JIMMY'Z
TRACK 4: LATCH, Disclosure
I'm latching on babe
Now I know what I have found
Monte Carlo non è un posto clemente.
O sei dentro o sei un'insignificante qualunque. Un turista, un nouveau riche, uno dei tanti che sono entrati nel casinò e non avevano mai visto così tanti soldi girare.
Se sei uno qualunque, i monegaschi ti passano attraverso con lo sguardo. Non ti giudicano, semplicemente non esisti. Che è peggio.
Con gli anni che Ginevra ha passato lì da ragazzina, cercando con tutte le sue forze di riuscire a far parte di quella massa di persone, ha imparato qualche trucchetto per omologarsi. La macchina giusta, il vestito giusto, l'atteggiamento giusto, e anche se è rimasta zitta e contrariata per tutto il viaggio mentre Jaques guidava la Lamborghini rubata dall'officina, è consapevole che l'unico modo per uscire a Monte Carlo e farlo bene è con una machina del genere.
Jaques attraversa la rotonda del casinò, accarezzando il cordolo fisso di quello che in primavera diventa il circuito del Gran Premio di Monaco, e perde un po' di tempo a cercare di farsi strada tra i vari turisti fermi a far foto. Anche alla loro macchina. Tra pochi giorni sarà Natale e la città è in fermento, addobbata come sempre con un manto di finta neve, alberi di natale che tendono all'infinito e fili di lucine che fanno da tetto alle strade, che a guardare in su sembra di avere davanti agli occhi un cielo tappezzato di stelle. Ed è in una di quelle strade, a pochi passi dal mare, che Jaques rallenta e comincia a guardarsi attorno. Davanti a loro c'è una lunga fila di macchine di tutto rispetto con il loro stesso intento.
<<Blue Gin? Buddha Bar? Twiga?>> Ginevra comincia ad elencare i nomi dei locali di Monaco, tutti lì in fila sulla strada, uno accanto all'altro. Esclude mentalmente il primo non appena ci passano davanti senza fermarsi.
<<Nah, c'è solo un posto dove ho incontrato Max a Montecarlo prima>> mormora Jaques scuotendo la testa. Togliendo dall'elenco delle possibilità il preferito di Ginevra, il Blue Gin, le atmosfere soft del Buddha Bar e l'eccentricità del Twiga, rimane quello che non ha nominato. Ovviamente.
<<Il Jimmy'z>> afferma, sprofondando leggermente nel sedile di pelle della Lamborghini. <<Devo avvisare Criss, o mi ammazzerà se mi troverà lì senza di lei>>
Ginevra illumina l'abitacolo sbloccando il telefono e riesce a scrivere un messaggio alla sua amica appena prima di arrivare davanti all'entrata del locale. La via è transennata e prima dell'ingresso c'è un tappeto argentato lungo mezzo metro con tanto di paparazzi. Il Jimmy'z è la discoteca degli altolocati del Principato, i fighettini dei fighettini, e delle ragazze come Criss che sanno farsi offrire da bere.
<<Pronta?>> domanda Jaques, lanciandole un'occhiata di traverso mentre accosta la macchina a pelo con il marciapiede, davanti al parcheggiatore.
<<Toccata e fuga>> gli risponde lei, tirando un po' più giù il bordo del tubino di paiettes sulle sue gambe per evitare brutte figure. Deve essere un po' ingrassata da quando è finito il liceo, quel vestito le stava perfettamente mentre ora è decisamente troppo corto e questo non contribuisce a farla sentire meno a disagio. Anzi. <<Un meccanico al Jimmi'z non è un tipo di storia che può finire bene>> aggiunge.
<<Ti fai troppi problemi Gin, io e Dom veniamo qui qui costantemente>> la riprende Jaques, poi le lancia un'ultima occhiata d'intesa prima di aprire la portiera e mettere piede su strada. Infilando una mano nella tasca del pantalone di sartoria fa con grande scioltezza il giro della macchina e va prima a lasciare le chiavi al parcheggiatore, poi si allunga verso lo sportello dal lato di Ginevra per aprirlo.
