THE DATE



TRACK 10: IT GIRL, Jason Derulo
crazy how we fit girl,
you could be my it girl.








Da quando ha conosciuto Max, Ginevra si chiede il perché di tante cose. Perché ha deciso di provare ad aggiustare la sua macchina, ad esempio. Perché l'ha accompagnato alla festa di Charles. Perché ha accettato quella stupida sfida, tenendoselo in officina per una settimana e andando persino ad allenarsi con lui. Si domanda anche perché non riesce a pentirsi davvero di avergli dato tutta quella confidenza, di avergli ritagliato uno spazio nella sua vita molto più consistente di ciò che si sarebbe aspettata di dargli.

Sopratutto però, non si spiega cosa ci faccia lei in quel momento, sul terrazzo di casa sua.

O meglio, perché abbia accettato davvero una cena con Max Verstappen.

<<Ti andrebbe di fare qualcosa sta sera? Potremmo cenare da me e poi raggiungere gli altri che saranno probabilmente da qualche parte a bere>> le aveva detto Max poche ore prima, alla chiusura dell'officina. Nonostante fosse sabato, lui era comunque rimasto con loro a ultimare le consegne e, negli ultimi momenti, a dare un'occhiata alla sua Aston Martin. Era il suo ultimo giorno. <<Niente macchine da aggiustare, né portafogli, né scommesse, mi sono già imbarazzato abbastanza. Però mi piacerebbe che tu accettassi. Sono un ottimo cuoco>>

Max le aveva allungato la tuta che aveva usato quei giorni e Ginevra l'aveva afferrata, sentendo qualcosa che non avrebbe mai pensato di provare: le dispiaceva. Il pensiero che Max non sarebbe stato lì a far casini tutto il giorno, dopo una settimana di quasi convivenza, le dispiaceva.

Al tempo stesso però le era venuto da ridere, sia al ricordo della patetica scusa del portafoglio che all'idea di Max intento a cucinare, ed era stato spontaneo dire si.

Ovviamente per poi pentirsene subito dopo.

Quell'invito era diverso dal chiederle di accompagnarla alla festa di un suo amico, era diverso dal passare del tempo con lei in officina o ad allenarsi in collina. Quello era palesemente un appuntamento.

E Ginevra non era sicura di sentirsi pronta per uscire con Max Verstappen, nonostante il suo inconscio la pensasse in modo diverso.

I dubbi non hanno smesso di perseguitarla neanche in quel momento, mentre si sporge dalla ringhiera del terrazzo che affaccia sul porto ai piedi di Monte Carlo. La vista da lì è da mozzare il fiato. Una distesa d'acqua nera e calma sulla quale si riflettono le luci della città con le sue curve che abbracciano il mare, i lunghi pontili del porto con gli yacht attraccati che ballano, creando un rumore costante ma lontano.

Anche Max ha lo stesso pensiero, mentre attraversa la porta vetrata per uscire sul terrazzo con due calici di vino in mano.

La vista è da mozzare il fiato.

Ginevra si porta la sigaretta alle labbra e allunga la mano libera per afferrare il calice che Max le porge. Lui le sembra totalmente rilassato, a suo agio, mentre lei è un fascio di nervi. Forse, si dice, perché Max è abituato a uscire con delle ragazze, è abituato ai primi appuntamenti e a organizzare cose carine, a mandare a prendere la ragazza con una bella macchina, ad accoglierla in casa con le luci soffuse e la camicia sistemata nei pantaloni e un sorriso stupendo. Per lui questo è normale. Ginevra però non va ad un appuntamento da quattro anni e da altrettanto tempo non ha contatto con ragazzi che non siano suo fratello, suo cugino o qualcuno che sia comunque sangue del suo sangue. Il che è abbastanza triste.

Tutto questo, Max, la terrorizza.

Ciò che la spaventa di più è che tutto sembra far parte di quello stupido discorso che aveva fatto a Max l'altra mattina, all'alba, sulla collina. Una bella vita a Monte Carlo. Un appartamento con vista sul porto.

Gli aveva detto di volere anche una storia d'amore lunga tutta l'esistenza.

<<Come vanno le preparazioni, chef?>> domanda Ginevra, allungando il calice verso quello di Max per farli scontrare leggermente. Il sorso abbondante di vino che prende subito dopo prega che possa farla sciogliere in po'.

