AUSTRALIAN GRAND PRIX


TRACK 15: WILD LOVE, James Bay
let's be reckless,
unaffected
running out until we're breathless






<<Gin>>

<<Ginevra, svegliati>>

La ragazza sente delle mani scuoterla, ma fatica ad aprire gli occhi, limitandosi in risposta a mugugnare qualcosa di incomprensibile.

<<Gin, non voglio fare la parte di quello che se ne va prima che ti svegli>> ci riprova lui, sedendosi sul materasso e avvicinandosi a lei un po' di più, continuando a muoverla <<Peró ho una cazzo di gara da correre>>

<<Max!>> esclama Ginevra, quando allungando una mano verso la sua schiena si rende conto che c'è effettivamente qualcuno <<Pensavo di stare sognando>>

<<Ah, perché, mi sogni spesso?>> la sfotte lui, ridacchiando. Al che, Ginevra decide che è arrivato il momento di svegliarsi. E di dargli uno schiaffetto.

<<Vado a lavarmi, ti aspetto per andare al box o vieni più tardi con Vic?>> continua Max, scansando la mano di Ginevra e anzi finendo per bloccarle il polso.

Mentre lo fa, si rende conto di come stia evitando il suo sguardo quella mattina.
Come se, anche se addormentarsi vicini è stato facile alla fine, ritrovarsi così nella luce calda del giorno, tutti scomposti, sotto le stesse lenzuola, sia qualcosa di più.

<<Penso che accetterò l'invito e andrò a vedere la gara dal box di Charles>> lo stuzzica Ginevra, mettendosi a sedere di fronte al ragazzo. Anche lei nota il modo in cui lui cerca di non guardarla, e anzi si chiede come faccia, mentre lei non sembra capace di togliergli gli occhi di dosso.

Il ragazzo si alza borbottando un "vedremo" e fa presto a lasciare la stanza, ma non prima che lei gli dica di non aspettarla, che lo raggiungerà quando anche Vic sarà pronta.

Forse è meglio così, sicuramente più indiscreto.

Dopo che Max va via si prende un momento per sè, tornando a stendersi sul letto con gli occhi spalancati e fissi sul soffitto bianco, restando a guardarlo per un tempo indeterminato, fin quasi a conoscere a memoria le sfaccettature dello stucco, i difetti, le piccole crepe che solitamente sfuggono.

Lo fa cercando di svuotare la mente, di rilassarsi. Solo quando sente di aver ripreso totale controllo di se stessa và a buttarsi sotto la doccia, ma il pensiero la colpisce ancora, e ancora, e ancora. Lei e Max hanno dormito insieme.

Lui non voleva lasciare la stanza mentre lei dormiva.

Qualcosa dovrà pur significare tutto ciò.

Ginevra è lenta nei movimenti quella mattina, distratta, e quando presumibilmente Vic bussa alla sua porta non sa neanche quanto tempo è passato da quando Max è andato vita. E non è minimamente pronta.

<<Non ti chiederò cosa avete fatto tu e mio fratello sta notte, anche se muoio di curiosità>> annuncia la ragazza non appena Ginevra apre la porta, infilandosi con nonchalance in camera <<Sei pronta? Andiamo?>>>

Ginevra la guarda, a disagio e leggermente spaesata, poi Vic ricambia il suo sguardo e quasi scoppia a ridere.

<<È la tua prima gara, da vedere nei box per giunta>> esclama la bionda, andando verso di lei <<Non hai idea di cosa mettere, come comportarti, dove mettere la faccia, sopratutto visto che avrai tutti gli occhi puntati addosso>>

Ginevra scrolla le spalle, indecisa tra negare e mantenere una certa dignità o ammettere la sua totale incapacità nell'uscire da quella situazione.

<<Avrò tutti gli occhi puntati addosso?>> decide di focalizzarsi su quello.

