WORKING CLASS HERO
TRACK 8: KISS, Prince
I just want your
extra time
and your...
La mattina dopo la festa, per Ginevra, é un completo disastro. Dopo non aver chiuso occhio tutta la notte, riuscendo ad addormentarsi solo verso le cinque, alle sei e mezza spalanca gli occhi al primo trillo della sveglia e in preda all'ansia si butta giù dal letto.
Il faccione di Max le compare dietro le palpebre mentre si stropiccia gli occhi e i primi pensieri della giornata sono insulti di ogni genere rivolti a lui e a quella stupida festa. Insulti che peggiorano quando cattura il suo riflesso nello specchio, il quale rimanda un volto più pallido del solito e solcato da scure e profonde occhiaie.
In quel momento, Ginevra capisce che quella non sarà una giornata facile.
In cucina trova Dom seduto a fare colazione, decisamente più riposato di lei e con un bel sorriso sulle labbra. Farsi la mia migliore amica lo rende più felice del solito, pensa Ginevra mentre si avvicina alla caffettiera ancora mezza piena per versarsi un po' di caffè.
<<Non finirlo tutto>> le dice Dom, con la bocca piena di cereali <<Lasciane un po' per Crissie>>
Ginevra quasi molla la presa sulla caffettiera, rischiando di farla cadere per terra. Spalancando occhi e bocca si gira di scatto verso il fratello e ritrovandosi improvvisamente senza voce sussurra un <<cosa?>>
Dom, alzando gli occhi dalla tazza di latte, la guarda con fare innocente senza decidersi ad abbozzare una risposta, ma sono i fatti a parlare considerando che dopo qualche secondo è proprio Criss ad entrare in cucina. Con i capelli scuri spettinati e mezzi raccolti in una crocchia, addosso un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt di Dom, si fionda ad abbracciare quest'ultimo piegandosi verso lo schienale della sua sedia e gettandogli le braccia al collo. Senza rendersi conto che la sua migliore amica è lì ad osservare allibita la scena.
Pensare che un tempo Criss andava in quella casa per lei e ora, invece, per farsi Dom, le fa passare la voglia di ingurgitare qualsiasi cosa per paura di vomitare seduta stante.
<<Ommioddio>> è tutto ciò che riesce ad uscire dalle labbra di Ginevra prima che muova il primo passo per uscire dalla cucina. Criss, sentendo la sua voce, sobbalza e lascia cadere le braccia dal collo di Dom.
<<Gin>> fa per chiamarla la bruna, allontanandosi da un Dom che attende passivamente che quell'incontro abbia fine, per lanciarsi contro la sua amica e afferrarle il polso <<Ginny, ti prego, parliamone>>
Ginevra, come se avesse preso la scossa, ritrae il braccio e lancia un'occhiata carica di disprezzo verso l'altra.
<<Vado a dare di stomaco>> è l'unica risposta che le dà, lasciandosi poi alle spalle Criss e Dom per tornare frettolosamente di sopra. Non sa spiegarsi la sensazione che le pervade lo stomaco in quel momento, ma le fa sicuramente passare ancora di più la voglia già quasi inesistente di vivere quella giornata.
Suo fratello e la sua migliore amica, nonché l'unica che le sia rimasta, stanno insieme, è tutto ciò che Ginevra riesce a pensare è a quanto questo la faccia sentire messa da parte. Persino da loro.
Si chiude in bagno per un tempo indeterminato, con la testa tra le nuvole mentre con movimenti meccanici e automatici si dà una sistemata. Le dita quasi le tremano mentre si toglie il pigiama per infilarsi un paio di pantaloni a caso e un maglioncino tirato frettolosamente dal cassetto dell'armadio. L'unica cosa che ricorda la ragazza che era ieri sera, ora, sono solo i capelli rimasti in piega, per il resto è di nuovo il mezzo maschiaccio sciatto e poco curato degli ultimi quattro anni. Ed è questo ciò che le tocca essere.
