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TRACK 38: PERFECT STRANGERS, Jonas Blue
maybe the night won't change us
maybe we'll stay together
maybe we don't need no reason why







Max si sveglia con i primi raggi dell'alba che attraversano la finestra lasciata spalancata la notte prima.
Li percepisce, ma non apre le palpebre. Non ancora.

Piuttosto respira sollevando piano il petto, catturando gli odori che lo circondano. Il rum, una leggera salsedine, il profumo di Ginevra e l'odore di Daniel. È tutto lì, attorno a lui.

Muove piano la mano, rendendosi conto di stare sfiorando la pelle del braccio della ragazza accoccolata ancora su di lui. Dall'altra parte, le sue dita toccano quelle di Daniel addormentato a pancia in giù al suo fianco.

La scorsa notte è confusa, i contorni smussati, ma il solo pensarci gli dà una scossa. Cosa succederà quando gli altri si sveglieranno? Non lo sa, e forse è anche il motivo della perfezione di quella frazione di tempo, come quando ti accorgi che stai sognando eppure ancora non ti svegli. Finchè Gin e Daniel sono addormentati, Max può immaginare che tutto sia possibile.

Niente però gli fa battere il cuore come quando Daniel apre gli occhi e, con il viso schiacciato contro il materasso, gli sorride. Ginevra si sveglia molto più tardi, stiracchiandosi con le palpebre chiuse e aggrappandosi a Max come farebbe con un peluche. Apre gli occhi solo quando sente l'olandese ridacchiare, ma non lo lascia andare. Piuttosto ghigna anche lei, facendosi cullare dal braccio che l'ha tenuta stretta tutta la notte.

Per un primo momento evita lo sguardo di Daniel, quando però le iridi cerulee di lei incontrano quelle castane di lui si rendono conto che niente è cambiato. Sono successe cose la scorsa notte, cose che non cambiano il loro essere Daniel, Ginevra e Max, la loro sintonia perfetta. Per quanto la riguarda, potrebbero ancora restare lì a Guana, forse persino rispettare i loro piani e sposarsi.

Ci sono tante coincidenze da prendere per arrivare a casa però e il viaggio per l'altra parte del mondo è lungo, così il tempo per poter rimanere a crogiolarsi nel letto e guardare la spiaggia fuori finisce presto per venire rimpiazzato da un via vai da una parte all'altra del bungalow per raccattare le proprie cose. Daniel li convince a fare almeno un ultimo bagno e nessuno ha davvero voglia di dirgli di no così attraversano la spiaggia correndo fino a finire nell'acqua gelida dei Caraibi. Gli mancheranno quei colori, il calore del sole, e gli odori, e poter stare a galla su quella superficie verde e lasciarsi trasportare dalla corrente senza nessun pensiero, o preoccupazione, come se la vita stessa fosse in pausa.

La jeep li aspetta fuori dalla reception per portarli alla pista poco prima dell'ora di pranzo. Daniel si preoccupa di salutare affettuosamente tutto il personale che ha aiutato a rendere quei giorni perfetti e Max e Ginevra lo lasciano fare ciò che gli riesce meglio, assecondandolo con sorrisi e cenni della testa mentre sorseggiano il loro cocktail d'addio.

Max è così triste di andarsene che quasi il volo charter per Puerto Rico non lo tange, troppo impegnato a rimuginare su come sarà tornare a casa, affrontare la vita vera. Una volta atterrati in  aeroporto hanno due ore e mezza da attendere prima della coincidenza con l'aereo che in sole nove ore li riporterà in Francia. Mentre Ginevra comincia a puntare qualche posticino all'interno del piccolo aeroporto dove mangiare, Daniel si mette davanti e fa loro segno di seguirlo.

<<Che stiamo facendo?>> si azzarda a domandare la ragazza, leggermente spaesata, quando si ritrovano fuori dalla struttura, all'aria di San Juan. L'aeroporto è quasi in città e l'atmosfera è già molto di versa da quella di Guana: strade, case, negozi. La civiltà. Quello è il vero momento in cui si rendono conto che la vacanza in paradiso è finita.