Max ridacchia e beve a sua volta, incrociando poi le braccia sul petto. La camicia bianca fa risaltare le braccia muscolose che Ginevra, per un attimo, si sofferma a guardare.

<<Il mio arrosto è famoso, lo amerai>> risponde lui, sicuro. Max sembra sempre convinto di ciò che fa e la maggior parte delle volte lo è, nel bene o nel male.

<<Se cucini come hai lavorato in officina, la mia vita sta sera è seriamente in pericolo>> mormora Ginevra, alzando un sopracciglio.

Il fatto che si senta in confidenza tale da riuscire almeno a stuzzicarlo la rilassa leggermente. Senza tutte le congetture e i pensieri, alla fine quel momento non è niente di diverso da ciò che ha vissuto nell'ultima settimana, o nell'ultimo mese: lei e Max che passano, inspiegabilmente, del tempo insieme.

<<Sono già un pilota di Formula 1, non posso essere il migliore in tutto>> gongola, scrollando le spalle.

<<Non sei neanche il migliore in Formula 1>> lo riprende lei, prima di tirare l'ultimo tiro alla sigaretta e spegnerla nel posacenere lì accanto. Quando il suo sguardo torna su Max trova il suo viso incredibilmente contratto, corrucciato.

<<Lo sarò>> controbatte, serio. <<Io sarò il migliore di tutti i tempi>>

Anche ora la guarda con una certa sicurezza negli occhi, la consapevolezza di ciò che può fare, del suo potenziale. Ginevra un po' lo invidia per questo. Mentre la sua sicurezza è spesso forzata, quasi più una sfumatura di un carattere che vorrebbe avere, in Max è così naturale. Non aveva mai incontrato qualcuno con una presenza imponente come la sua.

I due ragazzi si guardano, lei appoggiata con la schiena sulla ringhiera del terrazzo, lui che dà le spalle all'interno dell'appartamento, immersi in quella stessa luce soffusa con una musica che arriva dalla strada, venti piani più in basso.

Le parole di Max restano sospese nell'aria, ma i suoi pensieri si sono già spostati su altro. Su qualcosa di più concreto, sul presente. Su Ginevra. E' davvero contento che lei sia lì, forse anche più di quanto si aspettava. Il che lo porta a chiedersi quale sarà la prossima mossa.

Nel frattempo fa un passo verso di lei.

Poi un rumore dall'interno dell'appartamento fa saltare entrambi dallo spavento.

<<Oddio>> grida Ginevra, portandosi una mano a coprirsi la bocca quando si rende conto che la porta dell'appartamento si è spalancata. E che c'è qualcun altro, lì, oltre loro.

Max brontola qualcosa di incomprensibile e si gira di scatto, fiondandosi dentro casa. Ginevra, dopo un attimo di incertezza, decide di seguirlo.

In effetti qualcuno in salone c'è, qualcuno con tanti addominali e il petto scolpito, una chioma di capelli ricci e un solo asciugamano in vita. Qualcuno che Ginevra riconosce come Daniel Ricciardo.

<<Problemi con la doccia, di nuovo>> dice quest'ultimo, con un sorrisone sulle labbra. Max, a qualche passo da lui, stringe i pugni e ringrazia che Ginevra sia alle sue spalle, così che non possa catturare lo sguardo con il quale fulmina Daniel.

Ovviamente, l'ultima volta che il suo vicino ha avuto problemi con la doccia, alle quattro di mattina, ha avuto la decenza di mandargli un messaggio prima di piombare in casa sua. Cosa che Max non vuole. A Max piace che Daniel entri ed esca da casa sua. Però sta volta sapeva che ci sarebbe stata Ginevra. Questa volta non si sarebbe dovuto permettere.

<<Maxie, che carino, ti sei messo la camicia per Ginny>> continua Daniel, avvicinandosi al padrone di casa e allungando una mano per aggiustargli il colletto della camicia. Max si irrigidisce, osservando l'altro quasi con rabbia. Di tutti i momenti in cui avrebbe potuto presentarsi lì, doveva farlo proprio quella sera.

Prima che possa rispondere, però, è Ginevra a mettersi in mezzo.

<<Gin>> lo corregge, facendo un passo verso di loro. Max si gira a guardarla, di scatto, e Daniel alza gli occhi su di lei con fare interrogativo. <<Preferisco Gin, Ginny mi chiama solo la mia migliore amica>>

Non appena finisce la frase, Ginevra sente la voglia di sprofondare nel pavimento. Così spera che si apra un buco sotto i suoi piedi e di cadere giù per venti piani. Sarebbe comunque meglio di rimanere lì, con lo sguardo dei due ragazzi addosso.