Ginevra torna al piano di sotto e si fionda fuori dalla porta di casa prima che un Dom o una Criss possano anche solo pensare di fermarla per parlare, uscendo per strada in quel freddo lunedì mattina. E' ancora prima dell'orario in cui solitamente si muove per andare a lavoro e le strade sono deserte, immerse nella calma e nel grigiore di Gennaio.
L'unico rumore oltre ai suoi passi, dopo qualche minuto di camminata, è l'arrivo di un messaggio sul suo telefono che quasi la fa sobbalzare tanto è il silenzio.
@Jaques: Non andare al bar, il caffè è già qui. Ti aspettiamo.
Il messaggio, nonostante i pensieri nella sua testa siano tutt'altro che divertenti, la fa sorridere. Si immagina l'espressione che avrà fatto Claire, la barista, nel veder entrare Jaques al suo posto.
Io pensiero che la mattinata di Claire sia cominciata col piede giusto perché non è andata Ginevra al bar ma suo cugino certo non aiuta il suo morale. A quanto pare va di moda, tra le persone che la circondano, preferire di passare del tempo con chiunque tranne che con lei. Sopratutto quella mattina.
Ginevra resta a fissare lo schermo del telefono per qualche altro secondo prima di metterlo via e anche se vorrebbe uccidersi solo per averlo pensato, si rende conto di essere sorpresa di non aver trovato un qualche messaggio di Max.
Per fortuna passare il cancello dell'officina le impedisce di proseguire con qualsiasi altra stupidaggine del genere.
Prendendo un grosso respiro di incoraggiamento attraversa il sentiero di ciottoli fino alle serrande mezze abbassate dell'officina e come sempre Jaques è lì, pronto a tirarne una su per farla passare.
<<Buongiorno>> la saluta lui, con uno strano sorriso sulle labbra.
Ginevra lo nota e si ferma davanti a suo cugino, alzando un sopracciglio. Jaques quasi non riesce a trattenere una risata.
<<Jaq?>> pronuncia il suo nome con fare interrogatorio, domandandosi perché siano tutti così strani queslla mattina. Incredibile.
Jaques non parla, ma continua a guardarla con gli occhi chiari spalancati e le labbra strette, arricciate, come se si stesse sforzando a non dire qualcosa.
Un rumore attira l'attenzione di entrambi e, contemporaneamente, si girano verso lo stanzino sulla parete di fronte a loro. La porta sembra essersi spalancata senza motivo, finché non ne esce Max. Con una tuta da meccanico.
<<Come sto?>> domanda guardandosi intorno con un sorriso da perfetto idiota, l'espressione divertita <<Uh, Gin sei arrivata>>
Ginevra resta a fissarlo sotto una doccia di sensazioni contrastanti, senza sapere se saltargli addosso per strangolarlo o scappare dall'imbarazzo immaginandosi cosa possa aver detto a suo padre per giustificare la sua presenza lì.
Non appena riesce a muoversi, ripresa dallo shock e con il cuore che le batte nel petto in un modo fastidiosamente veloce, comincia a camminare verso Max con fare decisamente infuriato, come se fosse un toro e Max una svolazzante bandiera rossa.
Con il dito puntato contro di lui che gli finisce sul petto non appena è vicina abbastanza lo spinge all'indietro fino a farlo rientrare nello stanzino, chiudendo poi con violenza la porta dietro di loro.
<<Cosa non capisci di "Addio" e "Fanculo", Max?>> gli urla contro Ginevra facendosi se possibile ancora più vicina, tanto che per guardarlo negli occhi deve tenere la testa alzata. Lui guarda in basso e i loro nasi si sfiorano, ma nessuno dei due si sposta.
<<Ti faccio questo effetto con la tuta?>> risponde lui, col suo solito fare scherzoso. Per Max niente sembra importante ed ogni momento è buono per fare una battuta, ma Ginevra questo atteggiamento non lo tollera, per questo non ride come invece fa lui, crogiolandosi nella propria ironia. Il suo sorriso è vicino come non lo è mai stato.
<<Max sei un coglione>> dice allora Ginevra, tirando fuori una delle tante cose di lui che ha pensato questa mattina. Può sembrare stupido, ma dirlo è liberatorio. Insultarlo dal vivo e non più solo nella sua testa è come togliersi un peso.
