Survivor (pt.2) - Bring Me To Life
Consiglio la lettura con la seguente canzone di sottofondo:
Erano ormai fuori pericolo, ma i loro cuori erano a pezzi.
Quando le mura furono avvistate i sopravvissuti non riuscirono a trattenere un sospiro di sollievo, ma i loro pensieri andarono ai loro compagni, a tutti i loro amici che non erano riusciti raggiungere casa.
La decisione di gettare i cadaveri che erano riusciti a recuperare era stata una delle più sofferte che avessero mai fatto, ma, grazie a quell'ultimo sacrificio, loro si erano salvati. I soldati dovettero sopportare a denti stretti gli insulti dei cittadini che li avevano attesi con trepidazione.
Le loro accuse, le loro grida infuriate, le lacrime di coloro che non vedevano i loro cari tra i fortunati che erano di ritorno da quella disgraziata spedizione risuonavano nelle loro orecchie.
***
Non senti nulla, non vedi nulla.
Tutto quello che riesci a provare è un gran freddo e delle fitte terribili per tutto il corpo. Ti sembra di essere in una bolla, una specie di limbo, la testa ti pesa almeno una tonnellata e pulsa dolorosamente.
Non è una bella sensazione, non è vero, Petra?
Non riesci a capire cosa diavolo ti stia succedendo, non sai dove ti stanno portando.
Poi una voce profonda risuona in lontananza, ti è familiare, e una sola parola ti viene in mente.
"Papà"
Lo senti gridare il tuo nome, la sua voce spezzarsi, singhiozzare incontrollabilmente per te, sua figlia. Vorresti rispondere, ma non ci riesci.
Non hai nemmeno la forza per aprire gli occhi, figuriamoci articolare quelle quattro semplici lettere.
All'improvviso, qualcosa, o qualcuno, ti solleva cercando di essere delicato, ma causandoti lo stesso un dolore indicibile, ma dalla tua gola non uscirà nemmeno un flebile gemito di protesta, quindi è inutile che ci provi.
Dopo pochi ma interminabili minuti di sofferenza, senti qualcosa di splendidamente soffice sfiorarti la schiena e una sensazione di sollievo ti pervade per tutto il corpo e preghi il cielo che il peggio sia passato.
Una nuova voce risuona nelle tue orecchie, ma questa volta la senti più vicina, anzi, giureresti che è proprio al tuo fianco. È fredda e incolore, ma ti parla con una dolcezza infinita, pregandoti di resistere, di non arrenderti.
Obbedisci senza esitare, ti aggrappi con tutto ciò che hai a quella voce, a quella assurda speranza di poter avere un futuro dopo tutto.
Lotti, stringi i detti, mentre l'oblio torna intorno a te.
...
L'odore di disinfettante che regna nella camera è altamente fastidioso, talmente forte da essere eccessivo persino per un maniaco delle pulizie come te. Non sai nemmeno se è quell'odore a darti fastidio o sono quelle quattro mura nelle quali ti sei confinato da quasi tre giorni a starti terribilmente strette.
Non ti sei mai mosso da quella stanza per più di qualche minuto, senza darti una pausa, neppure per mangiare o per concederti un pò di riposo, rimanendo sempre al suo capezzale, assistendola in ogni suo bisogno, curando ogni piccolo dettaglio che potesse accelerare la sua guarigione.
Non hai nemmeno voluto sentire ragioni da quella sciroccata di Hanji, che voleva convincerti a darle il cambio per poter aiutare la sua amica.
Ti hanno ripetuto più volte di non illuderti, di prepararti al peggio, che Petra non potrebbe essere in grado di risvegliarsi, spegnendosi lentamente come una piccola candela, ma non ti sei arreso, ti sforzi di tener viva la speranza. Dopotutto, ti rimane solo quella.
Ti chiedi dove stia vagando la sua anima, se può sentire ciò che le sussurri quando siete completamente soli, lontani da orecchie indiscrete. Desideri ardentemente rivedere i suoi occhi color oro, così profondi che potevano guardarti dentro, capaci di leggere ogni singolo segreto celato nel tuo cuore.
Vuoi sentire la sua voce delicata sussurrare il tuo nome ancora un'ultima volta.