Subito le parole di Gabi, la ragazza che era con Daniel alla festa di Charles, le risuonano in testa.

Per avere uno, devi anche conquistare l'altro.

Ginevra non sa ancora se vuole Max, non sa cosa c'è tra loro, non sa in che termini o in che modo la cosa andrà avanti, ma a questo punto se anche volesse, crede di essersi appena giocata qualsiasi chance di stare simpatica a Daniel. E quindi, conseguentemente, ha perso Max.

Almeno finché Daniel non le sorride.

<<D'accordo, Gin>> dice il ragazzo riccio, lasciando cadere le mani dal collo di Max per portarle sui suoi fianchi ricoperti dall'asciugamano di spugna. Ginevra, per non imbarazzarsi ulteriormente, si obbliga a non seguire con lo sguardo il suo movimento <<Comunque non dovresti essere qui sta sera>> aggiunge Daniel.

Max perde un battito. Cosa? Si domanda.

<<Sei molto più bella di Maxie, anche se si mette le camice per provare a sembrare carino>> dice, dando un pugno sulla spalla di Max. Quest'ultimo resta a guardarlo, senza essersi ancora ripreso dallo spavento di ciò che pensava potesse dire.

<<Grazie eh>> controbatte, scocciato.

Ginevra ridacchia leggermente, rendendosi conto di quanto forse la sua percezione di Daniel sia sbagliata. Probabilmente non è il caso di temerlo, magari per essergli amica deve semplicemente trattarlo come chiunque altro.

E poi il numero di Daniel è il 3 - l'ha cercato dopo averlo conosciuto - e questo le basta per farle sentire una connessione particolare. Ginevra ha il suo numero tatuato sul braccio. Non il 33, il 3. Deve pur significare qualcosa.

Mentre lo guarda andar via, inoltrandosi tra i corridoi dell'appartamento presumibilmente verso il bagno, Ginevra pensa a quanto vorrebbe diventare amica di Daniel Ricciardo. E che in qualche modo ce la farà.

Le sue congetture vengono interrotte da un odore acre che comincia a salirle per le narici, facendola tossire.

<<Max>> chiama il ragazzo che, ancora di spalle a lei, è rimasto ad osservare l'amico mentre si allontanava.

L'istante dopo anche Max tossisce.

<<Merda>> esclama Max, balzando come un felino verso la cucina e andando ad aprire il forno. Non appena abbassa lo sportello, una nuvola di fumo nero ne fuoriesce e lo investe. La puzza si fa più forte e decisamente più fastidiosa, ma Ginevra lo raggiunge comunque, allungando una mano verso le manopole del forno per spegnerlo e aiutando Max a tirare fuori la teglia con il suo famoso arrosto. Ormai carbonizzato.

<<Ero convinta che la mia vita fosse in pericolo sta sera, ma pensavo per indigestione, non per asfissia>> lo sfotte lei, scoppiando a ridere non appena cattura lo sguardo rattristato di Max che osserva la carne bruciacchiata, poggiata sul bancone della cucina. Le viene spontaneo avvicinarsi a lui e afferrargli il gomito, poggiando poi un lato del suo viso sul braccio di lui e restando così ad osservare in silenzio l'oggetto della disfatta di Chef Max.

Ginevra si sorprende di quanto sia stato naturale il suo gesto, di quanto in realtà, quando non ci pensa troppo, le viene facile stargli accanto.

<<Ti piacciono le patatine in busta? Daniel ne ha una scorta di tutti i gusti>> propone Max, girando la testa e piegando lo sguardo verso di lei, che lo ricambia con ancora la guancia a contatto con il suo braccio.

Lei gli sorride.

Per Max è bello vederla sorridere, finalmente, quella sera. Così vicina a lui.

Improvvisamente Ginevra, dal canto suo, non si trova d'accordo con le parole di Daniel di prima. Max è bello. I suoi lineamenti non saranno perfetti, ma l'armonia che creano, la loro particolarità, finisce per fare effetto su di lei.  E forse, solo in quel momento, riesce a rispondere a tutti i perché che si era posta.

<<Le patatine andranno benissimo>> afferma, staccandosi da lui con una consapevolezza in più. Anzi due, anche quella che probabilmente uscirà viva da quella casa, non dovendo mangiare cose cucinate da Max.