La cosa divertente? lui non sembra prenderla male.
<<Mmm si, la maggior parte delle volte>> annuisce, contro ogni aspettativa. Nel farlo, la punta del suo naso accarezza quello di Ginevra che subito si tira indietro, mettendo qualche centimetro tra lei e il biondino, tra lei e il sorriso di lui che è ancora lì, con una vena di tenerezza in più rispetto a prima <<Ma Gin, posso dimostrarti che sono anche tanto altro>>
Il modo in cui ogni traccia di risata scompare dal suo tono, che risulta dolce e al tempo stesso profondo, la scuote. Le fa muovere qualcosa nello stomaco, qualcosa che quasi si vergogna di sentire e che quindi sopprime reagendo alle buone intenzioni di Max con un'espressione sarcastica e un suono di scherno gutturale che le graffia la gola.
<<Dovresti andar via>> afferma lei, dandogli le spalle e aprendo la porta.
Max però non segue il suo gesto con lo sguardo, continua a guardarla. Si sente spiazzato, fuori luogo, senza sapere esattamente cosa fare. Non è stato mai trattato così e non sa se dover andare via per salvare il suo orgoglio o restare e provarci ancora, almeno un'altra volta, per vedere se magari non è vero che lei non lo vuole lì. Per avere la chance di riscattarsi.
Nessuno dei due parla però, restando così fermi a guardarsi, Ginevra con una tempesta negli occhi di quel blu scuro che quasi ci si perde dentro, Max con le iridi chiare che riflettono quanto in realtà si senta spaesato in quel momento.
Pensava di fare un gesto carino.
<<Credo che dovreste alzare bandiera bianca almeno per un po', il boss ci vuole in ufficio>> si intromette Jaques, aprendo leggermente la porta e piazzandosi sull'uscio con le braccia conserte. Sembra un po' imbarazzato. <<Max, per me puoi restare. Anzi sarei felice di avere un'altra mano>> aggiunge poi, sorridendo.
<<Faccia da scemo è un pessimo meccanico>> sbotta Ginevra, riferendosi a quel primo giorno in cui si sono conosciuti e a quando poi è tornato da loro, ammettendo la sua incapacità nell'aggiustare l'Aston Martin. <<Fa' come vuoi>>
Senza guardare né Max né suo cugino, Ginevra esce dallo stanzino e una volta nel garage prende il corridoio sulla sinistra per raggiungere l'ufficio di suo padre.
<<Buongiorno>> lo saluta, entrando nella stanza con i muri mezzi vetrati dai quali l'uomo tiene tutto e tutti d'occhio. Con fare burrascoso si fionda sul vassoio sul quale sono poggiati una busta di cornetti e quattro bicchierini di caffè, ormai diventato freddo. La prima cosa che pensa però quando lo beve è che non è il caffè del Bar di Claire.
<<Buongiorno>> mormora in risposta suo padre, lasciando stare le carte che stava studiando per spallarsi sulla sedia di pelle e alzare lo sguardo su di lei <<Che gentile è stato Max a portare la colazione>> commenta poi Alberto Giotti, con fare stranamente e incredibilmente dolce. Probabilmente non si è mai rivolto a sua figlia con quel tono.
L'incredulità del momento, ad ogni modo, non le impedisce di pensare alla povera Claire che neanche quella mattina ha potuto godere della presenza di Jaques al bar come invece Ginevra credeva.
<<Non so cosa tu gli abbia detto, ma sono fiero di te per averlo portato qui a lavorare. C'è sempre bisogno di una mano in officina o in negozio, e anche se solo per una settimana potrà farci bene>> continua suo padre.
Ginevra deve ammetterlo, quello è un colpo basso.
Probabilmente lui avrà notato che qualcosa non va o magari l'avrà sentita gridare prima, sa che la permanenza di Max lì è a rischio e si venderebbe l'anima pur di farlo restare. Così quello è l'unico modo per colpire Ginevra: darle la soddisfazione che non le ha mai dato, dirle che è fiero di lei per qualcosa.
