. La mia scuola, la Red Hills High School, non era molto distante da casa nostra. E direi per fortuna, altrimenti avrei ancora dovuto sorbirmi le canzoni ottocentesche di mio padre. Non li ascoltava nemmeno mio nonno ai tempi della Seconda guerra mondiale. Ci fermammo davanti al cortile, segno che per me era ora di volatilizzarmi.
«Maya, fai attenzione, studia e non farti richiamare...» disse mia madre.
«... cerca di non farti prendere di mira, ricorda che sei una borsista e potrebbero pensare subito male di te...» continuò mio padre.
«... e per finire, buon anno!» esclamarono all'unisono.
Ruotai gli occhi, sbuffando. «Siete molto incoraggianti. Ci vediamo più tardi.» borbottai baciandoli in guancia. Guardai mia sorella e sorrisi appena. «Buona fortuna alle medie, tra poco ti arriverà il ciclo.» la presi in giro, uscendo dalla macchina, non prima di beccarmi uno schiaffetto sul braccio da mia madre. Avevo fatto strillare mia sorella, missione compiuta. Avrebbero dovuto sopportatela durante il tragitto, i miei genitori.
Percorsi il viale della mia bellissima scuola, guardandomi intorno e sorridendo enormemente ai miei due migliori amici, allargando le braccia per abbracciarli.
«Hailey, Archie!» esclamai, affondando tra le loro braccia.
«Ciao, tesoro!» esclamò Hailey, pizzicandomi la guancia.
«Com'è andata la vostra estate?» chiesi allegra, scompigliando i capelli di Archie.
«Ho fatto Boxe e ho passato due mesi in un lago che non ti dico, è stato stupendo.» disse Archie prendendomi a braccetto, per entrare.
«Sì, beato te. Io ho dovuto lavorare alla gelateria di mia madre, in Messico. Non ti dico il caldo pazzesco che faceva, mi chiedo perché abbia deciso di aprirla lì e non da noi.» borbottò Hailey infastidita.
Scoppiai a ridere, scuotendo la testa. «Perché in Messico in estate c'è più affluenza. Io ero a Cancun, se mi avessi chiamato, avrei fatto un salto lì da te!» esclamai raggiungendo il mio armadietto e digitando la combinazione. Infilai dentro i libri, lasciando con me solo il necessario, e guardai Archie, che sembrava essere assorto.
«Non è stata una bella estate senza di voi, comunque...» sussurrò lievemente.
Sorrisi con dolcezza e lo abbracciai, tirando anche Hailey verso di noi. «Adesso siamo tutti qui, però!» dissi allegra.
Le porte dell'ingresso si spalancarono di colpo, creando un rumore assordante. Alzammo lo sguardo per capirne la fonte, per poi ruotare gli occhi.
Alex Morgan e Jason White, capitanati da niente di meno che Jamie Reyes. Tre ragazzi alti tanto quanto stronzi e puttanieri. Portavano la giacca della nostra squadra di football, i Red Devils, e come ogni anno camminavano vicini, sorridendo ad ogni essere vivente dotato di organo genitale femminile. Il più alto, Jason, aveva la pelle olivastra, i capelli di media lunghezza neri e un sorriso snervante stampato in viso. Un metro e novantadue di bastardaggine mista alla stupidità, in pratica. Il più basso, ovvero Alex Morgan, portava i capelli in alto, leggermente sistemati con il gel, rigorosamente castani, la sua pelle era mulatta e i suoi occhi scuri. Era al centro tra i due, ed era fiero di camminare nel suo metro e settantacinque. Almeno fosse stato intelligente tanto quanto era alto. E per ultimo, ma non per importanza, Jamie Reyes, un metro e ottantadue di puro male, mischiato alla sfacciataggine che lo caratterizzava. Capelli scuri, tirati indietro, con due soli ciuffi che gli scendevano sulla fronte, pelle chiara e occhi verdi. Uno stronzo di prima categoria, se consideriamo che era lui il capo del trio. Insopportabile, disgustoso e decisamente poco raccomandabile. Loro tre erano i casinisti nati, ma anche quelli più ambiti tra le giovani donzelle, che detto tra noi, non ne erano mai a corto.
Ruotai gli occhi, osservando ancora i loro sorrisi sfacciati e la lingua di Jamie che passava tra le sue labbra carnose. Okay, erano bravi a mettersi in mostra, ma era un teatrino assolutamente patetico.
«Andiamo?» chiesi a miei amici.
Loro annuirono. O per lo meno, Archie sì, Hailey stava ancora fissando intensamente Jason. Ruotai gli occhi e la tirai dal braccio, portandola in classe di chimica. Ero pronta ad affrontare un altro giorno alla Red Hills, a meno che non ci fosse stato qualcuno pronto a rovinarlo.
E questo, nel mio liceo, dovevi prevederlo sempre. Era impossibile avere una giornata tranquilla tra quelle mura, neanche se lo avessi chiesto in ginocchio. Speravo solo che non ci fossero di mezzo cheerleader o giocatori di football. Per il resto, niente poteva scalfirmi la giornata.
-Spazio autrice
Ma ciao! Eccoci con l'effettivo primo capitolo di questa nuova avventura. Come avete potuto notare voi stessi, il capitolo porta all'inizio il nome del narratore, ovvero la protagonista. Perché? Beh, perché questa storia sarà composta da due punti di vista differenti! Spero che questo nuovo stile di scrittura possa piacervi, perché io quando l'ho letto per la prima in A un metro da te, l'ho adorato. Detto questo, vi presento Maya! Siamo ancora all'inizio, per cui state conoscendo solo una minima parte di lei. Più andrà avanti la narrazione, più scopriremo qualcosa di nuovo su di lei. Ne approfitto di questo piccolo spazio per augurare buon compleanno a HRNotRealName, mi sa che ormai te li faccio dovunque. Facciamole un bellissimo regalo, corriamo tutti a leggere Save Me boy! C'è quel *tossisce figo di Dylan Sprouse* tossisce di nuovo. Detto ciò, non mi dilungo ancora e vi dò appuntamento a martedì! Spero che questo breve capitolo vi sia piaciuto. ❤️
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