<<Torno subito>> le dice lanciandole un ultimo sguardo prima di uscire dalla cucina, prendere le chiavi di casa di Daniel dallo svuota tasche ed uscire dall'appartamento.

Ginevra, rimasta sola in cucina, torna dal calice di vino che aveva lasciato per aiutare Max con la teglia e ne beve un sorso, poi un altro, fino a finire il bicchiere, attendendo il ritorno del proprietario di casa poggiata contro il bancone della cucina.

<<Cos'è questa puzza?>> si sente esclamare Daniel, in lontananza. Il ragazzo con i capelli ricci raggiunge Ginevra in cucina e si guarda intorno, incuriosito. La ragazza continua a cercare di non guardare altro se non il suo viso per evitare che lui possa pensare che stia osservando il suo petto nudo. Bagnato.

<<A quanto pare Max non è poi un grande Chef>> gli risponde lei, scrollando le spalle e allungandosi subito dopo verso la bottiglia di vino per versarsene dell'altro. Oltre ad essere il vino più buono che abbia mai assaggiato, spera ancora che la leggerezza che le fa sentire possa aiutarla a sopravvivere durante tutta la serata. <<Ed è andato a rubare delle patatine da casa tua>>

<<Si, tra noi sono io quello che cucina e lui quello che mangia>> commenta Daniel, passandosi una mano dietro la nuca e guardando imbarazzato la carne bruciata nella teglia.

La familiarità con la quale parla sorprende Ginevra, quel modo di dire "noi" . Come se fossero una famiglia. Il modo stesso in cui apostrofa Max una volta tornato da loro, giudicandolo per il disastro culinario, o come gli scompiglia i capelli subito dopo, sprizza affetto.

Ginevra non sa quanti anni abbia Daniel, può solo immaginare che sia più grande di loro di qualche anno, però crede che abbia assunto un ruolo importante nella vita di Max proprio per questo suo modo di fare quasi da fratello maggiore.

<<Vuoi unirti a noi? Visto che la cena è sponsorizzata da te>> dice Max, andando a lasciare i vari pacchetti sul tavolo in salone.

Daniel lo osserva in silenzio per qualche attimo, poi guarda Ginevra e di nuovo Max, sorridendo leggermente.

<<Se lei decidesse di parlarti anche dopo questo terribile appuntamento, un giorno mangeremo tutti insieme le mie fantastiche patatine>> è la sua risposta prima di voltarsi e abbandonare i due, sparendo oltre la porta dell'ingresso e lasciando la solita striscia di goccioline per terra.

Max deve concentrarsi per lasciar perdere il vuoto lasciato da Daniel e girarsi sorridendo a Ginevra, invitandola a sedersi davanti al tavolo in vetro del salone, lì dove aveva apparecchiato per la cena.

<<Allora Max Verstappen, come ci sei finito a vivere da solo a Monte Carlo, a ventuno anni, con il tuo compagno di squadra come vicino?>> domanda Ginevra, spallandosi sulla sedia e rimanendo ad osservare il ragazzo mentre apre i vari pacchetti di patatine. Subito dopo, Max riempie nuovamente entrambe i calici di vino e si siede anche lui, ad angolo con Ginevra.

<<Diciamo che la mia famiglia è... complicata>> comincia bevendo un goccio di vino mentre Ginevra si prepara ad ascoltare prendendo una manciata di patatine al formaggio <<I mei hanno divorziato quando io e Vic eravamo a stento adolescenti e non è stato facile. Litigavano costantemente. Persino quando io e papà abbiamo lasciato il Belgio, dove sono cresciuto, per tornare a vivere in Olanda, il paese d'origine di papà, la situazione è rimasta ingestibile. Mamma odiava che corressi con la bandiera Olandese anziché quella Belga e odiava anche che avessi scelto lui. Non puoi immaginare che caso mediatico ne hanno fatto. Poi c'è stato il periodo delle denunce contro papà per vociferati maltrattamenti nei miei confronti. Mamma disse al giudice che lui mi picchiava quando non vincevo le gare con i kart, cosa che non era vera, o almeno non sempre. Non mi ha mai fatto davvero male, più che altro mi distruggeva psicologicamente e probabilmente avrei preferito un paio di schiaffi a quello. Io però in Olanda ci stavo bene, almeno finché mio padre si è fidanzato con un'altra e lei è rimasta incinta. Era il mio primo anno in RedBull, ero un ragazzino incontrollabile con troppe responsabilità sulle spalle e la voglia di spaccare tutto. La mia macchina ne sa qualcosa, la sfasciavo costantemente e tutti in pista mi odiavano, pregando che non andassi a sbattergli contro in gara. Daniel era l'unico ad essere gentile con me. Una sera mi potrò a bere e si sorbì due ore di lagne sulla mia vita, la mia famiglia, la mia carriera e alla fine, anzichè segnarsi di non invitarmi mai più a bere, mi propose di andare a vedere con lui un appartamento a Monaco>>