Non resisti all'impulso di chinarti su di lei, sfiorando delicatamente le sue labbra in un piccolo e fugace bacio, così fuggevole da farti domandare se è davvero successo. Arriveresti a pensare che sia stato tutto frutto della tua immaginazione se ora non ti sentissi bruciare, facendoti desiderare un altro dolce contatto.
Non ti è difficile autocontrollarti, mentre il peso delle ore insonni cominciano a pesare sulle tue palpebre. Il tuo corpo reclama riposo, e, senza nemmeno accorgertene, i tuoi occhi si chiudono, facendoti cullare dolcemente tra le braccia di Morfeo.
...
Quando apri gli occhi, un'intensa sensazione di calore ti avvolge, e la forte luce ti costringe a richiuderli, emettendo un debole lamento infastidito. Alcune parti del corpo ti tirano fastidiosamente, soprattutto la testa, che comincia a girare come una trottola appena provi a sederti, forzandoti a rimanere stesa.
Non capisci dove ti trovi, cerchi le forze per richiamare l'attenzione di qualcuno che sia nei paraggi, ma ti pietrifichi quando vedi al tuo fianco la esile figura del tuo capitano, addormentato profondamente sulla sedia posta accanto al letto.
Persino nel sonno ha quell'espressione truce che tutti hanno imparato ad associare al grande Capitano Levi, e non riesci a trattenere un sorriso mentre i tuoi occhi stanchi studiano ogni singolo particolare del suo viso.
Le tue labbra riescono con discreto successo ad articolare quella, piccola, breve parola. "C-cap-capitano".
Prontamente i suoi occhi azzurro-grigi si spalancano, più sveglio che mai, destato dalla tua voce. Il suo sguardo incrocia il tuo, fissandoti sconcertato, non distinguendo per qualche secondo la realtà dall'immaginazione.
Si alza in silenzio, aggrottando il sopracciglio con fare di rimprovero. "Finalmente ti sei svegliata, Ral", sbotta quasi scocciato, "Tutti credevano che non avresti rivisto la luce".
Distogli lo sguardo, confusa dalle sue strane parole, balbettando qualche parola di scusa sconnessa. Ti aiuta a sistemarti a dovere con estrema cura, osservando le smorfie di dolore attraversarti il volto ad ogni movimento.
"Hai tre costole rotte e altre quattro incrinate, è stato un miracolo che non ti abbiano forato un polmone o qualche altro organo vitale, e hai anche un lieve trauma cranico, non contando i numerosi ematomi che ti sei procurata", ti spiega in maniera spicciola, posandoti un cuscino dietro la schiena, "Sei stata molto fortunata, Petra".
"Cosa...cosa mi è successo?", balbetti stancamente, reggendoti la testa in fiamme.
"Non ti ricordi, vero?", sospira, per niente stupito. "Non è strano. Devi sapere che siete stati attaccati dal Titano Femmina, che ti ha scaraventata contro un albero. Sei rimasta incosciente per circa tre giorni", ti racconta con finto distacco, "A detta del ragazzino, sembra che quel mostro non ti abbia uccisa quasi di proposito...e potrei dire lo stesso anche io".
"Cosa?"
"Quando siamo battuti in ritirata, ho notato che il Titano Femmina...piangeva", borbottò flebilmente Levi, sovrappensiero, "Aveva un obbiettivo, catturare Eren, e non credo che uccidere tutte quelle persone rientrasse nei suoi programmi".
Ora tutto ti torna alla memoria.
La paura di quei momenti, le grida di quei poveri soldati, il sangue che colava tetro dalla nuca di Gunter, il corpo spezzato a metà di Erd, gli occhi color ghiaccio di quell'essere che ti fissano, correndo verso di te. Speri che almeno Auruo si sia salvato, ma la tua speranza viene stroncata dal Capitano.
L'orrore è troppo per poter mantenere la calma, i singhiozzi ti strozzano il fiato in gola.
Nemmeno uno di loro è sopravvissuto. I tuoi amici sono tutti morti, mentre tu hai la disgrazia di essere ancora qui, anche se malconcia, ma pur sempre viva.
Ora sai cosa ha provato Levi tutti quegli anni, adesso rimpiangi di aver avuto il desiderio di poter capire a fondo i sentimenti del Capitano.
Fa male, tanto male.
Preferiresti essere morta anche tu piuttosto che sopportare questo dolore.
"M-mi dispiace Capitano, è-è tutta colpa mia!", balbetti, mentre le lacrime amare ti pungono gli occhi, irritando inevitabilmente l'uomo. "Non essere sciocca".