Non appena la ragazza scende dalla macchina e muove il primo passo sul tappeto argento, ogni pensiero che non sia concentrarsi su non cadere davanti a tutti viene scacciato dall'ansia. Qualcuno li guarda, qualcuno osserva la loro macchina, qualcuno forse si chiede chi siano. Jaques è da togliere il fiato, con la barba appena fatta che mette in mostra la mascella squadrata e gli zigomi alti, il nasino alla francese e gli occhi azzurri, sgombri di qualsiasi brutto pensiero. Ginevra è la versione migliore di sè stessa, quella che dovrebbe essere sempre, lontana dall'officina e con un bel vestito addosso, senza problemi se non che borsa abbinare alle scarpe. Così sarebbe dovuta andare, così dovrebbe essere sempre.
Ginevra sente gridare il suo nome mentre cammina verso l'entrata. Quando si gira a cercare qualcuno che possa averla chiamata viene colpita dalla luce di un flash che la acceca per qualche secondo. I paparazzi fotografano tutti indistintamente lì, non sanno mai quale foto potrebbe risultare utile a fine serata.
Jaques, che era qualche passo davanti a lei, torna indietro e le poggia una mano sulla schiena, dandole stabilità.
<<Se Max non è qui uccido prima te, poi lui quando lo trovo>> sussurra lei, sporgendosi verso suo cugino. Lui ride sommessamente.
Qualche passo ancora e sono dentro il locale più famoso di Monte Carlo.
**
<<Novità?>> domanda Jaques, tornando dalla ragazza con due bicchieri dopo essersi allontanato per prendere da bere. Ginevra scuote la testa. A parte l'imbarazzo che le ha fatto compagnia nel restare da sola in un posto del genere, di Max non ha visto neanche l'ombra. E in realtà neanche di Criss, che non le ha risposto al messaggio, ma che era convinta di trovare lì.
<<Ti va di ballare un po'?>> chiede poi lui, facendole segno con la testa verso il centro del locale. L'atmosfera non è tranquilla e rilassata come ci si aspetterebbe dall'aria posh e sofisticata dei presenti, anzi, la pista sembra degna di un club ad Ibiza. Peggio, a Zante. La gente salta in camicia e abiti firmati dopo aver probabilmente tracannato una bottiglia intera di champagne e forse anche aver tirato qualcosa sulla superficie marmorea del bagno. Sembrano tutti su di giri.
La ragazza non risponde, però comincia a camminare verso la pista. La musica non sarà quella delle loro playlist ma un tempo non le dispiaceva, così lascia per un momento, un momento soltanto, che le note della canzone la trasportino altrove. In pochi attimi la folla li ingloba, li costringe a saltare all'unisono, a sentirsi felici.
Ginevra si sforza di dimenticare anche il motivo per cui è lì e tutte le decisioni che ha preso e tutte le ragioni per le quali lei, accettando il suo destino da meccanico, non potrebbe più far parte di quel mondo luccicante.
Sembrano quasi stupide in quel momento, effimere.
Cosa la differenzia da tutta la gente che la circonda, a prima vista? Assolutamente niente. Eppure è lei a sentirsi diversa.
E' Jaques a trascinarla fuori da quella bolla, afferrandole le spalle con fermezza e guardandola con un'espressione sconvolta che non riesce del tutto a nascondere.
<<Che hai visto?>> domanda Ginevra, accigliata e leggermente confusa.
<<Andiamo a fumare>> grida lui in risposta, prendendosi qualche attimo prima di parlare. Ginevra ricambia il suo sguardo sollevando le sopracciglia. Lei non ci troverebbe niente di strano nella sua richiesta, se Jaques effettivamente fumasse. Ad ogni modo, smettere di farsi trascinare dalla folla ha lo stesso effetto di una doccia fredda che la sveglia da quel momento di euforia e le ricorda i punti del piano. Entrare. Trovare Max per dargli il sui portafoglio. Andare via.
Non ha nient'altro da fare lì.
Jaques la fa girare tra le sue braccia e tendendola dalle spalle la spinge nella direzione opposta a quella dalla quale sono entrati, verso delle vetrate aperte su un giardino interno.