<<Tesoro, sei una ragazza. Sei nel box di Max. Pensi sia passata inosservata la vostra passeggiata sul circuito di ieri? Beh, non è così. Saranno tutti lì a studiarti, cercando di carpire qualcosa in più. Forse, se non dai nell'occhio, potrai venire classificata come mia amica e dimenticata nel giro di qualche giorno. Ma sei sicura di non voler dare nell'occhio?>>

Mentre Vic parla, Ginevra si mangiucchia le unghie, annuendo lentamente. Poi però ci pensa.

Vuoi davvero non dare nell'occhio?

Quanto alla gente, certo che non vuole. Ma l'attenzione di Max, di quella le importa eccome.

Vic, scrutandola, sembra riuscire a carpire i suoi pensieri e con un grande sorriso che le si apre sul viso allunga una mano per stringerle il braccio.

<<Mettiti un paio di jeans che ti facciano un bel sedere, torno subito>> le dice, lasciando la stanza ridacchiando.

Ginevra decide di darle retta, affidandosi totalmente alle mani sicuramente più esperte di una ragazza che è nata e cresciuta nell'ambiente. Quando la bionda riappare Gin è già entrata nel suo paio di pantaloni preferito e si vede tirare contro un pezzo di stoffa del quale riconosce subito il profumo.

<<No>> afferma Ginevra, lasciandosi andare ad una risata nervosa mentre srotola tra le mani una delle maglie di Max. È blu, della redbull, con il nome del ragazzo stampato sul petto.

<<Oh si cara>> controbatte l'altra, osservandola con fare quasi malizioso <<È pulita, così è meno inquietante>>

Le due si scambiano uno sguardo lungo, da due prospettive diverse. C'è qualcosa, nel modo in cui Vic la guarda, che la convince a sfilarsi davanti a lei la canotta che indossava e ad entrare nella maglia di Max. La lascia fare persino quando si avvicina e le alza la maglietta, decisamente troppo grande per lei, annodandogliela sul davanti.

<<Oggi ci sarà da divertirsi>> annuncia la piccola Verstappen, prendendo l'altra sotto braccio e cominciando a trascinarla via. Gin a malapena fa in tempo ad afferrare telefono, pass e sigarette.

Fuori dall'albergo il cielo è terso e il sole alto emana un calore più blando di quello che ci si aspetterebbe, rendendo la giornata calda ma vivibile.

Gin non si era accorta di quanto avessero fatto tardi finché non si rende conto che manca solo un'ora all'inizio della gara.

Entrare nel paddock è più difficile di quando c'era stata il pomeriggio prima con Max, ma aiutando Vic a farsi strada a gomitate tra la gente rimasta in fila davanti al gate 2 nel giro di una decina di minuti sono dentro. Il posto non ha neanche l'aspetto che aveva solo poche ore prima, anzi è pieno di gente che corre davanti ai loro occhi, i box sono tutti aperti e dai lounge arriva una musica di sottofondo.

<<Questo è il momento peggiore>> annuncia Vic, fermandosi un attimo a guardarsi attorno prima di fare strada verso il box redbull <<è normale sentirsi spaesati>>

<<Mi sembra tutto una follia>> confessa Ginevra, scuotendo leggermente la testa.
Vic scrolla le spalle.

<<Vorrei dirti che ti ci abitui, ma no, non succede mai>>

Come se le parole di Vic l'avessero attirato, un giornalista si ferma davanti a loro mentre camminano e le scatta una foto.

Tutto normale mima la bionda quando Ginevra si gira a guardarla alla ricerca di spiegazioni.

<<Aspetta un attimo>> esclama poi quest'ultima, fermandosi davanti al box rosso accanto a quello della RedBull. Si sporge all'interno, cercando di attirare l'attenzione del ragazzo con la tuta rossa mezza scesa che saltella su sè stesso. Gli effetti dell'ansia.