Ginevra lo sa benissimo che è così, che è tutta strategia, eppure quelle parole fanno eco nella sua testa e ogni volta che le risente si sente un po' meglio. Suo padre è fiero di lei. Alberto Giotti ha fatto un complimento a sua figlia. Ginevra non era pronta per questo, ed è così inaspettato che per un secondo il resto non conta.
In quel momento però anche Jaques entra nell'ufficio, seguito da un Max abbastanza incerto che invece si poggia con la spalla sullo stipite della porta, senza permettersi di entrare.
<<Max, come ha fatto mia figlia a farti venire qui?>> gli domanda mio padre, facendogli segno con la mano di entrare. Lui sorride leggermente e si poggia con le mani allo schienale della sedia di fronte alla scrivania. Jaques fa per afferrare due caffè e ne lascia uno a Max.
<<Può sembrare strano, ma la sto praticamente pregando per poter lavorare con voi, ho qualcosa da dimostrarle>> spiega lui, con leggerezza <<E magari stando qui mi conoscerete abbastanza da fidarvi a lasciar venire Ginevra con me quando le chiederò di accompagnarmi in Australia per la prima gara della stagione>>
Ginevra, che nel frattempo si era lasciata andare sul divanetto contro la parete, salta in piedi con il cuore nuovamente in gola. La pace e la tranquillità sembrano un ricordo lontano per lei quella mattina.
<<Tutto ciò è imbarazzante>> commenta, fiondandosi verso Max fino ad afferrargli il polso e cominciando a trascinarlo fuori dall'ufficio <<Mettiamoci a lavorare che è meglio>>
<<Questo significa che posso rimanere?>> domanda lui, camminando alle sue spalle.
<<Significa che da oggi segui i miei ordini>> lo corregge Ginevra, fermandosi una volta davanti alla macchina più vicina del garage. Una Mercedes Classe C Cabriolet che li tormenta da giorni.
Solo una volta fermi si gira a guardare Max, trovando il solito ghigno divertito sul suo viso.
<<Potrebbe risultare interessante>> commenta lui, guardandola con un sopracciglio alzato e le labbra stese.
Ginevra alza gli occhi al cielo, già esasperata. È arrabbiata con lui per così tante cose che non saprebbe dire quale le da poi fastidio, ma per qualche motivo quel suo modo di fare riesce a fare breccia nella sua rabbia, nella sua serietà.
Non gli dà la soddisfazione di vederla ridere però un po' si rilassa, anche grazie ai rituali mattutini di Jaques che come sempre la aiutano a ritrovare la pace interiore. Quando infatti suo cugino esce dall'ufficio e li raggiunge in garage come tutte le mattine allunga una mano verso gli interruttori e li spinge tutti contemporaneamente, facendo accendere i neon sopra le loro teste e in tutto il garage, illuminando anche le macchine più lontane. Le vernici lucide cominciano a riflettere la luce e trasformano la stanza in un mosaico di pezzi colorati, dando alle pareti grigie un tocco di vita.
<<Pronti per un'altra meravigliosa giornata di lavoro>> annuncia Jaques, come da tradizione, con quel tono un po' sarcastico e un po' da motivatore. Max lo osserva ammirato, riconoscendo in lui tutta la dedizione, tutto l'impegno che riversa quotidianamente in questo posto. Quando poi Jaques va ad alzare tutte le serrande si gira verso Max e grida <<Max va' ad attaccare tu il mio telefono alle casse, scegli la playlist di oggi>>
Max non se lo fa ripetere due volte e afferrando il cellulare di Jaques, lasciato sulla stessa mensola sulla quale sono poggiate le casse, va a colpo sicuro scegliendo l'unica playlist che potrebbe addolcire la ragazza che continua a fissarlo con fare quasi cagnesco.
<<Lecchino>> commenta lei non appena le note di una canzone di Prince cominciano a fuoriuscire dalle casse. Nel suo sguardo, però, qualcosa cambia e lui soddisfatto scrolla le spalle.
Nel frattempo il garage si riempie con il pieno falsetto del cantante di Kiss e quel carattere un po' funk e un po' elettronico della base.
<<Gli 80's sono un ottimo modo per guadagnare punti>> se la ride Jaques mentre torna da loro, poi poggiando una mano sulla spalla di Max comincia ad elencare il da fare di quella mattina.