<<Ed ora eccovi qua>> lo interrompe Ginevra, sporgendosi verso di lui con la testa poggiata sulle mani. Non aveva mai pensato che la vita di Max potesse non essere stata tutta rose e fiori e sapere del suo passato, di chi era Max prima di essere Max Verstappen, per qualche motivo le fa venire la pelle d'oca, mentre attende il resto del discorso con gli occhi incollati in quelli chiari di lui.

<<Era da un po' che pensavo di andare a vivere da solo ma se non fosse stato per Daniel non l'avrei mai fatto, l'idea di una casa vuota mi terrorizzava e mi terrorizza ancora. So che può sembrare strano, ma non mi vergogno ad ammettere di aver paura della solitudine. Sapere che lui è lì, a due passi da me, che entra ed esce da questa casa, rende tutto più facile. E vivendo lontano dai miei genitori ora riesco anche ad apprezzarli di più, sopportandoli senza problemi>> conclude Max. Tira un grosso sospiro e alterna un mucchietto di patatine ad un sorso di vino, restando in attesa di una risposta di Ginevra.

<<Non me l'aspettavo>> è il suo commento, sincero <<Pensavo fossi una persona molto meno complicata>>

<<Ho sempre superato tutto pensando che ciò che ho vissuto avrebbe fatto di me un campione>> controbatte Max. Si rende conto del peso delle sue parole, di tutte le informazioni con le quali ha caricato Ginevra, sulla sua famiglia, sul suo bisogno di Daniel, ma il modo in cui lei lo guarda lo convince di aver fatto la cosa giusta.

Vuole che Ginevra lo veda come una persona, che lo conosca.

Vuole piacergli per quello che è.

<<Non ho bisogno di vederti correre per dirti che lo sarai>>

Le parole di Ginevra lo sorprendono, scuotendolo del tutto. Inaspettate, così come è lei, e forse anche più un pensiero ad alta voce che qualcosa che avrebbe voluto dirgli davvero, gli si artigliano al cuore e lo fanno sorridere.

<<A meno che non mandi in fumo le macchine così come il tuo "famoso" arrosto>>  si riprende poi lei, buttandola sul ridere.

Max, d'istinto, infila le dita in una busta delle patatine ormai vuota e afferrando le briciole le lancia contro di lei, facendole scatenare contro una tempesta di patatine al pomodoro.

Lei grida il suo nome, rimanendo a guardarlo con gli occhi spalancati.

Quando poi Max fa per ripetere il gesto Ginevra scatta in piedi e si allontana dal tavolo, cercando di scrollarsi le briciole ormai impigliate sui lunghi capelli sciolti, sul vestitino di velluto nero.

Anche Max si alza e con il pacchetto di patatine in mano si avvicina a lei, che con uno scatto cerca di mettere più distanza possibile tra loro. Max la rincorre, cominciando questo guardie e ladri in giro per il salone, scandito dalla risata di Max e dalle imprecazioni di Ginevra, coronate da un suo grido quando Max riesce ad afferrarle un polso e tirarla contro di lui. Peccato che non si fosse accorto che anche Ginevra si era munita di un pacchetto mezzo vuoto e, mentre la tiene stretta contro il suo petto e le svuota il pacchetto con le briciole al formaggio in testa, Ginevra fa lo stesso con quelle al peperoncino sulla testa di lui, creando un miscuglio di briciole e odori da far girare la testa ancor più della loro vicinanza.

<<Che schifo, puzzerò per tutta la sera>> commenta Ginevra mentre Max continua a ridere, così vicino, così presente. L'imbarazzo arriva quando lui smette di ridere e lei di parlare e si guardano, impacciati, quasi senza sapere come hanno fatto a ritrovarsi così incastrati.

Cosa fare? Sbrogliarsi o rimanere così, e magari avvicinarsi di più, sempre di più?