Charles si gira distrattamente, quasi chiedendosi chi possa averlo chiamato. Quando però il suo sguardo incontra quello di lei subito sorride.

<<Buona gara>> gli grida Ginevra, ricevendo in cambio un bacio volante.

Le occhiaie di lui sembrano peggio del giorno precedente, il che probabilmente vuol dire che è ancora sull'orlo di una crisi, al tempo stesso però Ginevra cattura qualcosa, qualcosa di più, qualcosa che le suggerisce quanto Charles stesse aspettando quel momento.

È nato per stare lì, quella è l'impressione che dà il bel principino monegasco, tanto gentile ed educato quanto capace di tenere a bada i cavalli di una Ferrari.

Nel box RedBull accanto la situazione è leggermente diversa. I meccanici, sia di Daniel che di Max, sono ancora all'opera e mentre il primo sta discutendo con loro di qualcosa, l'altro lascia che il padre gli dia qualcuno dei soliti consigli che ha già ascoltato mille volte ma dei quali non potrebbe fare a meno, stando ad ascoltarlo poggiato con la schiena contro il muro del box.

Ha la tuta abbassata e la maglia termica bianca gli fascia il busto perfettamente, mettendo in mostra i muscoli ad ogni movimento.

Ginevra deve ammettere che vederlo in foto, con la tuta, non gli rende per niente giustizia. Il solo fatto che lui sia lì, così, comincia a farle pompare il sangue nelle vene in un modo decisamente imbarazzante. Non che Max non si prenda un colpo vedendola entrare nel box con la sua maglia addosso. Anzi, quando i suoi occhi cadono su di lei sente la terra tremare sotto i piedi.

<<Ringraziami più tardi>> sussurra Vic nell'orecchio della ragazza, avendo notato lo scambio di sguardi tra i due e le rispettive reazioni.

Tutto ciò, Vic lo trova molto divertente.

Max lascia stare il padre e si muove verso la parete opposta, dove ci sono le due ragazze, cercando nel frattempo qualcosa di intelligente da dire.

<<Ti sta bene la maglia>> è il meglio che riesce a tirare fuori, chiedendosi dove sia finito quello charme che con gli anni l'ha aiutato a conquistare tante ragazze.

<<Sai sono stata indecisa fino all'ultimo tra venire qui o andare da Charles>> risponde lei, rendendosi conto del modo stucchevolmente civettuolo col quale si sta ponendo. Un sorrisino sulle labbra, gli zigomi alti, gli occhi spalancati e accesi come quelli di lui, iniettati di adrenalina e ora anche qualcos'altro.

<<L'importante è quello che hai scelto alla fine>> dice Max, azzardandosi a fare persino un occhiolino del quale si pente subito dopo.

Prima che possa aggiungere altro il pilota viene  rapito da Christian, il team manager, che saluta Ginevra e lo porta via per mettere a punto gli ultimi dettagli prima della gara.

Ci pensa Vic a farle fare un giro, mostrandole come si articola la vita nel box, finendo anche dalla parte di Daniel a fare un in bocca al lupo al pilota numero tre.

<<Donne>> le richiama Jos, allungando verso di loro le cuffie <<Si va in pista>>
Ginevra ha a mala pena il tempo di lanciare un'ultima occhiata a Max prima che lo aiutino a tirar su la tuta e ad infilare il casco.

Dopo aver guardato lei ed essersi lasciato iniettare ulteriore motivazione da quello scambio, Max si gira verso l'altra parte del box e cerca gli occhi di Daniel. Il pilota, già girato verso di lui, sembrava aspettare quel momento. Alza un pollice. Max lo imita. È il loro implicito modo di spronarsi, ma anche di dire: sono qui. Ci sarò se dovessi tornare vincitore, ci sarò se dovessi perdere. Sono qui.

<<Andiamo>> mormora Max, forse più a se stesso che alla gente che gli sta attorno, abbassando la visiera del casco ed entrando nella monoposto per la prima gara della stagione.