Ginevra annuisce, consapevole anche dei ritardi accumulati la scorsa settimana, e Max al suo fianco si impegna a mantenere una faccia che sembri un minimo intelligente. Ovviamente capisce tutto ciò che dice Jaques, solo non saprebbe da dove iniziare a mettere mani. Adora le macchine, quelle scatolette di componenti meccaniche frutto delle più elevate menti dell'ingegneria sono la sua vita, ma lì in officina si parla di problemi normali di macchine "normali". E' come se nei box di formula uno, invece, si parlasse una lingua totalmente diversa, nonostante sia comunque su un aggeggio con un motore e quattro ruote.
Per questo, per catturare subito un minimo di approvazione, approfitta dell'unica cosa che sa di poter fare.
<<Andiamoci a fare un giro e vi dirò dove è il problema>> dice non appena Jaques finisce di parlare e facendo distogliere lo sguardo di Ginevra dalla Mercedes lì accanto a loro. E' proprio a questa che si riferisce Max. Jaques ha detto che sono giorni che provano di tutto senza riuscire a capire cosa non vada, ma Max anche se non saprebbe metterci mani per aggiustarle le macchine le capisce <<Il mio sedere è un detector di problemi meccanici, te l'ho già dimostrato>> aggiunge poi, ridacchiando e rispondendo all'occhiata interrogativa di Ginevra.
Quest'ultima, subito dopo, porta una mano a coprirsi il viso mentre Jaques scoppia in una risata.
<<Non so se voglio chiedervi in che modo tu abbia già dimostrato a Gin le potenzialità del tuo sedere>> dice Jaques, il cui sguardo va da Max a Ginevra e ritorno. Max ride più forte e Ginevra, se possibile, desidera ancora più intensamente di scomparire dalla faccia della terra.
Eppure, sotto i palmi delle mani che le coprono il volto, sta sorridendo, e Max un po' se lo sente, per questo gli viene naturale allungare una mano verso di lei per darle un mezzo spintone e afferrarle subito dopo il polso per liberarle il viso.
<<Mi odi, lo so, ma quanto sarebbero noiose le tue giornate senza di me?>> le dice non appena Jaques si allontana da loro, ricambiando lo sguardo disperato di Ginevra con un entusiasmo che in qualche modo la prende.
Max non ha torto e lei lo sa, solo che ammetterlo ha un costo che non è ancora disposta a pagare. Per questo non risponde, piuttosto è lei a dargli uno spintone prima di raggiungere Jaques vicino alla scatola con le chiavi delle macchine.
Suo cugino, come leggendola nel pensiero, le allunga quelle della Mercedes che Gin senza pensarci due volte lancia a Max.
Quest'ultimo afferra le chiavi al volo mentre un enorme sorriso si fa strada sulle sue labbra, la soddisfazione di aver ottenuto approvazione. Anche per quel giorno, il suo spropositato ego è soddisfatto.
<<Non sorridere tanto, non sai in cosa ti sei andato a cacciare>> lo riprende però subito Ginevra mentre gira attorno alla Mercedes per prendere posto sul sedile del passeggero. La cosa in qualche modo lo infiamma.
In realtà, nessuno dei due sa in cosa è andato a cacciarsi.
Alla fine del giro in macchina Max è risultato davvero una mano preziosa, così come il giorno precedente è riuscito a darle un quadro generale dei problemi dell'Aston Marti che Ginevra non sarebbe mai riuscita a fare, oggi è riuscito a risolvere il rompi capo di quella Mercedes che sembrava insalvabile.
Per il resto della giornata passa attrezzi a Ginevra mentre chiacchiera animatamente con Jaques, con il quale trova facile parlare di qualsiasi cosa. Ginevra forse non si rende conto di quanto Max sia una persona importante, ma Jaques sì e l'idea di averlo lì, di chiacchierare con lui, di vedere quanto possa essere alla mano una persona del genere, lo lascia più che piacevolmente sorpreso.
Certo, vederlo in tv da quel momento in poi risulterà strano, ma mentre ci parla Jaques è sempre più convinto che sarà lui il prossimo grande campione della Formula uno.