<<Piano Jaq>> grida, sentendosi spingere con sempre più fretta verso l'esterno.
Il giardinetto del Jimmy'z, se possibile, è ancora meglio della sala interna, con i suoi diversi livelli in cerchi concentrici e i larghi divani di pelle bianca. Fuori c'è una piscina che nell'acqua limpida riflette la scritta Jimmy'z, stufe alte per rendere confortevole la zona nonostante il freddo di quella notte e una soffusa luce colorata che rende tutto a sfumature di rosso.
In quel momento è più affollato il giardinetto dell'interno.
<<Da quando fumi?>> gli chiede Ginevra, aprendo la pochette nera per tirare fuori le Malboro e un accendino. Ci sono tre sigarette dentro il pacchetto.
Jaques scrolla le spalle, afferrando la sigaretta che lei gli porge. La ragazza accende la propria, ma quando fa per portare la fiamma vicino a quella di Jaques il suo braccio si blocca a mezz'aria al tocco di una mano sulla spalla.
<<Pensavo di aver sbagliato persona quando ti ho chiamato fuori>> dice la voce dietro di lei prima che possa girarsi di scatto e trovare il viso sorpreso di Max intento a fissarla <<E invece Ginevra Giotti è davvero al Jimmy'z>>
<<Puoi anche fingere di non essere così incredulo di incontrarmi in un posto del genere>> gli risponde d'istinto, attaccandolo. Una parte di lei però, quella che si è evidentemente fatta prendere dall'euforia di quella sera, la fa pentire del modo in cui gli ha risposto e le suggerisce di trattenersi, che non deve per forza martoriarlo. Non ti ha fatto niente di male, si dice.
<<Ciao Max>> saluta Jaques alle sue spalle <<Ora che sei in compagnia Gin, vado un attimo a risolvere una cosa. Torno subito>> aggiunge poi. Con una certa fretta.
Senza attendere risposta, il ragazzo si volatilizza mentre Ginevra rimane impegnata nella lotta con sè stessa, cercando al tempo stesso di mantenere una certa parvenza di tranquillità davanti alle iridi chiare di Max che la osservano con fare curioso. Lì, dove tutto è rosso, prendono una sfumatura di un rosa sbiadito.
<<Sono piacevolmente sorpreso>> si corregge, spostando il peso del corpo da un piede all'altro, sembrando quasi nervoso. Per un attimo si guarda attorno, poi torna a prestarle attenzione.
Portando la sigaretta alle labbra lei non smette di fissarlo e senza pensarci troppo poi allunga la mano libera verso il colletto leggermente sfatto della sua camicia per aggiustarglielo. Faccia da scemo, quella sera, è abbastanza carino e quando le sue dita lo sfiorano Ginevra sente una certa elettricità.
<<In realtà sono qui solo per te>> mormora lei, sforzandosi di trattenere un sorriso per mantenere un'aria misteriosa e leggermente civettuola. Anche se forse, sotto quest'ultimo punto di vista, si è un po' fatta prendere la mano. Max aggrotta la fronte ma il suo volto continua a rende l'idea del "piacevolmente sorpreso". Rimane per un attimo senza parole e, approfittando del momento, Ginevra lascia scivolare via la mano dalla sua camicia per infilarla nella propria borsa. L'attimo dopo afferra il portafoglio di Max e glie lo pianta contro il petto. <<Non pensavo che oltre ad essere una faccia da scemo fossi anche così sbadato>>
Davanti all'espressione intontita di Max, la ragazza si lascia andare in una risata e continua a ridere anche quando lui mette la propria mano su quella di lei, ancora poggiata contro il tessuto della camicia.
<<Vedo che l'hai trovato>> risponde lui, ghignando. Il polso di Ginevra rimane stretto nella sua mano, ma quella frase smette di farla divertire tanto e insinua un dubbio dentro la sua testa. Improvvisamente si sente nuovamente una scema.
<<L'hai lasciato apposta>> mormora, realizzando quello che probabilmente è sempre stato il suo piano. E di come ci sia perfettamente caduta. <<Volevi che venissi a cercarti!>> continua, ora alzando un po' di più la voce.
