esordio
Ti guardo sedici ottobre del millenovecento novantanove.
Sai è come una malattia.
Qui dentro sento che sa di gesso, d'inchiostro, di carta, di quiete, di silenzio, e di neve anche in estate.
Un paio di volte lo schianto dei tuoi occhi nei miei.
Scrivo di te sedici ottobre, a volte con una pausa strana che mi accarezza. A volte un brandello di brivido punge la mia pelle ripetutamente. Scrivo del tuo fiore bianco tra i capelli e poi mi chiedevo come fosse il tuo pianto di notte.
Lacrime assenti, seducenti, da donna incompresa. Ancora lacrime, ogni forma le lacrime, il respiro, quello lento.
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