E' il telefono di Max a decidere per loro, cominciando a squillare nella tasca posteriore dei suoi pantaloni. Max ci mette qualche secondo però prima di decidersi a lasciar andare il braccio che circonda Ginevra e a rispondere.

<<La serata è iniziata bene, Charles ha incontrato Claude al Jimmi'z e lei non gli aveva detto di essere tornata, si sono fatti una gran bella litigata e ora Charles vuole ubriacarsi ma senza mettere piede in qualsiasi locale in cui anche Claude potrebbe mettere piede. Idee? Voi che fate? ci raggiungete?>> la voce di Pierre, con la sua solita parlata veloce e di due toni più alta del necessario, gli intasa le orecchie. Charles con le sue liti con Claude invece gli intasa il cervello e non sa chi preferire tra i due.

<<Aspetta in linea>> gli dice Max, allontanando subito dopo il telefono dall'orecchio. Poi, guardando Ginevra, le chiede <<ti va di raggiungere Pierre e Charles? Potrebbe essere una serata molto divertente, lo è sempre quando Charles litiga con la sua ragazza>>

Ginevra aggrotta le sopracciglia, interrogativa, chiedendosi come possa essere divertente vedere un proprio amico litigare con la ragazza. La domanda però rimane solo nella sua espressione, accingendosi ad annuire.

<<Conosci qualche posto per andare a bere dove una super modella non metterebbe piede? Tipo l'opposto del Jimmi'z, del Buddha Bar, ma neanche come il Twiga>>

La ragazza ci pensa un attimo, facendo una rassegna dei posti che frequentava anni prima. C'è un posto, dove andava con Jacques, Dom e Criss quando uscivano per divertirsi davvero, non per farsi vedere. Un posto dove probabilmente Max, Charles e Pierre non entrerebbero neanche per sbaglio. Le sembra perfetto.

<<Andiamo, gli mandiamo la posizione quando arriviamo>> mormora, riprendendo a scrollarsi di dosso le briciole. Cosa alla quale pensa anche Max, allungando una mano verso di lei e scompigliandole i capelli, rovinandole così la solita perfetta riga al centro non appena chiude il telefono salutando i ragazzi.

<<Per togliere le briciole>> si giustifica, ridacchiando. Ginevra lo fulmina con lo sguardo.

<<Pensa alle tue>> risponde, facendo un sorrisino impertinente.

Nel giro di dieci minuti, cercando di darsi una sistemata, finendo le ultime patatine rimaste e l'ultimo goccio di vino nella bottiglia ed infilandosi i cappotti, riescono ad essere fuori casa.

Mentre attraversano il corridoio fino agli ascensori, per un attimo, solo un attimo, Max guarda la porta chiusa dell'appartamento di Daniel e pensa a lui.

Abbassa la testa però e fa strada verso l'ascensore.

Una volta nel garage, Max apre l'Aston Martin e ci si infilano dentro, poi in strada Ginevra indica il percorso, portandoli verso la parte di Monaco che non è Monte Carlo, quella quasi normale, meno sfarzosa, meno da ricchi, ma altrettanto viva di sabato sera.

Il locale è un bar su due piani stra colmo di gente che ha iniziato la serata già da un pezzo e questo aiuta a confondere Max nella folla, nonostante il modo in cui siano vestiti lui e Ginevra è decisamente non conforme al target del posto.

La musica è assordante, un mix di hip hop e trap che fa muovere i fondoschiena a chiunque attorno a loro, che invece si fanno strada per raggiungere il bancone del bar.

Generalmente Max non fa la fila per avere da bere, i camerieri vanno da lui o la fila si apre per lasciarlo passare. Questa volta però, lui e Ginevra sono costretti ad aspettare, spinti dalla folla, per raggiungere il bancone e ordinare un vassoio di shots.

Vassoio che riescono ad avere giusto in tempo per l'arrivo di un esaltatissimo Pierre e di un Charles abbastanza a disagio.

<<Non avevo mai visto tanti culi muoversi a tempo in dei leggings>> è l'infelice uscita di Pierre, il ragazzo francese con il viso appuntito e un ciuffo fluente di capelli castani a coprigli la fronte. Si guarda attorno in estasi mentre Max gli mette in mano un bicchierino.

<<Ah ma non è un corso di danza serale? Cioè la gente esce così di sabato?>> grida invece Charles per coprire la musica, dopo essere andato da Ginevra per salutarla con i suoi consoni due baci.