E quello che ride a questo turno è lui.
<<Mi piace quando le ragazze mi corrono dietro>> dice, strafottente. Ginevra alza gli occhi al cielo e con uno strattone cerca di tirare via il braccio dalla sua presa, Max però non lo lascia andare subito. Trattenendolo, il suo sguardo sembra fermarsi sul piccolo tatuaggio di Ginevra nell'incavo del gomito. Quando lei riprova a tirarsi indietro questa volta la lascia fare.
Non si è ancora girata sui tacchi per andare via solo per via della sigaretta da finire e che non butterà solo per allontanarsi da Max. Quel che è certo, per lei, è che quell'uscita ha rovinato anche quel minimo di rapporto che si era creato tra loro.
<<Perchè hai un tre tatuato?>> le domanda poi lui, come se niente fosse. Ginevra gli lancia uno sguardo omicida mentre incrocia le braccia sul petto e con una mano si porta la sigaretta vicino alle labbra. Accanto a loro un via vai di persone gli lancia qualche occhiata di traverso. Max, noncurante della gente, con un gesto fa segno ad un cameriere vestito di bianco di guardia ad un vassoio di flûte di avvicinarsi. Anche se Ginevra continua a mantenere il suo mutismo, due secondi dopo è muta e con dello champagne in mano.
<<E' maleducazione non rispondere alle domande che ti vengono poste>> la riprende Max, avvicinando il suo bicchiere a quello di lei per farlo tintinnare prima di berne un sorso. Mentre la ragazza cerca di evitare il suo sguardo si rende conto di due ragazzi, circondati da un gruppetto di persone poco lontane dalla piscina illuminata, che stanno guardando fisso nella loro direzione. Uno dei due, con i capelli ricci e un sorriso divertito, alza una mano come per fare ciao. Ginevra prova a guardare meglio, ma tra la gente che gli passa davanti e la luce monocolore distinguere dei lineamenti è estremamente difficile, e ogni modo non le sembra di riconoscerli. Forse ha sbagliato persona, o è amico di Max.
<<E' maleducazione anche chiedere il significato di un tatuaggio>> decide poi di rispondergli per poter avere l'ultima parola della discussione. Scuotendo la testa torna a guardare il ragazzo davanti a lei, che però dopo aver notato il suo momento di distrazione si è girato alla ricerca dell'oggetto delle sue attenzioni. Mentre Max guarda verso di loro è l'altro ragazzo, quello accanto al riccio, ad alzare un calice a mo' di saluto.
<<Lasciali stare>> mormora, facendo un passo di lato per mettersi esattamente nella traiettoria tra loro e Ginevra <<Comunque, so che è maleducazione, ma il tre è un numero che mi sta a cuore>>
Ginevra fa un ultimo tiro dalla sigaretta, ormai arrivata al filtro, e si allunga verso il posacenere più vicino per gettarla. Improvvisamente di fretta, butta giù d'un sorso lo champagne nel flute offerto da Max e si rende conto di non avere più motivi per restare lì con lui.
E che il modo in cui quella camicia attillata gli sta non è un'argomentazione plausibile.
<<A me, invece, perseguita>> taglia netto il discorso Ginevra, dopo di che abbozza un sorriso che sente abbastanza forzato ed esclama un <<Addio, vado a cercare Jaques>>
Gira su sé stessa senza aspettare risposta e con una camminata esagerata e la musica in sottofondo fa un'uscita di scena che le pare più che dignitosa. Viene violentemente inglobata dall'atmosfera del Jimmy'z, con i bassi che fanno tremare il pavimento e l'aria afosa che rende difficile respirare. Tutti sembrano divertirsi attorno a lei, tutti sembrano a loro agio.
Perché a lei invece sembra di boccheggiare come un pesce fuor d'acqua?
Senza Jaques accanto e senza la minima idea di dove trovarlo si sente persa. Così cammina con la testa bassa, provando a conquistare metro dopo metro il proprio spazio vitale e sperando di intravedere il prima possibile i tratti familiari di suo cugino.