Le ragazze vanno a sedersi sulle sedute lungo il muro, con le cuffie nelle orecchie e gli schermi che trasmettono la gara in alto davanti agli occhi. Tutto si muove attorno a loro, tanti gesti veloci e studiati attorno alle due macchine blu. Nel caos, sorprende il silenzio. Nessuno dice più una parola, tutti sanno cosa fare.

Pochi minuti dopo le macchine sono fuori, pronte ad andare a posizionarsi in griglia. Ginevra non sa come funziona, non conosce gli altri piloti se non Charles e Pierre, non sa quasi niente se non ciò che Max le ha accennato o ciò che ha potuto leggere online mentre cercava lui. Non è una fan. Ed è per questo che non pensava di potersi sentire così. Elettrica, su di giri, con il cuore a mille.

Tiene le mani aperte sulle cosce e gli occhi alzati sullo schermo, attendendo il momento della partenza come non ha mai aspettato niente al mondo.

<<Ora c'è il giro di ricognizione, poi si va>> le spiega Vic, agitata, al suo fianco. Parlare probabilmente la aiuta a rilassarsi.

Ginevra annuisce, non togliendo gli occhi dalle immagini sulle loro teste neanche quando tutto il team rientra nei box.

Il rombo del motore arriva fin lì, nonostante le cuffie, e sembra capace di far tremare la terra quando le venti macchine tornano a schierarsi in pista, in attesa dei semafori.

Lights out
And away we go

Il gran premio d'Australia comincia in una nuvola di fumo.

Tutto diventa incomprensibile già dal primo attimo, si sente un botto, poi il fumo. Diversi cuori perdono un colpo all'unisono, mentre con religioso silenzio si aspetta di capire chi è coinvolto, cosa è successo.

Davanti, Valtteri Bottas scampa dal caos e si prende la testa della corsa. Dietro di lui spunta Lewis Hamilton, seguito da Sebastian Vettel e... Max. Alle sue spalle, anche Daniel e Charles sembrano uscire illesi.

<<Cosa è successo?>> domanda Max al team. Ginevra si sorprende di sentire la sua voce direttamente nella cuffia, infatti sobbalza, mentre il suo cuore già provato dalla disastrosa partenza non può che continuare a battere con un ritmo molto superiore alla media.

<<Hülkenberg. Gli è scoppiato il motore. C'è stato un tamponamento. Safety Car>> dà istruzioni qualcuno che Ginevra non riesce a vedere, probabilmente dal muretto. <<Ti aiuterà a non lasciare scappare le Mercedes. Appena finisce, vai all'inseguimento>>

<<Copy>>

Ginevra ticchetta nervosamente le dita sulla coscia, chiedendosi come farà a restare lì, inerme, in attesa, per altri 57 giri, senza impazzire e farsi prendere dal panico, o beccarsi un attacco di cuore.

La gara comincia davvero quando dopo tre giri la safety car lascia la pista e le macchine sono autorizzate a spingere e sorpassare. Il fatto che siano tutte compatte preannuncia una gara interessante, tuttavia la scrematura anche se con ritardo avviene. Le due Mercedes come missili sfilano avanti, mettendo secondi in più ad ogni giro tra loro e gli avversari.

Max fa di tutto per non perderli troppo, cercando di spingere al massimo, sorpassando persino Vettel che con la sua Ferrari intralciava la sua scalata verso la vittoria. Dopo venti giri è terzo e a sette secondi dall'ultima Mercedes, quella di Hamilton.

<<Fuck>> si sente esclamare Max all'improvviso, ancor prima che la stessa imprecazione si levi all'interno del box <<Perché cazzo non va? Non riesco a spingere>>

Silenzio in radio. Panico all'interno del team.