Se Max e Pierre hanno una minima possibilità di integrarsi, Charles è invece totalmente fuori luogo. Eppure è il primo a scatenarsi, dopo aver finito una quantità consistente di shots una volta che Max ha ordinato un secondo e un terzo vassoio. Di seguito. L'idea di dover rifare la fila lo inorridiva.

Ed è stato proprio Charles a trascinare tutti in pista, in mezzo ai famosi "culi nei leggings", fingendo di saper ballare la trap. Con una camicia bianco candido ben stirata e le iniziali ricamate sotto il petto. E a quel paese lo streetwear.

La scena è così divertente che conquista Ginevra, la quale si convince a lasciarsi andare una volta visto il livello di imbarazzo che riesce a raggiungere il principino di Monte Carlo e il modo in cui se ne infischia. Non che Max sia meno imbarazzante mentre cerca di copiare le mosse di un "esperto trappista", o così ha deciso di chiamarlo lui, che balla accanto a loro.

Addirittura, Max con le sue mosse attira persino una ragazza che di sua spontanea volontà decide di cominciare a twerkargli addosso.

Pierre lancia un grido di un qualche genere e Ginevra si porta una mano a coprirsi gli occhi, ridendo come una pazza. La scena è troppo divertente per poterla davvero infastidire.

È leggermente sbronza, ma lo sono anche Max e Charles e Pierre. E non si sentiva così felice da una vita, ammettendo che lo sia mai stata in questo modo.

Poi un paio di mani afferrano i suoi polsi, scostando i palmi che ancora teneva davanti alle palpebre.

Solo che la persona che si ritrova davanti agli occhi non è quella che si aspettava, essendo uno sconosciuto e non Max. Un sconosciuto carino, ma non Max.

Il ragazzo le sorride, tirando leggermente i polsi che stringe ancora tra le sua mani per avvicinarla leggermente a lui.  Ha i capelli scuri, la carnagione altrettanto, un sorriso caldo. Ginevra fa un passo indietro però, scuotendo la testa.

Non serve aggiungere altro visto che il braccio di qualcun altro si infila tra loro, circondando il petto di Ginevra e tirandola all'indietro, finché la sua schiena non sbatte contro qualcosa.

Contro Max.

Max si cura poco dell'altro ragazzo, facendo rigirare la ragazza tra le sue braccia e abbracciandola. Ginevra rimane per un attimo immobile, con le braccia di Max attorno al collo, il suo viso scontro il petto di lui, per poi decidersi a circondargli il bacino con le braccia.
Il suo cuore batte al ritmo dei bassi nel locale.

Poi Max si fa nuovamente prendere dalla musica, allentando un po' la presa, cominciando a saltare, ma sempre con Ginevra lì, che ride guardandolo.

Max sembra quasi riuscire a distinguere il suono cristallino della risata di lei in mezzo a tutto il caos attorno a loro.

Restano lì, quasi amalgamati con la folla, per un lasso di tempo indefinito. Max tiene sempre un braccio attorno a Ginevra, un po' con fare possessivo e un po' per sentirla vicino.

Il divertimento finisce solo quando Charles riceve una chiamata, una chiamata di Claude, e si precipita fuori dal locale per continuare la loro litigata. I tre lo seguono, pronti a raccattare i pezzi.

<<Se la perdona anche questa volta è veramente stupido>> commenta Pierre, una volta in strada, lanciando un'occhiata al ragazzo poco più lontano sul marciapiede che grida contro il telefono.

<<Cosa è successo?>> domanda Ginevra, approfittando dell'aria aperta per accendersi una sigaretta.

Max si lascia andare con la schiena contro una macchina parcheggiata accanto al marciapiede e, sempre con un braccio attorno alla vita di lei, fa poggiare Ginevra contro di lui.

<<Charles ha dei problemi nello scegliersi le donne>> le risponde Pierre, in piedi di fronte a loro. <<Da quando la sua fidanzata storica l'ha mollato, cerca nelle super modelle il rapporto che aveva con lei, mentre loro vogliono solo visibilità e soldi. E scopare, probabilmente.>>

Ginevra sposta lo sguardo da Pierre a Charles, che in quel momento sta tornando da loro. Si sorprende della loro umanità, del loro essere ragazzini come tanti altri.

<<Che si fa?>> domanda Charles, con l'espressione di chi è palesemente alterato. E ubriaco.