Ginevra li ascolta con più attenzione di quella che lascia trapelare, chiedendosi se anche con lei risulterà mai così facile parlare. Un po' invidia suo cugino, il suo modo di piacere sempre a tutti e di riuscire ad aprirsi sempre con tutti, come se chiunque potesse diventare il suo migliore amico da un momento all'altro. Ginevra non ci riesce più. Forse è anche per questo che cerca di rigettare la presenza di Max, perché lui è l'unico nel giro di quattro anni che sta cercando di fare amicizia con lei e lei non ricorda quasi più come si fa. Come si lascia entrare un completo estraneo nella propria vita?
Prima dell'ora di pranzo Alberto si affaccia in officina, chiedendo che qualcuno vada a dare una mano a Dom in negozio. Ovviamente, Ginevra si tira fuori dal ballottaggio per motivi ormai fin troppo palesi vista come è andata l'ultima volta.
Si propone Jaques, ma è Max alla fine ad accettare l'incarico, sostenendo che molto probabilmente sarebbe molto più utile lì che in officina. Lascia sul carrello al suo fianco gli strumenti che stava mantenendo per Ginevra, stesa sotto la Mercedes, e dopo averle lanciato uno sguardo come alla ricerca di approvazione attraversa il garage per seguire Alberto fuori, nel cortile, per poi sparire dalla vista di lei.
Ginevra, prima di tornare al lavoro, intercetta lo sguardo di Jaques, il quale apre la bocca per dire qualcosa ma viene subito fermato da lei.
<<Non ti azzardare a dire neanche una parola su me e Max>> taglia il discorso, tirandosi su dal carrellino sotto la macchina e mettendosi a lavorare sul motore.
Jaques resta a guardarla per qualche altro minuto, poi torna anche lui alle proprie faccende con gli pneumatici di una Cadillac.
Non c'è più musica, si rende conto Ginevra subito dopo. E chissà da quanto tempo la playlist è terminata senza che nessuno ne andasse a scegliere un'altra. Strano come se ne sia accorta solo ora, ora che Max non è più a blaterare al suo fianco.
Ginevra può quasi dire pronta la Mercedes tra le sue mani quando più tardi una vocina attira la sua attenzione, intenta a chiamare il suo nome.
<<Ginny>> ripete nuovamente, e solo allora Ginevra trova la fonte della voce, più riconoscibile per il modo in cui l'ha chiamata che per il tono di voce, con un'insicurezza che certamente non caratterizza la proprietaria.
Criss ha i talloni sulla brecciolina e la punta dei piedi sul pavimento del garage, come se stare un po' fuori e un po' dentro possa proteggerla, e magari convincere Ginevra che non è lì per imporsi nuovamente nella sua vita, ma neanche è pronta a mollare la presa.
<<Mio fratello è di là>> borbotta Ginevra, guardando la sua amica con fare tagliente mentre si asciuga le mani sporche su uno straccio. Criss scuote leggermente la testa, con i capelli scuri che le vanno sul viso.
<<Vorrei parlare con te, non con Dom>> risponde lei, stringendosi nelle spalle <<Sono molto imbarazzata, quindi se ti andasse di venire qui e ascoltare quello che ho da dire, mi faresti un favore>>
<<Sapessi quanto sono imbarazzata io da voi>> controbatte Ginevra, forse un po' troppo dura. La sua amica ferma lì in attesta di una risposta, però, le fa un po' pena, così dopo averla lasciata per qualche altro secondo sola davanti all'entrata getta la pezza sulla macchina e attraversa il garage per raggiungerla.
Ne approfitta per accendersi una sigaretta mentre l'altra la osserva in silenzio, forse senza sapere da dove cominciare.
<<Ginny, io ci tengo veramente a Dom. Lo sai che siamo sempre andati d'accordo, non è un segreto. E quella sera che ci saremmo dovute incontrare a Monte Carlo e tu ti sei dimenticata... io l'ho visto al Jimmi'z, sono andata da lui per chiedergli di te ma tu non c'eri, siamo rimasti a parlare ed è successo qualcosa>> racconta Crissie, lasciando perdere le sue solite doti carismatiche per dare spazio ad un'insieme di frasi sincere, dette così come le vengono in mente.