<<Max, si è surriscaldato il motore, hai bisogno di raffreddarlo>>

<<Fuck>> ripete, frustrato <<Ho il secondo posto a sette secondi e dovrei rallentare?>>

<<Max devi farlo, ti guideremo nella procedura>> si intromette Christian, del quale Ginevra riconosce la voce. È in piedi, al centro del box, si guarda attorno, studia i dati sul pc, cerca di tenere tutto sotto controllo.

Ginevra non ha idea di cosa stia succedendo, ma crede di aver capito che Max non li sta ascoltando.

<<Merda, ma proprio ora?>> mormora qualcuno. Poi ancora, qualcun altro <<Ora si incazza e perde>>.

La ragazza stacca gli occhi dallo schermo per guardare Vic, la quale ricambia lo sguardo scuotendo la testa.

<<E questo è il motivo per cui Max non ha mai vinto un titolo: quando si incazza non ascolta più nessuno>> spiega lei. Ginevra si aspettava qualcosa del genere.

Jos raggiunge Christian al centro della stanza, in procinto di dare di matto. Nel frattempo i secondi tra il trentatré e Hamilton crescono in maniera esponenziale.

<<Datemi il contatto radio>> grida Jos, e subito dopo tirando giù il microfono attaccato alla cuffia dice <<Max non fare il ragazzino stupido, devi seguire la procedura>>

<<Odio questo>> risponde Max, lasciandosi andare alla frustrazione ma continuando testardamente a non dar retta al team <Lo odio>>

<<Rallenta>> sussurra Ginevra, quasi inconsciamente <<Rallenta>>

La ragazza stringe i pugni e cerca di respirare normalmente, mentre sente un peso sul petto che le impedisce di tranquillizzarsi. Anzi, vorrebbe correre da Max e dirgli di ascoltare, sarebbe comunque meglio di rimanere lì a guardare.

Anche perché Vettel gli sta tornando sotto.

Ginevra si accorge che Vic la sta guardando solo quando quest'ultima allunga una mano per afferrarle il polso e si alza, trascinandola con sè non solo in piedi, ma fino al muretto in pit lane.

<<Che stai facendo??>> domanda Ginevra, strattonando l'altra che ancora la stringe.

Vic però non risponde a lei, piuttosto attira l'attenzione di Tristan, l'addetto ai team radio, e dice <<Aprite il suo canale radio, e fate spiegare a Ginevra la procedura>>

Ginevra boccheggia, improvvisamente nel panico e senza la più pallida idea di cosa fare.

Fa per rispondere, poi qualcuno grida canale cuffia nove aperto. Qualsiasi cosa dirà, la sentirà anche Max.

In quel momento il battito del suo cuore fa lo stesso rumore delle macchine che sfrecciano in pista.

<<Devi farlo rallentare>> le dice Tristan, guardandola fisso negli occhi e afferrandole le spalle <<Deve diminuire di almeno venti, trenta chilometri orari. Ora.>>

Ginevra prende un respiro dopo aver catturato l'urgenza nella voce del ragazzo. Abbassa il microfono della cuffia.

<<Max>> lo chiama, sentendo un brivido lungo la schiena <<Vai piano>>

Quelle parole sono poco diverse da ciò che gli dice quando la lascia a casa e sta per andare via, hanno la stessa intensità, lo stesso affetto di quel momento intimo, anche se in quel momento potrebbero essere sentite da mezzo mondo.

Ginevra non respira, in attesa di una replica, ma se la voce di Max non arriva in cuffia un altro tipo di risposta si percepisce dai dati della macchina. Ha rallentato.

Tristan quasi non salta di gioia, mentre papà Verstappen e Christian Horner si avvicinano per essere partecipi della scena, quasi increduli. Il ragazzo le suggerisce le parole, tasti da fargli premere, giochi da fare con l'acceleratore che Ginevra ripete nel microfono, mantenendo una voce calma e ferma anche se lei si sente tutt'altro.