<<Tu, amico mio, vai a casa>> gli dice Pierre, poggiandogli una mano sulla spalla.

<<Hai fame?>>mormora invece Max, con le labbra a pochi centimetri dall'orecchio di Ginevra.

Lei ha paura che possa sentire contro il suo petto il battito frenetico del suo cuore. O che abbia catturato il brontolio della sua pancia.
Annuisce continuando a guardare avanti, consapevole che se dovesse girare il viso troverebbe quello di lui estremamente vicino.

Pierre e Charles li salutano lì, con la promessa di rivedersi presto, e se ne tornano alla macchina con Pierre che tiene una mano sulla spalla ricurva dell'amico. Max e Ginevra invece, dopo un primo momento di imbarazzo nella ritrovata solitudine, si mettono a camminare finché non si ritrovano qualche minuto dopo davanti ad un fatiscente fast food.

Entrano e vanno a sedersi sulla stessa panca ricoperta di cuscini di pelle, di fronte al tavolo, e dopo aver ordinato Ginevra si sporge verso Max, che ha la schiena contro il muro, quasi stendendoglisi sopra.

Il posto è sporco, ogni superficie unta ed è immerso in una puzza di fritto che ti entra dentro, ma entrambi i ragazzi ridacchiano, rimanendo così, un po' incastrati, anche quando arrivano gli hamburger che mangiano nel giro di pochi minuti.

Max guarda Ginevra e pensa che in un posto del genere non ci aveva mai messo piede, neanche da bambino, e probabilmente non l'avrebbe mai fatto, ma farlo con lei è divertente. Ginevra rende qualsiasi cosa incredibilmente eccitante.

Dal fast food vanno via quasi correndo, cambiando totalmente aria una volta entrati nell'abitacolo elegante della Aston Martin. Max si sente ancora leggermente brillo e, stranamente responsabile, guida piano.

<<Non vuoi lasciarmi a casa?>> lo sfotte lei, notando il cambiamento nello stile di guida. Lui si gira guardarla e non nega.

In realtà le avrebbe anche proposto di restare a dormire da lui, se lei non fosse stata lei.

Però poi a casa ci arrivano e Max accosta davanti al cancello, tirando il freno a mano e mettendo la macchina in folle.

<<Gin...>> comincia lui, guardandola <<Lunedì cominciano i test e da domani sarò in giro per il mondo per un po'>>

Ginevra tiene lo sguardo incollato in quello di Max, anche se un po' si sente morire dentro.

Non ora, pensa. Non ora che abbiamo scoperto di andare così d'accordo.

<<Ok Max>> risponde però, stringendo leggermente le dita che tiene poggiate in grembo <<Gira il mondo anche per me>>

Max allunga una mano e le lascia una mezza carezza sul viso, fingendo di metterle dei capelli dietro l'orecchio. Sarebbe facile baciarla ora, pensa, e sono proprio le sue labbra che lui osserva, quasi sporgendosi inconsciamente verso di lei.

<<Sarai la prima persona dalla quale verrò una volta tornato>> le dice, lasciando andare qualsiasi tattica ed essendo semplicemente sincero.

Ginevra sorride.

<<Buonanotte Max, e grazie della serata>> gli dice. Questa volta è lei a sporgersi verso di lui e le sue labbra finiscono sulla sua guancia, non troppo lontane dall'inizio di quelle di Max. Un brivido scuote entrambi, come in simbiosi, e solo dopo essersi scambiati un ultimo sguardo Ginevra scende dalla macchina.

<<Vai piano>> gli dice prima di chiudere lo sportello <<E avvisami quando arrivi a casa>>

Max ride mentre inserisce la marcia e fa per andarsene, pensando come mai nella vita qualcuno gli aveva detto "vai piano".

Mentre tutto il mondo lo incita ad andare più veloce, Ginevra Giotti non pensa alla velocità, pensa a lui.





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AHHHH che cariniiii non trovate???
Lo so che state aspettando Daniel, ma non trovate che anche loro meritino tante cose belle? 😂😂😂

Non vi tedio ulteriormente con le note autore,
Volevo solo ringraziarvi come sempre per il vostro supporto a questa storia ❤️

Sopratutto, SCRITTRICI, VI INVITO A DARE UN'OCCHIATA AL CONTEST SUL MIO PROFILO

WRITER ON THE GRID

FATTO APPOSTA PER IL MONDO DELLA F1 (e della MOTOGP)

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