CACCIA AL LADRO
TRACK 13: COLORS, Halsey
everything is blue
his hands, his jeans
and now I'm covered in the colors
Ti prego, ti prego parti, ti prego.
Ginevra sussurra in un soffio, quasi timorosa che quelle anche flebili onde sonore possano mandare a quel paese l'ennesimo tentativo di far partire la sua Jaguar. Con le ruote posteriori nel garage di casa e quelle anteriori fuori, sul sentiero di ciottoli che porta al cancello d'uscita della villa, Ginevra prova a girare le chiavi nel cruscotto, con la frizione premuta e l'altro piede che gioca con l'acceleratore.
Ti prego, ripete.
Poi Jag prende vita, accendendosi davvero.
Ginevra lascia andare un gridolino sentendo lo sterzo vibrarle tra le mani, gridolino che si spegne nel momento in cui anche la macchina con un borbottio torna ad essere senza vita.
Dom, fermo al centro del giardino intento ad osservare la scena con le braccia incrociate, la guarda e ride.
<<Addio, vado a cercare qualcosa di più interessante da fare>> le dice, alzando una mano a mo' di saluto e tornando verso casa.
La ragazza però non si butta giù, lo sente che questa volta è vicina ad aggiustarla. Sfilando nuovamente le chiavi dal pannello esce dalla macchina e con delicatezza chiude lo sportello verde inglese, accompagnandolo fino a lasciare una carezza sulla fredda carrozzeria.
La verità è che non le dispiace avere ancora cose da fare con cui distrarsi in quella piatta domenica. Lancia uno sguardo al cielo sopra la sua testa, di un grigio fine, quasi bianco, prima di rientrare nel garage. E' sbiadito come sono state le sue giornate ultimamente. Da quando Max è partito.
Ha pensato molto a lui in quei giorni. Non solo al modo in cui entrambi sembravano quasi aver bisogno di sentirsi nonostante la lontananza, ma a quello che Max ha significato per lei.
Se pensa ad un colore per la sua vita prima che faccia da scemo arrivasse a disturbarla in officina le viene in mente il bianco. Neutro. Era tutto uguale, una ripetizione di gesti alla lunga insensati, una moria di emozioni, il niente.
Ginevra non sentiva niente, se non la rabbia che da quella condizione scaturiva. La rabbia per essersi vista togliere qualsiasi possibilità di scelta.
Max invece, con tutti i suoi pro e i suoi contro, aveva gettato una lattina di blu su tutto. Non un blu triste, blu come i suoi occhi, blu come l'abito che indossava alla festa di Charles, blu come la sua tuta in pista. Ginevra non glie l'ha mai vista indossare dal vivo ma non può negare di essere andata a cercare sue foto su internet e di come quella tuta gli doni tanto da riempire anche i suoi sogni di blu.
Ma blu sopratutto come la sensibilità e la vulnerabilità che ne deriva, come il modo in cui si è sentita a far entrare qualcuno di completamente sconosciuto nel suo deserto bianco, lasciandogli sporcare qualsiasi cosa.
Parlare al telefono, però, non è come averlo accanto e le sue giornate sono diventate simili al cielo di quella mattina: grigie. In attesa.
Anziché creare un divario tra loro tuttavia la distanza li ha fatti unire, tanto che Ginevra quasi si è aggrappata all'idea di lui come l'unica persona capace di dare un senso a tutto.
Quello è il giorno torna.
Torna e porta con sé tutte le aspettative, tutti i sogni che Ginevra ha innocentemente fatto su di lui, tutte le tacite promesse di qualcosa che potrebbe, potrebbe, esserci. Perchè la verità è che è tutto ancora nella sua testa, tutto da giocare.
Ripensando al messaggio che Max le ha inviato la scorsa notte e a come si è sentita in quel momento le sale un brivido lungo la schiena.
"Sto tornando a casa", le ha scritto.
Ginevra non sapeva quanto bisogno avesse di leggere quelle parole finché non le ha viste sullo schermo del suo cellulare.