<<Stai dicendo che siccome non sono uscita con te quella sera perché ero distrutta e mi sono addormentata, tu hai trovato un giusto compromesso farti mio fratello?>> risponde Ginevra, tirando dalla sigaretta senza toglierle gli occhi di dosso.
Anche se Criss è sincera, non riesce a digerire il tutto.
<<E hai trovato anche giusto rimanere a casa mia a dormire sta notte? nella stanza accanto alla mia, ma con lui>> continua sempre lei, lasciandosi totalmente andare <<Il prossimo passo quale sarà? Farti invitare a passare le vacanze con noi? Venire a lavorare qui?>>
La ragazza subisce sia il peso delle sue parole che del suo sguardo, ma non lo distoglie finché qualcosa alle spalle di Ginevra non attira la sua attenzione.
<<Gin>> la chiama Max, prima che Ginevra possa girarsi a guardare il ragazzo con la testa fuori dalla porta del negozio <<Va tutto bene?>>
Sembra preoccupato.
Oltre il vetro accanto alla porta, poi, Ginevra cattura anche lo sguardo di suo fratello, dietro il bancone pieno di clienti ma con l'attenzione tutta rivolta a loro.
Ginevra annuisce e Max, dopo essere rimasto qualche altro attimo ad osservarla, richiude la porta alle sue spalle e torna dentro.
<<Credo che ci sia già qualcun altro a lavorare qui>> cerca di buttarla sul ridere Criss, beccandosi in risposta solo un'altra fulminante occhiataccia di Ginevra. <<Ok, scherzo, ma Ginny, cosa stai combinando con lui?>>
Ginevra per qualche motivo torna a guardare l'interno del negozio, rimanendo lì incollata e senza risponderle. Il suo unico gesto è quello di portare la sigaretta tra le labbra, mentre con gli occhi segue i movimenti di Max attraverso la finestra, osservando il modo in cui lui e Dom parlano dietro il bancone con familiarità, o come sorride ai clienti e scherza con loro, clienti che sicuramente l'avranno riconosciuto.
E' affascinante, ecco cosa. Ginevra potrebbe tenergli gli occhi addosso per tutto il tempo e non si annoierebbe.
<<Come vuoi Gin, sappi che io sto alzando bandiera bianca. Quando vorrai parlarne, di Max Verstappen, di tuo fratello, sai dove trovarmi>> aggiunge la sua amica, cercando di riattirare la sua attenzione. Il tentativo fallisce, così Criss si gira e Ginevra, nonostante abbia perfettamente catturato le sue parole, non le dà la soddisfazione di guardarla andare via.
Non è ancora pronta per accettare tutto ciò, e sopratutto non oggi.
Così aspetta che la sigaretta finisca, tenendo ancora Max sotto mira finché sua madre non esce dal negozio e fa per chiamarla.
<<Ginevra, è ora di pranzo, vieni>> la avvisa, tenendo aperta per lei la porta del negozio. Ginevra butta la sigaretta ormai finita nel posacenere lì accanto e lancia un urlo per avvisare Jaques e Zio Henry del pranzo, poi copre la distanza tra lei e sua madre e si infila nel negozio.
Le viene quasi da ridere quando si rende conto che l'ultimo cliente rimasto, in attesa che Dom gli faccia cassa, è niente meno che Fred. Il signore col pancione sproporzionato che era lì anche quella prima volta in cui Ginevra ha conosciuto Max.
Lui le sorride quando la guarda, facendole un occhiolino.
<<Vedi cosa succede a trattare male noi uomini? Ci conquistate>> dice Fred non appena Ginevra è vicina abbastanza. Lei si lascia andare in una risata, questa volta l'imbarazzo tocca a Max, verso il quale lei si gira ridendo.
Max si porta una mano dietro la nuca e si stringe nelle spalle <<Le piacerebbe>> commenta poi, ridacchiando.
<<Prima o poi non avrai la risposta pronta e ti metterò davvero in imbarazzo>> controbatte Ginevra.