Daniel non si ferma, piuttosto punta verso un furgoncino bianco parcheggiato lungo il marciapiede sul quale sono disegnati con le bombolette diversi fiori colorati. Ginevra e Max si prendono un attimo per scambiarsi uno sguardo confuso, poi però decidono di seguirlo.

<<Ho una piccola sorpresa>> esclama l'australiano, girandosi verso di loro con un sorriso prima di affacciarsi al finestrino del mezzo. Alza una mano a mo di saluto a chiunque sia al suo interno, dopo qualche attimo indica agli altri due di raggiungerlo <<Prima di partire ho chiamato il mio amico californiano, quello che mi fa i tatuaggi. Gli ho chiesto se conoscesse qualcuno bravo a Puerto Rico e... vi presento Raul>>

Raul, il ragazzo in questione, si sporge leggermente dal posto del guidatore e fa un cenno di saluto ai due.

<<Salite, abbiamo poco tempo>> esclama, mettendo in moto il furgoncino.

<<Ma perchè non gli ho detto subito di no?>> domanda Max, più a sè stesso che agli altri, sbattendosi una mano sulla fronte mentre Ginevra lo spinge leggermente per invitarlo a salire sui sedili di dietro.

<<Andiamo Maxie, dobbiamo ricordarci questa avventura per sempre>> lo canzona scherzosamente Daniel, già seduto davanti, accanto a Raul.

Come se avessimo bisogno di un tatuaggio per questo, pensa Ginevra, che non vede come potrebbe anche per sbaglio dimenticare persino i particolari più insignificanti di quel viaggio. Ma infondo, lei è quella che il tatuaggio già ce l'ha.

Lo studio di Raul è a pochi isolati dall'aeroporto, ed è un bilocale con i muri pieni di graffiti ed appese alle pareti le foto dei suoi tatuaggi. Raul, con la pelle scura e i capelli neri corti, i lineamenti gentili e la barba rada, è uno di poche parole, eppure anche lui non riesce troppo a trattenere le risate mentre imprime sulla pelle di Max il tatuaggio più piccolo che Ginevra abbia mai visto.

<<Così virile in macchina, così femminuccia ora>> lo prende in giro Daniel, mentre Max seduto sulla poltrona e con il braccio poggiato su un tavolino tra lui e Raul gli lancia uno sguardo omicida.

<<Femminuccia niente, io non ho mica reagito così quando me lo sono fatto>> controbatte Ginevra, che osserva la scena in piedi e con le braccia conserte. Raul nel frattempo prova nuovamente a battere il numero 3 sul lato del polso di Max, e quest'ultimo quasi non salta sulla sedia, stringendo i denti.

Daniel scoppia a ridere.

<<Chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato così divertente>> mormora l'australiano nell'orecchio di Ginevra, allungandosi verso di lei.

<<Se dovete parlare male di me fatelo ad alta voce>> li riprende però l'altro, cosa che li fa sghignazzare senza troppo ritegno.

<<Scusaci Raul, siamo dei casi molto speciali>> si giustifica Daniel, facendo scuotere le testa con rassegnazione al povero tatuatore portoricano che stava rinunciando alla sua pausa pranzo per accontentarli.

Dopo una mezz'ora Max è finalmente libero e con il polso fasciato dal cellofan, fiero di essere sopravvissuto come se avesse appena fatto un'operazione chirurgica estremamente delicata. Daniel al contrario rimane totalmente indifferente alla macchinetta che fa su e giù sul suo indice destro e la sua seduta dura ancor meno di quella di Max, lasciandoli liberi e tatuati che manca ancora più di un'ora alla partenza del volo.

<<Ricordatemi come siete riusciti a convincermi a fare un tatuaggio>> domanda retoricamente Max, mentre camminano per le strade di San Juan dopo aver liberato Raul dell'onere di riportarli in aeroporto.

<<Perchè ci ami>> lo canzona Daniel, gettandogli un braccio attorno alle spalle e sorridendogli.

L'olandese alza gli occhi al cielo, chiedendosi ora non solo come si era potuto far convincere a fare un tatuaggio, ma anche perchè mai aveva deciso di dire alle persone più fastidiose del mondo che le amava. Lo avrebbero ricattato per sempre.