Per continuare a tenersi indaffarata, si tira su le maniche del maglione nero che indossa e alza nuovamente il cofano della macchina, questa volta andando a colpo sicuro. Qualche altra modifica al motorino di avviamento e dovrebbe esserci. Porta a termine ogni gesto con una lentezza quasi snervante, ma che la aiuta a rimanere concentrata e sopratutto a perdere più tempo possibile.
Quando finisce tutti gli ultimi rattoppi si ferma a guardare per qualche istante Jag, in contemplazione. Un capolavoro del design e della meccanica. E' stato un onore poterci mettere mani, che sia riuscita ad aggiustarla o meno.
Mentre si siede sul sedile anteriore si chiede se finalmente sia riuscita a realizzare la sua piccola sfida personale. La risposta è nel rombo del motore quando gira la chiave, ingrana la marcia e abbassa il piede sull'acceleratore.
Jag cammina.
Ce l'ha fatta.
Dom, che deve aver sentito il rumore del motore da dentro casa, si affaccia dalla finestra del salone e grida <<Non ci credo>>, mentre questa volta è Ginevra a scoppiare a ridere, artigliando le dita attorno al volante come se potesse sfuggirgli da un momento all'altro.
Lentamente porta la macchina fuori dal cancello della villa, andando a parcheggiarla per strada, accanto al marciapiede. Dopo averla spenta balza fuori e corre verso il garage, andando alla ricerca del telefono.
@Gin: Appena arrivi vieni a casa. Voglio farti vedere una cosa.
La risposta del ragazzo arriva nel giro di un paio di secondi.
@Max: Sono già per strada.
Lei trattiene un sorriso, che è un po' il sunto di tutto ciò che sta provando in quel momento. Torna dalla sua macchina, fuori casa, e con le chiavi in una mano e una sigaretta nell'altra si siede sul cofano, aspettando l'arrivo del pilota.
Fuma in silenzio, guardandosi attorno, ma con il cuore che le batte insistentemente nel petto fin quasi a far rumore. Finge inoltre di non sentire quella morsa che le attanaglia lo stomaco, che sta rendendo l'attesa insopportabile e che quasi le impedisce di respirare quando finalmente l'Aston Martin grigia appare nella strada, preannunciata dal rombo importante del motore.
Ginevra fa un tiro lunghissimo alla sigaretta, restando a guardare senza battere ciglio il ragazzo che scende lentamente dall'auto e cammina fino ad arrivare davanti a lei.
<<Ehi>> la saluta Max, mettendo su quel sorrisino da schiaffi che a Ginevra era incredibilmente mancato.
<<Ehi>> risponde lei, stendendo le labbra a sua volta.
Entrambi stavano trattenendo il respiro prima di quello scambio di saluti.
<<Non so se guardare te o la macchina>> ride Max, facendo un passo verso di lei che viene però interrotto quando Ginevra gli lancia contro un paio di chiavi. Il ragazzo le afferra al volo e se le rigira tra le mani. Sono le chiavi della Jaguar.
<<Mi porti a fare un giro?>> gli domanda Ginevra, scendendo dal cofano e avvicinandosi a lui.
C'è un'elettricità pazzesca nell'aria che ha scacciato qualsiasi incertezza, lasciando spazio ad una pura e naturale eccitazione. Se allungasse una mano verso di lui, Ginevra è sicura che prenderebbe la scossa.
Eppure lui non sembra porsi questo problema, azzerando definitivamente al stanza tra loro e afferrandole una mano per poi rimetterle sul palmo le chiavi.
<<Guida tu>> mormora, così vicino che la sua voce le accarezza la pelle del viso. Max si sorprende del suo gesto, di volerle lasciare il controllo. Eppure per una volta gli sembra la cosa giusta. Lui vuole vederla guidare.
Ginevra sorride, dirigendosi verso la portiera del guidatore, mentre Max prima di sedersi pensa ad abbassare il tettuccio di tessuto della cabrio incurante del freddo.