Attorno a lei il resto dei meccanici discutono di che strategia attuare ora che c'è stato quest'imprevisto. Vettel è vicino, potrebbe provare l'attacco per quanto Max sia un osso duro da superare. Hamilton e Bottas sono più lontani di quanto avrebbe voluto. Ginevra però si concentra solo sulle parole di Tristan.

<< Ok Max, il motore si è raffreddato>> mormora poi, quando lui le dice di aver finito <<E ora corri a prenderli>>

<<Puoi giurarci>> le risponde Max.

Victoria le getta le braccia al collo subito dopo e Ginevra non si tira indietro, sentendo il bisogno di scaricare in qualche modo l'ansia.

<<Chi l'avrebbe mai detto: Max che ascolta una ragazza>> commenta Christian, ridendo nervosamente.

Il resto della gara non è meno ad alta tensione. Sebastian non riesce davvero ad avvicinarsi a Max, finendo anzi stretto in un sandwich di RedBull visto che alle sue spalle è arrivato Daniel, pronto a dargli fastidio.
Davanti, Hamilton fa la sua gara e risulta quasi imprendibile, ma grazie ad uno studiatissimo undercut negli ultimi giri Max riesce incredibilmente a ritrovarsi secondo.

Deve combattere per tenerselo quel posto, chiudendo in faccia a Bottas subito alle sue spalle tutti gli accessi e quasi buttandolo fuori strada quando prova davvero a sorpassarlo.

Non glie la darà mai vinta. Mai. È una questione di orgoglio e di presunzione e di bravura e di tante altre qualità che lo fanno mantenere lucido e pronto a combattere.

Alla fine dell'ultimo giro, Max Verstappen taglia il traguardo secondo. Nel box scoppia un boato.

Vic scoppia a piangere non appena Max si lascia andare nel team rado di ringraziamento, tutti davanti a loro si abbracciano mentre Ginevra, immobile e incapace persino di festeggiare per ciò che sente dentro, pensa che l'unica persona che vorrebbe abbracciare è Max stesso.

Quest'ultimo arriva al parco chiuso e si fionda fuori dalla macchina, lanciando un urlo verso gli spalti per gridare al mondo che lui c'è, che inizia la stagione così, sul secondo gradino del podio, ed è solo l'inizio.

Vorrebbe poter ruggire. Il leone è stato liberato.

Si toglie il casco e lo poggia sulla macchina, andando incontro ai due piloti Mercedes per complimentarsi con loro per la gara. La sua mente però si è già proiettata altrove e follemente decide di assecondarla, lasciando i due a precederlo nel giro di interviste e correndo via dal parco chiuso.

Quasi non si capacita del fatto che lo stia facendo davvero, eppure il cuore che gli batte nel petto e quella sensazione di onnipotenza che lo pervade lo spinge a credere di poter fare tutto, poter avere tutto.

Il suo box è mezzo vuoto, essendosi già spostati quasi tutti sotto la zona del podio. Eppure suo padre e Christian sono lì. Vic è lì. Ginevra è lì.

<<Max che fai?>> domanda Christian, quasi spaventandosi nel vederlo nei box.

Max non guarda lui. Non guarda nessuno, se non la ragazza con la sua maglietta addosso che si è girata a cercarlo non appena ha sentito pronunciare il suo nome.

Si guardano per un attimo, occhi negli occhi,  ed è tanto forte da scuoterli, facendo sentire a entrambi un bisogno irrefrenabile di toccarsi, di stare più vicino.

Ginevra muove il primo passo verso di lui, lento, mentre Max quasi corre per raggiungerla. Sono gli opposti. La calma e la tempesta. Una a malapena si muove, l'altro vive di velocità.

Cosa succederebbe se si scontrassero? Cosa ne verrebbe fuori?

Max se lo chiede, ma ogni domanda, ogni parola, ogni congettura è superflua, mentre quando i loro corpi si scontrano allunga le mani per afferrarle il viso e la bacia.