<<E ora anche quando litigheremo, avrai un tatuaggio che ti ricorderà quanto ci ami>> rincara la dose Ginevra, passeggiando allegramente al loro fianco.

<<Devo forse ricordavi che non sono l'unico ad essersi esposto ieri sera? Voi due vi siete baciati!>> cerca di colpirli Max, che permaloso com'è comincia a non sopportare tutti quegli sfottò. Daniel reagisce lasciando cadere il braccio dalla sua spalla e portandoselo sul petto, spalancando la bocca con fare esageratamente sorpreso.

<<E tu pensi che io sia pentito o che mi vergogni di aver baciato Ginevra?>> domanda Daniel, fermandosi al centro del leggermente dissestato marciapiede. Il suo tono melodrammatico è tutto un programma.

<<Ma l'hai visto Daniel? Come potrei mai pentirmi di averlo baciato?>> si intromette allora lei, captando l'aria scherzosa di Daniel e difendendo la loro posizione.

<<Potrei rifarlo anche in questo momento>> rilancia l'australiano, facendole un occhiolino.

Max lascia stare il trolley e incrocia le braccia sul petto, alzando un sopracciglio.

Ginevra non se lo fa ripetere due volte, pur di togliere quell'espressione dal viso di Max copre la distanza tra lei e Daniel e sporge il busto verso di lui quando è vicina abbastanza, le labbra arricciate verso l'esterno. Daniel copia il suo gesto finchè non si toccano leggermente, in un bacio appena accennato che viene interrotto da Max che esclama disperato un <<Che cosa ho creato>>

Gli altri due si scoppiano a ridere in faccia e mentre Max riprende a camminare scuotendo la testa, Daniel questa volta il braccio lo mette attorno alle spalle di Ginevra e sogghignando seguono l'olandese, imitando ogni tanto il rumore di un bacio.

<<Non essere geloso Maxie>> diventa il nuovo sfottò di Daniel finchè non ritornano in aeroporto.

Decidono di mangiare direttamente in aereo, dirigendosi al gate previsto per il loro Puerto Rico - Nizza. Il pensiero delle nove ore infernali che lo attendono innervosisce Max, che si zittisce totalmente lasciando Daniel e Ginevra a chiacchierare di voli, aeroporti e viaggi. Gli piace il modo in cui quelle due voci gli riempiono le orecchie. Li sentirebbe parlare ad oltranza, certo, magari un po' meno quando si mettono in combutta per prenderlo in giro, ma anche quello fa parte del pacchetto.

Sull'aereo si siede Gin al centro, e senza che Max debba chiederlo la ragazza allunga un braccio e gli prende la mano, tenendola così per tutto il decollo.
Il volo è lungo, fatto di risate ma anche di riflessioni, di dita intrecciate e sorrisi nervosi.
Sulle loro teste aleggia l'incognita della vita reale, ma anche l'aspettativa: riusciranno a stravolgere le convinzioni, le abitudini, per portare avanti qualcosa alla quale neanche loro saprebbero dare un nome? Nessuno avrebbe potuto rispondere, ma la voglia c'è tutta.
Max si è così abituato ad averli entrambi attorno che non saprebbe neanche come farne a meno.

È anche un po' per questo che sente un buco nello stomaco, quando nove ore di volo dopo chiude la porta del suo appartamento alle proprie spalle e si ritrova per la prima volta da giorni completamente solo.

Pensava di aver imparato a convivere col silenzio, e forse c'è riuscito davvero, ma quell'improvviso cambiamento lo destabilizza. Il sogno di quel grande appartamento dove vivere con Daniel e Ginevra sembra un po' più lontano di come gli sembrava solo poche ore prima, in cambio la realtà gli offre una casa vuota e fredda.

Lascia il trolley nell'ingresso e si spoglia mentre cammina verso il bagno, gettandosi subito dopo sotto l'acqua per una volta bollente della doccia, ma stando attento a tener fuori il polso ancora coperto dal cellophane. Non si rende conto di quanto tempo rimane così, con la fronte poggiata contro le mattonelle e l'acqua che si infrange sulla sua schiena, finchè non controlla il telefono uscendo dal box vetrato e trova un messaggio e una chiamata di Victoria che risalgono a quasi quaranta minuti prima.