<<Allora, come si ritrova Ginevra Giotti un gioiellino del genere?>> domanda lui, prendendo posto al suo fianco. Lei si impone di sembrare sicura e Jag sembra non volerle fare scherzi, accendendosi al primo colpo e riempiendo le loro orecchie con la sinfonia di una motore finalmente perfettamente funzionante. Sopratutto, il motore di una volta.
<<Era di un amico di famiglia. Lui è un collezionista di auto d'epoca e dopo aver fatto un miracolo in officina tirando su la sua Ferrari 512 decise di regalarci questa, che era praticamente da buttare. Mio padre ovviamente la regalò a mio fratello che però non voleva saperne di aggiustarla, così gli dissi che se ci fossi riuscita io allora sarebbe stata mia>> racconta senza pensarci più di tanto, troppo presa dal fatto di star effettivamente guidando Jag. Con Max accanto. <<E' stata la mia sfida personale e fino a mezz'ora fa neanche si accendeva. E' l'unica macchina alla quale ho imparato a tenere, l'unica che significa qualcosa per me>>
Mentre parla pacata, Ginevra pensa a quanto vorrebbe lanciare un urlo di gioia. Prende la strada panoramica che circumnaviga Monaco e dopo la prima curva si ritrovano sulla piccola strada ricavata sulla montagna, a strapiombo sul mare, su Monte Carlo. Sente qualcosa, una sensazione che la colpisce facendola sentire piena. Piena tanto da voler gridare.
Max allunga un braccio fino ad aggrapparsi al sedile di lei, mentre sporge l'altro oltre il parabrezza, accarezzando l'aria.
<<Accelera>> le dice, mentre Ginevra si gira velocemente a guardarlo. Distoglie lo sguardo dalla strada il tempo di scambiare un'occhiata d'intesa con lui, poi preme il piede sull'acceleratore.
Ad un certo punto lo fa davvero: grida.
Grida e scoppia a ridere e la sua voce si disperde nel vento, lo stesso che le fa volare i capelli mentre segue la strada tortuosa. Sorprendendola, anche Max la imita. Porta una mano vicino alle labbra e grida con un tono molto più basso del suo, viscerale.
Ginevra non si è mai chiesta se anche Max avesse bisogno di questo, di liberarsi. Ora sa.
Poi Max sente un altro bisogno ed è quello di avere un contatto con lei, di sentire la sua pelle contro la sua, di sentire che quel momento è reale, che loro sono reali.
Lascia scivolare la mano che teneva aggrappata dietro il suo sedile fino a poggiarla sulla mano di lei, stretta sul pomello sferico del cambio. Ginevra sobbalza leggermente e anche se è sicura di essere appena arrossita non esita ad allargare le dita, quanto basta per far incastrare perfettamente quelle di Max tra le sue.
<<Non riesci proprio a lasciar stare i comandi>> dice lei, canzonandolo. Max ride chiedendosi se fosse la cosa giusta da fare, ma non riesce a trovare motivi per pentirsene.
La verità è che quel momento sta facendo bene a Ginevra tanto quanto ne sta facendo a lui, che non è solo Max a dare un senso alle giornate di Ginevra, ma è anche lei a raccattare pezzi di lui e a tenerlo insieme senza che neanche lo sappia.
E' giusto quindi che siano così, uniti, mentre tutto il resto se lo porta via il vento.
La passeggiata continua tranquilla, tra le curve della Costa Azzurra, con un leggero chiacchiericcio che accompagna il suono del motore e dell'aria che si infrange contro il parabrezza. Arrivati a Nizza cominciano il ritorno verso Monaco, quasi abituatisi ormai a quelle strade tortuose.
Max racconta dei momenti inediti del Giappone, degli eventi ai quali hanno partecipato, di come Daniel se non fosse stato Daniel sarebbe stato espulso dal paese per aver accidentalmente bestemmiato mentre cercavano di insegnargli qualche parola in lingua. Le racconta persino del suo terrore per gli aerei e del perdere il controllo, sperando che legga tra le righe e capisca quanto quel momento gli costi e quanto si sta effettivamente fidando di lei.