<<Ho fatto il callo dopo anni di interviste>> è la risposta di lui.
Sua madre si intromette nella discussione, incitando Dom a darsi una mossa in cassa e afferrando un braccio a Ginevra e un braccio a Max comincia a tirarli verso la stanza sul retro dove pranzano tutti i giorni.
Per un attimo i due ragazzi rimangono da soli. Ginevra vorrebbe dirgli qualcosa ma non le viene niente, la maggior parte dei suoi pensieri sono rivolti a rendersi conto di come solo poche ore prima avrebbe voluto staccargli la testa mentre in quel momento, inspiegabilmente, quasi apprezza la sua presenza.
<<Allora, come vado come lavoratore? Ho passato i tuoi test?>> è lui a prendere parola, incrociando le braccia e restando a guardarla con un ghigno sul viso.
<<Troppo presto per dirlo, ma continua ad arrivare alla stessa ora di mattina e potresti guadagnare approvazione>> gli risponde, avvicinandosi poi al lungo tavolo da pranzo e facendogli segno di prendere posto. L'attimo dopo la stanza si riempie di tutti i familiari Giotti, capeggiati da mamma Carlà con una teglia di qualche cosa di super profumato tra le braccia.
Il pranzo passa liscio, è divertente anzi. In realtà è tutto il resto della giornata ad andare bene, sopratutto rispetto a come era cominciata per Ginevra. Anche se è distrutta, continua a lavorare tutto il pomeriggio con una leggerezza diversa e quando arriva ora di chiudere quasi non si rende conto del tempo che è passato.
<<È stato divertente>> le dice Max una volta che in officina tutte le luci sono spente ed è rimasto solo Jaques a chiudere le serrande. Ginevra è sul marciapiede di fronte all'entrata dell'officina, aspettando con Max la macchina che verrà a prenderlo.
<<Ridimmelo dopo quattro anni così>> commenta Ginevra. Dopo qualche attimo di silenzio, il rombo di un motore anticipa la vista di una Ferrari rossa che accosta davanti ai cancelli dell'entrata. Non una Ferrari qualunque ma una delle preferite di Ginevra, la Portofino.
Il pilota abbassa il finestrino e compare Charles alla guida, che la saluta sollevando una mano dal volante e mettendo su un leggero sorriso. Avrebbe dovuto immaginarselo che fosse il principino di Montecarlo a guidare una macchina del genere.
<<Ginevra, vieni a bere una cosa con noi?>> si azzarda a domandare Charles.
Probabilmente, se glie l'avesse chiesto Max, avrebbe dato di matto, mettendo definitivamente una pietra su quell'esperimento. Ma Charles ha quel modo di fare sempre così educato che almeno si merita un "no" gentile.
<<La prossima volta, Charles>> gli risponde, sorridendo altrettanto.
<<Perché non sei così anche con me?>> le chiede poi Max, guardando prima il ragazzo in macchina, poi la ragazza a braccia conserte sul marciapiede. Charles fa per rispondere, ma Max gli fa segno di star zitto <<evita, Charles>>
Ginevra si lascia andare ad una risatina.
<<Domani comunque ti faccio vedere come lavoro io quando non sono in giro per il mondo a correre con la macchina, ti passo a prendere alle 5, metti una tuta>> aggiunge subito dopo Max, per poi quasi correre verso lo sportello destro della Ferrari. Non vuole sentire eventuali risposte.
Ginevra fa per protestare, ma la sua voce viene totalmente coperta dal rombo del motore di quel capolavoro che ha Charles tra le mani e tutto ciò che può fare è osservare la macchina che si allontana da lei alla velocità della luce.
Rimanendo lì per strada, da sola e al freddo, in una strana e inaspettata quiete, si domanda se quella scena, tutta quella giornata, sia veramente accaduta. Quella è la sua vita di tutti i giorni, eppure sembra così diversa passata con Max affianco.
<<Andiamo, che domani ci aspetta un'altra giornata intensa>> esclama Jaques, gettandole un braccio attorno alle spalle non appena la raggiunge.
Ginevra annuisce.
Sarà intensa eccome.
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