@Vic: dobbiamo parlare ASAP, rispondiiii.

Max alza un sopracciglio con fare dubbioso e preme subito sulla cornetta accanto al numero di sua sorella, avvolgendosi in un asciugamano di spugna mentre il telefono in viva voce squilla.

Nessuna risposta.

Conoscendo sua sorella probabilmente sarà crollata mette attendeva la sua chiamata, e al novanta percento vorrà parlare di qualcosa di non così urgente come lascia credere. Vic è sempre così melodrammatica.

Lascia perdere e pensa piuttosto ad asciugarsi prima di andare in cucina a prepararsi un panino, da mangiare eventualmente nel letto davanti al pc con qualche serie Netflix da iniziare. In effetti rispetta il suo programma, solo che quel buco allo stomaco non gli passa e i primi dieci minuti della puntata l'hanno già annoiato, così senza pensarci prende nuovamente il telefono e chiama contemporaneamente Daniel e Ginevra. In video chiamata.

<<Questo è quanto riesci a stare senza di noi? Un'ora e mezza?>> esordisce Daniel, mentre il suo faccione compare in un rettangolo sullo schermo del telefono di Max. Anche Daniel è a letto, senza maglietta e con un braccio incastrato dietro la testa sul cuscino.

<<E' strano non avervi intorno>> commenta Ginevra, incastrando il cellulare tra i cuscini così da non doverlo tenere in mano e sistemandosi meglio sotto le coperte.

<<Che fate?>> domanda Max, mettendosi comodo a sua volta sul materasso.

E' una cosa stupida, ma si sente già più felice.

<<Sto facendo jogging>> risponde la ragazza, la voce leggermente coperta dal cuscino contro il quale muove le labbra. Daniel ride. <<Se mi addormento chiudete voi>>

<<Vuoi che venga da te?>> domanda l'australiano, usando il tono più neutrale possibile. Max però scuote la testa, non gli sembra giusto nei confronti di Ginevra e non vuole far vincere sempre la sua paura.

<<Che fai tu?>> rilancia allora Daniel, muovendo il telefono per aria fino a trovare la posizione più comoda.

<<Stavo guardando qualcosina su Netflix, ma non mi entusiasma niente>> mormora Max, lanciando uno sguardo al pc ancora acceso e al video in pausa.

<<Spero tu non stia guardando Friends senza di me!>> lo riprende allora l'altro.

<<Anche io voglio guardare Friends>> mormora Ginevra, forse più addormentata che sveglia.

Le voci dei due ragazzi che discutono di serie tv le fanno da ninna nanna, e presto anche se la chiamata resta aperta a fare conversazione rimangono solo loro.

<<Maxie, so di non aver detto niente ieri>> sussurra improvvisamente Daniel, senza che Max riesca a capire a cosa si riferisca.

<<Su cosa?>> domanda infatti, curioso.

<<Lo sai>> risponde l'altro, accennando un sorriso. Attende qualche attimo prima di continuare. <<Hai sempre saputo che ti amo>>

Max stende le labbra, e probabilmente se la luce fosse più forte Daniel lo vedrebbe anche arrossire. La scorsa notte poteva sembrare quasi un gioco, ma quello no. Quello è Daniel che non ha bisogno di bere, o di una vacanza in paradiso per dirglielo. A Daniel la realtà va più che bene, perchè è nella vita di tutti i giorni che si è innamorato di Max ed è in quella vita che vuole amarlo. Se serve, per cominciare, anche restando in videochiamata con lui tutta la notte.

Ed è quello che fa, sistemandosi tra le lenzuola e chiudendo gli occhi, a pochi centimetri dalla telecamera del telefono. Così Max è fisicamente da solo, ma ci sono Dan e Gin che pur di fargli compagnia dormono davanti ad uno schermo. E' strano sentire i loro respiri dall'apparecchio, quando solo la scorsa notte erano attorno a lui. Se lo fa andare bene però, addormentandosi contando un po' quelli di Ginevra, un po' quelli di Daniel.

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