Ginevra ascolta interessata di posti che non ha mai visto e cose che non farà mai, perdendosi un po' nei suoi racconti, ad immaginare come dev'essere la vita di Max.
Continuerebbe a farlo, se all'improvviso non sentisse qualcosa di strano al volante. Non solo al volante, anche la pressione dei pedali è diversa, così come il rumore del motore.
<<Gin, è in avaria>> la richiama Max, prima ancora che lei possa davvero rendersi conto di avere un effettivo problema alla macchina. Il famoso detector di problemi meccanici che Max si ritrova al posto del sedere <<Accosta>>
Come se la strada avesse dieci corsie, pensa lei mentre continua a far camminare la macchina finchè sulla corsia opposta appare una piazzola di sosta. Uno spiazzo decisamente non in sicurezza, ovviamente a strapiombo sul mare, ma l'unico in vista.
La ragazza spegne la macchina ed entrambi escono, avvicinandosi al cofano dal quale non appena lei lo solleva fuoriesce una nuvola di fumo di una consistenza non indifferente.
<<Ecco, magari fare il giro dell'isolato anziché venti chilometri sarebbe stato meglio>> commenta Ginevra, passandosi una mano tra i capelli.
<<Possiamo fare qualcosa?>> chiede invece Max, osservando i tubi metallici attorcigliati senza avere la più pallida idea di dove mettere mani.
Osserva la ragazza al suo fianco che sconfidata scuote la testa.
<<Non ho niente qui con me>> dice, mortificandosi per non aver immaginato che qualcosa del genere sarebbe potuta accadere e non aver portato con sé almeno l'essenziale <<Per fortuna che ho le conoscenze giuste>> aggiunge però, lasciandosi andare in una piccola risata.
Mentre Ginevra compone il numero di Jaques sul telefono, Max si poggia contro lo sportello chiuso della Jaguar e si ferma ad osservare il paesaggio. Egoisticamente parlando, non gli dispiace troppo quella sosta forzata. Fa freddo, ma faceva freddo anche in macchina con la cappotta abbassata e non gli importava poi più di tanto. Sotto di loro c'è il mare, in lontananza si intravede il porto di Monaco e condivide quello spettacolo con una bella ragazza, anzi non solo una bella ragazza, con Ginevra, poggiato su una delle macchine che più gli piacciono al mondo.
Infondo, non ha tanto poi di cui lamentarsi.
<<Jacq, ho bisogno di un favore. Ti offro una pizza sta sera in cambio>> dice Ginevra non appena la voce familiare di suo cugino risponde al telefono. Gli spiega velocemente la situazione e, tolte le risatine non appena gli dice che è lì con Max, Jaques si dice disponibile ad andare a salvarli. Complice la pizza offerta.
Quando chiude la chiamata Ginevra raggiunge Max e si poggia contro la macchina al suo fianco, la sua spalla che sfiora il braccio di lui.
Nel momento di silenzio che segue si ritrova a pensare di aver già visto una scena simile in uno dei suoi film preferiti, vintage anche quello, come le canzoni e le macchine che le piacciono tanto.
<<Sembra una scena di Caccia al ladro>> dice infatti, fermandosi ad osservare anche lei il paesaggio <<Anche se non sono gli anni cinquanta, io non sono Grace Kelly e tu non sei Cary Grant>>
E non ci stiamo baciando, aggiunge nella sua testa, imbarazzandosi anche solo per averlo pensato.
<<Mai sentito>> risponde lui, scrollando le spalle con fare innocente.
Ginevra si finge scioccata, guardandolo con la bocca spalancata e dandogli un pugno sul braccio. Se lo aspettava in realtà che Max non fosse tipo da film del genere.
<<E' un must del cinema d'autore>> lo riprende Ginevra.
<<Dovrai istruirmi tu a riguardo, credo di non aver mai visto niente datato prima del 1997>> mormora lui, innocentemente. Poi si allontana dalla macchina, mettendosi davanti a Ginevra e cominciando a guardarla con un sorrisino divertito <<Non siamo negli anni cinquanta, non sono Cary Grant, chiunque esso sia, e non sono un ladro se è di questo che parla la storia, però spero che accetterai comunque un piccolo regalo da parte mia>>
Ginevra spalanca le palpebre, senza sapere precisamente come reagire, improvvisamente nel panico. La sua reazione lo fa sorridere ancora di più.