<<Ei attento>> sente gridare un ragazzo al suo fianco, spintonato via da qualcuno, mentre cerca di farsi spazio tra la folla. Subito dopo, qualcun altro vicino a lei si lamenta.
Max le appare davanti facendosi strada a spallate. Le blocca la strada, poggiando le mani sulle sue spalle scoperte per trattenerla. I capelli, che solitamente sono accuratamente portati all'indietro, ora gli ricadono a ciuffi sulla fronte e i segni sulla camicia rendono chiaro di come non sia stato facile rincorrerla in mezzo alla calca. Non che questo giustifichi niente, pensa.
<<Ascolta, quella di lasciarti il portafoglio è stata una stupida idea>> comincia lui, gridando e cercando di superare la voce di Sam Smith nella vecchia traccia dei Discolsure che il Dj sta remixando da quando è rientrata. Ginevra si fa ancora più vicina, contro voglia, ma pronta a non perdersi le sua scuse in arrivo <<ma non volevo che...>> perde il resto della frase, venendo spintonata di lato dalla folla che salta sul ritornello della canzone. Max la tiene stretta tra le sue mani e la riporta di fronte a lui, ma questa volta per essere sicuro le parla nell'orecchio. La situazione è al confine tra l'improbabile, l'imbarazzante e il curioso <<non volevo che fossi tu a venire da me, doveva essere la mia scusa per tornare in officina prima di Sabato prossimo>>
Per un attimo lei si domanda se ha sentito bene o se lo champagne le ha dato alla testa, se la musica è troppo alta. Però lui sembra davvero mortificato, c'è del disagio nella sua espressione mentre la guarda in attesa di una risposta, di un commento, fermo con tutti attorno che ballano.
Ginevra apre la bocca per dire qualcosa ma non sa effettivamente cosa dire e sopratutto non sa se riuscirebbe a dirla senza scoppiare a ridere. Ad ogni modo qualsiasi parola le muore in bocca mentre i suoi occhi girando per la stanza, ovunque ma non su Max, incontrano lo sguardo di qualcuno che non si sarebbe mai aspettata di trovare lì.
<<Dom?>> mormora, osservando suo fratello, a pochi passi da lei, confabulare con qualcuno che le dà le spalle ma che riconosce immediatamente come Jaques. Accanto a loro, niente mento di... Criss. <<Dom!>> questa volta grida, ma non è comunque abbastanza perché la sua voce superi la musica.
<<Che succede?>> le domanda invece Max, avvicinando nuovamente le labbra al suo orecchio. Ginevra scuote la testa perché non ne ha idea neanche lei e resta a guardare ancora un attimo prima di cominciare a muoversi tra la folla per raggiungere la sua famiglia. La confessione di Max è subito passata in secondo piano anche se, pur di avere uno stralcio di risposta, lui continua a seguirla. Mentre si fa strada nel caos è Criss ad incontrare per prima lo sguardo di Ginevra e, da starsene accanto a suo fratello con la faccia scocciata e le braccia conserte, poggia una mano sulla spalla di lui e spalanca la bocca.
Quando Ginevra è davanti a loro, Jaques fa per dire un'ultima cosa a Dom prima di girarsi verso di lei e sorridere forzatamente.
<<Dom abbiamo provato a chiamarti prima!>> esclama Ginevra, allungando una mano per dare un finto spintone a suo fratello, intento a guardarla con gli occhi leggermente spaventati e le gote rosse. Ha il ciuffo scompigliato e l'aria di chi è stato appena colto in fragrante. Ma a fare cosa? <<E tu, ti ho scritto che stavo venendo al Jimmi'z, avresti potuto rispondere!>> continua lei, questa volta parlando con Criss. E' solo mentre guarda quest'ultima che il suo cervello mette insieme i puntini e capisce.
Il suo rossetto rosa Barbie, il suo segno distintivo, è a chiazze.
<<Ero qui con gli altri e ho incontrato Dom>> azzarda lei, gesticolando e facendo ondeggiare la sua coda alta da destra a sinistra, ma per Ginevra non serve che continui.
Non se il suo rossetto è sbavato sulle labbra e sul collo di Dom.