"Io SONO una sciocca!", gridi infuriata, mentre la tua vista si offusca, "Non ho saputo proteggere i miei compagni! Come posso continuare questa battaglia, se non sono in grado di fare alcunché? Dovrei essere morta anch'io!".
Gli occhi di Levi si accesero per l'ira scattando in piedi, perdendo per la prima volta il controllo dopo anni, il volto deformato dalla rabbia.
Sentire discorsi del genere gli facevano salire il sangue al cervello.
"Non devi osare pronunciare queste parole! Sai quante volte ho avuto questo desiderio? Ogni fottuta volta!", sbraitò, fuori di sé, stringendoti le spalle fino a farti male, "Ho visto morire coloro che consideravo i miei fratelli, ho riportato a casa più soldati morti di quanti te ne immagini, e ho quasi perso anche te. Cosa pensi io abbia provato a vederti a terra sanguinante, credendoti morta?"
Levi ammutolisce un pò a disagio, rimettendo la sua maschera fatta di freddezza e apatia, lasciandoti completamente basita. Nei suoi occhi puoi chiaramente leggere il pentimento per averti aggredito con tale aggressività, ma sei consapevole di essertelo meritato.
Ti senti così piccola al suo confronto, un'insignificante formica al cospetto dell'uomo più forte dell'umanità.
Smetti immediatamente di piangere, trattenendo in te le lacrime. Sai che il Capitano ha avuto perfettamente ragione nell'averti rimproverata, ora vuoi dimostrare di poter essere forte quanto lui, l'uomo che ammiri e ami in silenzio da anni. "Mi scusi Capitano", mormori, abbassando lo sguardo.
"Tsk, basta con le scuse" sbuffa, decisamente addolcito. "Ricordati che chiedere scusa e piangersi addosso non riporterà in vita i tuoi compagni, e da morta non servirai a nessuno, quindi non devi autocommiserarti e poi...", confessa, affondando dolcemente una mano nei tuoi capelli arruffati, sfiorandoti la fronte con le labbra, "...non farmi più una cosa del genere. Sono quasi morto in questi giorni"
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Appena fu in grado di rimettersi in piedi, Petra cominciò ad insistere per riprendere gli allenamenti regolari, nonostante le proteste di Hanji, che la obbligò ad un ulteriore periodo di assoluto riposo. Per almeno tre mesi doveva scordarsi qualsiasi sforzo eccessivo.
Forse era un periodo anche troppo lungo, ma la donna si era talmente spaventata per la sua amica che non voleva rischiare di rimandarla in campo troppo presto per poi perderla di nuovo.
Ciò che non avevano tenuto in conto era la cocciutaggine di quella ragazzina, che, anche se non poteva partecipare alle missioni, non si risparmiava dall'eseguire tutti i lavori che le erano sempre stati di competenza, come la pulizia del Quartier Generale o i compiti in cucina.
La prima abitudine che riacquistò fu la preparazione del tè serale di Levi, che da anni era solito sentire quei tre colpetti decisi alla porta, puntuale come sempre, ma questa volta le cose sarebbero andate diversamente.
Ogni volta, appena Petra entrava sorridente con il vassoio in mano, Levi interrompeva ogni attività per gustarsi quei momenti insieme a lei in pace, finché una sera, prima che la ragazza potesse alzarsi per uscire dalla stanza, le afferrò il polso, chiedendole con lo sguardo di rimanere con lui, almeno per quella notte.
Quella silenziosa richiesta divenne ben presto quotidiana, al punto che ormai Levi non era più costretto a chiederlo, la ragazza semplicemente si stendeva nel grande letto accanto a lui, addormentandosi senza dire una sola parola.
Certe notti finivano inevitabilmente col fare l'amore fino a cadere esausti l'uno tra le braccia dell'altro, divorati da quella passione incontenibile, per poi risvegliarsi la mattina ancora abbracciati, sorridendosi timidamente.
Quello che Petra non sapeva è che Levi, quelle notti, non dormiva affatto, ma restava sveglio il più possibile solo per osservarla mentre era dolcemente assopita, accarezzandole i capelli ramati, attento a non svegliarla.
Prima di cadere addormentato a sua volta, Levi non perdeva mai l'occasione per sussurrarle quelle due semplici parole che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle.
"Ti amo"
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