<<Questo è il momento in cui dovresti chiudergli gli occhi>> la prende in giro Max, gongolando come un bambino. Lui si stinge il labbro inferiore tra i denti e a Ginevra quasi dispiace doversi privare di quella vista, ma lo accontenta senza avere la più pallida idea di cosa aspettarsi.
Qualche attimo dopo sente Max infilarle qualcosa attorno al collo, qualcosa che Ginevra non riesce a riconoscere.
Alza una mano per tastare il cordino che ha al collo e solo dopo che le mani di Max si allontanano da lei apre gli occhi, abbassando lo sguardo sul cartellino alla fine del lacciò arancione.
Australian GP PASS
Ginevra Giotti, Red Bull
FULL ACCESS
<<Oddio, Max, io...>> farfuglia lei, continuando a rileggere il cartellino più volte e senza parole. Max glie l'aveva detto, faceva parte della loro scommessa, lui l'avrebbe portata con sé in Australia. Per qualche motivo peró non pensava che l'avrebbe fatto davvero.
<<Devi solo dirmi se vuoi partire con me e Daniel con il Jet il martedì, o se vuoi che ti prenoti un posto in aereo più sotto gara>> risponde Max, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal viso di lei, leggermente arrossato e ancora totalmente sorpreso, euforico.
<<Max non so se posso lasciare il lavoro per così tanti giorni...>> si impossessa di lei la parte razionale, quella che pensa che tutto ciò sia una follia. Lasciare il lavoro. Andare in Australia. A vedere la Formula 1. Con Max Verstappen. Tutto troppo, troppo fuori dagli schemi per una come lei.
<<Si Gin, tu puoi>> la incita invece lui, trascinandola verso quel sentiero inesplorato che è il suo mondo. <<Tuo padre capirà, e poi credo di piacergli almeno tanto quanto piaccio a te>>
Ginevra cade a pieno nella sua trappola, lasciando stare l'Australia e pensando invece all'insinuazione nella sua frase, indignandosi e cominciando a riempirlo di parole a caso e schiaffati inoffensivi. Lui se la ride, godendosi il momento e la compagnia e la leggerezza che questo comporta.
Jaques li trova così, ancora a bisticciare, quando seguendo la posizione inviatagli da Ginevra riesce a raggiungerli. C'è anche Dom in macchina, che si dichiara "non interessato ad aggiustare la macchina, ma assolutamente pronto a sfottere sua sorella per la sua disfatta".
Finisce infatti a chiacchierare con Max e ad osservare la scena di Jaques e Gin che, con gli strumenti portati dai due ragazzi, cercano di trovare una soluzione almeno provvisoria per far ripartire Jag.
Non ci vuole molto perchè la macchina torni a dare segni di vita, il problema sono le precarie condizioni in cui versa. E il fatto che ormai si sia fatto buio.
Max però si offre di guidare, con la promessa di mantenere una velocità più che moderata e stare attento a qualsiasi sensazione gli dia la macchina in corsa. Così tornano ognuno nelle proprie macchine, questa volta con il tettuccio alzato, e con Jacques e Dom nella macchina avanti ripercorrono la strada fino a Monaco.
All'andata ci avranno messo un quarto d'ora scarso per arrivare a quel punto, ora impiegano invece più di mezz'ora per tornare a casa. Max mantiene la sua promessa, guidando con la sua solita scioltezza ma a velocità che probabilmente non ha mai sfiorato per così tanto tempo. Non credeva di poter mai davvero andare a trenta chilometri orari se non imbottigliato nel traffico di Monte Carlo.
<<Mi devi una pizza>> annuncia Jaques una volta che entrambe le macchine sono ferme davanti al cancello di Villa Giotti. Max scende dalla Jaguar e riconsegna le chiavi alla legittima proprietaria, andando poi nelle tasche dei suoi pantaloni alla ricerca delle sue.