<<Quindi ti fai mio fratello>> sbotta Ginevra, sentendo il sangue pulsare più velocemente del normale e alimentando il fuoco che improvvisamente sente negli occhi. Se davanti non avesse avuto Criss ma qualcun'altra probabilmente sarebbe già stata incenerita. <<Eh, Christine Jean Delacroix, rispondi se ne hai il coraggio>>
<<Gin, lascia stare>> interviene Dom facendo un passo avanti e mettendosi davanti a Criss, come proteggendola. Lei però non resta indietro, anzi prende un respiro profondo e sposta Dom di lato per mettere su la sua espressione da stronza.
<<Beh non sono l'unica che ha segreti qui>> comincia, piegandosi verso l'amica per far sì che le sue parole non vengano coperte <<Avevi detto che saresti stata troppo stanca per uscire con me sta sera, ma forse la stanchezza non vale se a chiederti di uscire è un pilota>>
Lo sguardo di Criss si sposta dietro Ginevra.
Come se l'avesse dimenticato, solo in quel momento riconosce il peso di una mano sulla spalla, la mano di Max, che è stata lì per tutto il tempo. Si gira di scatto verso di lui, fermo a pochi passi dal suo petto, mentre il ragazzo sposta la mano dalla sua spalla al piccolo spazio che intercorre tra i loro corpi, lasciandola aperta e in attesa che lei glie la stringa.
<<Max Verstappen>> dice, presentandosi davvero per la prima volta e sorridendo più imbarazzato di prima <<Pilota di Formula uno, Red Bull, numero 33>>
L'unica reazione di Ginevra è scoppiare a ridere.
Non sapendo per cosa cominciare a gridare - la sua migliore amica e suo fratello che vanno a letto insieme o il fatto che nessuno le avesse detto quanto fosse importante Faccia da scemo, né tanto meno il sottoscritto -, ride.
Il suo sguardo salta da Max alla sua famiglia e ritorno, mentre si porta una mano sullo stomaco dolorante. Dom sembra non sapere come salvarsi e continua a guardare la sorella in preda al panico. Criss osserva il tutto con un sopracciglio alzato.
Solo Jaques decide di prendere in mano la situazione, afferrando un braccio di Ginevra e cominciando a tirarla via da lì. Lei vorrebbe restare, tirare uno schiaffo a Criss, dire qualcosa a Max, anche se non saprebbe precisamente cosa, ma nel caos generale si lascia trascinare da suo cugino.
Tutto quello che è successo quella sera è incasinato ed improbabile e il fatto che Max sia un pilota è solo la ciliegina sulla torta di una notte da dimenticare, una notte iniziata per colpa sua e di quel maledetto portafoglio. Così Ginevra lo guarda e basta mentre Jaq la porta via, ricambiando in modo asettico il suo sguardo rabbuiato, quasi dispiaciuto, finché ci sono troppe persone tra loro per poterlo ritrovare.
L'aria fredda di fuori la colpisce come uno schiaffo, facendole raggelare il sangue nelle vene. Le braccia e le gambe scoperte si riempiono di pelle d'oca e osserva suo cugino gridando con gli occhi "fa presto" mentre lui si allontana per richiedere la macchina al parcheggiatore all'entrata.
<<Gin>> la voce di Max però le si insinua dentro peggio del freddo, facendola saltare dallo spavento <<Mi dispiace per sta sera, per tutto>> mormora, ora che la musica sembra distante anni luce, con una voce bassa e calda. Sincera.
Gli occhi, sotto le sopracciglia corrucciate, sono tornati di quella bella sfumatura tra il blu e il verde e sembrano così limpidi, come se ci si potesse leggere dentro senza problemi.