Quando ha sentito la sua voce, nelle cuffie, ha provato qualcosa. Gin gli fa provare cose, cose che pensava di non poter sentire.

Le mani di lei si aggrappano alla sua schiena, stringendo la tuta e impedendogli di staccarsi. E lo bacia, con la stessa intensità e bisogno e brama con la quale la bacia lui.

Ci sono delle voci in sottofondo ma sembrano quasi un brusio lontano, qualcosa che non potrebbe mai tangere ciò che sta succedendo nel microcosmo che si è creato attorno ai due, senza spazio e con il tempo scandito dal battito accelerato dei loro cuori.

Max stampa i palmi sulle guance di lei, intrecciando le dita tra i capelli sulla sua nuca. Ginevra spalanca le labbra per catturare l'aria sufficiente e torna a scontrarsi contro le labbra di Max, contro la sua lingua, sentendo che non ne avrà mai abbastanza, esattamente come non potrà mai dimenticare il suo odore in quel momento, o la scintilla nei suoi occhi, il modo in cui le sue mani callose la tengono stretta.

<<Max>> esclama Jos, per forse la ventesima volta, afferrandogli la tuta e strattonandolo per attirare la sua attenzione.

Max lascia andare la ragazza controvoglia e si gira a guardare il padre con un sorriso sul viso che nessuno gli aveva mai visto. Non riesce neanche a provare imbarazzo per la scenetta appena consumata, nè davanti al padre nè davanti ai giornalisti accorsi.

<<Max, le interviste>> lo esorta Jos, anche se qualsiasi impeto di rabbia muore prima di lasciare le sue labbra nel vedere il figlio in quello stato.

Max annuisce, obbligandosi a darsi un contegno. Poi però guarda Ginevra, con le guance rosse e gli occhi che non riescono a staccarsi da lui e non può fare a meno di darle un altro bacio. Si sporge nuovamente verso la ragazza, questa volta premendo solo le sue labbra su quelle di lei.

<<Ci vediamo sotto il podio>> le dice, tanto vicino che con le parole le accarezza il viso e degli occhi di lei riesce a distinguere ogni sfumatura di blu.

Prima di non riuscire più a trattenersi, il ragazzo fa un giro su se stesso e attraversa il box fino all'uscita, correndo a rispettare i suoi doveri. Accecato dalla luce esterna, quasi va a sbattere contro il ragazzo che osservava la scena dalla pit lane.

Strabuzza gli occhi, alza lo sguardo e Daniel è lì. Con la faccia tirata e quasi immobilizzato, le iridi fissate in quelle di lui.

Non dice niente, neanche Max parla. Anzi riprende a camminare, consapevole che fermarsi implicherebbe cose che non è il momento di dire, di fare, di spiegare.

Max è finalmente felice.

Che lo sia davvero o in maniera puramente effimera, in quel momento, beh, chi se ne frega.


<<Vic, ti prego, la prossima volta potresti portare meno valige?>> Jos Verstappen riprende sua figlia, andando a prendere posto al suo fianco sul sedile di pelle beige del jet privato della RedBull.

Vic sbruffa, alzando gli occhi dal telefono per portarli al cielo.

<<Ti rendi conto che il volo partirà in ritardo per tutto il tempo perso a caricare le tue valige?>> continua lui.

<<Esagerato>> risponde la bionda.

<<Non stavamo aspettando Daniel?>> si intromette Max, seduto dalla parte opposta e accanto a Ginevra.

In quel momento un'hostess chiude il portellone del jet.

<<Non lo sai?>> domanda sua sorella, alzando un sopracciglio <<Ha deciso di restare un po' qui, con la sua famiglia. Pensavo te l'avesse detto>>







🤦🏼‍♀️🤦🏼‍♀️🤦🏼‍♀️🤦🏼‍♀️

Scatenatevi nei commenti. Io mi astengo dal dire qualsiasi cosa.

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