<<Alt, che fai Max?>> lo riprende subito Dom, beccandosi un'occhiataccia da Ginevra e uno sguardo interrogativo dal diretto interessato <<Vieni a mangiarti una pizza con noi!>>
<<Dom, è appena tornato dal Giappone, avrà da fare...>> comincia Ginevra, giustificando l'autoritarismo di suo fratello, per poi venire interrotta dalla voce di Max che mormora <<Mi piacerebbe una pizza dopo tutte le schifezze che ho mangiato in Giappone>>
Ginevra lo fulmina con lo sguardo per averla interrotta, ma è solo una schermata per nascondere quanto sia in realtà sorpresa della sua risposta.
Le dà come l'impressione che Max in qualche modo ci tenga veramente, anche se è solo una stupida pizza con suo fratello e suo cugino.
Ed è sempre Max ad offrirsi di guidare, facendo Dom e Jaques contenti come bambini dando il meglio di se stesso lungo la strada verso la pizzeria. E quasi facendo vomitare Ginevra.
La cena scorre tranquilla, è persino divertente pensa la ragazza, tolto l'imbarazzo che Dom e Jaques riversano costantemente su di lei. Max mangia la sua pizza con un piede poggiato sulla sedia di lei e lo sguardo che cerca costantemente il suo, mentre lei non si accorge di cercarlo allo stesso modo.
Finito di mangiare, dopo aver ricevuto una chiamata di Daniel, Max dice di dover tornare. Riaccompagna tutti a casa, soffermandosi davanti al cancello di Villa Giotti finché i due ragazzi non aprono il cancello.
Prima di entrare in casa, però, Ginevra torna da lui, affacciandosi al finestrino della macchina.
<<Va' piano>> gli dice, ridacchiando <<E scrivimi quando arrivi>>
Max sente una strana sensazione all'altezza dello stomaco. È passato un mese dalla volta scorsa, eppure ci rimane esattamente allo stesso modo, totalmente fulminato da quel modo di fare di lei, di parlargli, come se non fosse Max Verstappen ma solo Max. Tanto normale da ricordargli di andare piano in macchina.
Il ragazzo sorride e annuisce, lei torna saltellando da Dom, giusto in tempo perché quest'ultimo apra la porta di casa.
<<Chi l'avrebbe mai detto, mia sorella con Max Verstappen>> attesta Dom, scuotendo la testa nel corridoio.
Ginevra lo spinge via, mettendosi a ridere e mormorando un "macchè".
Eppure ci pensa anche lei. Sopratutto, dal sorriso che si ritrova sul viso quando incrocia il suo riflesso nello specchio del salone, si rende conto di come da grigia, la giornata sia tornata ad avere un senso, ad essere blu.
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BuonaseraaaaaAAA
OGGI SUPER IN ANTICIPO 🙈🙈 per farmi perdonare degli scorsi ritardi!
Questi giorni ho praticamente pisciato qualsiasi cosa, passando le mie giornate con Max e Daniel 😂😂
1. SUL MIO PROFILO IG E NELLE STORIE IN EVIDENZA C'È IL TRAILER DELLA STORIA. Purtroppo non posso pubblicarlo su YouTube, quindi se vi va di vederlo lo trovate lì!
(donna_wattpad)
2. CACCIA AL LADRO È, come per Ginevra, UNO DEI MIEI FILM PREFERITI E NON VEDEVO L'ORA DI POTER FARE QUALCHE RIFERIMENTO IN UNA STORIA.
L'avete mai visto ??
Questa è la scena alla quale si riferisce Ginevra:
(Anche se è Nizza, non Monte Carlo)
Bene, mi si sta per spegnere il telefono quindi prima di non poter pubblicare la chiudo qui 😂😂😂 ci sentiamo nei commenti!
Ahhhh ultima cosa, è su SPOTIFY la playlist di T3OU, potete cercarla se vi va con questo stesso nome.
Au revoir 👋🏼👋🏼👋🏼💕
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