<<E' tutto così assurdo>> è tutto ciò che lei riesce a dirgli, perché prima di aggiungere altro ha bisogno di processare le informazioni, di togliere quel bel vestito e rientrare nella sua zona confort, oltre il confine, e rendersi conto di cosa è successo. Di cosa ha fatto Max, chi è Max, e di ciò che sta succedendo con Criss. Per il momento scrolla le spalle e abbassando la testa raggiunge Jaques che la aspetta davanti alla Lamborghini bianca alla fine del tappeto argentato. Lo vede alzare una mano a mo' di saluto verso Max che suppone sia ancora lì a guardarla mentre copre la distanza tra lei e la macchina. Jaques le apre la portiera e senza voltarsi la ragazza sprofonda sul sedile in pelle, guardando fisso davanti a sè finché Jaques non accende il motore e giocando con il pedale dell'acceleratore lascia il Jimmi'z alle loro spalle nel giro di mezzo secondo.
<<Non saremmo mai dovuti venire a Monte Carlo>> mormora prima di chiudersi in un mutismo selettivo per tutto il viaggio.
**
Molto più tardi, quando ormai il trucco dal viso è stato tolto e il vestito e le scarpe dimenticati in un angolo dell'armadio per lasciare posto ad un pigiama confortevole, l'attenzione di Ginevra viene attirata da una notifica sul suo telefono. Lo lascia perdere, immaginando sia un messaggio di Criss, finchè non si infila sotto le coperte. Nel frattempo una porta al piano di sotto sbatte. È tornato Dom.
Ginevra nasconde anche la testa sotto le coperte e sblocca il telefono, illuminando l'angusto spazio con la sua luce, e quando legge la notifica di instagram quasi le viene un colpo.
Decisamente non è Criss.
@maxverstappen1 vorrebbe mandarti un messaggio.
Ginevra non è una grande fan dei social, o meglio non lo è più. Sul suo profilo c'è roba sufficiente per ricostruire tutta la sua vita finchè non è entrata in Officina, da quel momento in poi non ha più avuto niente di interessante da condividere. Improvvisamente però la infastidisce il pensiero che Max possa sapere qualcosa di lei attraverso delle foto sul suo profilo, cose che magari potrebbe raccontargli lei un giorno. Se mai dovessero vedersi di nuovo, certo. Così, prima di visualizzare il messaggio, cerca di cancellare tutti i post e solo quando il suo avatar e il nome sono l'unica cosa ad apparire sul suo profilo si concede di aprire i Direct e accettare la conversazione con Max.
@maxverstappen33: mi dispiace. ancora.
@maxverstappen33: sono uno scemo.
@maxverstappen33: e dovresti perdonare tuo fratello, c'ho parlato ed è davvero sconvolto.
La sua ammissione di colpa la fa quasi sorridere soddisfatta davanti allo schermo, poi subito dopo porta gli occhi al cielo, come se lui potesse vederla oltre lo schermo.
@gin_giotti: dammi tempo.
@gin_giotti: e non dirmi cosa devo fare.
La porta scricchiola leggermente e Ginevra mette subito via il telefono, anche se sotto le coperte nessuno dovrebbe poterla vedere. Chiude gli occhi. Respira piano.
<<Gin>> sussurra Dom <<Gin, avrei dovuto dirtelo subito>>
Lei non si muove, sperando di poter davvero passare per addormentata.
Dom aspetta ancora qualche secondo, poi lasciando la porta socchiusa va via, con i passi che fanno scricchiolare il parquet.
Dentro di lei i sentimenti sono contrastanti. Pensare a Dom e Criss insieme le fa venire voglia di vomitare, ma al tempo stesso cosa può fare senza passare per una stronza dittatrice? Come gestire la cosa? Come accettarlo? Come impedirlo?
Ginevra, purtroppo, si rende conto che è forse troppo tardi per pensarci e che comunque tra i vari problemi che la affliggono in quel momento sembra attirarla di più lo strano caso del numero tre che torna a farle l'ennesimo scherzo. Quante possibilità c'erano che Max, proprio Max, corresse con il numero 33?
Anche se dopo vent'anni ha smesso di chiedersi perchè e ha accettato il modo in cui quel numero influenzerà per sempre la sua vita, ogni volta la casualità la lascia a bocca aperta. E decisamente insonne.
Automaticamente riprende il telefono tra le mani e senza pensarci troppo cerca su internet Max Verstappen.
Quando si addormenta, con il telefono in mano, non è neanche riuscita a finire l'elenco dei suoi record nel mondo della Formula 1.
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